giovedì, aprile 27, 2006

RESISTENZA - 27/4/06

UNITA’ UN CORNO!
I nostri morti sono vittime del Merda
Questa “unità” pelosa oggi sulla bocca di tutti prescinde dalla responsabilità oggettiva del Merda e dei suoi complici. Addirittura tende a spalmarla sulle persone per bene onde diluire la loro.
Questi poveri cristi spediti, al pari di quelli che li hanno preceduti al cimitero, a crepare inutilmente in Iraq sono vittime del Merda e della sua banda di fascisti farabutti e fessi.
L’unità di noi persone per bene – con diplomi di “coglioni” e “comunisti” affibbiatici dal cosiddetto Cavaliere – dev’essere invece tesa ad incriminare tutta la gang per omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi: la soddisfazione della megalomania e cupidigia di servilismo del Merda e la strumentalizzazione dei morti ai fini promozionali della televendita di tappeti che sotto mentite spoglie di governo ha afflitto questo povero Paese per un quinquennio.
Luciano Seno
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MALATEMPORA MAGAZINE # 131
Triste, davvero troppo triste…
…dover credere, e pensare, che l'Italia sia spaccata in due, con da una parte gente decente e senziente e dall'altra Berlusconidi (paranoici stressati che pensano e credono solo ai soldi) fascisti (sdoganati non si sa da chi e brutti come prima, con birignao di Fini che andò a Genova e fece la legge che criminalizza quattro milioni di fumatori di spinelli) e razzisti (zoccolo duro di quel razzista da bar, Zelig del qualunquismo mediatico, eppure l'unico che chiamò Berlusconi mafioso, a suo tempo).
Ahinoi, tutto questo è triste, ma vero.
Quanto vero? Vediamo.
Innanzitutto ci sono poliziotti, militari, suore, preti e mafiosi che stanno di là, per definizione.
Poi ci sono sette mililioni di analfabeti (nel senso di gente che non è capace di leggere fino in fondo un articolo di giornale) che, ovviamente, dicono: “Tanto sono tutti uguali, ed è meglio Berlusconi perché essendo ricco non ruba.”
Mentre, come sa l'altra metà, l'uomo ricco di soldi (della mafia?) poi li fa crescere con leggi (Craxiane) estorte allo Stato, finché si fa stato e ruba tutto quel che può e quel che non può distrugge, in un cupio dissolvi della repubblica dell'italietta che dura cinque anni...
Ora si tratta di vedere cosa il prode Prodi (il prodino?) riparerà, aggiusterà, rappezzerà, in qualche caso rifarà, in qualche altro sgombrerà le macerie.
E' ora a tutti chiaro, all'ambigua ombra di questo mesto risveglio, che cacciare Berlusconi sarà difficile, ma cacciare i Berlusconidi, ancora di più.
(collettivo malatempora)
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ITALIENI 27-4
Nuove prove contro Dell'Utri
Nuove prove confermerebbero che uno dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi, il parlamentare Marcello Dell'Utri, era effettivamente legato alla mafia. La procura di Palermo ha reso noto che in una conversazione tra il "banchiere" della mafia Vito Roberto Palazzolo, fuggito in Sudafrica, e la sorella, Palazzolo avrebbe dichiarato a proposito di Dell'Utri: "Non devi convertirlo, è già stato convertito". Nel 2003 Dell'Utri è stato condannato a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo d'appello si aprirà a giugno.
The Guardian, Gran Bretagna [in inglese]
http://news.independent.co.uk/europe/article360409.ece


MEDITAZIONE 27/4/06


Riflessioni di un “coglione” e/o “comunista” della strada

VIVA I FISCHI!

Perché è stato giusto fischiare la Moratti e perché occorre continuare a farlo
di Michele Corsi
Scrivo di getto un intervento assai poco meditato dal punto di vista politico, però mi viene così. M'è nato in testa assistendo alla corsa alla solidarietà espressa nei confronti della Moratti da vari leader del centrosinistra, nonché aspiranti sindaco. Il fatto è noto: la Moratti, candidata a sindaco, è stata fischiata a Milano durante la manifestazione del 25 aprile. Non stavo purtroppo tra i fischiatori, ero impegnato nella raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare per una buona scuola, ma sarei stato volentieri della partita. E dico: ben le sta. E ora dirò il perché.
Un passo indietro. La manifestazione milanese mi ha molto tirato su il morale. Prima pensavo: la vittoria risicata avrà buttato a terra il popolo della sinistra che, timoroso della persistente forza della destra, sarà portato alla moderazione e dunque a esigere meno dalle proprie rappresentanze politiche. Invece. Invece ho trovato molta "rabbia", molta voglia di rivincita. Abbiamo raccolto a getto continuo firme, e solo 1200 perché eravamo riusciti a mettere in cantiere tre punti di richiamo in tutto. Non ho sentito nessuno che
dicesse: "è inutile firmare perché tanto poi ci pensa Prodi". Lo temevo, e invece le firme erano offerte con gusto e determinazione.
La battuta più diffusa: "Abrogare la riforma Moratti? Ma non si potrebbe abrogare LA MORATTI?". Del resto non è stata fischiata solo lei. Tiziana Maiolo, esponente della giunta di destra di Albertini, lì a rappresentare il Comune, è stata fischiata instancabilmente dall'inizio alla fine del corteo, che era enorme. Le contestazioni erano del tutto spontanee. I soliti e anche meno soliti esponenti del centrosinistra avevano esortato il popolo a non contestare questa gentaglia. Il popolo però ha fatto come più gli pareva meglio, e ha fischiato.
I nostri furbissimi comunicatori progressisti, così comunicatori che non riescono a spiegare a una persona non dotata di una laurea in storia contemporanea che differenza passi tra destra e sinistra, ci avevano raccomandato: non fischiatela, altrimenti il giorno dopo i giornali parleranno solo della contestazione e non della manifestazione. Non è vero. I giornali, in assenza di contestazioni, non avrebbero mai dato rilievo a questo corteo entusiasmante. Quando abbiamo protestato a Milano per difendere il tempo pieno portando in piazza 40.000 persone non siamo apparsi sui grandi quotidiani nazionali nemmeno nell'ultima colonnina della penultima pagina.
Certo, la Moratti, come lei stessa ha dichiarato, sapeva benissimo che sarebbe stata fischiata. Sapendolo è stata così viscida da strumentalizzare il proprio padre immaginando che questo avrebbe accresciuto il compatimento collettivo. Non ha mai manifestato il 25 aprile da ministra dell'istruzione, perché da quella partecipazione nessuno traesse la conseguenza che quindi era importante parlarne a scuola. Nelle interviste successive ai fischi, tra lacrime di plastica, è riuscita a spiegare la sua partecipazione alla manifestazione girandola in modo tale che il 25 aprile pareva fosse diventato l'anniversario dell'anticomunismo viscerale. Questa gente viene alle nostre manifestazioni immaginando di occupare anche quegli spazi, i nostri spazi, ridisegnandone il senso. E la gente ha detto, coi fischi, che quello non era il loro posto. Mi ha stancato enormemente la retorica per cui il 25 aprile sarebbe "di tutti". Col cavolo! Non è dei fascisti, e non è di tutti quelli che li imitano.
Non è di Berlusconi, per la semplice ragione che lui non la considera la sua festa, come ha avuto modo di dire decine di volte. Quelli lì hanno le loro tv oscene, e molte altre cose, noi il 25 aprile, e qualche altra cosa. A ognuno il suo.
Certo, la Moratti "voleva" essere contestata. E noi l'abbiamo accontentata. Messaggio politico? E' molto semplice: togliti di torno, non ti vogliamo più vedere. Se lo voleva sentir dire? Glielo abbiamo detto. Perché questi leader del centrosinistra si sono precipitati a offrire la propria solidarietà? Possibile che nessuno abbia almeno espresso "comprensione" per chi fischiava? E' che sono terrorizzati dalla destra. Hanno una paura fottuta di essere oggetto delle loro campagne di stampa, perché sono culturalmente succubi. Non sanno contrapporre alla visione coerente, nonché stomachevole, della destra, una propria visione, complessivamente alternativa. Questa stessa parola "alternativa" fa loro paura. Invitano continuamente la destra alla "ragionevolezza", al compromesso, al decoro, alla buona educazione. Al livore artificiale e mediatico della destra non sanno contrapporre la nostra rabbia, la nostra voglia di cambiamento, i nostri desideri. Ma guardateli come essi stessi commentano il 25 aprile: non riescono nemmeno più a pronunciare la parola "antifascismo"! Se non ci fosse la scuola dove sopravvive ancora qualche maestra o prof che spiega che il fascismo è stata cacca allo stato puro (con altri linguaggi), la gran parte dei giovani sulla base di quel che sentono in tv o leggono sui giornali non avrebbe la minima idea di cosa sia stato il 25 aprile. La tv produce sceneggiati e film revisionisti a getto continuo nel più assoluto silenzio di un centrosinistra succube, vile e pieno di passioni quanto un catino di acqua tiepida. Mi hanno stancato stancato questi leader che ci vogliono costantemente insegnare come si fa a vincere, loro che perdono sempre o vincono a metà.
Una settimana fa ad un banchetto di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare ha firmato un giovane, lì con il figlio piccolo: ci ha detto che è sempre stato di destra (Lega), lui, i suoi genitori, ecc. Ora però che ha un bambino, e nota che col salario non arriva a fine mese: "Stavolta ho votato di là." Perché? "Beh, devo star dietro anche ai miei interessi, no?". Prendevo giù i dati, e ho visto che sulla carta d'identità c'era scritto: "operaio". E mi sono domandato: come diavolo ha fatto questo qua ad identificare la difesa dei propri interessi di lavoratore con il centrosinistra? Sì perché il centrosinistra nella sua campagna NON ha parlato di operai, di lavoratori e nemmeno di salario. L'unica parola d'ordine era il famigerato "cuneo fiscale" che per fortuna nessuno ha capito di che si trattasse: è una misura che avvantaggia gli imprenditori e basta.
E allora ho pensato: cavoli, è merito di Berlusconi. Sì, mi è venuto in mente il confronto con Prodi dove l'ineffabile gridava: "La sinistra vuol prendere alle classi agiate per distribuire i soldi agli operai!". Magari! pensavo io, e mi sono messo a ridere. Ma qualche operaio ha creduto a questa immaginaria radicalità, propagandata dalla parte avversa. C'è così bisogno che l'impazienza vada al potere, che un sacco di gente sogna una rappresentanza che non c'è, la desidera. E a volte, quando non c'è, o quella che c'è non soddisfa, fa da sola.
Quei fischi sono allora una lezione, un messaggio. Significa che non ci faremo impaurire da un Senato traballante, non ci faremo ricattare dagli equilibri precari. Vuol dire che per le piazze cammina un popolo impaziente e fiero. I fischi si danno alla squadra avversaria, a un cantante d'opera che stecca, e perché no, anche a una riccona che voleva trasformare la scuola a immagine e somiglianza della sua classe sociale. Io spero che riceva ancora altri fischi, moltissimi fischi. Non insulti, non pedate nel sedere (siamo nonviolenti): fischi. Spero che li riceva nei mercati, nei quartieri e in qualsiasi angolo di Milano dove oserà apparire col suo sorriso al nylon. Da ieri fino all'ultimo giorno della sua campagna elettorale.
michele.corsi@fastwebnet.it

domenica, aprile 23, 2006

MEDITAZIONE - 17/5/06


MEDITAZIONE
estemporanea, odontalgica ed interlocutoria

NON CI SIAMO
e

NON CI STIAMO

Noi siamo persone per bene, cioè quei “komunisti” tanto odiati dal Merda, quei “coglioni” che hanno votato Unione al solo scopo di mandarlo a fare nel culo.
E ci è andata buca: il Merda sopravvive più deleterio che mai e la sua quinquennale occupazione abusiva del governo trova perfino chi ne apprezza la stabilità e durata.
E noi persone per bene e bene intenzionate, invece, ci ritroviamo ad aver eletto un ircocervo composto, far l’altro, da una femmina guerrafondaia, da una “numeraria” dell’Opus Dei, da un vice-premier fighetto che lecca il culo ai preti, da un altro e più potente fighetto con barca miliardaria che l’altra settimana ha offerto al Merda un contratto di subaffitto del Quirinale, per non parlare del “professionista a contratto” di Bettino Craxi e del mercenario che da una vita fa l’impresario di “truppe mastellate” al miglior offerente.

NON CI STIAMO – LA RESISTENZA CONTINUA
senza sconti per nessuno.
Luciano Seno
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APRILEONLINE 17-5
Derubato
Vox
Il non-più-Presidente Berlusconi
Rivendica d'avere gli scudetti
Sottratti per palesi corruzioni
Di giudici di gara poco schietti.
"Non possono valer le prescrizioni
A carico di celebri fischietti!
Ci vogliono severe punizioni
Per arbitri e manager addetti!"
Per certi altri giudici corrotti,
Silvio non si mostrò così zelante,
Anzi usò esperti galeotti
(la bella coppia Previti-Squillante!).
Quando il ladro viene derubato
Riscopre la Giustizia dello Stato!

MEDITAZIONE - 23/4/06

Parafrasando Nanni Moretti, con capi come questi, il Merda sopravviverà e prospererà fra noi “coglioni” finché il Padreterno non avrà pietà di noi e lo richiamerà alla Sua destra – perché la Sua sinistra è da supporre che sia un po’ più seria della nostra.
Luciano Seno
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C@C@O 23-4
Petizione a Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti

Avete fatto una figura
di merda epocale!

Noi sottoscritti elettori dell'Unione vorremmo esprimere tutto il nostro disgusto per questo teatrino della vecchia politica nel quale vi siete prodotti. Teatrino che la tardiva retromarcia di D'Alema non ha riscattato. Dopo una campagna elettorale nella quale il centro sinistra non stato capace di esprimere obiettivi chiari e comprensivi, dopo la presentazione di un programma che e' un monumento alla scrittura burocratica e al politichese, dopo una vittoria talmente risicata che rischiamo il ribaltone voi vi mettete a litigare. E lo fate pure pubblicamente dando in pasto ai giornalisti l'immagine di una sinistra formata da biechi affaristi assetati di poltrone.
Che caduta di stile per due leader eleganti come voi!!!
Ma non potevate litigare in silenzio almeno?
No, nella vostra battaglietta dovete per forza usare il peso delle dichiarazioni al telegiornale.
Ma vi rendete conto il danno che ci fate?
Il danno che procurate all'Italia?
In questo momento drammatico e' ben altra l'immagine che una forza di governo dovrebbe dare.
Dovreste usare gli spazi televisivi per continuare a spiegare cosa farete e cominciare a stabilire date e scadenze. Vorremmo sapere cosa realizzerete esattamente nei primi cento giorni e lo vorremmo sapere nel dettaglio. Quale sara' la legge che approverete il primo giorno?
Avete vinto. Invece di occuparvi dei vostri cazzi e di Berlusconi che non telefona a Prodi perche' non annunciate la data esatta dell'inizio del ritiro dei militari dall'Iraq?
Avete visto come ha fatto Zapatero?
Abbiamo una disperata sete di fatti concreti.
Invece ci tocca sentirvi arrampicarvi sui vetri per sostenere che avete diritto a questo o a quello.
Tanto ormai i voti li avete presi.
E forse avete ragione voi. Il popolo del centro sinistra continuera' a votarvi perche' quell'altro e' peggio...
O forse questa volta si levera' dal popolo della sinistra un monito piu' duro, dopo quel che abbiamo patito per 5 anni a causa delle vostre divisioni e della vostra incapacita' di mettervi d'accordo e approvare una legge decente sul conflitto di interessi e contro i monopoli televisivi.
Per tutto il tempo che siete stati al governo avete protetto o coccolato Berlusconi garantendogli sottobanco, come ammise Violante, che avrebbe potuto fare quel che voleva col suo impero mediatico. Voi vi impegnaste a non dargli noia invece di colpire questo scempio legale quando ne avevate la possibilita'.
Ti ricordi, caro D'Alema, la tua bicamerale inciuciosa?
E tu Bertinotti, ti ricordi quando facesti cadere il governo Prodi e quando contribuisti a farci perdere le elezioni?
Forse anche ai vostri tesserati iniziano a girare i coglioni.
Ci avevate promesso un governo di concordia, unito e efficiente. L'avete ripetuto mille volte a Berlusconi che insinuava che quella dell'Unione fosse una coalizione solo di facciata. Bene, state dimostrando che Silvio aveva ragione.
Credete che esista un'altra cosa che ci faccia incazzare piu' di questa?

Per firmare questa petizione posta un commento a questo testo su http://www.jacopofo.com/?q=node/1351
firmando con nome, cognome e citta' e specificando eventualmente se sei iscritto ai Ds o a Rifondazione.
Fai girare per favore questo appello. Vorremmo che fossero in migliaia a firmare.
Grazie,
Jacopo Fo

sabato, aprile 22, 2006

ANTOLOGIA - 22/4/06

Luciano Seno è un vecchio soldato ottuagenario che tiene duro, ma a volte è costretto a "marcare visita" -- in queste settimane è occupato a farsi massacrare dai dentisti e anche questo modesto contributo ha reso necessarie massicce dosi di analgesici.

ITALIENI 19-4
Il potere della mafia
"Una cosa è certa: non è un caso che l'arresto di Provenzano sia avvenuto nel momento in cui veniva annunciata la sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi". Nicola Tranfaglia, professore di storia contemporanea all'università di Torino ed esperto del fenomeno mafioso, pensa che se Provenzano ha vissuto per quarant'anni in latitanza è perché ha potuto godere della protezione delle istituzioni. "Era stato visto diverse volte. I carabinieri
forse hanno aspettato di sapere di più, ma potrebbero anche non aver agito per non influenzare il risultato delle elezioni".
Le Temps, Svizzera [in francese]
http://www.letemps.ch:80/template/
international.asp?page=4&article=179212
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MALATEMPORA 21-4
NON ANDIAMO IN SVIZZERA
Finita la saga grottesca, la farsa dell'Italietta della società dello spettacolo. Bene, perchè il tirannello mediatico è disarcionato, e noi non andiamo in Francia, come avremmo fatto se rimaneva lui per altri cinque anni. Solo due commenti che nessuno ha fatto, perchè tutti immersi nella pappa mediatica pert idioti.
1) Se due pugili vanno sul ring, e uno picchia, anche sotto la cintola, e l'altro ci va senza guantoni, e con una mano legata dietro la schiena (senza TV praticamente), chi vince? E se quello senza guantoni mentre l'altro meno botte da orbi continua a non reagire, e a dirgli, guarda che io sono più bravo, guarda come sono carino (Prodi che non da del piduista, del malfattore, del fascista, dello sfascista a B., e nemmeno apre bocca sui voti mafiosi dei suoi amici, e nulla dice del fascista Fini, da quello sdoganato, e nemmeno del razzista Bossi...) come volete che vada a finire, in questa Italietta?
2) Chi ha preso lira in questi cinque anni? Preti, poliziotti, militari, padroncini, ladri esentasse... chi è andato sotto? Quelli della scuola, della sanità etc. S'è, in fondo, scarnificata all'osso e mostrata la formula Berlusconica del dare ai ricchi, e agli aspirtanti ricchi, cioè a quelli che vedono e credono solo al soldo, le due lire( ICI etc.) miserabili...
Speriamo solo che i venti trentenni precari abbiano capito come è fatta la società dello spettacolo, perchè la si è vista bene. E' stato un happening istruttivo, tutto sommato, ed anche drammaticamente divertente.
Noi, alle tre di notte degli spogli, quando sembrava che andassimo sotto, avevamo una strizza allo stomaco all'idea di altri cinque anni...
Beh, se non altro, lui è caduto, adesso cominciano i soliti balletti idioti di un sinistra centro fintissimo, praticamente destra, che ha di fronte dei fascisti razzisti assatanati, furibondi e senza limiti.
Non è certo un bel vedere, ma ci tocca.
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ITALIENI 21-4
Un paese diviso
"Il paese è diviso". Questa breve frase è l'unica cosa su cui i due schieramenti della politica italiana possono dirsi d'accordo. Il centrodestra ha lanciato una bizzarra campagna sostenendo che Romano Prodi ha vinto le elezioni dal punto di vista aritmetico ma non da quello politico. Anche dopo la proclamazione ufficiale dei risultati da parte della corte di cassazione, Silvio Berlusconi si rifiuta di ammettere la sconfitta. Il centrosinistra accusa
il presidente del consiglio di aver diviso l'Italia, ma è vero esattamente il contrario: il successo di Berlusconi è stato possibile perché l'Italia è da tempo un paese
profondamente diviso.
Die Tageszeitung, Germania [in tedesco]
http://www.taz.de:80/pt/2006/04/21/a0151.1/text.ges,1
-=oOo=-
La legge delle urne
La corte di cassazione ha confermato le vittoria elettorale del centrosinistra. Di fronte a questa realtà, l'atteggiamento di Silvio Berlusconi e dei suoi alleati è sconvolgente. Certo, non è facile per il premier uscente ammettere che i suoi rivali hanno vinto con una legge
elettorale che era stata fatta per favorire il centrodestra. Ma il fatto di essere vittima della propria trappola non giustifica la cattiva fede di Berlusconi, soprattutto se si considera che egli è responsabile del deterioramento dell'immagine dell'Italia sulla scena internazionale. Il bilancio del suo governo dovrebbe spingerlo a una maggiore umiltà.
Le Monde, Francia [in francese]
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-
3214,36-763615@51-740414,0.html
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ORIOLES 21-4
Uomini ragionevoli
Era proprietario di tutte le televisioni del paese e invischiato in vari scandali finanziari fra cui la vendita del sistema nazionale di comunicazioni a una misteriosa corporation privata, quindi si e' dimesso da capo del Governo dichiarando: "Continuero' a fare il deputato ma non voglio dividere, bensi' unire il paese" .
Purtroppo si tratta di Thaksin Shinawatra, premier thailandese.
(Fonte: Catena di San Libero)
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APRILEONLINE 21-4
I ''Palazzo Papers''
Steve Cobble
Come si dice "non saper perdere" in italiano? Risposta: Silvio Berlusconi.
Nonostante abbia speso molto più del suo avversario, nonostante abbia utilizzato le proprie società di informazione per avere più spazio nei media di quello permesso dalla legge, nonostante abbia riscritto la legge elettorale per fare fuori i suoi avversari, il premier Berlusconi è stato sconfitto la scorsa settimana da Romano Prodi e dalla coalizione di centrosinistra.
Un risultato risicato - solo 25.000 voti separano le due coalizioni su 38 millioni di votanti - ma il vantaggio dell'Unione è stato netto e le ha consentito di vincere tutte e due le camere. Inoltre, le elezioni sono state concentrate su Berlusconi - e la maggior parte degli italiani ha detto semplicemente “basta”.
È una buona notizia per il movimento mondiale per la pace. Il popolo italiano ha respinto uno degli gnomi della guerra (Berlusconi è uno dei tre “B assassini”, assieme a Bush e Blair), e Prodi ha promesso di portare a casa le truppe “non appena possibile”.
Tuttavia da più di una settimana Berlusconi si rifiuta di riconoscere la vittoria; ha avanzato proposte per creare una “grande coalizione”, ha promesso di “resistere” se la sua offerta verrà rifiutata e ha minacciato di far cadere il governo, che ancora non si è insediato. Ha lanciato accuse di brogli elettorali, nonostante sia stato il suo governo a gestire le elezioni. Ha sostenuto che lui e i suoi alleati del centrodestra sono i “vincitori morali” (una strana scelta di parole per lo scurrile e pirotecnico Silvio). Uno dei suoi alleati ha addirittura accusato gli uffici postali stranieri di aver falsato i risultati elettorali dei votanti esteri.
George Bush, sempre molto occupato, non ha trovato il tempo per chiamare il vincitore delle elezioni Prodi e congratularsi – neppure lo scorso fine settimana che ha trascorso a Camp David per nascondersi da Cindy Sheehan, che lo aspettava davanti al suo ranch di Crawford. Neppure il Papa è riuscito ad alzare il telefono. Mah...
Essendo un buon conoscitore di frodi elettorali, trovo tutto questo molto divertente. Spero però che gli italiani tengano un occhio puntato sulla vittoria elettorale e un altro sul periodo di transizione.
Vi spiego perché: quando il partito del primo ministro José María Aznar fu sconfitto in Spagna, i seguaci di Aznar stracciarono immediatamente le carte compromettenti e cancellarono le memorie dei loro computer prima che José Luis Rodríguez Zapatero prendesse il potere. Evidentemente Aznar non voleva lasciare traccia delle sue manovre dopo le bombe di Madrid, né dei suoi rapporti con l'amministrazione Bush sulla guerra in Iraq. E’ possibile che Aznar abbia già chiamato Berlusconi per ricordaglielo, dal momento che senza dubbio neanche Silvio desidera che nei prossimi mesi vengano alla luce i documenti che potrebbero fare sapere agli italiani e al mondo quali sono state le sue conversazioni segrete con Bush e Blair prima dell'inizio della guerra irachena.
Fra due settimane sarà il primo anniversario del “memo di Downing Street”, pubblicati a Londra grazie al giornalista Michael Smith e a qualche anonimo funzionario pubblico. Quel memo e quelli che lo hanno seguito hanno avuto un impatto enorme sulla percezione da parte dell’opinione pubblica della disonestà e delle menzogne di George Bush e di Tony Blair. Pensateci: un memo divulgato a Londra ha avuto un impatto su entrambi i lati dell'Atlantico - e ancora ce l’ha, a giudicare dal bassissimo tasso di approvazione nei confronti sia di Bush che di Blair.
Se carte simili vedessero la luce ad opera del nuovo governo italiano, ne risulterebbe confermata la verità sulle menzogne che questi tre leader hanno propinato ai loro cittadini per spingerli in una guerra preventiva, illegale e immorale, contro una nazione che non costituiva una minaccia imminente.
Allora ecco il mio appello: Vi prego funzionari pubblici italiani, fate copie di tutti i documenti. Salvate tutti i file, create cartelle di riserva. Fate in modo che la verità non sia fatta a pezzi o cancellata. Fate in modo che la gente sappia se e quando gli uomini di Berlusconi vi hanno fatto pressioni perché cancelliate quello che è successo prima della guerra, le carte false sull’uranio nigerino, le deportazioni e i voli segreti. Dopo di che divulgate questa verità, presto, fatela conoscere al mondo.
Dal momento che gli uffici della presidenza del consiglio sono a Palazzo Chigi, forse chiameremo la versione italiana dei memo di Downing Street i “Palazzo Papers”.
Ma comunque li chiameremo, sarebbe davvero interessante vedere queste carte pubblicate su qualche sito internet italiano.
Testo originale in inglese:
http://www.thenation.com/doc/20060501/cobble
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APRILEONLINE 22-4
La vittoria
Vox
Non ha riconosciuto la sconfitta
il cavaliere dalla chioma finta:
«Le elezioni sono aria fritta:
non c’è Vittoria talmente succinta!»
Quella morale se l’è già ascritta
e fantasiosamente l’ha dipinta
sulle pareti e sulla soffitta,
intitolata: “Vittoria incinta!”
Quella , però, per questa gravidanza
ch’è frutto d’uno stupro, lì, nell’orto,
mostrando una forte ripugnanza,
si è sacrificata con l’aborto.
È noto: la Vittoria è alata,
ma, visto Silvio, se ne è volata!
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MICROMEGA.WEB
Le favole politicamente scorrette dedicate al Cavaliere d'Iliata
dall'autore del "Commissario Montalbano"
Il pelo, non il vizio
di Andrea Camilleri
In Iliata ci fu un Cavaliere che, in pochi anni, accumulò una fortuna immensa. Un giorno alcuni magistrati cominciarono a interessarsi dei suoi affari. E cominciarono a piovergli addosso accuse di falso, corruzione, concussione, evasione fiscale e altro ancora. Arrivarono le prime sentenze di condanna. Il Cavaliere, attraverso i suoi giornali, le sue televisioni, i suoi deputati (aveva fondato un partito), scatenò una violenta campagna contro i magistrati che indagavano su di lui accusandoli d’esercitare una giustizia di parte. Lui stesso si definì un perseguitato politico.
Tanto fece e tanto disse che molti iliatesi gli credettero.
Poi un giorno (come capita e capiterà a tutti), morì.
Nell’aldilà venne fatto trasìre in una càmmara disadorna. C’era un tavolino malandato darrè il quale, sopra una seggia di paglia, stava assittato un omino trasandato.
«Tu sei il Cavaliere?», spiò l’omino.
«Mi consenta», fece il Cavaliere irritato per quella familiarità. «Mi dica prima di tutto chi è lei».
«Io sono il Giudice Supremo», disse a bassa voce l’omino.
«E io la ricuso!», gridò pronto il Cavaliere che aveva perso tutto il pelo, la carne, le ossa, ma non il vizio.

martedì, aprile 18, 2006

Resistenza 18-04-06

THE GUARDIAN 12-4

UN COLPO DI STATO
TUTTO ITALIANO

Silvio Berlusconi si sta avvicinando sempre più
all'emulare il Generale Franco e i colonnelli Greci
Martin Kettle
E' da molto tempo che non c'è un colpo di stato in un paese dell'Europa Occidentale, ragion per cui potremmo aver dimenticato di cosa si tratta.
A parte in Grecia nel 1967, penso che l'ultimo tentativo di opporre resistenza ad un'elezione nella nostra parte di mondo, sia stato realizzato dal Generale Franco negli anni '30. Ma Silvio Berlusconi ci si sta avvicinando alquanto - e molto più di quanto dovrebbe - nell'emulare il Caudillo e i colonnelli. Il suo rifiuto di accettare i risultati ufficiali delle elezioni generali d'Italia può tecnicamente a mala pena infilarsi all'interno delle leggi costituzionali del paese - sebbene io rimanga scettico a riguardo - ma è indiscutibilmente l'atto di qualcuno che infrange moralmente la legge. Non è il giusto modo di comportarsi in una democrazia.
Quando l'altro candidato prende più voti e seggi, Silvio, allora devi lasciare l'incarico. La squadra che ottiene più gol è la vincitrice, anche ai calci di rigore. Quelle sono le regole. Ma Berlusconi è sempre stato uno che infrange la legge, che la evita, che scansa le responsabilità. Il rifiuto di accettare le regole esistenti è al cuore della sua politica. Ecco perché non sta lasciando l'incarico ora. E, visto che ci siamo, allora sveliamo anche quale è la prossima grande paura. Più Berlusconi si tiene aggrappato al potere, più probabile sarà che metterà a posto il risultato, corrompendo qualcuno o con giochetti sporchi, a suo favore. In tutti i modi avere una revisione e un riconteggio e così via - ma non sotto la supervisione di un governo che sta cercando di rimanere aggrappato all'incarico.
Quello che stiamo vedendo è maledettamente simile ad un oltraggio alla democrazia del tipo di cui l'Unione Europea è familiare. Questo fu il modo in cui si comportò Milosevic quando i serbi non lo fecero vincere. E' il modo in cui Viktor Yanukovich si comportò quando gli Ucraini ebbero la sfrontatezza di votare per Yushchenko. Quando quei truffatori provarono a temporeggiare alla faccia dei risultati, i nostri governi entrarono in azione, opposero insieme resistenza e sostennero le ragioni della democrazia e della legge. In che modo è diverso oggi il comportamento di un truffatore italiano? Risposta: non lo è. Se Berlusconi non si dimette, le nazioni Europee dovrebbero interrompere le relazioni diplomatiche.
L'Italia dovrebbe essere esclusa da tutte le sue funzioni nell'Unione Europea fino a che il volere dell'elettorato non sarà rispettato. Se l'Europa permette a Berlusconi di rimanere al potere si dimostrerà essa stessa inutile quanto lo fu la Lega delle Nazioni quando non oppose resistenza di fronte ad un altro autocrate italiano 70 anni fa.

domenica, aprile 16, 2006

RESISTENZA - 16/4/06

PASQUA DI RESURREZIONE…
ma di chi?
Delle persone per bene o del Merda?
Qualcuno ce lo faccia sapere, please…
Luciano Seno
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CORSERA 16-4
EDITORIALE
Obbligo di verità dopo le illusioni
di Enzo Biagi
Tanti auguri, brava gente. Quest’anno nell’uovo di Pasqua una bella sorpresa: la sconfitta di Silvio Berlusconi, che dalla politica, se vuole, può tornare ai suoi affari. O alle Bahamas, come da promessa in un momento di verità. Nessuno lo trattiene, tanto meno se gli frullano per la testa tre paroline: presidenza della Repubblica. Non all’altezza, in tutti i sensi. Ogni giorno aumentavano le contestazioni sulle schede da parte del leader di Forza Italia per il quale, evidentemente, il voto del popolo non è sovrano. E pensare che proprio per lui dovrebbe esserlo almeno due volte: prima di tutto perché è l’espressione della volontà della gente, quindi della democrazia, e poi perché a controllare il meccanismo elettorale c’era un suo ministro. L’unica cosa che dovrebbe fare il Cavaliere è chiedere scusa: non solo a Romano Prodi ma al Paese. Adesso al governo va il Professore ed è finita l’ora del dilettante. La strada, comunque, è lunga e difficile e, visto com’è andata negli ultimi cinque anni, ci saranno momenti duri per tutto il Paese.
Una raccomandazione al nuovo governo: rendete trasparente Palazzo Chigi, raccontate la verità alla gente, nessuno scheletro nell’armadio, raccontate quello che in quell’armadio trovate, niente sogni o illusioni o numeri falsi. Finalmente abbiamo voltata pagina e abbiamo il diritto di sapere che cosa fanno quelli che sono stati scelti per rappresentarci.
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CITAZIONE
La campagna elettorale è finita, ora si tratta di guardare la realtà
La realtà è che l’Italia non ha acquistato prestigio, negli anni di Berlusconi
In Europa ha scelto Blair, assecondando un disegno che si propone d’impedire l’unione politica. Nel mondo ha scelto la linea di Bush, che ha presentato la guerra in Iraq come lotta al terrorismo e ha imposto la preminenza unilaterale d’una superpotenza sul diritto internazionale. Ambedue i disegni stanno fallendo, e tanto più rimpicciolita ne esce l’Italia.
(Barbara Spinelli, La Stampa)

sabato, aprile 15, 2006

RESISTENZA - 15/4/06

Cerca di ricacciare un Merda nella merda, e quello ti diventa mellifluo…
Ieri dicevo: “Esca il Merda dall’Italia e tratteremo”. Oggi, in termini più parlamentari, lo dice l’editorialista Carlo Bastasin sulla Stampa di Torino: “Una Grande Coalizione alla tedesca richiederebbe che, come Schroeder è uscito dalla scena politica, altrettanto facesse Berlusconi.”
Luciano Seno
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CORSERA 15-4
Lettera al Direttore
Signor Direttore,
vorrei esporre alcune brevi considerazioni sulla situazione politica che si è determinata con il voto del 9 e 10 aprile, anche alla luce del dibattito che si sta aprendo nel centrosinistra. Comunque si concludano i conteggi ufficiali del risultato elettorale, e chiunque si veda attribuire il consistente premio di maggioranza alla Camera, le cose non cambiano: si è di fronte a uno stallo, a una situazione nella quale, almeno sulla base del voto popolare, non ci sono né vincitori né vinti. Con la conseguenza di una sostanziale difficoltà di governare in modo positivo e produttivo il Paese.
A questo punto, il senso di responsabilità impone una riflessione. In linea generale sarebbero certamente preferibili un governo solido e una maggioranza solida, come nei cinque anni appena conclusi, che attuino il programma proposto agli elettori sotto il controllo rigoroso di una opposizione agguerrita e capace anche di dialogare sulle questioni di interesse nazionale. Ma quando, come oggi, stabilità di governo e di maggioranza sono incerte e fragili, sia numericamente sia politicamente, che cosa si fa?
Un bipolarismo, contrassegnato da una contrapposizione di valori e di programmi, ha determinato una straordinaria partecipazione al voto dei cittadini, tra le più alte in Europa, e ha dunque consolidato uno dei pilastri della democrazia liberale. Sono emerse due visioni dell'Italia e del suo futuro. Anche la distribuzione economica e sociale del voto, con la netta prevalenza della Casa delle libertà nelle zone industriali del Nord e nelle regioni più produttive del Centro e del Sud, pone un problema di grande rilevanza, aggravato dalle palesi contraddizioni di buona parte della coalizione di centrosinistra che contiene al suo interno un forte partito estremista, il "partito dei No", pari a oltre un terzo dei voti e dei seggi raccolti.
Non è dunque responsabile, come sta facendo Prodi dalla notte di lunedì, cercare testardamente una prova di forza, ignorare la realtà e mostrare disprezzo e spirito vendicativo verso metà del Paese e verso chi la rappresenta. Occorrerebbe, al contrario, ragionare insieme intorno a soluzioni nuove, dettate dalle nuove circostanze, per il governo delle istituzioni e del Paese. Un'intesa parziale, limitata nel tempo, per affrontare le immediate scadenze istituzionali, economiche e internazionali del Paese, non dovrebbe essere esclusa per principio.
Nel caso in cui, invece, prevalesse una linea estremista, è evidente che, qualunque sia il responso definitivo delle autorità preposte al computo dei voti, Forza Italia e i suoi alleati condurranno una coerente e rigorosa battaglia in difesa dei valori e degli interessi che ci sono stati affidati dal 50 per cento degli elettori. Sulla tassazione come strumento di redistribuzione della ricchezza, sulla flessibilità dei contratti di lavoro, la legge Biagi, sulla riforma della scuola, sulla riforma delle pensioni, è molto difficile che gli estremisti della sinistra riescano a far passare le loro posizioni. In tal modo infatti soffocherebbero sul nascere quella ripresa economica che sta decollando grazie a ciò che abbiamo fatto nel corso di questi anni. Ecco perché chi ha un minimo senso di responsabilità non può chiudersi a un confronto sereno tra le due metà del Paese.
Cordialmente
Silvio Berlusconi
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EDITORIALE
Ciampi ora non esclude più di dare l'incarico al Professore
L'ipotesi: ma solo se il governo sarà pronto prima del 13 maggio
Massimo Franco
L'idea di «un'intesa parziale, limitata nel tempo», proposta da Silvio Berlusconi all'Unione nella lettera al Corriere, quasi certamente non avrà seguito. Ma indica che il Quirinale la considera una novità, dopo la non esaltante offensiva berlusconiana sui presunti «brogli», rivelatisi trascurabili. Carlo Azeglio Ciampi sembra rendersi conto che l'opinione pubblica si aspetta un governo; e che un limbo troppo lungo, per quanto utile a raffreddare gli animi, può diventare frustrante.
Per questo, pur ritenendo che sarà difficile per questioni di calendario, non esclude più di poter essere lui a dare l'incarico a Romano Prodi. Il punto fermo del capo dello Stato sono le scadenze istituzionali. «Il tempo è sostanza», si fa notare. Le dimissioni del premier sconfitto sono previste per la sera del 29 aprile, dopo la riunione delle Camere per eleggere i nuovi presidenti. Fra il 2 e il 3 maggio, se tutto procederà senza intoppi, potrebbero essere nominati anche i capi dei gruppi parlamentari.
A quel punto, Ciampi potrebbe incontrare il candidato dell'Unione a palazzo Chigi. Il capo dello Stato e il premier in pectore potrebbero esaminare la possibilità di formare un governo di centrosinistra entro una manciata di giorni. Ma Prodi dovrebbe presentare al presidente della Repubblica una compagine già definita; e garantire che il Parlamento le darà la fiducia prima che comincino le elezioni per il Quirinale a Camere riunite, al massimo il 13 maggio. L'ipotesi che si vada oltre, sovrapponendo le due scadenze e creando premesse non solo di confusione, ma di tensione, farebbe slittare tutto a dopo.
È una marcia a tappe forzate che Ciampi non ha mai scartato del tutto. Ma che sembra disposto ad avallare senza rinunciare a molte riserve e cautele.
Numericamente, dalle urne del 9 e 10 aprile è uscito un vincitore, l'Unione. Politicamente, però, si fa fatica a non vedere un mezzo pareggio; o almeno una vittoria poco governabile, col Senato in bilico. Rimane l'incognita di come reagirebbe il centrodestra ad un incarico conferito all'inizio di maggio. Nella sua lettera, Berlusconi avverte che se Prodi continuerà «nella prova di forza e nella linea estremista», darà battaglia. Difficile capire se, in questo caso, il centrodestra starà attento a non coinvolgere Ciampi. Ma il boomerang della polemica sui voti irregolari potrebbe rivelarsi d'aiuto.
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L'UNITA' on-line 15-4
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«Appare del tutto evidente che governerà la coalizione che avrà ottenuto anche un solo voto in più rispetto all’altra contendente. È chiaro che il leader della coalizione dovrà essere per forza colui che ha preso più voti».
Dal sito ufficiale di Forza Italia, alla voce “Nuova legge elettorale“
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Sommario di I pag.
Prodi: «Dialogo sul Quirinale»
Ma B. non accetta la sconfitta
D'Alema e Prodi chiedono a Berlusconi di riconoscere la sconfitta elettorale e quindi di provare ad aprire un dialogo per la scelta del successore di Ciampi alla presidenza della Repubblica: «Confrontiamoci sul Quirinale per unire l'Italia». La risposta di Berlusconi attraverso il Corriere: «Non ci sono né vincitori né vinti: facciamo la grande coalizione». «Irricevibile», ribatte D'Alema. Neanche la Lega lo segue: «Così distrugge la Cdl». Fassino conferma: niente inciuci ma se cambia strada cambiamo insieme anche la legge elettorale.
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CITAZIONI
Vediamo che Berlusconi, malgrado la montatura sui brogli sia stata smascherata, insiste a non accettare il risultato, e a non riconoscere il legittimo successo dell’avversario. Di fatto, l’ex premier vuole impedire a Prodi di governare. Perciò temiamo che in questa strategia della tensione portata all’estremo si possano creare i presupposti di una emergenza democratica.
(Antonio Padellaro)
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Ma il leader di Forza Italia annuncia sfracelli per ottenere qualcosa nella partita istituzionale oppure vuole solo ricevere un secco no per andare alla guerra continua e forsennata, puntando sul rapido sfiancamento di Prodi? Perché Berlusconi dichiara guerra da solo, visto che gli alleati si stanno defilando in modo esplicito?
(Bruno Miserendino)
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MANIFESTO
EDITORIALE
Un mese pericoloso
VALENTINO PARLATO
Sono un po' vecchio e forse ho le paure di un passato che è passato, ma questi mesi di governo di un Berlusconi sconfitto dal voto mi preoccupano, molto. Berlusconi non è uno che si rassegna facilmente alla sconfitta (ha già tentato d'invalidare per broglio il risultato del voto). Berlusconi governerà fino al mese di giugno, se Ciampi non si convincerà del suo diritto dovere di designare il nuovo presidente del consiglio, cioè Romano Prodi. Berlusconi fino a quel momento si sentirà obbligato a fare qualcosa. Non è soggetto disponibile alla quieta rassegnazione. Berlusconi è un bravo commerciante che non si rassegna al fallimento perché le sue vendite non sono andate bene. E, infatti già si è mosso, su due direttrici, contraddittorie ma parallele: i brogli, con la minaccia di invalidare le elezioni e la grande coalizione per salvare se stesso. Berlusconi oggi è più forte che prima delle elezioni. Siamo di fronte a due prospettive entrambi pericolose ed eversive. La prima, che alla fine mollerà, ma spingerà al massimo per far passare la seconda, che sarebbe egualmente eversiva in quanto si identificherebbe con la cancellazione del risultato elettorale. Questi due pericoli sono di fronte a noi fino a quando (a maggio inoltrato) dovrebbe essere dato a Prodi l'incarico di formare il nuovo governo. Siamo in un paese fantasioso come l'Italia, dove può accadere di tutto e tutto può servire a tutto. Potrebbe esserci un aspro scontro sulla regolarità delle elezioni, sui brogli, e una richiesta di invalidare il risultato del 9 e del 10 aprile. Quindi di ripetere le elezioni, sempre con Berlusconi a palazzo Chigi. Potrebbe esserci, egualmente, l'opportunità di una emergenza nazionale, di un brutto attentato, l'opportunità se non la necessità di stare tutti insieme per la salvezza della patria. E anche così Berlusconi rimane in piazza e con accresciuta legittimità patriottica. Il consenso al rifiuto di Ciampi di dare subito l'incarico di formare il nuovo governo ai vincitori delle recenti elezioni è stato temerario o - oserei dire - vile. Il tempo che sta davanti a noi, prima che il nuovo presidente della Repubblica dia l'incarico di formare il nuovo governo a me pare estremamente pericoloso. E - ripeto - essendo un po' vecchio mi torna alla mente una vecchia parola: vigilanza, cioè mobilitazione di tutto il popolo di sinistra. Nel 1994, dopo la vittoria di Berlusconi il manifesto promosse la grande manifestazione del 25 aprile in una Milano inondata dalla pioggia. E ricordo (ma lo dovrebbe ricordare anche Umberto Bossi) che fu proprio Bossi ad annunciarmi che avrebbe abbandonato il Cavaliere. Come poi accadde. Il tempo che ci aspetta, di qui a giugno, non sarà proprio una passeggiata; teniamolo presente.
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STAMPA 15-4
Corsivo
Sospiri
Jena
Berlusconi affossa sul nascere l’offerta di dialogo avanzata da D’Alema, sospiro di sollievo a sinistra.


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MEDITAZIONE 15/4/06


LE MONDE

Ecco perché Berlusconi

sopravvive a se stesso

di Marie Claude Decamps
(Intervista a Marc Lazar, direttore della scuola di dottorato dell'Istituto di Scienze politiche di Parigi)
Marc Lazar è un profondo conoscitore della realtà socio-politica italiana alla quale ha consacrato diversi saggi critici.
-- Quali bilanci si possono trarre dalle elezioni legislative italiane del 9 e 10 aprile?
In primo luogo bisogna dire che il voto è stato l’espressione, con più dell’83% di partecipazione alle urne, di una democrazia viva in cui gli italiani, per nulla anestetizzati dalla supposta “telecrazia berlusconiana” si sono mobilitati per decidere il loro futuro. Prodi ha vinto sì di misura, ma il suo discorso alla fine non si è rivelato così convincente come sembrava. Forza Italia resta il primo partito della penisola e Silvio Berlusconi rimane sempre in primo piano. Da questo punto di vista il referendum anti-Berlusconi è del tutto fallito.
-- Come si spiega la rimonta di Berlusconi, il cui bilancio di cinque anni di governo e la cui immagine era molto criticati negli ultimi mesi?
Si spiega nella misura in cui Berlusconi ha perfettamente indovinato la campagna elettorale, è riuscito a riunire attorno alla sua personalità e ad alcuni valori di destra tutto il proprio elettorato. Era un’operazione complessa che gli ha permesso di mostrare i suoi due volti. Berlusconi è una sorta di Giano bifronte: da un parte c’è l’uomo politico, dall’altra l’uomo che ha fatto dell’antipolitica una professione. Benché il bilancio economico del suo governo sia più che contestabile, Berlusconi è stato capace di consolidare la sua egemonia nel nord industriale del paese, dove la disoccupazione è quasi un fenomeno residuale, riuscendo a convincere il mondo della piccola impresa e molti elettori di centrodestra che lui è l’unico rappresentante in grado di difendere i valori di una destra moderna, come la libertà d’impresa e l’anti-statalismo. Poi c’è l’altra grande componente del suo elettorato, i delusi della politica, cittadini che vivono in provincia o si concentrano nelle piccole città, sedotti dalle sue diatribe “antisistema”, dalle invettive i suoi eccessi. A questi ultimi Berlusconi ha detto: «Guardate, io non sono un politico dell’establishment, io sono diverso, sono libero, lo sono anche nel modo in cui vi parlo».
-- Berlusconi ha spesso insistito sulla «minaccia comunista». Questo argomento che sembra un po’ aneddotico o forzato ha avuto un impatto reale?
Un impatto importante. Credo che sia un grave errore sottovalutare il peso della memoria in un paese come Italia. Un errore commesso da molti analisti. Il Pci era un partito molto forte; all’estero era percepito come un partito molto aperto e avanzato. Ma in Italia per il centrodestra e tutti i suoi oppositori in generale è stato vissuto come un partito chiuso, potenzialmente pericoloso. Non bisogna poi dimenticare il peso della Chiesa e del Vaticano e le loro indicazioni di voto.
-- Dopo anni di governo la “trama” berlusconiana sembra trasparente. Gli italiani sanno del conflitto d’interesse, sanno delle leggi su misura e quant’altro. Come si spiega che metà dell’elettorato voti ancora per lui?
Questo fenomeno non significa affatto che la metà degli italiani sono disonesti o che approvano certe pratiche. La risposta è molto più sfumata. Esiste innanzitutto un certo “incivismo” italiano latente che si accorda molto bene con i battitori liberi alla Berlusconi. Dai tempi dell’inchiesta di Mani pulite, che ha messo in luce la spaventosa corruzione del sistema, si è poi prodotta una forte disillusione, vedi anche un certo cinismo, rispetto alla classe politica. Così ci si dice: «In ogni caso sono tutti ladri». Infine, e si tratta di un aspetto centrale, ci sono tante persone, intellettuali, liberi professionisti, imprenditori, che votano Berlusconi con piena lucidità. Magari non approvano i suoi metodi, sono infastiditi dal suo discorso mediatico e dai suoi eccessi, ma pensano che tutto ciò non sia fondamentale. Si dicono che, in mancanza di meglio, Berlusconi è il passaggio obbligato per approdare a una destra moderna, coerente e capace di di imporre stabilità e alternanza per il paese. Per loro questo è l’essenziale.
-- Insomma, il “berlusconismo” potrebbe non costituire un’anomalia italiana, ma lo specchio di un’evoluzione delle nostre società?
In un certo senso è così. E’ incontestabile che Berlusconi ha segnato a fondo la società e la democrazia italiana. Al di là dei suoi valori di imprenditore liberista e individualista, ha trasmesso al Paese l’idea che tutti posono godere di tutte le libertà, senza ostacoli, l’idea di ottenere il risultato a ogni costo. «Arricchitevi», è stato il suo messaggio agli italiani. Un messaggio che forse non sarà rassicurante, ma che traduce perfettamente le paure e le evoluzioni delle nostre democrazie di fronte alle trasformazioni della globalizzazione economica e alle sfide della modernità. Una condizione che spinge le persone a rifugiarsi sempre più in valori individualisti.
-- Perché Romano Prodi non ha convinto come avrebbe dovuto? E’ caduto nella trappola di questa società mediatica orchestarata da Berlusconi?
Prodi ha convinto esprimendo agli italiani la sua volontà di reinventare delle forme di solidarietà sociale moderna e di cttadinanza responsabile. Ha convinto mostrando l’importanza della ricerca e della “materia grigia” per l’avvenire del paese. Ma sul piano dell’imagine, questo è chiaro, Prodi non funziona, specialmente in una competizione mediatica fortemente stravolta dalle tecniche di marketing di Berlusconi. Quel che gli ha impedito di ottenere una vittoria più grande è il anche il fatto che la sua coalizione è molto eterogenea e che la sua unica missione era: finirla con Berlusconi. Inoltre Prodi si è battuto per un programma relativamente vago, che non forniva risposte precise sulle grandi questioni dell’economia, della ocietà, della politica estera proprio a causa delle divergenze in seno alla coalizione. Negli ultimi giorni della campagna, riguardo al probabile aumento delle tasse, il centrosinistra si è ritrovato sulla difensiva di fronte a un Berlusconi che non ha esitato a brandire il suo ultimo regalo elettorale: l’abolizione dell’imposta sulla casa. Non bisogna dimenticare che se il non ha mantenuto tutte le sue promesse, ne ha mantenute alcune, come l’aumento delle pensioni minime.
-- Quali saranno le grandi sfide del prossimo governo?
Credo che ne siano tutti coscienti e per questo bisognerà andare oltre questa divisione di un’Italia spaccata in due a cui ha contribuito la nuova legge elettorale. Il compito più duro sarà riuscire a mettere fine a questa “guerra civile simulata” per poter rilanciare l’economia e ritrovare un clima di unità. Il primo test sarà a maggio, quando verrà eletto il prossimo Presidente della Repubblica. Sarà anche un esame di maturità per la classe politica italiana.

venerdì, aprile 14, 2006

RESISTENZA - 14/4/06

“GROSSE KOALITION”?
Se è in gioco la sopravvivenza di questo povero Paese retto da una “repubblica di Lorsignori” sulla quale c’è molto da dire, OK, se ne può parlare – ma con la pregiudiziale di Catone il Censore: “Esca il Merda dall’Italia e tratteremo”.
Luciano Seno
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MANIFESTO 14-4
Sommario di I pag.
Game over
Il tentativo di Berlusconi di restare in partita si infrange sulle Corti d'appello: i controlli delle schede svelano il bluff, nessuna sorpresa all'orizzonte, l'Unione ha vinto le elezioni. La beffa: dall'Emilia 400 voti in più al centrosinistra.
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REPUBBLICA on-line 14-4
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Fuga per la sconfitta/2
"Noi dell'Udc siamo i cavalleggeri in avanscoperta verso la vittoria".
(Rocco Buttiglione, Corriere della sera, 7 novembre 2005).
"Prodi non dorme più la notte".
(Paolo Bonaiuti, 17 febbraio 2006).
"Prodi e la sinistra ormai lo sanno che Berlusconi ha rovesciato in poche ore la situazione, e il bello deve ancora venire".
(Sandro Bondi, Il Giornale, 17 febbraio 2006).
"Il sondaggio americano mette in evidenza che c'è uno sconvolgimento in atto".
(Fabrizio Cicchitto, Il Giornale, 17 febbraio 2006).
"Siamo al punto della svolta della campagna elettorale: L'Operazione Verità su ciò che ha realmente fatto il governo è terminata con il dibattito televisivo fra Berlusconi e Prodi. Qui casca l'asino".
(Fabrizio Cicchitto, Il Giornale, 20 marzo 2006).
"Berlusconi stende i fighetta di Confindustria. Choc a sinistra: il Cavaliere può vincere. Tre a zero, tutti a casa".
(Gianluigi Paragone, la Padania, 20 marzo 2006).
"Il mio fiuto mi dice che la Casa delle Libertà vince. Guardi, la verità è che Berlusconi ha vinto la campagna elettorale sei mesi fa".
(Umberto Bossi, Il Giornale, 26 marzo 2006).
"Secondo i nostri calcoli, se verrà sfondato l'argine dell'80 per cento dell'affluenza al voto, la vittoria per la Cdl è certa. La vera spinta vincente dovrebbe arrivare dall'arrivo nella cassette postali di 11 milioni di italiani della rivista La vera storia italiana, che risveglierà l'orgoglio dei moderati e ricondurli a votare".
(Francesco Giro, FI, la Repubblica, 26 marzo 2006).
"Faccio politica da quando avevo i calzoni corti e vi assicuro che gli incerti sono ancora molti: il favorito per la vittoria finale è proprio Silvio Berlusconi".
(Giorgio La Malfa, La Stampa, 28 marzo 2006).
"Prodi ormai è disperato".
(Giulio Tremonti, Corriere della sera, 31 marzo 2006).
"Vuoi vedere che rivinciamo ancora?".
(Gianfranco Fini, La Stampa, 1° aprile 2006).
"La Casa della libertà ha messo la freccia, stiamo sorpassando, sono molto ottimista e non raccontiamo bugie. Prodi s'è incartato da solo sul cuneo fiscale, ha capito che sta per perdere".
(Gianfranco Fini, Il Giornale, 4 aprile 2006).
"Giù l'asso, era l'Ici. Promessa gigantesca, boato atomico, è fatta".
(Paolo Guzzanti, Il Giornale, 4 aprile 2006).
"Siamo qui per governare il centrodestra, per guidare i moderati italiani, per governare un Paese che non merita la sinistra di Prodi".
(Pierferdinando Casini, Corriere della sera, 7 aprile 2006).
"Vinceremo e il contributo decisivo verrà dalla gente del Sud".
(Gianfranco Fini, Corriere della sera, 8 aprile 2006).
"Letizia Moratti ha scelto di venire qui a Milano da noi perché ce l'abbiamo duro".
(Umberto Bossi, Corriere della sera, 8 aprile 2006. Per la cronaca, la Lega crollerà a Milano, scavalcata financo dall'Udc).
"I democristiani fermeranno il comunismo. Conto sul mio partito, la Dc, per fermare le sinistre. Come nel '48 c'è uno scontro fra democristiani e comunisti. I democristiani sono tutti vivi e godono di ottima salute e fermeranno il nuovo comunismo che non si nasconde più dietro la barba di Garibaldi come nel '48, ma ha il volto massimalista di Pecoraro, dei due partiti comunisti-massimalisti di Diliberto e Bertinotti, del comunismo burocratico dei Ds e di quello giudiziario rappresentato da Di Pietro e Violante".
(Gianfranco Rotondi, Dc-Psi, Il Giornale, 8 aprile 2006).
"Ha ragione D'Alema, Silvio Berlusconi non farà mai il capo dell'opposizione, perché vincerà le elezioni". (Paolo Bonaiuti, Corriere della sera, 8 aprile 2006).
"Su sei seggi al Senato degli italiani all'estero, quattro ce li prendiamo noi".
(Mirko Tremaglia, An, La Stampa, 9 aprile 2006. Poi la Cdl ne prenderà uno su sei).
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Berlusconi: "Né vincitori né vinti - ora ci vuole una intesa parziale"
Dopo il flop dei brogli il Cavaliere rilancia la grande coalizione
ROMA - Berlusconi non molla, dice "resterò in trincea", incontra a Roma i giovani azzurri per gli auguri di Pasqua e li invita a rimboccarsi le maniche. Ma l'attacco arriva più tardi, quando il Corriere della sera anticipa alcuni passaggi di una lettera inviata dal premier per l'edizione di domani. Nella quale il Cavaliere insiste: "Situazione di stallo, non ci sono né vincitori né vinti". Poi accusa Romano Prodi di "cercare una prova di forza". E a Milano, al termine del derby, ancora: "Aspetto il vero computo dei voti, spero nella vittoria della Cdl".
Dopo il clamoroso flop della vicenda brogli, e la conseguente richiesta di Prodi di riconoscere la sconfitta, il capo del governo uscente non si tira indietro e fa capire ad avversari ed alleati che non intende passare la mano. E Massimo D'Alema taglia corto: "La proposta di un governissimo è irricevibile".
Né vincitori né vinti. "Comunque si concludano i conteggi ufficiali del risultato elettorale e chiunque si veda attribuire il consistente premio di maggioranza alla Camera, le cose non cambiano". Berlusconi ribadisce, la situazione è "di stallo", non ci sono "né vincitori né vinti". A questo punto, "il senso di responsabilità impone una riflessione".
"No a prove di forza ma intesa parziale". A giudizio del premier, occorrerebbe "ragionare insieme intorno a soluzioni nuove": Berlusconi osserva che "un'intesa parziale, limitata nel tempo, per affrontare le immediate scadenze istituzionali, economiche e internazionali del paese, non dovrebbe essere esclusa per principio". Nel caso in cui invece "prevalesse una linea estremista - continua il presidente del Consiglio nella lettera al Corriere della sera - è evidente che Forza Italia e i suoi alleati condurranno una coerente e rigorosa battaglia in difesa dei valori e degli interessi che ci sono stati affidati dal 50 per cento degli elettori".
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L'UNITA' on-line 14-4
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Le ultime parole famose. «Dobbiamo avere la certezza assoluta che dieci minuti dopo che è stato reso noto il risultato elettorale, l’una e l’altra parte non comincino a dire che ci sono stati brogli».
Gianfranco Fini, vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Rai 2 aprile 2006
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Sommario di I pag.
Ma B. non accetta la sconfitta
D'Alema e Prodi chiedono a Berlusconi di riconoscere la sconfitta elettorale e quindi di provare ad aprire un dialogo per la scelta del successore di Ciampi alla presidenza della Repubblica: «Confrontiamoci sul Quirinale per unire l'Italia». La risposta di Berlusconi attraverso il Corriere: «Non ci sono né vincitori né vinti: facciamo la grande coalizione». «Irricevibile», ribatte D'Alema. Neanche la Lega lo segue: «Così distrugge la Cdl».
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ITALIENI 14-4
Berlusconi non sa perdere
Il Cavaliere ha continuato a lanciare le sue accuse di brogli e irregolarità, ma senza l'appoggio dei suoi alleati. Casini, Fini e gli altri si sono tirati indietro, lasciandolo solo durante la sua performance postelettorale. Prodi non ha dato importanza alle parole del suo avversario, che tuttavia sembra deciso a rimanere aggrappato al potere fino all'ultimo. E intanto l'Italia vive uno stato di
sospensione, in attesa che la situazione si chiarisca.
El Mundo, Spagna [in spagnolo]
http://www.elmundo.es/diario/opinion/1957901.html
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APRILEONLINE 14-4
EDITORIALE
Speriamo di uscirne sani
Renzo Butazzi
La situazione del dopo elezioni è drammatica, per più di un motivo.
Il governo appare tuttora in mano a un megalomane potente, spregiudicato, che non ha alcun interesse per la cosa pubblica se non in quanto la può ridurre a cosa privata. Ma siccome vanta l’appoggio di metà degli italiani, riesce ancora a mimetizzare questa realtà spacciandosi per loro rappresentante.
Il PCI, che, con la sua etica e la sua capacità di mobilitazione, fu considerato per decenni un garante delle istituzioni, è stato smantellato in un processo di auto trasformazione che lo ha portato a non avere quasi nessuna capacità deterrente.
La forza politica del sindacato è diminuita perché le grandi concentrazioni operaie si sono frantumate o dissolte in una società più di servizi che d’industrie.
La Costituzione, pilastro dell’architettura istituzionale democratica, è stata considerata, un ostacolo fastidioso, modificabile ad arbitrio da somari sapienti. Grazie a loro ne è stata annullata la funzione simbolica, forse più importante di quella formale.
Il cosiddetto pragmatismo, il compromesso in perdita, travestito da ragionevolezza, magari solo per il timore di essere giudicati “faziosi”, hanno indebolito il significato dei principi etici che costituiscono o dovrebbero costituire l’anima di una democrazia reale.
Tutto questo, purtroppo, è accaduto e sta accadendo in un paese in cui, per motivi storici, l’attaccamento alle istituzioni democratiche e la consapevolezza dei diritti e dei doveri individuali e collettivi, avrebbero bisogno di un processo ancora lungo di formazione e consolidamento.
Se avremo l’occasione di uscire sani da questa situazione, dovremo lavorare molto e lungamente per non ricaderci.
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Corsivo
Pasqua: Silvio in partenza spera in un po' di sole
Andrea Battantier
Dopo tanta attese stanno per arrivare le vacanze pasquali ed i ponti del 25 aprile e del 1 maggio porteranno il Presidente a visitare, uno per uno, i 25 mila elettori che lo hanno tradito. Il Presidente li cercherà negli agriturismi, ma anche sulle spiagge: insomma, la sconfitta alle elezioni non lo ha certo demoralizzato, anzi. L'identificazione (con carta di identità) ed un colloquio chiarificatore dipenderà solo in parte dalle condizioni meteorologiche, che fanno prevedere un tempo incerto, con nuvole
in agguato. Ma anche il Presidente tenderà agguati, ad esempio sulle autostrade, facilitato anche dalle lunghe code. Chiederà dal finestrino spiegazioni di un comportamento irresponsabile che rischia di condurre l'Italia nel baratro rosso.
Un sondaggio commissionato dal Presidente evidenzia come più di 600 mila persone hanno scelto la vacanza pasquale a contatto con la natura, nel 34% dei casi per sfuggire alla resa dei conti ed alla vendetta. Ma anche nei boschi si aggirerà l'ira funesta del Presidente.
Non sperate, infine, di trovar conforto sui treni. Il Presidente bigliettaio oblitererà il vostro biglietto, solo in cambio di una scheda, con il suo nome e una croce sopra.



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MEDITAZIONE 14/4/06


MANIFESTO
EDITORIALE

Destra profonda

GIANPASQUALE SANTOMASSIMO
Le Due Italie sono sempre esistite anche se non si erano mai materializzate con una evidenza così plastica e in sostanziale pareggio politico. E' cosiddetta «sinistra» (termine col quale ormai indichiamo uno schieramento che riassume quasi tutto ciò che era «arco costituzionale»), che ha raggiunto, in realtà, il suo massimo storico in questa elezione. Quella destra diffusa, «che non si dà confini neanche nei confronti del fascismo », di cui ha parlato Rossanda commento dei primi dati elettorali, esisteva già sottotraccia negli anni della prima Repubblica ma era compressa e disciplinata dalla mediazione democristiana che ne moderava istinti e stemperava paure. Il maggioritario barbarico imposto da Berlusconi in chiave di guerra civile «fredda» ma permanente ha fatto emergere e messo a nudo l'Italia profonda che non aveva una vera rappresentanza politica e che ha finalmente trovato qualcuno che la interpretasse senza scrupoli e mediazioni. Questa Italia esiste ed esisterà, bisogna farci i conti, non pensabile che si dissolva nel breve nel medio tempo. La volontà di governare tenendo conto di essa è un proposito di elementare civiltà istituzionale, anche se purtroppo unilaterale e in Italia non ricambiato. Ma soprattutto bisognerebbe cercare di capire e scomporre questo blocco, in realtà molto differenziato, individuando i punti critici su cui agire, e rinunciando serenamente a recuperare ciò che non è recuperabile. Infatti non è pensabile di inseguire il berlusconismo sul suo terreno, ma si possono dare risposte serie a domande fondate. Rinunciando ad analisi troppo semplificate, come quelle che per molto tempo la sinistra ha prodotto dopo l'emergere del fenomeno Berlusconi. Questa destra non è interpretabile in chiave di «modernità», ma contiene al suo interno pulsioni addirittura arcaiche che questa campagna elettorale ha fatto emergere. Non solo subcultura, non è solo «l'Italia che parcheggia in seconda fila» come si legge spesso, ma esprime ormai culture radicate e immaginario diffuso. Paradossalmente, è molto più «ideologico» il voto a destra di quanto non sia un voto a sinistra ormai realistico e disincantato. Il fenomeno dell'anticomunismo postumo, che è forse l'ideologia più fortunata e diffusa della nuova Italia, va decrittato al di là delle fantasie pulp del leader della destra su bambini bolliti e nipotini di Pol Pot (a cui non si crede fino in fondo, se è vero che ventiquattrore dopo si chiede una grande coalizione con questi mostri). Ma da tempo quando a destra dicono comunisti intendono in realtà lo Stato, le tasse, il rispetto delle leggi, per cui non è del tutto incoerente che perfino Oscar Luigi Scalfaro diventi «comunista» in questo immaginario. Proprio la questione delle tasse, che pare sia stata la molla decisiva della rimonta finale di Berlusconi, ci impone però una analisi critica autocritica del blocco sociale della destra, e in ultima analisi su cosa diventata la società italiana. Se è vero che il problema della tassazione è uno dei problemi fondamentali di ogni democrazia, e lo è particolarmente in Italia dove esiste storicamente lo scandalo di un regime fiscale debole coi forti ma occhiuto inflessibile coi deboli, questo diventerà forse il terreno decisivo dell'acquisizione del consenso. E proprio su questo terreno la sinistra ha mostrato una deplorevole confusione che non si può ricondurre solo a «difetto di comunicazione», che pure c'è stata, con quel parlare di «abbattimento di cinque punti del cuneo fiscale », progetto giusto e ambiziosissimo, che rivela però nella formulazione l'abitudine a parlare a imprenditori e redattori delle pagine economiche anziché al popolo (era così difficile parlare di tasse sul lavoro?) .
Non ci si può rassegnare a consegnare definitivamente alla destra la rappresentanza delle regioni più ricche e produttive del Nord, e neppure accettare la situazione che vede ampliarsi in molte realtà il voto popolare delle periferie alla destra. In una situazione, come quella italiana, dove l'intreccio tra stipendi, pensioni familiari, piccole rendite e piccolo risparmio è ormai costitutiva dei bilanci delle famiglie e costituisce fattore di sopravvivenza e di rifugio precario sotto i colpi della crisi ci vuole la massima precisione nelle indicazioni e nelle proposte. Da fare, possibilmente, all'inizio e non alla fine delle campagne elettorali, e mettendosi d'accordo su cosa dire. Avere trascurato il tema fiscale, riproponendo nelle pieghe della campagna il ritorno di una tassa di successione sulla prima casa che nei suoi termini avarissimi era anacronistica già cinque anni fa in un paese dove oltre l'ottanta per cento dei cittadini possiede la casa dove abita è non solo un errore tattico ma strategico, che rivela categorie di analisi della società italiana ferme alla visione di una Italia povera che è ormai fotografia ingiallita di un paese che non esiste più, senza cogliere ancora del tutto la realtà di un paese a ricchezza diffusa ma ormai precaria e minacciata. Non si può, neppure per sbaglio, trovarsi nella condizione per cui la proposta, sacrosanta, della redistribuzione del reddito a favore dei ceti più deboli o di quelle fasce di società impoverite dalla mano libera che l'ex-premier ha dato al suo elettorato specifico di raddoppiare i prezzi negli ultimi anni, possa rischiare di venire intesa come spoliazione di chi ha poco e maggior ragione difende quel poco che ha. Una pratica, finalmente introdotta, di tassazione equa e progressiva, come la Costituzione e ancor più la decenza imporrebbero a questo paese, può anche essere apprezzata alla fine da quei settori della società italiana che hanno risposto al richiamo della foresta di Berlusconi ma che non sono costituzionalmente evasori fiscali; ma che chiedono una rassicurazione attorno a una selva di tasse spesso incoerente e persecutoria per gli onesti. La questione di una revisione dell'Ici sulla prima casa, che aveva proposto per primo Bertinotti, è stata poi abbandonata colpevolmente alle improvvisazioni demagogiche dell'ex- premier, accompagnata per giunta dal proposito di revisioni catastali che giuste in sé hanno assunto inevitabilmente il significato di un inasprimento di una tassa fondamentalmente ingiusta e avvertita come tale. Per inciso, la stessa idea che circola da tempo di candidare alla presidenza della repubblica un politico come Giuliano Amato, il più impopolare nell'immaginario collettivo degli italiani in quanto percepito come uomo dell'Ici e delle mani nei conti correnti dei cittadini, mostra quanta trascuratezza vi sia di fronte a un senso comune di larga parte del paese, giusto o sbagliato che sia, ma col quale è doveroso fare i conti. Però va anche fatta una notazione comparativa rispetto al passato su questo voto imponente di metà degli italiani a destra, e che è forse l'unica nota ottimistica che si può ricavare. Nel 2001 il popolo di destra che aveva votato Berlusconi esprimeva ottimismo, vitalità ingenua ma reale, voglia di arricchimento facile. Oggi esprime solo paura. Che è un sentimento importante e che sarebbe colpevole ignorare, ma è anche una base su cui la destra non può costruire molto. Qui mi pare si registri la svolta e l'avvio del declino di Berlusconi, non più uomo dei sogni ma degli incubi, non solo degli italiani che lo detestano ma anche di quelli speculari e contrapposti degli italiani che lo votano.

giovedì, aprile 13, 2006

RESISTENZA - 13/4/06

REPUBBLICA on-line 13-4
Berlusconi: "Brogli a non finire"
Prodi: "Basta, deve andare a casa"
ROMA - Brogli. Un milione di schede che vanno ricontrollate, migliaia di sezioni da passare al setaccio, il risultato elettorale "deve cambiare". Silvio Berlusconi cambia di nuovo, si toglie i panni dell'uomo che ieri ha lanciato l'ipotesi della grande coalizione per governare un paese diviso e riveste la divisa da battaglia. Dopo un silenzio durato tutta la giornata, il Cavaliere alle 19 sale al Qurinale, tiene un colloquio di oltre un'ora con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e poi si concede ai cronisti. E va all'attacco.
Ci sono stati, è l'esordio, "tanti brogli: sono fiducioso, il risultato deve cambiare...". Brogli "unidirezionali, assolutamente unidirezionali", aggiunge.
"Il risultato deve cambiare perché ci sono brogli a non finire in diversi posti, in tutta Italia e questo emerge da cose precise", insiste.
Quanto ai tempi per ricontrollarle, Berlusconi risponde: "I tempi sono quelli necessari per fare i controlli, ma non ci sono limiti di tempo, di sicuro ci vorrà qualche giorno".
"Insomma - conclude - ne stanno venendo fuori di tutti i colori".
Le reazioni alle accuse di Berlusconi arrivano in tempo reale. Prodi da Bologna, dove festeggia in piazza Maggiore la vittoria: "In queste ore per gettare ancora inquietudine nonostante la sconfitta, Berlusconi continua a insinuare sulla pulizia della nostra vittoria. Vi posso assicurare che non c'è alcun dubbio sulla nostra vittoria". E aggiunge: "Abbiamo vinto e Berlusconi è inutile che tenti di innestare ritardi. Deve andare a casa". E ancora: "Berlusconi controlla tutte le prefetture e il ministero dell'Interno. E' anche probabile che Berlusconi imbrogli anche se stesso. Chi è abituato a imbrogliare lo fa anche con se stesso.”
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IL RIFORMISTA 13-4
Berlusconi non accetta consigli
Vuole ribaltare l’esito del voto
E sì, il Berlusconi pacioso e istituzionale di martedì, quello che proponeva la grande coalizione e la pacificazione nazionale con l’Unione, è durato lo spazio di appena ventiquattro ore. Già ieri sera, fresco di colloquio al Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi, il presidente del Consiglio in carica è ridiventato se stesso. Con il sorriso dei giorni migliori, come se nulla fosse, ha detto le seguenti parole: «Nell’incontro con Ciampi è andato tutto bene. Ci sono tante novità». Poi, a chi gli chiedeva se ne può anticipare qualcuna, il premier ha risposto: «Ci sono tanti brogli. Tanti». Cambierà il risultato delle elezioni? «Sì».
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LIBERAZIONE 13-4
Berlusconi non molla
«Tanti brogli, il risultato deve cambiare»

Il Cavaliere continua a contestare la vittoria dell’Unione e per la prima volta parla apertamente di «brogli elettorali», pronosticando anche la modifica del «risultato» del 9 e 10 aprile. Sul riconteggio dei voti Berlusconi si dice estremamente fiducioso: «Tante novità, ci sono tanti brogli» e a questo punto il risultato delle elezioni «deve cambiare». Il premier spiega anche di «averne parlato con il capo dello Stato». E rivolto ai cronisti poi regala la classica battuta: «Pensavate forse di esservi liberati di me?».
Replica di Prodi: «Deve andare a casa». Sulla stessa posizione anche il segretario del Prc, Bertinotti: «E’ un arrogante, vanno rispettati i meccanismi che regolano il sistema elettorale».
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ITALIENI 13-4
Berlusconi denuncia frodi
Silvio Berlusconi insiste a negare la vittoria di Romano Prodi: "Il risultato elettorale deve cambiare perché ci sono molte irregolarità in tutta Italia e questo emerge da dati precisi. Bisogna verificare 60mila schede, una per una". Il Cavaliere ha nuovamente fatto salire la tensione dopo l'incontro con il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
El País, Spagna [in spagnolo]
http://www.elpais.es:80/articulo/internacional/Berlusconi/
denuncia/fraude/asegura/resultado/electoral/debe/
cambiar/elpporint/20060413elpepiint_5/Tes/?print=1/
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L'UNITA' on-line 13-4
EDITORIALE
Mossa eversiva
di Antonio Padellaro
Sconfitto dagli elettori, Berlusconi non intende mollare palazzo Chigi e chiede l’annullamento del risultato. Ma quello stesso voto sul quale egli lancia a vanvera accuse irresponsabili di brogli è stato giudicato corretto e regolare prima dal suo ministro dell’Interno e poi dal presidente della Repubblica. Siamo di fronte a un fatto gravissimo e senza precedenti in qualunque paese democratico dove non si è mai visto un presidente del Consiglio che si rifiuta di accettare il responso delle urne. Berlusconi non vuole aspettare la decisione della Corte di Cassazione a cui la legge affida la convalida delle elezioni perché sa benissimo che la ratifica ci sarà, visto lo scarso numero di schede contestate. E allora l’ex premier pretende una sua commissione di verifica del voto per la cui immediata istituzione ha già pronto un decreto sotto il quale pretenderebbe la firma di Ciampi. È inutile dire quale risposta ha ricevuto dal Quirinale ma ciò evidentemente non lo ha fermato. Annunciando che il voto «deve cambiare» Berlusconi cerca adesso in maniera scoperta di far salire la tensione nel paese fomentando il sospetto di uno scippo perpetrato dalla sinistra ai danni del suo elettorato. Di fronte al carattere eversivo di questa mossa disperata occorre tenere i nervi saldi mantenendo la piena fiducia nelle istituzioni. Ora basta. Berlusconi deve andarsene a casa.
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CITAZIONI
Macché “spaccatura”…
Non si sono creati abissi né forti conflitti per via della politica, malgrado ogni sforzo di Berlusconi coi suoi rossi onnipresenti. Non è quindi l'Italia a essere «spaccata in due»: è la classe politica, che da questa spaccatura ricava la propria ragione d'esistere. Non è il caso di inquietarsi tanto. Non è la prima volta che la sinistra governa, a Prodi non manca certo l'esperienza politica concreta, il suo gruppo non è composto da misteriosi sconosciuti e dilettanti allo sbaraglio come la compagine di Berlusconi agli inizi e in seguito. Tra gli uni e gli altri, non è il centrosinistra che può suscitare dubbi, timori. Pure l'aggregazione dei partiti della destra è estemporanea, tuttavia, litigando e ricattando, hanno proceduto per quasi cinque anni. Non c'è da sgomentarsi. Magari la sinistra andrà meglio.
(Lietta Tornabuoni, Stampa 13-4)
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La paura di perdere fa perdere…
…sempre. E può colpire chiunque, persino un uomo sicuro di se stesso come Berlusconi. Le sconfitte elettorali degli anni precedenti lo avevano portato a dubitare per la prima volta della sua buona stella, ha cambiato il sistema di voto che gli aveva già regalato ben due vittorie. Come ogni scelta dettata dalla paura invece che dal coraggio, anche questa si è rivelata un errore. Il premio di maggioranza e il voto degli italiani all'estero, ideati al solo scopo di farlo vincere, hanno invece consegnato la maggioranza a Prodi. E a Berlusconi, che pure ha resistito agli strali dei comici di mezzo mondo, tocca oggi sperimentare la sublime ironia della vita: per ribaltare l'esito delle urne è costretto ad appellarsi alla sua peggior nemica. La magistratura.
(Massimo Gramellini, Ibidem)
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CORSERA 13-4
“The Independent”: End of the line for the Godfather
Berlusconi-Provenzano – “strane coincidenze”
«Fine della corsa per il padrino»: con un titolo che gioca con l'arresto di Bernardo Provenzano, «The Independent» dedica un lungo articolo alla fine dell'era del Cavaliere dopo le elezioni del 9 e 10 aprile e alla cattura del "capo dei capi". «Il fatto che un'era sia finita - scrive il quotidiano britannico - è stato sottolineato dalla straordinaria notizia, appena sette minuti dopo che la sconfitta di Berlusconi è apparsa certa, che il mafioso più ricercato della Sicilia...era stato arrestato». Si è trattato della «più strana delle coincidenze», secondo «The Independent».
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CITAZIONE
Dopo l'arresto di Riina, scrissi che la cattura di un grande latitante non avrebbe inferto un colpo alla mafia se il contesto politico-sociale fosse restato quello di prima, o peggio di prima. Lo ripeto pure in questa occasione. Scambiare la mafia per il banditismo, e confondere la fine del bandito Giuliano con quella dei Riina e Provenzano, è un errore madornale. Il procuratore Grasso ha ribadito che il latitante ha avuto la copertura di professionisti, uomini degli apparati pubblici, uomini politici.
(Emanuele Macaluso, Il Riformista 13-4)


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MEDITAZIONE 13/4/06


PARABOLA ITALIOTA

La storia dell’Uccello Padulo

C’era una volta un Uccello Padulo che poteva campare a terra oppure sott’acqua. E campò tranquillo nell’aria insieme agli altri uccelli finché non arrivò il Re degli uccelli a pretendere il pagamento delle tasse. Immediatamente, l’Uccello Padulo sì tuffò sott’acqua e disse ai pesci: “Siamo vecchi amici, io sono sempre stato dei vostri. Ora quel lavativo del Re degli uccelli è venuto a pretendere le tasse…” I pesci lo accolsero e lui restò con loro finché non arrivò il Re dei pesci a chiedere il pagamento delle tasse. Al che l’Uccello Padulo schizzò fuori dall’acqua, tornò in mezzo agli altri uccelli e raccontò loro la medesima storia. E così continuò a campare tranquillo senza mai pagare le tasse.
(Antica favola italiana citata dalla New York Review of Books # 10-2006, p. 24 – trad. Kap)
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MANIFESTO
EDITORIALE

L'Italia profonda

La coalizione di centrosinistra non ce l'ha fatta -- Prodi non ha vinto, Berlusconi non ha vinto
ROSSANA ROSSANDA
Si apre uno scenario incerto, ma sicuramente politicamente negativo. Siamo davanti a un voto molto partecipato e riflettuto sul quale ha pesato l'aggressività di Berlusconi, giocando sulle viscere più torbide del paese, e spuntandola per meno di poco quando pareva aver già perduto. Non stavano più con lui infatti né la grande stampa né la Confindustria, né le banche. Stava con lui soltanto la chiesa di Ratzinger. E stava il portafoglio di una proprietà diffusa, alta media e bassa che egli aveva sfacciatamente protetto e che si è difesa a denti stretti. Il pareggio non è solo nei numeri: all'interno delle coalizioni non è avvenuto nessun grande spostamento. Berlusconi resta di gran lunga il leader più forte del centrodestra. L'agitazione dei Follini e Casini non gli ha recato gran danno, anzi, in conclusione lo ha favorito. Nella coalizione di centrosinistra il solo successo evidente è quello di Rifondazione, ma in un quadro generale che non ne moltiplica la valenza. La Rosa nel pugno, anche se puntava su un'affermazione maggiore, dimostra - ed è meglio che niente - che neppure in Italia si può andare oltre un certo limite nell'ossequio al Vaticano. E questo è tutto. Il problema più grave, e del quale sarebbe folle tenere poco conto, è che a differenza di solo venti anni fa, su cento italiani che incontri per strada, in autobus e in treno, quarantotto votano una destra illimitata che non si dà confini neanche nei confronti del fascismo. Questo non accade in nessun altro paese dell'occidente europeo. Questa destra si è radicata nella cosiddetta società civile. Anche per la flebilissima condanna che ha incontrato nelle istituzioni, a cominciare dal Quirinale che non ha difeso con forza quei principi fondanti della Repubblica dei quali doveva essere garante. Neanche l'opposizione ha capito che cosa era in gioco quando ha scelto la bonarietà: che Berlusconi andasse oltre ogni limite di decenza non comportava che non si dovesse condannarne in termini più secchi l'oltranzismo e il disprezzo per qualsiasi principio di una democrazia non formale. C'è in ogni paese, come in ciascuno di noi, un fondo di impaurito e pauroso egoismo che non va accettato - una democrazia non è tenuta a rappresentare qualsiasi cosa, la Costituzione non è un optional. E anche chi ha seminato, supponendosi più a sinistra, l'antipolitica, oggi ci deve riflettere. Non è detto che ci sia molto tempo. Un paese che è profondamente diviso non, come si è andati cianciando, dalle ideologie, ma da contraddizioni sociali di fondo, non può darsi una maggioranza che abbia, non dico un abbastanza ampio consenso, ma consenta uno spazio di mediazione. Nel nostro paese è così ogni volta che la destra si consolida: essa porta in sé un connotato eversivo. Quale che sia il risultato, l'Italia è ammalata. Faremo di tutto perché non lo si dimentichi.

mercoledì, aprile 12, 2006

RESISTENZA - 12/4/06

A TUTTE LE PERSONE PER BENE

RESISTERE

al "berlusconismo" tuttora imperante -- e non solo a destra, purtroppo -- continua ad essere un dovere, prima ancora che politico, estetico. Perché, anche se ora c'è speranza di evitare che la sua istituzionale negazione di intelligenza, cultura e buon gusto divenga anche regime, non ci siamo ancora liberati del suo peso politico. L'audience dei reality show continua a fornire la base di massa a quel coacervo di preti, fascisti, farabutti e fessi che nei passati ottant'anni – una ventina di fascismo, mezzo secolo di DC e una dozzina di Merda -- ha impedito che l'Italia divenisse un normale paese europeo. Il nuovo (?) e variegato "centro-sinistra" afferma di aver finalmente appreso la lezione dei manzoniani "Polli di Renzo", ma io sono scettico -- secondo me, noi "resistenti" siamo l'unica vera speranza di questo povero Paese. "Coglioni" e "comunisti", VIGILANZA!
Luciano Seno
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ESEMPIO di “persona per bene”
www.bengodi.org 12-4
Luigi Malabarba, operaio metalmeccanico, rieletto al Senato per il Prc, ha annunciato che il 20 luglio (anniversario della morte di Carlo Giuliani) presenterà le dimissioni da senatore. La prima delle non elette, dietro di lui, è Heidi Giuliani.
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Comitato di Liberazione dal Merda
CATENA DI SAN LIBERO # 329
Elezioni.
Risultati definitivi: in Ita vince la sinistra col cento per cento dei voti. In Lia, cento per cento alla destra.
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E adesso governiamo. Niente inciuci e niente compromessi: benissimo ha fatto Prodi a smentire subito Angius dei Ds, che gia' voleva dividere le presidenze "istituzionali" con la destra. Governiamo cosi', duri, uniti un po' dall'alleanza ma molto piu' dalla destra che incombe. Il giorno che non ci riuscissimo piu', elezioni. E' la stagione del muro-contro-muro: non siamo stati noi a cominciarla, ma c'e'. Da una parte, la destra non s'e' sfasciata (gli unici possibili disertori sembrano i leghisti, con la loro buffa appendice dei leghisti
siciliani), dall'altra Prodi ha bloccato subito ogni ipotesi di agreement fra moderati e ha dichiarato battaglia. E va bene cosi'. Come faremo a stare insieme? "Moderati" e "estremisti", Bertinotti e Rutelli, Mastella e Di Pietro? Come facevamo nel '43. Non e' piu' questione di sinistra e destra: oggi - con queste cifre davanti - e' Comitato di Liberazione.
riccardoorioles@sanlibero.it
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MANIFESTO 12-4
Sommario di I pag.
I voti che contano
«Non ha vinto nessuno, facciamo una grande coalizione». Dopo un giorno di riunioni Berlusconi rompe il silenzio. Affiancato dagli alleati, chiede la verifica del risultato e lancia l'amo all'Unione: «Anche se la maggioranza sarà nostra, farò un passo indietro». Il centrosinistra, che grazie agli italiani all'estero vince per due seggi anche al senato, risponde picche. «Una coalizione l'abbiamo già, governeremo noi», dice Prodi, ma per l'incarico rimanda al nuovo capo dello stato. No anche dai sindacati
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CITAZIONE
Lo spettro di Arcore
Silvio Berlusconi ha perso le elezioni che aveva trasformato in un referendum su se stesso. Ma non è uscito di scena, la sua ombra continuerà a condizionare la politica italiana.
(dall’editoriale di Gabriele Polo)
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L'UNITA' on-line 12-4
BANNER
«Il progetto politico di Silvio era quello di perdere le elezioni, in modo da mandare i comunisti al potere per un paio di mesi, magari farsi aggiustare da loro il bilancio, e poi tornare più forte di prima: dunque ha vinto ancora una volta. Avremo due mesi di governo dei comunisti, poi dieci anni ancora di Silvio»
Antonio Cornacchione
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REPUBBLICA on-line 12-4
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Fuga per la sconfitta
"Voglio stravincere, voglio una valanga di voti e un programma che batta sul concetto di sogno. La nuova legge elettorale ci garantirà la vittoria".
(Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 3 dicembre 2004).
Io come premier sono campione d'Europa di gradimento popolare, con il 47,5%.
(Silvio Berlusconi, il Giornale, 4 febbraio 2005).
"Con Bush abbiamo parlato anche delle elezioni in Italia, nel senso che gli ho garantito che vinceremo noi".
(Silvio Berlusconi, la Repubblica, 1° novembre 2005).
"Sono sicuro di vincere ancora, sento l'aria del 1994".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 11 novembre 2005).
A quel che vedo per strada, il 95% degli italiani è con noi. La gente è scatenata".
(Silvio Berlusconi, 11 dicembre 2005).
"Vinceremo. Ho governato bene e lo farò per altri cinque anni.”
(Silvio Berlusconi, 12 dicembre 2005).
Vincerò con ampio margine e porterò a 800 euro le pensioni minime".
(Silvio Berlusconi, 19 gennaio 2006).
"Una società americana sta facendo un sondaggio che dimostrerà il chiaro sorpasso del centrodestra sul centrosinistra: gli scostamenti, secondo gli esperti Usa, dovrebbero arrivare fino a 4 punti".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 5 febbraio 2006).
"Sta arrivando il sondaggio americano! Non dovrei ancora dirlo, ma non riesco proprio a trattenermi: siamo in testa!".
(Silvio Berlusconi, 11 febbraio 2006).
"Il sondaggio americano me lo voglio coccolare ancora una settimana, comunque ci dà in vantaggio sul centrosinistra".
(Silvio Berlusconi, 6 marzo 2006).
Domani arrivano i dati del sondaggio americano della Psb e dell'Euromedia. Cosa dicono? Faccio un annuncio ferale per i signori della sinistra: sono sicuro di vincere perché gli indecisi non vanno a votare o votano per noi".
(Silvio Berlusconi a Bruxelles, 23 marzo 2006. Del sondaggio americano non si saprà più nulla, perché la Psb è in ritardo con "l'elaborazione dei dati" e il 24 marzo a mezzanotte scade il termine ultimo oltre il quale non si possono più comunicare sondaggi elettorali).
"Sono certo che resterò al mio posto".
(Silvio Berlusconi, Ballarò, 28 marzo 2006).
"L'ultimo sondaggio che ho potuto vedere dice che siamo in testa, mentre i signori della sinistra sono fuori di testa".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 1° aprile 2006).
"Vi posso dire con certezza che i sondaggi ci vedono in vantaggio".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 6 aprile 2006).
"Lunedì vinceremo le elezioni, anche perché non siamo coglioni!".
(Silvio Berlusconi, Corriere della sera, 8 aprile 2006).
"Il voto del 9-10 aprile è come quello del 1948, quando le forze democratiche respinsero l'offensiva comunista ancorando saldamente il Paese all'Occidente, alla democrazia e ai suoi i valori".
(Silvio Berlusconi, Affari Italiani, 7 aprile 2006).
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CITAZIONE
Berlusconi se ne va
È la vera, la grande notizia che cambia la vita italiana, compensa la fatica e la tenacia di chi non ha smesso mai di indicare in lui il pericolo per la Repubblica, la profonda distorsione che aveva travolto e deteriorato la realtà. Fino al punto da non vedere più l’enormità di ciò che ci stava accadendo e che i vicini d’Europa e la stampa del mondo continuavano a farci notare, cercando di risvegliarci, meravigliati dalla curiosa impassibilità di illustri commentatori e validi giornalisti di fronte a un pericolo che si vedeva bene anche da lontano.
(Furio Colombo, L’Unità 12-4)
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ITALIENI 12-4
La sconfitta di Berlusconi
La maggioranza - seppur risicata - degli italiani ha votato per estromettere Silvio Berlusconi dalla guida del governo - il più lungo nella storia dell'Italia del dopoguerra. La sconfitta di questo imprenditore, proprietario di un grande
impero della comunicazione, che ha sfidato le istituzioni fino al limite estremo promettendo un miracolo economico, farà stare più tranquilli coloro che in questi anni si sono preoccupati del controllo che Berlusconi esercita sui mezzi d'informazione e dei suoi tentativi si sottrarsi alla giustizia. La sua sconfitta significherà anche la perdita di un amico per l'amministrazione Bush, mentre non offrirà alcuna garanzia che l'Italia riuscirà a superare la difficoltà che attanaglia molti paesi europei: la paralisi delle leadership di fronte alla sfida della globalizzazione.
The Washington Post, Stati Uniti [in inglese]
http://www.washingtonpost.com:80/wpdyn/content/

article/2006/04/11/AR2006041101688_pf.html
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Mission impossible
A Roma è arrivata l'ora dell'alternanza. "Governeremo per cinque anni", ha promesso ieri Romano Prodi. È vero che le vittorie con un margine ristretto non sono necessariamente più fragili delle ampie maggioranze. Anzi, in certi casi servono a rendere più coesa la coalizione vincente. L'elezione del Professore, tuttavia, fa pensare più a una scommessa che a un impegno duraturo. La sua fragilità deriva innanzitutto dalle tensioni tra gli alleati della coalizione, che in comune hanno solo la loro opposizione a Silvio Berlusconi.
La Tribune de Genève, Svizzera [in francese]
http://www.tdg.ch/tghome/toute_l_info_test/l_

evenement/prodi__12_04_.html


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MEDITAZIONE 12/4/06


APRILEONLINE 12-4
EDITORIALI

Metà del Paese continua

a sostenere Berlusconi

La tv ha condizionato l'andamento elettorale - La sinistra dovrà interrogarsi
Nicola Tranfaglia
Sono state, quelle del 9-10 aprile, le più strane elezioni politiche di tutto il sessantennio repubblicano. Hanno dimostrato che la televisione conta molto nel nostro Paese, in cui il settanta per cento degli italiani non legge i giornali per difficoltà linguistiche e cognitive. Hanno fatto venire alla luce una popolazione in parte non piccola fuorviata dalla propaganda berlusconiana, la quale ha concentrato tutti i suoi attacchi alla lotta contro i comunisti dipinti come i cosacchi sul Don che assaltano la cittadella del potere e conquistano la vittoria.
Ma anche perché, diciamolo con chiarezza, esponenti dei due maggiori partiti della coalizione hanno commesso una serie di errori che sono sotto gli occhi di tutti: dallo scandalo Unipol alle uscite periodiche di Rutelli in appoggio di Ruini e della Chiesa, ancora alle candidature di mogli e congiunti in molte circoscrizioni.
Complessivamente si può dire che quando il centro-sinistra assomiglia troppo nei comportamenti e nelle parole ai suoi avversari gli elettori preferiscono l’originale.
Certo, ci sono da aggiungere altri due elementi che non si possono trascurare.
Il primo è che evidentemente il centro-sinistra non è riuscito a trasmettere con il suo troppo lungo programma il senso di un’alternativa chiara all’Italia berlusconiana.
Il secondo è che Berlusconi con la sua strategia di attacco e di drammatizzazione dello scontro a livello televisivo è riuscito a mobilitare elettori che non si recavano di solito alle urne e che di fronte al pericolo del tutto illusorio del comunismo montante sono andati a votare portando la percentuale a oltre l’83 per cento, una percentuale mai toccata negli ultimi decenni.
In conclusione bisogna dire che i guasti dell’ultradecennale berlusconismo hanno trovato soprattutto negli elettori del nord, che amano l’anarchia e l’illegalità avendo raggiunto un notevole livello di consumi, un terreno fertile. L’antipolitica è ancora forte nel nostro paese e può sconfiggerla solo un’alternativa di politica legata all’etica e alla cultura. E questo non c’è ancora o non è abbastanza chiaro nell’attuale centro-sinistra
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Popolo del teleschermo
Antropologicamente, noi italiani siamo diventati lo schermo del trash berlusconiano
Gianfranco Cordi
Ad un certo punto del “Caimano”, Silvio Orlando chiede a Nanni Moretti di interpretare Berlusconi nel film che sta pensando di produrre. Moretti rifiuta dicendo: “Berlusconi ci ha cambiato la testa”. Ecco dunque che Nanni Moretti è stato la Cassandra di queste consultazioni elettorali. I risultati ci dicono che il regista romano ha avuto ragione fino in fondo, su tutto.
Silvio Berlusconi (con le sue televisioni più che con le sue politiche) ha portato il Paese a sparpagliare le carte del mazzo. Le cifre (i risultati veri e propri) sono lo specchietto per le allodole della partita che si è giocata. Dietro le cifre sta quest’Italia del 2006; un’ Italia che Silvio Berlusconi ha trasformato in un palinsesto.
Nel suo libro “Gli strumenti del comunicare” (1964) Marshall McLuhan scrisse che “la televisione è un anestetico”. Questi risultati elettorali confermano che nei quarantadue anni passati dalla diagnosi del mass-mediologo canadese la televisione non è più la stessa. Oggi la televisione è il cervello tout court. L’Italia non è affatto divisa; non è indecisa (anzi tutt’altro; la percentuale dei votanti è stata molto alta!); non è incerta: il Paese ha votato in maniera saldissima, sicura e vera, ed ha votato in piena coscienza. Perciò i risultati che abbiamo sotto gli occhi non sono dei risultati politici. Sono dei risultati antropologici. Se è vero che poco di politicamente sensato (non volendo essere come minimo capziosi) si può dire sul responso politico di queste elezioni politiche, è altresì vero che moltissimo si può dedurre, da questi risultati, su chi questi risultati ha causato. Ed ecco perché Nanni Moretti troneggia. Ma il regista romano non si è fermato qui.
Nel 2002, in Piazza Navona a Roma, davanti ai maggiori dirigenti della sinistra disse: “Con questi leader non vinceremo mai”. In questa frase, ovviamente, l’accento non cade sul “mai” ma sul “vinceremo”. Anche in questo senso i risultati delle elezioni appena finite hanno dato ragione a Moretti. Il centro-sinistra non solo non ha vinto, il centro-sinistra non ha nemmeno convinto.
In realtà, il centro-sinistra ha avuto solo i voti della sinistra. Il cervello del paese, diremmo, era tutto impegnato da qualche altra parte. Il cervello transitava nelle camere da letto di Maria De Filippi. Un discorso, di natura antropologica, sul Paese che si è testé espresso alle urne appare a questo punto davvero inevitabile. Messi in mora questi risultati che dicono politicamente molto poco, vengano prelevati di peso gli italiani che hanno votato e ne siano messe a nudo le inclinazioni più profonde. Lo si faccia pure (è un dovere). Ma non servirà a nulla.
Per quale motivo? Perché Moretti ha avuto ragione su tutto ma ha sbagliato il finale del “Caimano”. Dal punto di vista antropologico, la condanna di un leader politico, ritenuto colpevole di vari crimini, durante un procedimento giudiziario non causerebbe nessun tipo di rivolta popolare in questo Paese.
Dal punto di vista antropologico, una rivolta popolare, invece, sarebbe accaduta davvero se al “Caimano” avessero tolto una delle sue televisioni. Il senso morale e civile che fa nascere l’indignazione (di fronte al verdetto di un procedimento giudiziario ritenuto iniquo) è un’ errore di sceneggiatura anche piuttosto macroscopico. Nessun senso morale e civile (che è cosa nobile e grande) nel Paese dove tutto è piccolino, nel Paese del telefonino, dell’attimino, del leccisino e dell’erba del mio vicino.
Moretti ha certamente avuto ragione su tutto ma non ha scritto bene il suo finale. Provate a oscurare Italia 1, non salterebbero in aria solo i Tribunali ma anche le Nozze, le Are, le Ere e tutto quanto il cucuzzaro! Dal punto di vista antropologico, l’Italia che ha appena votato i suoi rappresentati alla Camera ed al Senato della Repubblica ha scelto certissimamente da quale parte stare. Dalla parte dello svago a oltranza, dei cori urlati negli stadi e soprattutto dei reality show. Non dell’antropologia, della filosofia, della scienza e della cultura.
Antropologicamente, noi italiani siamo diventati lo schermo del trash berlusconiano.