giovedì, maggio 31, 2007

RI-MEDITAZIONE - 31/5/07

GRANDE CENTRO

Lavori in corso

Luciano Seno

“Calma ragazzi, non vi agitate, tanto in Italia non succede mai niente – e se non credete a me, fatevelo dire da Togliatti”, predicava mio nonno, a noi giovani che nell’immediato dopoguerra sognavamo di cambiare il mondo, non solo l’Italia.
E, mutatis mutandis, la predica del vecchio è sempre valida e permette al sottoscritto di riprendere il discorso dopo alcune settimane d’obbligato ed involontario intervallo con il “Como deciamos ayer” (“Come dicevamo ieri”), pronunciato secoli fa dal filosofo salmantino Fray Luis de Leon al risalire in cattedra dopo una lunga permanenza nelle galere dell’Inquisizione.
Come dicevamo ieri, quindi, l’Impero, il Vaticano e Lorsignori hanno decretato per l’Italia un regime di “Grande Centro” e tutto quel che succede continua ad andare in quella direzione – è solo questione di tempo.
Come, per esempio, quella bolla di sapone con su scritto “Partito Democratico”.
Il PD (Partito Dimissionario) consiste praticamente nel recupero degli unici asset rimasti alle due formazioni fallimentari DS e DL: le tecnostrutture elettorali ancora efficienti e radicate sul territorio, le quali vengono messe a disposizione del progetto centrista senza un minimo di paletti.
Come si fa a chiedere alle persone per bene di appendersi al muro il ritratto d'un Craxi pregiudicato e morto latitante, di "rispettare Berlusconi" e, quel ch’è peggio, di imbrancarsi con la mafia clerico-fascista dell'Opus Dei, fondatrice, fiancheggiatrice ed ora continuatrice del franchismo?
L’Opus Dei – di cui la famigerata Loggia P2 di Licio Gelli fu solo una pallida imitazione – è destinata ad essere “the power behind the throne” del Grande Centro.
Ma questo non ve lo dice nessuno perché c’è un ordine di scuderia in tutto il sistema mediatico – dell’Opus non si parla. Perché il tanto che c’è da dire non fa comodo a nessuno. Specialmente a quelli che dopo aver predicato fino alla nausea che “Si vince al centro” stanno ora facendo incetta di pomata per le emorroidi.
E da dire, sull’Opus, in estrema sintesi, c’è che è diffusa in tutto il mondo con una penetrazione sempre più forte negli ambienti della finanza e della politica. Un'influenza decisiva sulle posizioni del Vaticano. È misteriosa come una setta e al centro dei più clamorosi scandali finanziari internazionali: il caso Calvi-Ambrosiano, il caso Ruiz Mateos in Spagna, il crac Parmalat, la recente vicenda di Bancopoli e in particolare i legami con il cattolicissimo Antonio Fazio. L’elezione papale di Joseph Ratzinger è stata resa possibile, come rivelano alcuni recentissimi scoop, da una vera e propria "campagna elettorale" imbastita dai cardinali vicini all'Opus Dei. E non solo il Vaticano. L'Opus Dei ha amicizie e simpatizzanti praticamente ovunque. Massimo D'Alema era presente alla cerimonia di santificazione di Escrivá De Balaguer, il fondatore dell'Opus, celebratasi nel 2002. Francesco Rutelli e Cesare Salvi erano in prima fila ai festeggiamenti per il centenario della nascita di Escrivá. L'amicizia tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri nasce proprio grazie all'Opus Dei. Una trasversalità politica inquietante. Una camera oscura fatta di ombre e di segreti dei quali – ma guarda un po’, chissà perché – nessuno parla.
Il “perché” si desume dall’introduzione programmatica di questo blog, in quanto la classe politica sedicentemente “riformatrice” è regredita a “quel coacervo di preti, fascisti, farabutti e fessi che nei passati ottant'anni abbondanti -- 20 di fascismo, 50 di DC e 12 di Merda -- ha impedito che l'Italia divenisse un normale paese europeo.”
Paradossalmente, da tutto ciò si dovrebbe altresì desumere che i “polli dii Renzo” della sinistra cosiddetta “radicale” – abuso aggettivale di cui Pannella l’Amerikano giustamente si lamenta – comincino a pensare che ci siano le famose “condizioni obiettive” per la formazione di una Sinistra Unita che, dall’opposizione e pendente un’alternativa di sistema, limiti i danni del regime di quella “Borghesia” di cui tanto si riparla in questi giorni.
Già, domanda: “Democrazia borghese”? “Borghesia democratica”? Ai tempi della guerra di Spagna c’era un grande poeta, Antonio Machado, che era anche un ottimo osservatore politico e rispondeva: “In queste definizioni non ha cittadinanza il prefisso ‘demo’, che vale ‘popolo’, cioè il 95 per cento dell’umanità”.