venerdì, marzo 31, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 31/3/06

MANIFESTO 31-3
Corsivo
Eletto-choc
ALESSANDRO ROBECCHI
A causa del faccia a faccia di lunedì prossimo, per evidenti questioni di audience, Canale 5 rinvia la fiction su papa Wojtyla. Santo subito? No, a maggio.
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L'UNITA' on-line 31-3
BANNER
«Lui porta i tacchi alti così, ci ha detto pure che s’è fatto il lifting perché in questo modo gli danno 50 anni. Giura però che il trucco lui non lo usa, ma poi si è toccato una guancia e gli è rimasto il fard sulle mani. Dopo, infatti, aveva le mani arancioni...»
Studenti della scuola media «Pablo Neruda» invitati da Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi
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REPUBBLICA on-line 31-3
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Mai dire sempre
"Berlusconi è il riciclatore più efficace dei calcinacci del regime del pentapartito."
(Umberto Bossi, 13 marzo 1994).
"Mentre Berlusconi era nel Mulino Bianco, noi facevamo cadere il regime."
(Umberto Bossi, 6 agosto 1994).
"Io sto con Berlusconi, sempre. Lui e la Lega sono i cardini del cambiamento."
(Umberto Bossi, il Giornale, 26 marzo 2006).
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ITALIENI 31-3
Berlusconi di nuovo all'attacco
In occasione del congresso del Partito popolare europeo (Ppe) il premier italiano Silvio Berlusconi ha duramente attaccato l'introduzione della moneta unica europea, colpevole di aver causato un aumento vertiginoso dei prezzi. Le critiche sono state accolte da mormorii di protesta: un segno evidente della diversità che caratterizza la composizione del Ppe, giunto al suo trentesimo anno di vita.
Le Monde, Francia [in francese]
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@23214,36756185@51731421,0.html
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Testo
LE MONDE 31-3
"Berlusconi attacca l'euro al Congresso PPE"
di Rafaële Rivais
Candidato alla rielezione, Silvio Berlusconi poteva difficilmente sognare migliori credenziali durante la campagna elettorale italiana. Una mezza dozzina di personalità europee di primo piano, tra le quali il cancelliere tedesco Angela Merkel, gli hanno pubblicamente assicurato il loro sostegno in occasione del 17° congresso del Partito popolare europeo (PPE) e delle giornate di studio del gruppo parlamentare organizzate a Roma dal 29 al 31 marzo.
Fin da subito il capo del governo italiano li ha messi a loro agio. Prendendo la parola all'apertura della riunione degli eurodeputati mercoledì mattina, Berlusconi li ha presi in contropelo attaccando l'euro. "In periodo di stagnazione economica, l'opposizione vince sempre, ha detto. Con una sola eccezione, Tony Blair, a causa del suo carisma personale, e perché ha ancora la sterlina ". "Abbiamo un aumento dei prezzi senza precedenti dall'introduzione dell'euro", ha proclamato davanti ad un pubblico che considera la moneta unica come una dei maggiori successi dell'unione europea (UE).
"Le sue affermazioni sono state accolte da un mormorio di disapprovazione", confidava, all'uscita, l'eurodeputata francese Margie Sudre (UMP). Il suo collega tedesco, Alexander Radwan (CSU), coordinatore della commissione degli affari economici del Parlamento europeo, le ha trovate "poco comprensibili": "Da anni abbiamo in Europa l'inflazione più bassa..."
Il Partito popolare europea festeggia dunque il suo 30° compleanno sotto il segno della diversità. Creato nell'agosto 1976 dai partiti democratico-cristiani apertamente federalisti, si è allargato negli anni 1990, per ragioni tattiche, a partiti molto lontani dal condividere i suoi ideali originari. Ha accolto così Forza Italia nel 1998.
(Trad.: Lorenzo Seno)
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CITAZIONI
Un'offensiva studiata per spiazzare l'Unione
Il lessico violento lascia capire che gli ultimi nove giorni della campagna elettorale si combatteranno sulle tasse. Con Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, accusato da Romano Prodi addirittura di «delinquenza politica». E il premier Silvio Berlusconi visto dal diessino Massimo D'Alema come regista di un «terrorismo psicologico» basato sulla «strategia della disinformazione». «Sulle tasse, il terrorista è Bertinotti, non noi», incalza polemicamente il ministro Tremonti. Sembra proprio che «le tasse» siano diventate la parola magica scelta per provare a scaricare sull'opposizione lo spettro del declino; e per avvolgere nella nebbia il bilancio magro di Berlusconi. È un gioco spregiudicato, ma prevedibile: un'Unione che si sente già con un piede nel governo, doveva aspettarselo.
(Massimo Franco, Corsera 31-3)
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«Centrodestra partito delle tasse»
«E' stata la Cdl ad alzare le imposte. Ma Berlusconi parla di noi perché non ha proposte.»
(Piero Fassino, Ibidem)
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STAMPA 31-3
EDITORIALE
Giudizio e pregiudizio
di Luigi La Spina
Alla vigilia dell’ultima settimana di campagna elettorale e a pochi giorni dall’ultimo, importante se non decisivo, duello tv tra Berlusconi e Prodi, il pronostico sul risultato sembra ancora incerto. Già chiarissima è, invece, l’indicazione suggerita dall’andamento di queste settimane di propaganda: quella di cambiare, il più presto possibile, una legge che sta provocando una larghissima irritazione e una profonda ripulsa da parte dei cittadini. Un corpo elettorale che si sente espropriato di un diritto fondamentale, quello di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento nazionale, da una ristretta nomenklatura partitica che ci ha imposto un nuovo e inedito tipo di voto: il suffragio all’eletto anonimo.
E’ vero che la quasi totalità dei sondaggi, prima che ne fosse vietata la diffusione, prevedeva un vantaggio, più o meno sensibile, del centrosinistra sul centrodestra. Ma il rush finale propagandistico di Berlusconi sembra aver trovato un’arma insidiosa ed efficace: la paura di un aumento delle tasse, nel caso di una vittoria del suo antagonista. Così, si sta verificando un rovesciamento di posizioni davvero singolare. La campagna elettorale si era aperta, sulla questione tasse, con un imputato, il presidente del Consiglio, accusato di non essere riuscito a mantenere l’impegno di ridurle, secondo il famoso «contratto con gli italiani» firmato in tv da Vespa. Si chiude, sempre sulla questione tasse, con Prodi sotto tiro per i progetti della sua coalizione sulle rendite finanziarie, sulle successioni, sulle revisioni dei catasti.
L’attacco di Berlusconi è proprio al cuore (e alle tasche) di quel ceto medio più colpito dalla disillusione per il mancato rispetto delle promesse di questo governo. Quella fascia di elettori «mobili» che, cinque anni fa, credette alle sue parole e determinò il suo successo e che, ora, potrebbe scegliere di rassegnarsi al «male minore», di fronte alle incognite di un cambiamento che inquieta.
I risultati delle promesse berlusconiane sulle tasse potevano suggerire alla coalizione avversaria una duplice strada: o quella di una spregiudicata imitazione, nella speranza di essere più convincente e, soprattutto, di poter usufruire di una migliore congiuntura economica per rispettare gli impegni. Oppure, quella della credibilità, fondata sulla denuncia delle risorse per finanziare le manovre con le quali si intende far ripartire la nostra economia. Il centrosinistra ha lodevolmente scelto quest’ultima via.
(versione ridotta di un lunghissimo articolo)
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A PROPOSITO DI “ NON NEGOZIABILITA’ ”
LIBERAZIONE 31-3
EDITORIALE
Il papa sogna lo stato confessionale e indica tre dogmi non negoziabili
Rina Gagliardi
Nella campagna elettorale, a poco più di una settimana dal voto, irrompe il fattore C: la Chiesa Cattolica, nella sua figura più alta e rappresentativa, il papa Benedetto XVI. L’occasione era solenne: un incontro in Vaticano con una folta delegazione, circa cinquecento persone, del Partito Popolare Europeo.
Ad essi il pontefice (che sta per celebrare il suo primo anno di pontificato) ha dettato un vero e proprio programma in tre punti: tre posizioni su vita, famiglia ed educazione riproposte come «non negoziabili», ovvero non discutibili e non mediabili con altri e diversi punti di vista. Idee che certo appartengono da sempre al patrimonio della Chiesa, ma che, in questa circostanza, assumono una fisionomia di straordinaria rigidità, come fossero veri e propri dogmi.
In sostanza, l’iniziativa di ieri, nei fatti e forse anche nelle intenzioni, va assai al di là delle indicazioni di principio che la Chiesa dà, tradizionalmene, agli elettori cattolici. Essa configura, appunto, non solo una dottrina morale, ma un’ipotesi politica organica. Implica conseguenze molto concrete, in fatto di leggi e di normative. Punta a modellare i costumi e i comportamenti della società in senso universalistico. In breve: rilancia con forza e autorevolezza lo Stato etico, lo Stato confessionale.
(Incipit di un lungo articolo)
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STAMPA 31-3
Corsivo
Sforzi
Jena
Per ora il Papa ha parlato alle coscienze, ha indicato solo dei valori. Un ultimo sforzo Santità: Berlusconi, Fini o Casini?
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EDITORIALE
Addio dialogo
di Gian Enrico Rusconi
Su che cosa si può costruire il dialogo tra laici e credenti, se questi dichiarano di avere «principi non negoziabili» proprio su questioni fortemente controverse come la concezione della famiglia, la tutela etica di tutte le fasi del processo biologico, il diritto dei genitori di determinare l’educazione dei figli?
Sono questioni che esigono norme condivise da tutti i cittadini. Parlare in questo contesto di «non negoziabilità» dei convincimenti nasconde un equivoco. Nessuno infatti chiede ai credenti di contrattare o di modificare le loro credenze o verità. Per definizione, i principi, come le identità, non sono negoziabili anche se la loro attuazione è sottoposta a complessi, lunghi, tormentati processi di trasformazione e di autocorrezione.
Il punto è che esiste e deve valere anche il principio della laicità della società e dello Stato che si basa sulla pluralità dei convincimenti. Qui nasce, se non una contraddizione, quantomeno una tensione tra i principi. Nessuno può impedire ai credenti di considerare sbagliate, moralmente deplorevoli e quindi condannabili le opinioni diverse dalle loro. Ma una società è laica proprio perché consente legittimamente posizioni diverse. Le mette a confronto, argomenta pro e contro al fine di arrivare a normative che rispettano tutte le opinioni. E’ qui che i credenti devono «negoziare»: non già i loro convincimenti ma le regole con cui devono convivere con i propri concittadini. Si arriva al paradosso che i laici non vincano i principi religiosi mentre i credenti pretendono di controllare le opinioni e i comportamenti dei laici.
(versione ridotta)
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IL RIFORMISTA 31-3
E-mail
Caro direttore,
ma Berlusconi lo sa che è Chirac a non volere le radici cristiane?
franceruelle@pauvresilvio.fr
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LA COMICA FINALE
APRILEONLINE 31-3
Bella Napoli
Vox
A Napoli, nel corso d’un comizio
tenuto lì da Silvio Berlusconi,
il Cavaliere s’è preso lo sfizio
di fare queste belle conclusioni:
«A Napoli ho reso un servizio,
senza investimenti di milioni!
L’ho arricchita più di Bustarsizio:
per Napoli ho scritto le canzoni!
Di Napoli infatti ho cantato
il sole, Mergellina, la beltà.
Volevo scrivere: “Core ingrato”,
ma m’hanno detto ch’esisteva già!
In questa Capitale tanto bella,
mi sento a casa, come… Pulcinella!»

giovedì, marzo 30, 2006

RESISTENZA - 30/3/06

MANIFESTO
Corsivo
Eletto-choc
ALESSANDRO ROBECCHI
Prodi, Fassino, D'Alema. Tutti auspicano una nuova legge sul conflitto di interessi. Mi permetto di suggerirne l'Articolo Uno, ben sintetizzato da una massima del Presidente Mao: «Bastonare il cane che affoga».
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IL RIFORMISTA 30-3
Corsivo
COMUNISTI LIBERALI
Ma il Cavaliere è refrattario a tutti i codici
Em.ma
Ho letto sul “Foglio” l'appello di Ferrara, Ostellino e Ricossa, in cui si chiede a Prodi di impegnarsi, se vince le elezioni, che «nessuna legge a maggioranza priverà della possibilità legale di fare politica e accedere alle cariche pubbliche, l'attuale presidente del Consiglio e proprietario di Mediaset». Francamente non capisco, dopo questi cinque anni di governo Berlusconi, che senso abbia parlare di conflitto di interessi in termini astratti, dal momento che quel conflitto si è espresso con un enorme lievitazione dei profitti delle aziende che fanno capo al presidente del Consiglio e con un uso indecente delle sue tv nelle campagne elettorali. Io non penso che quelle tv cambino gli orientamenti di fondo della società rispetto al giudizio sul governo o sull'opposizione. Ma alterano la dialettica politica. Sostenere che il conflitto di interessi è una grave anomalia, e che occorre una legge per governarlo, non è illiberale. Al contrario. Non vorrei che, come dopo il 1996, cominci la campagna contro i «comunisti espropriatori». Negli Usa, anche senza una legge, vige un codice deontologico, scrive il “Foglio”, sul conflitto di interessi. Ma il cavaliere è refrattario a tutti i codici.
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STAMPA 30-3
Corsivo
Continueremo
Massimo Gramellini
La ragione per cui questa campagna elettorale verrà ricordata è che nessun politico ha fatto niente per farcela ricordare.
Nessun sogno, nessuna visione, solo una scelta fra incubi.
Il centrosinistra ha un solo proposito chiaro: mandare a casa Berlusconi. Il centrodestra anche, se si esclude ovviamente Berlusconi. Il quale non sembra averne nessuno. Pur disponendo di molto denaro e di un indubbio talento per le pubbliche relazioni, non ha saputo tirar fuori un’idea o uno slogan che rimanesse impresso nella memoria. Della strenna elettorale che sta recapitando nelle case degli italiani non stupisce che contenga quaranta sue fotografie, ma che quella di copertina sia sfocata. Non le 140 pagine di esaltazione del passato, ma le (appena) 2 dedicate al futuro: un programma vago in dieci punti, otto dei quali cominciano con un «continueremo» che persino a molti dei suoi elettori sembrerà una minaccia.
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ITALIENI 30-3
La campagna di Berlusconi assume toni populisti
L'eco della campagna elettorale di Silvio Berlusconi arriva fino in Cina. Il governo cinese ha reagito con una nota furibonda a una delle battute del premier italiano, che durante un comizio a Napoli si è scagliato contro uno dei
suoi obiettivi preferiti - il comunismo - dicendo che ai tempi di Mao i cinesi bollivano i bambini. Le rimostranze del governo cinese non sono servite a niente. Anzi, Berlusconi ha rincarato: "È un fatto storico, non sono certo io che li ho fatti bollire!". "Siamo screditati all'estero e senza crescita all'interno", ha sospirato Romano Prodi.
Le Monde, Francia [in francese]
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-3214,36-
755691@51-740414,0.html
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LIBERAZIONE 30-3
Lettera al Direttore
Caro Ciampi, meglio lasciar stare?
Caro Direttore,
interpellato a Berlino sul caso diplomatico fatto scoppiare con la Cina da Berlusconi, grazie alla sua frase sui bambini bolliti sotto Mao, il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi s’è schermito: «Lasciamo stare le polemiche su fatti transeunti». Qual è il fatto transeunte? Ipotesi: a) Il bambino. b) La bollitura. c) L’incazzatura cinese. d) Il governo Berlusconi.
Giovanni Giosto via e-mail
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EUROPA on the Web 30-3
Dopo la Cina, caso diplomatico anche con Kiev
E ora, guerra all’Ucraina

Dopo la Cina, l’infaticabile esecutivo italiano rivolge le proprie attenzioni all’Ucraina che, come l’impero celeste, avrebbe a suo dire ceduto nei secoli alla tentazione di ... bollire bambini.
Nel pentolone mediatico del governo Berlusconi sarebbero finiti infatti non solo bambini cinesi, come affermato e ripetuto dal premier, ma ora anche i piccoli cittadini di Kiev, Odessa, Karkov in quell’affresco dantesco tratteggiato ieri dal sottosegretario per i rapporti con il parlamento, Cosimo Ventucci. Nel maldestro tentativo di giustificare un ingiustificabile premier, il sottosegretario è stato protagonista di un incidente diplomatico con l’Ucraina. L’ambasciata ucraina a Roma ha parlato di «oltraggio all’onore e alla memoria dei milioni di nostri cittadini innocenti». La protesta del rappresentante di Kiev è stata vibrante soprattutto perché «una frase così assurda e indegna è uscita da un rappresentante del governo italiano di alto livello». Dall’ambasciata si ricorda inoltre che «anche nel periodo della campagna elettorale con tali affermazioni si possono causare danni ai rapporti di cordiale amicizia e proficuo partenariato tra i due paesi».
Se si considera poi che negli ultimi cinque anni quasi il 21% delle adozioni di minori in Italia hanno riguardato bambini ucraini, oggi cittadini italiani (461 solo nel 2005), si può capire quanto queste accuse risultino intollerabili e ingiuriose anche per molte famiglie italiane.
Chiedano scusa.
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I popolari europei ridono di Berlusconi…
…e assistono alla dissoluzione della Cdl
Sono dieci anni che lo conoscono, ma ieri è riuscito a lasciarli di stucco: ha parlato dei bambini bolliti in Cina, ha sventolato Unità e Corriere, s’è messo a elencare tutte le riforme fatte dal suo governo, inclusa la patente a punti. I delegati del congresso del Ppe riuniti a Roma hanno assistito allibiti non all’allocuzione di saluto ma ad un vero e proprio comizio elettorale di Silvio Berlusconi.
Ma il congresso del Ppe è anche il palcoscenico del duello tra il premier e il capo dell’Udc che si sono provocati a colpi di dichiarazioni per l’intera giornata. Berlusconi preme per piegare Casini a partecipare ad una iniziativa di fine campagna elettorale con lui e Fini a Napoli. Ma l’Udc sta facendo l’impossibile per sottrarsi e, in ogni caso, per risparmiare al suo leader Casini di recitare nel ruolo da comparsa nell’ennesimo show elettorale del Cavaliere, che non s’era risparmiato il suo consueto attacco all’euro: «Ci ha penalizzato». «Non eravamo ad un comizio. La critica all’euro poteva pure risparmiarsela», è stata la replica del segretario dell’Udc Cesa.
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WWW.CENTOMOVIMENTI.COM - 30-3
Scontro tra Berlusconi e Casini
Il Tg1 tace e l'Unione insorge
Il premier Silvio Berlusconi annuncia una manifestazione unitaria dei leader della Casa delle Libertà per il 7 di aprile, ma il centrista Pier Ferdinando Casini - visibilmente irritato - spiega che lui non ne era stato messo al corrente. E' successo ieri, ma il Tg1 "si è dimenticato" di dare la notizia. E, ovviamente, le opposizioni di centrosinistra sono nuovamente insorte.
"Con doveroso rispetto - ha scritto in un comunicato Roberto Cuillo, portavoce del leader dei Ds Piero Fassino - chiediamo al direttore generale della Rai Alfredo Meocci e al direttore del Tg1 Clemente Mimun per quali misteriose ragioni le edizioni del Tg1 non hanno riportato notizia dei contrasti tra Berlusconi e Casini di cui è riportata ampia cronaca sulle agenzie di stampa e sui quotidiani".
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APRILEONLINE 30-3
Il premier è incontinente?
Mettiamogli il pannolone
Renzo Butazzi
"In mezzo a una conversazione di due ore, in cui si alternano cose serie ad altre ironiche, ho fatto una battuta, una ironia discutibile, non ho saputo trattenermi,…” Così ha detto. Berlusconi lasciando il congresso del Ppe per giustificare la sua affermazione che i cinesi bollivano i bambini.
Finalmente abbiamo capito una sua caratteristica fondamentale, che ci era sfuggita: il capo del Governo, presidente del Consiglio e primo ministro, non sa trattenersi.
Evidentemente è da questa incapacità che nasce la serie lunghissima delle sue stupefacenti affermazioni e battute. Purtroppo, come taluni sfortunati, per motivi organici o per l’età non riescono a trattenersi e soffrono d’incontinenza urinaria, Silvio Berlusconi soffre d’incontinenza verbale, un malanno molto fastidioso e pericoloso anche per gli altri.
Questo spiega anche il gran numero di battute sui magistrati, le cooperative rosse, lo strapotere comunista nella scuola, nelle università, nella stampa, nella televisione.
Sono tutti zampilli, schizzi, sgocciolii, dovuti a questo genere d’incontinenza, per la quale, ahimè, non esiste rimedio. Niente operazione, niente catetere con sacchetto, niente “pappagallo” da portarsi dietro per le emergenze.
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Il compagno Butazzi dimentica il pannolone – il 9 aprile avremo l’opportunità di metterglielo in bocca.
Luciano Seno

mercoledì, marzo 29, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 29/3/06

I comunisti sono brutti? Eccomi qua, comunista, un po' invecchiato (a maggio saranno 80) ma tutto sommato niente male -- a proposito del corsivo del Riformista pubblicato più sotto.
LUCIANO SENO
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ASSOCIATED PRESS 29-3
INCIDENTE DIPLOMATICO PER LA FRASE DI BERLUSCONI
«Bimbi bolliti»: Cina indignata
La frase pronunciata da Berlusconi domenica a Napoli, secondo cui durante la rivoluzione culturale i cinesi «bollivano i bambini», non è piaciuta a Pechino e ha scatenato la polemica tra Cdl e Unione. «Siamo contrariati da queste affermazioni infondate – scrive in un comunicato il ministero degli esteri cinese – le parole e le azioni dei leader italiani dovrebbero andare a beneficio della stabilità e dello sviluppo di relazioni amichevoli tra Cina e Italia». L’indignazione cinese sulle parole del premier ha anche scatenato la reazione di Romano Prodi, secondo cui Berlusconi «scredita l’Italia». «Vi rendete conto di che immagine si dà di un paese se il premier dice queste cose? Vi rendete conto dell’offesa fatta a una popolazione di un miliardo e 300 mila persone? Se anche metà di loro se lo dimentica, 650 milioni di persone se lo ricordano... ». (Ap)
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STAMPA 29-3
Corsivo
Esclusi
Jena
Berlusconi ha offeso un miliardo e trecento milioni di cinesi, esclusi ovviamente i bambini bolliti.
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BATTUTA
Nemmeno a dire che il Cav. potremmo mangiarcelo bollito. A titolo di risarcimento. Guardate bene l’etichetta. È scaduto.
(Bruno Gravagnuolo, L’Unità 29-3)
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REPUBBLICA on-line 29-3
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Il resto, mancia
"Nessuno mi ha mai regalato nulla, ho sempre lavorato dalla sette del mattino alla notte. Mentre Prodi ha avuto tutto regalato tutto la politica."
(Silvio Berlusconi, 26 marzo 2006).
"Lo ricevetti mantenendo un atteggiamento doverosamente istituzionale. Lui invece non smise un attimo di scherzare e far battute, cercando in ogni modo di accattivarsi la mia simpatia. Alla fine, con sguardo impassibile, gli dissi solo che avrei tenuto in debito conto le sue parole. Un commesso aveva appena aperto la porta per accompagnarlo all'uscita, quando accadde l'incredibile. Berlusconi mi s'inginocchiò davanti e, baciandomi la mano, mi disse: 'La prego, ministro, non rovini me e le mie due famiglie!'"
(Oscar Mammì racconta la visita che gli fece Silvio Berlusconi al ministero delle Poste e Telecomunicazioni alla vigilia della presentazione della sua legge sulle tv, Vanity Fair, 1° luglio 2005).
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L'UNITA' on-line 29-3
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«Una porcheria è una bruttura, una cosa mal riuscita; la porcata invece è una vigliaccata con l’intento di avvantaggiarsi fregando l’altro. Il lungo governo Berlusconi è caratterizzato da porcherie che sono anche porcate: la legge elettorale, la legge Frattini, la legge Gasparri, le leggi sul falso in bilancio, la Cirami, la Schifani...»
Giovanni Sartori, Corriere della Sera, 28 marzo
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Diario elettorale
Martedì 28 marzo
11 giorni al voto
Per Pechino Berlusconi è bollito
Berlusconi è ancora una volta, inevitabilmente, protagonista della giornata. Con le sue gaffes e i suoi eccessi. Il governo cinese protesta contro le frasi del premier sui «bambini bolliti dai comunisti». Prodi attacca: «Così ci scredita nel mondo». Ma in serata il premier si concede un altro show: occupa anche Ballarò, fra bugie e aggressioni.
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Lunedì 27 marzo
12 giorni al voto
Massacrato il bilancio dello Stato
Prodi: dove sono finiti i soldi?
Il leader dell’Unione fa notare da Perugia: con il mio governo avevo lasciato un bilancio con un avanzo primario del 6% ma ora nella pubblica amministrazione non ci sono più neppure i soldi per fare le fotocopie... dove sono stati buttati i soldi?In consulenze di “amici degli amici”? Il governo in difficoltà fa terrorismo sul programma dell’Unione. La verità è che hanno fatto un uso strumentale della spesa pubblica davvero impressionante, insiste Prodi. «Berlusconi mi dà del poveraccio? Per lui che è un riccaccio sono tutti poveracci...». Polemiche sulla televisione inaffidabile e sui “televisionati” che votano per il Polo. Per Fassino i tg sono “di partito”. Flavia Prodi: «Il caimano non ci mangerà».
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Domenica 26 marzo
13 giorni al voto
Berlusconi gioca di sciabola
Prodi: ormai vende solo paura
Abbassare i toni della campagna elettorale, aveva detto venerdì Ciampi. La risposta di Berlusconi è una raffica di insulti agli avversari, a cominciare da Prodi, «un poveraccio», per il premier. Il leader dell'Unione, che in serata incontra artisti e produttori musicali nella storica discoteca milanese Rolling Stone replica: «Berlusconi un tempo vendeva sogni, ora vende paura».
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CORSERA 29-3
Scontro a Ballarò tra Berlusconi e Bonino
L'esponente della Rosa nel Pugno attacca: «Il Paese è fermo»
ROMA - Duro botta e risposta tra il premier Silvio Berlusconi e la leader della Rnp Emma Bonino durante Ballarò. Il presidente del Consiglio racconta subito una barzelletta e la leader radicale lo gela: «Non fa ridere».
BOTTA E RISPOSTA - Ma non finisce qui, ed è Berlusconi ad incalzare: «È importante dire agli elettori che non voteranno Bonino e Pannella ma, votando Radicali, ci saranno 63 deputati in più dell'estrema sinistra, per colpa dei Radicali». Appassionata la replica dell'esponente Radicale: «La sua politica estera, presidente, è quella di Calderoli, di Giovanardi o la sua sui bambini bolliti. Ma vergognatevi!».
NEWSWEEK - «Il vero pericolo che l'Italia costituisce per l'Europa è di tipo economico»: così aveva aperto la puntata il conduttore Giovanni Floris mostrando al premier la copertina di Newsweek di questa settimana dedicata a un Berlusconi «triste». Titolo: «Perché Silvio non sorride più?». La tesi: il premier avrebbe tradito in economia «Reagan e la Thacher».
IN DIFESA - «È una assoluta falsità - si difende il leader della Cdl in studio - perché la politica industriale non la fanno i governi ma l'economia reale.» Poi entra nel merito: «Non sono riuscito a ridurre il debito sotto il 100% del PIL perché le previsioni di organismi internazionali di una forte e solida ripresa economica in tutta Europa non si sono verificate né da noi né in Europa».
BONINO ALL'ATTACCO SULL'ECONOMIA - In studio c'erano anche il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti e il leader della Dc Gianfranco Rotondi. «Stiamo peggio, non c'è corrispondenza con il reale» attacca Bertinotti. Risoluta anche Emma Bonino: «Non può dire agli italiani che va tutto bene. E' un paese a crescita zero. il paese è fermo».
«Io - incalza la leader radicale - non penso che lei sia Belzebù ma con le possibilità che aveva, provi a dire "non ci siamo riusciti" e non che va tutto bene. Presidente in che paese vive?».
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CITAZIONI
Il sorriso si è subito spento
Se doveva essere la prova generale di un nuovo Berlusconi da sfoderare poi nel duello finale con Prodi, per ribaltare la sconfitta del primo teleconfronto, «Ballarò» di ieri sera è riuscito solo a dimostrare la bontà dell'intuizione giornalistica di «Newsweek», che giustamente ritrae il nostro premier non più «smiling».
(Paolo Martini, Stampa 29-3)
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Macho-man non cambia strategia
Il presidente del Consiglio, non cambia strategia di comunicazione. Pressoché tutta la trasmissione è improntata alla demonizzazione degli avversari, all’assimilazione di un potenziale governo del centrosinistra al Male. La presenza di una donna acuta e combattiva come Emma Bonino non lo fa desistere: Berlusconi insiste sia con la gestualità sia con le parole (le più frequenti: falsità, corbellerie, mistificazione). Il risultato sul piano dell’effetto comunicativo è moscio. Insomma il «machismo» del premier rimane il leitmotiv di tutte le sue ultime apparizioni: quasi che alzando a dismisura i toni Berlusconi speri di invertire i trend negativi dei sondaggi.
(Klaus Davi, Ibidem)
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Ma Berlusconi in che paese vive?
Il confronto televisivo non c’è stato – Berlusconi e Bertinotti hanno parlato, ragionato di due paesi diversi. Uno, il premier, ha spiegato che «mai come in questri ultimi cinque anni è cresciuta la spesa sociale». Ha spiegato che mai il livello di occupazione è stato così alto, mai i conti sono stati così a posto. Di là, Bertinotti ha raccontato un altro paese: quattro operai della Montedison nuorese, fabbrica chiusa, che si sono visti sospendere anche i piccoli sostegni al reddito. Ha raccontato della madre siciliana, con due figli laureati. Uno con un contratto di due mesi ad un call center, l’altro costretto ad andarsene all’estero. «E allora - dirà il segretario del Prc - anche il disastro dei bilanci...», «disastro che non esiste», lo interrompe Berlusconi. E allora, la domanda nasce spontanea. La formula Bertinotti: «Signor presidente, ma in che paese vive?». Insomma, il fallimento è davanti agli occhi di tutti. Fallimento non di un solo governo ma di una filosofia.
(Stefano Bocconetti, Liberazione 29-3)
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IL RIFORMISTA 29-3
Corsivo
L’ULTIMA È CHE I COMUNISTI SONO BRUTTI
Em.ma
Il presidente del Consiglio è un grande imprenditore (e che imprenditore) e fa politica. Ma se un altro della stessa categoria fa politica, ma dal lato opposto al suo, egli lo considera un traditore. La campagna contro Della Valle ha toccato le punte più alte del ridicolo con le dichiarazioni di alcuni ministri (i Calderoli, i Miccichè ecc.) i quali hanno dichiarato che non indosseranno più scarpe Tod's. Fanno così sapere che sono persone con le Tod's. Un comportamento da cafoni. E, notoriamente uomini di grandi letture, non leggono più il Corriere della Sera, ma il Giornale e Libero. I cui lettori, grazie alle battaglie di quest'ultimo giornale, hanno capito tutto. Lunedì sul quotidiano di Feltri ho letto una lettera che trascrivo: «L'invidia, sentimento tipico di tutti i comunisti, scava le fosse intorno agli occhi, fa venire le rughe e la forfora. Non ho mai conosciuto un bell'uomo o una bella donna, comunista. Sono tutti brutti, sudici e trasandati». Firmato Licia Ciolini. Dopo il comizio di Napoli, dove il Cavaliere ha detto che Fassino può fare solo il testimonial delle pompe funebri, i pensieri della signora Ciolini possono essere usati per un prossimo comizio. Forza Cavaliere!
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CITAZIONE
"Quando in galera mi picchiavano chiamandomi 'comunista', ho deciso di studiare cosa fosse davvero il comunismo, e ho capito perché avevo scelto di trovarmi da quella parte della barricata. Ripensavo a mio padre, che non aveva istruzione, ma che sapeva spiegarmi con parole semplici cos'era lo sfruttamento."
(Dall'intervista del Manifesto a Domitila Barrios de Chungara, sindacalista degli indios boliviani, 28-3)
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ITALIENI 29-3
Berlusconi e i giudici
Vittima di pazzi pericolosi, e per di più comunisti. Da quando è stato eletto, Silvio Berlusconi non è cambiato. Di fronte alla giustizia, che gli chiede conto del suo passato, si pone come la vittima di un complotto che avrebbe l'unico
obiettivo di mettere fine alla sua carriera politica. Domenica scorsa, in un comizio a Napoli, ha attaccato i "rossi" che vogliono solo "uno stato in cui i giudici possano essere usati per eliminare gli avversari politici". L'opposizione s'indigna e i magistrati si ribellano, definendo le accuse di Berlusconi "un delirio di persecuzione" e un tentativo di delegittimazione.
Le Figaro, Francia [in francese]
http://www.lefigaro.fr/international/20060329.FIG000000236_

berlusconi_et_les_juges_exasperation_reciproque.html
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La macchina mediatica di Citizen B.
"Se uno non va in televisione è come se non esistesse". La frase è attribuita alla massima autorità in materia: Silvio Berlusconi. La tv ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella carriera imprenditoriale e politica del Cavaliere. È
a lei che deve il grosso della sua fortuna. Ma, soprattutto, la tv berlusconiana è stata uno degli elementi decisivi nella formazione di una cultura italiana caratterizzata dal culto dell'eccesso, dell'intrattenimento e del successo economico.
El Mundo, Spagna [in spagnolo - a pagamento]
http://www.elmundo.es/papel/2006/03/29/mundo/1950163.html
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EUROPA on the Web 29-3
EDITORIALE

Il paese del Cav, del Duce

e di Bertoldo

di Federico Orlando
Da dove viene? Dalle viscere nere, dai precordi profondi della nazione, dove vive e si riproduce il morbo italiano che da ottant’anni chiamiamo fascismo. L’eterno fascismo italiano, con o senza camicia nera. Non solo dunque il fascismo che nel 1922 fu finanziato dalla borghesia irresponsabile della Padania e dagli agrari del Mezzogiorno; che armarono le squadre d’azione di Mussolini e per vent’anni lo sostennero; che nella repubblica di Salò rimasero nella “zona grigia” in attesa di sapere come finiva; che nel 1946-48 ripararono sotto l’ala destra della Dc salvo riprendere animo e riprovarci già nelle elezioni amministrative del 1951-52 quando il Msi, insieme ai nostalgici di Covelli e di Lauro, conquistò tutte o quasi le grandi amministrazioni comunali del Sud; che nel 1960 provarono con Tambroni a rimettere le mani nel governo del paese; che nel 1970-80 (rivolta di Reggio Calabria, elezioni amministrative in Sicilia) aiutarono Almirante che nel frattempo cominciava a costruire in laboratorio il suo successore, il giovane Fini, oggi terza ruota del carro antiprodiano dopo Berlusconi e Casini. Gli eterni fascisti non hanno mai accettato ma solo subito l’antifascismo, la democrazia, la costituzione, così come del fascismo avevano preso e pagato i servizi dei pretoriani ma non la presunta austerità che Mussolini diceva di perseguire attraverso il rifiuto della “vita comoda”, la predicazione del “mangiar poco”, la damnatio del “popolo dai cinque pasti”, la retorica della “grande proletaria” con cui il regime mascherava la collusione con gli squali. Berlusconi è personalmente responsabile d’aver riabilitato tutto questo fino ai lembi estremi del neonazismo che nemmeno il Msi ha voluto conservare nel suo grembo. Ma questo riguarda solo gli aspetti esteriori. Nella sostanza, il fascismo di Berlusconi sta nella considerazione degli avversari come nemici da stracciare con gli insulti se non più col manganello, col rifiuto di confrontarsi in tv con avversari (vedi D’Alema) che non siano quelli scelti da lui, nella chiusura della sua Eiar privata al dibattito politico. Visto i dati bulgari delle presenze su Italia Uno e Rete 4? Del resto, chi s’immagina Mussolini che mette i microfoni dell’Eiar a disposizione anche dei fratelli Rosselli, di Sturzo, di Amendola?

martedì, marzo 28, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 28/3/06

MANIFESTO 28-3
Sommari di I pag.
Telecommando
Sul Tg4 Forza Italia prende il 78% del tempo e i Ds l' 1,26%. Su Studio aperto supera l'85% contro lo 0,55%. Sul Tg5 il 35,85% contro l'8,81%. Sono i dati forniti da Isim-ricerche all'authority per le comunicazioni e scatenano polemiche velenose. Prodi dichiara che non andrà sulle reti Mediaset, per D'Alema «sono organi di partito», solo urlando la Bonino ottiene di poter partecipare a Ballarò («Berlusconi aveva messo il veto».) La campagna elettorale avvelena il video.
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Contratto elettorale per il Ponte sullo Stretto
Firmato a tre settimane dal voto il contratto con Impregilo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, opera faraonica che un eventuale governo Prodi annullerà. Pagando le relative penali.
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Corsivo
Eletto-choc
Alessandro Robecchi
Ah, quei poveri bambini cinesi che i comunisti facevano bollire! Unico tra i grandi leader occidentali, solo Silvio li ha ricordati con affetto, denunciando la cattiveria dei loro bollitori.
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REPUBBLICA on-line 28-3
“Bambini bolliti”
La Cina contro Berlusconi: "Parole senza fondamento"
Prodi: "Il premier scredita il nostro paese"
PECHINO - "Sono affermazioni senza alcuna base". Dal governo cinese arriva la stizzita reazione alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che sabato scorso, durante una manifestazione elettorale a Napoli, ha citato il Libro nero del comunismo affermando che "...all'epoca di Mao, in Cina non mangiavano i bambini ma li bollivano per poi usarli come fertilizzante per i campi".
"Siamo scontenti di queste affermazioni, completamente prive di fondamento" ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino in una nota. "Le parole e i comportamenti dei leader italiani dovrebbero favorire la stabilità e lo sviluppo di relazioni amichevoli tra la Cina e l'Italia".
E dal centrosinistra piovono le critiche. "Quale immagine viene data da un paese il cui primo ministro dice una cosa simile? - si chiede Romano Prodi - E' un'offesa fatta a un popolo di un miliardo 300 milioni di persone. E se anche la metà se la dimentica, 650 mila se la ricorderanno comunque. Siamo screditati all'estero e senza crescita all'interno".
Sulla stessa linea Massimo D'Alema: "Meno male che mancano ancora solo dieci giorni alla fine di questa campagna elettorale, o ci ritroveremmo in guerra con tutta l'umanità". Ed elenca i recenti "incidenti" dell'esecutivo sul piano internazionale: "Un ministro insulta il mondo islamico con un gesto di irresponsabile goliardia razzista; Giovanardi dichiara guerra all'Olanda e siamo costretti a chiedere scusa; Berlusconi se la prende con la Francia ma lì le scuse non le hanno chieste e ci hanno dato solo schiaffoni. Infine, oggi, la protesta del governo cinese". Per D'Alema, solo Berlusconi “poteva escogitare l'idea di un'Italia razzista".
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CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Bocca di rosa / 2
"Io non ho mai insultato nessuno."
(Silvio Berlusconi, 10 settembre 2005).
"Prodi è un poveraccio. Fassino va bene come testimonial delle pompe funebri. Rutelli è un mangiapreti che va a messa tre volte al giorno."
(Silvio Berlusconi, 26 marzo 2006).
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L'UNITA' on-line 28-3
Sommari di I pag.
"Bambini bolliti"
Prodi: «Un'altra gaffe di Berlusconi»
«Nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi». Questo ha detto il premier a Napoli domenica scorsa, lo stesso giorno in cui le gerarchie vaticane iniziavano a parlare di un viaggio del Papa in Cina. Oggi, mentre il ministro Lunardi firma un protocollo con il ministro degli esteri di Pechino su ferrovie veloci e stazioni, le parole di Berlusconi creano un quasi incidente diplomatico. Prodi e il centrosinistra: «Il premier inanella figuracce».
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Sentenza Sme
Fininvest pagò il giudice attraverso Previti
Un «passaggio quasi diretto» di 500 milioni «da un conto Fininvest a un conto del giudice Squillante tramite transito per il conto “Mercier” dell'avvocato Previti». È qui, il cuore delle oltre 500 pagine di motivazioni della sentenza con la quale i giudici della Seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna di Cesare Previti a 5 anni nell'ambito del processo Sme-Ariosto.
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ITALIENI 28-3
La vera storia italiana
Una rivista patinata che illustra l'attività del governo inviata a milioni di famiglie: così, in vista delle elezioni, l'eccentrico premier italiano fa la corte agli elettori. La pubblicazione - 160 pagine piene di fatti e fotografie lusinghieri - s'intitola "La vera storia italiana" e definisce il governo Berlusconi un successo. Il premier è dipinto come un importante leader mondiale, del calibro di George W. Bush, Vladimir Putin e Tony Blair.
The Guardian, Gran Bretagna [in inglese]
http://www.guardian.co.uk/international/story/0,,1740902,00.html
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Due uomini, due stili
Uno parla tutto il tempo di dialogo e di consenso sociale. L'altro non fa passare un giorno senza aggredire la magistratura, parlar male dei sindacati e attaccare la stampa. Stiamo parlando di Romano Prodi e Silvio Berlusconi, i due candidati che il 9 aprile si affrontano nelle elezioni italiane. Anche se in realtà bisognerebbe parlare di un referendum tra il Cavaliere e il Professore. Forse è per questo che la campagna elettorale non si basa tanto sui programmi quanto sulla personalità dei due leader e sui diversi stili di governo che incarnano.
El Mundo, Spagna [in spagnolo]
http://www.elmundo.es/papel/2006/03/28/mundo/1949330.html
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MALATEMPORA # 114
AHI SERVA ITALIA! (PSICOSONDAGGIO)
Ma chi sono quei sette otto (e si spera non dieci) milioni di Italiani che voteranno il Berlusconi ormai fuori di testa? (Mezzo ci è e mezzo ci fa, perché gli amerikani gli hanno detto di concentrarsi sui minus habentes, ché tanto tutti gli altri li ha già persi da un pezzo).
Ci soccorre una bella filippica di Pietro Citati, il nostro scrittore barocco che a volte ci piglia benissimo: "... mai come oggi gli italiani si sono vibrati ferite così sanguinose. Non hanno senso civico, non hanno vita interiore, non amano a patria, non amano Dio, non hanno fede, non pagano le tasse, non leggono libri, sono frivoli, arroganti, corrotti, vuoti, pomposi, megalomani, dissipatori, immorali, stupidi. Hanno pessimi uomini politici, industriali senza fantasia, giornalisti non informati, scrittori senza talento, registi senza pubblico... e poi non hanno avuto la riforma protestante, che li avrebbe salvati dalla tirannia della Chiesa. E poi non hanno avuto la rivoluzione francese, che avrebbe fatto conoscere loro la libertà... Sono lì, con le loro vecchie città, con i loro vecchi paesi, corvi, rapaci appollaiati sulle rovine."
Vengono i brividi, eppure questa è la spiegazione più chiara che ho trovato per quei sette o otto, e spero ardentemente non dieci milioni che voteranno Berlusconi. Per non parlar di Bossi.
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DUE O TRE POVERE PICCOLE OVVIETA'
Agli anarchici che hanno una lunga tradizione di non voto: questa volta, se non voti, sei un cretino, perché in pratica non è che non voti, ma voti per Berlusconi, e se sei anarchico una cosa così elementare devi capirla. Ma c'è davvero qualcuno che ha il coraggio di pensare che avremo il nano malefico per altri cinque anni? Eco ha lanciato l'idea di andarcene dall'Italia. Anche a me vien voglia di andarmene.
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ALLARME BROGLI BERLUSCONIANI
Il CACAO della domenica
Edizione Straordinaria
~-~-~ 28 MARZO 2006 ~-~-~
Pericolo! Golpe Molle!
Allarme! Allarme! Non stare alla finestra a guardare!

Generalmente preferisco dare buone notizie ma la situazione e' veramente grave. Diario, Micromega, Beppe Grillo hanno pubblicato informazioni terrorizzanti su un possibile grosso broglio elettorale sugli 11 milioni di voti che verranno scrutinati elettronicamente in 4 regioni.
Incredibile ma vero: il governo ha assegnato l'appalto per la gestione di questo servizio senza gara pubblica e le ditte che hanno ricevuto l'incarico sono piene di amici e parenti degli amici del Presidente Cappellone. Tra queste aziende spicca Accenture, la societa' che e' stata coinvolta nello scandalo dei brogli elettorali in Usa (vi ricordate il conteggio dei voti in Florida?)
Allora la societa' si chiamava Andersen Consulting e collaborava a certificare i bilanci falsi della Enron... Vi ricordate? Una delle piu' grandi truffe del millennio...
Negli anni '70 non abbiamo mai creduto alla possibilita' di un golpe fascista in Italia. Ma oggi siamo preoccupati perche' nel mondo si sta manifestando una nuova forma di fascismo mediatico, morbido, impomatato di guerre e di ballerine, basato sulla conoscenza scientifica delle piu' subdole tecniche di comunicazione e sostenuto da un grande progetto economico: risollevare l'economia italiana smantellando il funzionamento della giustizia e dando cosi' alla mafia nazionale i mezzi per competere con la mafia russa e cinese sui mercati mondiali.
Il 9 e 10 aprile ci troviamo di fronte, come ha detto anche Umberto Eco, a un momento cruciale della nostra storia. Il Watusso coi Boccoli e' l'uomo piu' ricco d'Italia, stare al potere gli rende miliardi di euro all'anno. Migliaia di miliardi di lire. Non e' difficile pensare che sia disposto a giocare sporco. Sono solo congetture, esercizi logici... Ma mia nonna mi ha spiegato che a volte tocca seguire certe pulsioni irrazionali che ci portano a ragionamenti assurdi (non vorrei che qualcuno potesse pensare che qui si metta realmente in discussione l'assoluta correttezza del presidente e che poi ci piombi in testa una causa per miliardi... Ma il fatto che Berl Biscion (BB per gli amici) continui a denunciare tentativi di brogli elettorali da parte della sinistra sembra un boatos preventivo: la prima gallina che canta e' quella che ha fatto l'uovo, diceva sempre mia nonna). E tanto per continuare questo discorso per assurdo possiamo osservare che in Usa i sospetti sui brogli alle ultime elezioni sono partiti dai cinque milioni di voti di scarto tra i sondaggi e i risultati elettorali.
A questo punto anche i ciechi possono vedere che ci giochiamo i destini del Paese in questi prossimi dieci giorni.
Non so come segnalare altrimenti l'urgenza e il pericolo.
E molti non si rendono ancora conto di quel che sta succedendo.
E mi riferisco a amici e conoscenti che incontro e che vedo completamente avulsi da questo problema che stiamo vivendo e che disgraziatamente riguardera' tutti nei prossimi cinque anni.
Allora credo che sia il caso che chi ha capito la gravita' di questo bivio si mobiliti. Termine obsoleto da vetero leninista, me ne rendo conto. Trovane uno migliore. Ma dacci una mano!
Jacopo Fo
(NdR – versione ridotta all’essenziale: ALLARME BROGLI)
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MANIFESTO 26-3
Allarme voto elettronico
Il direttore di Diario, Enrico Deaglio e Giulietto Chiesa a nome di Micromega hanno chiesto la sospensione della sperimentazione sullo spoglio elettronico che è stata sollecitata anche dal senatore dei Verdi, Fiorello Cortiana. I due periodici hanno condotto un'inchiesta che ha sollevato il caso. Secondo Cortiana, la sperimentazione va fermata perché così come è stata pensata diventerebbe solo un grande spreco di soldi e non darebbe nessuna garanzia di sicurezza. Sull'argomento è intervenuto anche Prodi che ha detto di essere tranquillo.

lunedì, marzo 27, 2006

RESISTENZA - 27/3/06

REPUBBLICA on-line 27-3
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
A. a. a. sondaggio cercasi
"Sta arrivando il sondaggio americano. Non dovrei dirvelo, ma non riesco più a tenermelo dentro: siamo in testa!".
(Silvio Berlusconi, 11 febbraio 2006).
"L'annuncio è atteso per oggi. Silvio Berlusconi renderà pubblici gli ultimi sondaggi elettorali sulla Cdl in giornata. Lo ha assicurato lui stesso rientrando ieri prima della mezzanotte nel suo hotel dopo la cena con i capi di stato e di governo al Consiglio europeo di Bruxelles. 'I sondaggi saranno due e arriveranno per venerdì. Quindi aspettiamo, tanto sono sicuro che vinceremo noi. E sapete perché? Perché siamo alla pari' ".
(dal sito www. forzaitalia. it, 24 marzo 2006).
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ITALIENI 27-3
Il Cavaliere perde nei sondaggi
A sole due settimane dalle elezioni, i sondaggi danno Romano Prodi in testa di 3-6 punti rispetto a Silvio Berlusconi - una distanza che secondo gli analisti sarà difficile colmare. La sconfitta di Berlusconi segnerebbe la fine di una delle più controverse e affascinanti carriere politiche del mondo. L'imprenditore che possiede un patrimonio personale da 12 miliardi di dollari ha guidato il governo italiano più duraturo dal dopoguerra a oggi, ma è stato anche tormentato dai problemi giudiziari e dalle critiche per il conflitto d'interessi. La sua sconfitta inoltre priverebbe George W. Bush di uno dei suoi più stretti alleati in Europa.
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La minaccia della Lega
Se Silvio Berlusconi perde le elezioni, la Lega Nord potrebbe abbandonare la coalizione di centrodestra. L'ha dichiarato il parlamentare leghista Dario Galli, spiegando che in caso di sconfitta il suo partito - senza il quale Berlusconi ha poche possibilità di essere rieletto – non avrebbe motivo di restare fedele all'attuale premier. Secondo i sondaggi Berlusconi è indietro rispetto a Romano Prodi di 4-5 punti.
Financial Times, Gran Bretagna [in inglese]
http://news.ft.com/cms/s/93a67394-bd2e-11da-bdf6-0000779e2340.html
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L'UNITA' on-line 27-3
BANNER
«Il pericolo reale che l’Italia di Berlusconi pone all’Europa è economico. Durante il suo governo la quarta economia d’Europa è diventata l’anello debole. Da un tasso di sviluppo dell’1,8 per cento l’Italia ha rallentato sino allo 0%. Niente! Che vinca o perda Berlusconi, l’Europa dovrà fare i conti con lui per molti anni»
Newsweek, 26 marzo
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Sommari di I pag.
Berlusconi scappa con la cassa
«Sparito l'avanzo statale»
Che ne è stato della cassa? Quella dello Stato. Ovvero: Berlusconi dove ha speso tutti i soldi risparmiati dal governo Prodi? Se lo chiede il Professore, davanti agli imprenditori di Perugia: «Avevo lasciato un avanzo primario del 6 per cento ora non ci sono i soldi neppure per le fotocopie, dove sono finiti?». E avanza un'ipotesi: che almeno una grossa parte siano stati spesi in consulenze di "amici degli amici".
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I Ds smascherano Mediaset
Fanno Tg di partito, ecco i dati
Romano Prodi continua a prendere le distanze dalla tv - sia Rai che Mediaset - e dice: «Chi vota per me non è teledipendente». Il candidato premier ha ragione a dirsi deluso da Mediaset e dalla sua faziosità. A dirlo sono i numeri di un monitoraggio effettuato tra l'8 e il 14 marzo dall’Isi-ricerche su richiesta dell'Autorità per le comunicazioni e resi noti dall’ufficio stampa Ds. Sulle reti private del premier oltre metà del tempo dei Tg è dedicato a Forza Italia. Briciole all’opposizione. D'Alema: «Sono organi di partito».
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Berlusconi: non voglio un'Italia multietnica
«Noi vogliamo una Italia che non diventi un paese plurietnico, pluriculturale».
Silvio Berlusconi parla a Radio Anch'io e riprendendo le posizioni di Pera e del suo manifesto teocon sulla supremazia dell’Occidente, svela tutte le sue aspettative razzistiche aggiungendo: «noi vogliamo che questi stranieri si adeguino alle nostre leggi e al nostro modo di vivere».
Niente differenze, dunque. Niente velo, niente kippah, niente cucina etnica, nessuna cultura e tradizione diversa dalla nostra.
«La posizione di Berlusconi, contrario ad una Italia pluriculturale, sottende in realtà la convinzione di un Occidente depositario di una cultura superiore rispetto a quella di coloro che si recano nel nostro Paese per lavorare e a cui lui attribuisce dunque poco più della dignità di oggetti», ha detto il capogruppo del Pdci al Parlamento europeo Marco Rizzo. «Vanno bene - aggiunge Rizzo- in quanto manodopera, non in quanto detentori di diritti -- l'ennesima vergogna internazionale».
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NOTA
Berlusconi, sputtanato dalla Bonino su SKY alle 1600, alle 1900 si rimangia il veto all’esponente radicale ma scarica D’Alema.
REPUBBLICA on-line 27-3
Bonino accusa: "Veto dal Cavaliere su Ballarò"
"Dovevo andare a Ballarò ma Berlusconi ha messo il veto"
ROMA- "Martedì dovevo essere a Ballarò. Ma questa mattina mi hanno detto che il presidente del Consiglio ha posto un veto sulla mia presenza". Emma Bonino a Sky Tg24, accusa così il premier di aver detto no al confronto televisivo con l'esponente della Rosa nel Pugno. Quello di Berlusconi è un atteggiamento "strabiliante" dice la Bonino. "Il premier - continua la Bonino - preferisce come compagni di merende elettorali Diliberto e Bertinotti e con qualche sforzo poteva accettare Enrico Boselli". ma davanti al veto sulla Bonino, Boselli ha rifiutato "perchè non è che il premier si sceglie anche con chi parlare".
"Il presidente - prosegue Bonino - si trova a suo agio a discutere con i comunisti, mentre ha qualche difficoltà a confrontarsi con una laica liberale o liberalsocialista seria". In più, secondo l'esponente storica dei liberali, il premier "ha qualche problema con le donne di carattere in politica. In un momento di rara eleganza mia definita la 'costola di Pannella', che come definizione non era male".
Insomma, "questo modo di fare per cui uno è protagonista nella vita istituzionale, ovviamente, e si sceglie anche gli antagonisti francamente non mi pare - conclude Bonino - una delle cose accettabili di una politica, di una campagna elettorale".
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19:44 Domani Berlusconi a "Ballarò"
Il portavoce di Berlusconi annuncia che domani sera il premier sarà a "Ballarò". Paolo Bonaiuti conferma le indiscrezioni secondo le quali il leader della Cdl sarà uno degli ospiti (gli altri saranno Fausto Bertinotti, Emma Bonino e Gianfranco Rotondi) della trasmissione di Giovannio Floris. Per la trasmissione di domani c'era anche una disponibilità di Massimo D'Alema a parteciparvi, ma Berlusconi - ha spiegato Bonaiuti - si è detto pronto ad incontrarlo in un'altra occasione avendo per domani sera già detto sì a Bertinotti e Bonino.
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CITAZIONE
Berlusconi e Lorsignori
Se perfino i Della Valle lo giudicano come lo giudicano, trattandolo a seconda dei casi come un bersaglio polemico o come un pazzo al quale non si deve rispondere, è perché dopo averlo visto all'opera non gli riconoscono alcuna capacità di governo. Possono subire i suoi soprusi, a volte, ma il consenso glielo negano e glielo negheranno. Per un sedicente leader che pretende di aver fatto più e meglio di Napoleone, e di piacere all'universo mondo, lo smacco non potrebbe essere più cocente.
(Claudio Rinaldi, L’Espresso)

domenica, marzo 26, 2006

RESISTENZA - 26/3/06

LA SCELTA DEL 9 APRILE
Il Parlamento del Grande Fratello
“La Camera è il posto giusto per fare bordello.”
(Umberto Bossi, 25-3)
“Poiché la statistica ci dice che metà della popolazione ha un’intelligenza inferiore alla media, dobbiamo attenderci che essa si impegni a rendere il più dura possibile la vita all’altra metà, che fa invece il possibile per rendere la vita meno dura per tutti.”
(Piergiorgio Odifreddi, “Il Matematico Impertinente”, Longanesi, p. 25)
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REPUBBLICA on-line 26-3
Titoli
Berlusconi: "Comunisti non mangiavano i bambini, li bollivano"
"Mi accusano di aver detto più volte che i comunisti mangiano i bambini: leggetevi il libro nero del comunismo e scoprirete che nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini, ma li bollivano per concimare i campi". E' uno dei passaggi dell'intervento del premier Silvio Berlusconi nel corso di un comizio elettorale a Napoli.
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Berlusconi attacca i giudici: "Proteggono la sinistra"
Il premier a una manifestazione elettorale a Napoli, tra cori da stadio e battute: "Fassino? Va bene come testimonial delle pompe funebri". Poi un nuovo attacco alla magistratura: "garantisce l'impunità dei rossi". Rognoni: "Accuse assurde".
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Rognoni: "No a delegittimazione toghe"
"Trascinare la magistratura, o anche semplicemente una parte di essa, che poi è la stessa cosa, nella campagna elettorale, è un tentativo di delegittimazione che va respinto nel mondo più fermo ed assoluto". Ad affermarlo è il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Virginio Rognoni, che sottolinea: "Rimane la gratuita accusa nell'archivio delle cose ingiuste, assurde e sgradevoli".
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Fassino: "Dal premier insulti volgari"
"Quella di Berlusconi è una battuta volgare". Piero Fassino replica stizzito a Silvio Berlusconi che lo aveva definito come "testimonial per le pompe funebri". Il segretario della Quercia definisce "volgari" le parole del presidente del Consiglio: dimostrano "che chi insulta gli avversari", in questa campagna elettorale, "è il premier, che non ha più niente da dire agli italiani".
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L'UNITA' on-line 26-3
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«Per la quarta volta in dodici anni stiamo andando alle elezioni con un candidato che ha tre reti televisive. È come se un atleta nei cento metri piani prendesse il proprio blocchetto di partenza e lo mettesse venti metri più avanti: fa ottanta metri invece di farne cento.»
Nanni Moretti, la Repubblica 25 marzo
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Sommario di I pag.
I guasti di Berlusconi peseranno per anni sull'Europa -- Newsweek
Dall'amico americano, certo, il Berlusconi non si sarebbe aspettato un tiro mancino come questo, proprio a ridosso delle elezioni. L'edizione europea del settimanale Newsweek lo sbatte in copertina con una faccione accigliato e un titolo cattivo: Why Silvio Isn't Smiling, perché Silvio non ride. La conclusione dell'articolo è sconfortante: lascia così tanti problemi che il suo successore dovrà essere un superuomo per poterli superare.
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EDITORIALE
Missione: spaccare
di Furio Colombo
Non è vero che non c’è un programma elettorale del gruppo Berlusconi. C’è, ed è così semplice e radicale che si riassume in una sola parola: spaccare.
Ma che senso ha spaccare tutto prima del tempo? Potrebbe anche vincere. So benissimo che evoco un incubo scrivendo questa frase, «potrebbe anche vincere». Ma per un momento devo cercare di constatare i fatti e di capirli prima di giudicarli.
Dunque il presidente del Consiglio in carica - che in una sciagurata ipotesi potrebbe anche essere il prossimo presidente del Consiglio italiano - si dedica con impegno e furore a spaccare tutto ciò che conta e che è fondamentale in un Paese: coesione, fiducia, senso di cittadinanza, associazioni di grande rilievo sociale (gli industriali, i sindacati) rapporti internazionali, confronto di un intero Paese con i pericoli del mondo (terrorismo), alleanze e legami fondamentali.
Fa venire il pubblico finto ad applaudire. Decreta espulsioni e condanne. Attrae non solo l’attenzione degli italiani, ma anche la testimonianza attonita dei governi e delle istituzioni europei e quella, anche più attonita, della stampa americana.
La destra di Berlusconi va dal monopolio alla rendita, dal controllo totale delle informazioni alla abolizione del falso in bilancio, e si allarga fra il condono di ogni regola capitalistica e l’altra destra, dei nuovi alleati francamente fascisti.
Ma non esistono precedenti, in normali Paesi democratici, di qualcuno che spacca e divide e accusa e attacca dovunque scorge anche un vago elemento di dissenso.
Certo nessuno di noi dimentica che Berlusconi ha iniziato la sua carriera di «liberale» con il licenziamento di Biagi e Santoro, colpevoli di «attività criminosa», a cui è seguita una lunga serie che è giunta fino a Sabina Guzzanti. E alla fine si arriva alla minaccia in diretta a Lucia Annunziata come modo per dire a tutti «state attenti qui non c’è posto per chi mi tiene testa».
È questione di controllo delle informazioni, non di verità dei fatti, che a lui certo non importa.
Al momento giusto, cioè estremo, quando la crescita zero inchioda un governo incapace alla sua responsabilità, restano due mosse immensamente distruttive, dannose e costose fino al limite estremo per l’Italia. Però - pensa il gruppo Berlusconi - che cosa importa l’Italia se la mossa può darci un beneficio?
Parte, dunque, con un finto e violento attacco di nervi, la campagna per dividere e spaccare la Confindustria. Al diavolo gli interessi, spacchiamoli sulla politica. È probabile che il gioco non sia riuscito ma in tal modo il gruppo Berlusconi ha dimostrato che chi osa tenere testa paga.
Questa oscura pagina della storia italiana continua. Adesso, in ogni occasione, intervista, talk show, dichiarazione ufficiale o confidenza al cronista, Berlusconi e il suo ministro dell’Economia Tremonti fanno sapere che «i capitali se ne vanno».
I capitali fuggono dalla crescita zero di Berlusconi? In fuga per la paura dei cosacchi di Prodi? Un guasto grave al Paese è assicurato comunque. Berlusconi spacca il Paese nel punto sensibile, proclamando che gli investitori del mondo decidono di fuggire. Se un simile disastro può servire a dargli una mano, perché no? Spaccare, distruggere, lasciare macerie è diventato il suo marchio di fabbrica. Così ha fatto nella scuola, nella sanità, nelle leggi sul lavoro, nella così detta riforma della giustizia, nella amputazione della Costituzione e della legge elettorale.
Perché non dovrebbe continuare?
Vi sembra troppo? Eppure non basta.
Quello di Berlusconi è l’unico governo al mondo che prima delle elezioni denuncia il rischio, anzi la probabilità di brogli. Ma Berlusconi se può spaccare, spacca. Tratta il suo Paese come una tormentata Repubblica africana. E corre negli Stati Uniti per far sapere che l’Italia è un Paese pericoloso, in modo che gli Usa avvertano gli americani di non venire in Italia.
Che cosa importa il turismo? Da noi provvede il capo del governo a bloccarlo.
Sembra incredibile, sembra raro che una sola persona, con un cattivo governo, possa far tanto danno al suo Paese. Eppure resta l’ansia e il dubbio che non sia tutto. Se questo è ciò che finora è accaduto - e che non si può smentire - è ragionevole l’ansia e il dubbio che nei giorni che restano da oggi al voto ci saranno altri tentativi di far male al Paese. Risorse e cattive intenzioni non gli mancano.
(versione ridotta di un lunghissimo articolo)
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CITAZIONE
Berlusconi fa della paura una spada
Il capo di Forza Italia non sembra avere altre strategie, se non quella di render cronico il conflitto sociale che genera spavento. Più c'è conflitto, più c'è in giro paura, più io ci guadagno: questo pare il suo motto, e perfino i centristi della maggioranza cascano nella trappola quando giudicano scandaloso l'appello simultaneo di Prodi al senso di responsabilità dei sindacati come della Confindustria. Il Premier accusa la sinistra di «schierare squadristi violenti» e parla di «emergenza democratica», come fossimo ri-precipitati in epoche dove tanti hanno ragione di temere. In realtà, hanno da temere perché da lui personalmente minacciati. Sono minacciati i giornalisti indisciplinati («Questo resterà come una macchia sulla sua carriera», sono le parole di un capo di governo che si è sentito troppo assillato in tv). Hanno da temere gli industriali fastidiosi (l'imprenditore che sostiene la sinistra «deve avere molti scheletri nell'armadio»). Le frasi allusive si tramutano in avvertimenti, ed è tale metamorfosi che fa della paura una spada.
(Barbara Spinelli, Stampa 26-3)

sabato, marzo 25, 2006

RESISTENZA - 25/3/06

MANIFESTO 25-3
Corsivo
Eletto-choc
Alessandro Robecchi
Un attentanto prima delle elezioni non ci sarà, perché favorirebbe la Cdl. Lo da detto il ministro della giustizia. Insomma niente bombe, morti, feriti. Castelli sembra sinceramente dispiaciuto.
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RARA PERLA RIFORMISTA
Condizionare i rapporti tra l'Italia e gli Usa alle sorti del governo Berlusconi è un errore madornale. Ed è quello che purtroppo l'amministrazione Usa sta facendo.
(Emanuele Macaluso, Il Riformista 25-3)
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CITAZIONE
Berlusconi chiede aiuto a Bush e Bush grida: attenti alla sinistra!
Della serie: ridateci Gedda. Ridateci i suoi comitati civici, quelli che nel ’48, dopo il viaggio di De Gasperi a Washington, avevano i forzieri pieni di dollari. Che spesero per «convincere» gli elettori a votare la Dc, contro il pericolo rosso. E li spesero utilmente per i loro «committenti». Ridateci Luigi Gedda, allora. Nel ’48 erano più seri. Americani e destre nostrane.
(Stefano Bocconetti, Liberazione 25-3)
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REPUBBLICA on-line 25-4
A Bruxelles nuova dèbacle di Berlusconi
Non ha mai preso la parola durante il summit
di ANDREA BONANNI
HA PROVATO a mettersi a capo di un "pronunciamento" dei governi liberisti contro la Francia. Ma ha dovuto ritirare la lettera già preparata perché nessun leader europeo, pur d'accordo sui contenuti, vuole mettere la propria firma accanto alla sua.
Così, dopo aver chiesto a gran voce che il summit dei capi di stato e di governo si concentrasse sulla sua campagna anti-protezionista, Silvio Berlusconi ha lasciato Bruxelles senza aver preso neppure una volta la parola.
In questo modo ha lasciato campo libero allo "show" finale del presidente francese che si è atteggiato a trionfatore del vertice e si è perfino permesso di insultarlo indirettamente parlando di "osservatori superficiali e malintenzionati", di leader "che avrebbero bisogno di andare a scuola" e di "venditori ambulanti". Il bilancio politico e di immagine dell'ultimo vertice europeo di questo governo non avrebbe potuto essere più disastroso.
(versione ridotta)
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L'UNITA' on-line 25-3
BANNER
Il Caimano secondo il suo inventore. «Attraverso l’ipnosi televisiva comanda masse stupefatte; forte dei quarantamila miliardi moltiplicati nei cinque anni al governo compra tutto, dalle case editrici ai favori giudiziari; la sua forza sta nel non pensare; il pensiero semina dubbi; lui punta dritto alla preda e l’inghiotte»
Franco Cordero la Repubblica 24 marzo
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Diario elettorale
Sabato 25 marzo
14 giorni al voto
Si riaccende l’allarme sul voto elettronico
Prodi si dice rassicurato da Pisanu
Non sembra proprio una sperimentazione ma qualcosa di più e di strano: il voto elettronico interesserà 11 milioni di elettori e guardacaso quattro regioni tra le più in bilico: Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna. Il ministro Pisanu minimizza e dice no a una commissione di garanzia: «In caso di contestazioni farà fede la scheda cartacea». Ma dopo le proteste della ds Magnolfi, gli articoli sulla stampa, il ds Giulietti chiede il ritiro dello strano”esperimento” e presenta un esposto al garante della privacy. Prodi rassicura: niente rischio brogli ma stiamo attenti.
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Venerdì 24 marzo
15 giorni al voto
Ciampi al premier: basta allarmismi e abbassate i toni
«Nessun motivo di particolare preoccupazione», tranquillizza il Capo dello Stato
Il Capo dello Stato mette punto alle speculazioni della destra sull’emergenza democratica e sugli allarmi americani. E dice che la campagna elettorale deve svolgersi con toni più moderati e incentrarsi su progetti concreti. Berlusconi vuole leggere nelle sue parole un richiamo alla sinistra. Ma tutta l’Unione applaude al presidente. Prodi precisa che non ha nessuna intenzione di aumentare le tasse. Intanto nelle sale esce il film di Nanni Moretti “Il Caimano” e la destra lo attacca.
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VISTO DA DESTRA
STAMPA 25-3
Berlusconi populista
Enzo Bettiza
…una demenziale deriva populistica, continuano a insistere alcuni. No, risponde l'acuto Bertinotti, c'è del metodo nell'apparente follia dell'ultimissimo Berlusconi che ha deciso di abbattersi sull'ordalia del 9 aprile con la pesantezza di "un grosso animale politico". Nei degeneri populismi occidentali (vedi Le Pen in Francia oppure, in misura minore, Bossi in Italia) c'è sempre un rapporto vero o virtuale con la violenza di massa. Questo, per la verità, non s'avverte nelle platee che applaudono il Cavaliere. Quel che s'avverte, che si sente soprattutto, è il rimbombo della violenza nei monologhi di un cavaliere solitario che si batte con metodo e astuzia per riconquistare il terreno perduto.


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MEDITAZIONE 25/3/06


L'UNITA' on-line 25-3
EDITORIALE

Il popolo del Caimano

di Antonio Padellaro
Nella parte finale del Caimano, Nanni Moretti è il premier che, processato e condannato a sette anni, si allontana carico di odio dentro un’auto nera mentre davanti al palazzo di Giustizia una folla inferocita, la sua gente, lancia bottiglie incendiarie contro i giudici e si accendono bagliori di rivolta. In questa scena una parte della critica ha visto un pessimismo eccessivo, quasi apocalittico sulle sorti del nostro paese. Ma il cuore politico del film (peraltro imperniato sui sentimenti privati e familiari della separazione e del disorientamento) è proprio lì, nella domanda che scaturisce da quel futuro visionario eppure così attuale. Cosa ci sta preparando Berlusconi? Cosa dobbiamo aspettarci ancora che non abbiamo già visto e subìto?
È un grande, minaccioso punto interrogativo che ci tiene tutti sospesi per l’oggi e per il domani. Riguarda, infatti, gli ultimi giorni di campagna elettorale pervasi dall’attesa di quel botto quasi preannunciato al Dipartimento di Stato Usa dal governo italiano. Impegnato come nessun altro governo che si ricordi a spargere incertezza e paura tra i cittadini. Né il problema Berlusconi potrà dirsi risolto a partire dal 10 aprile. Perché se rivince lui sarà la fine dell’Unione. Ma se vince l’Unione non sarà certo la fine di Berlusconi. Sicuramente, con la sconfitta verrà definitivamente raso al suolo ciò che resta della Casa delle Libertà. Fini, Casini e Bossi svincolati dalle alleanze e dagli accordi firmati dal notaio se ne andranno per strade diverse. C’è chi tornerà nelle osterie della Padania. Altri proveranno a riciclarsi nel centro del centro sinistra.
Ma allora che farà il Caimano? Il Masaniello miliardario che pigia sul pedale della demagogia e del populismo, che dà fuoco alle polveri della ribellione popolare, come sostiene l’ex leader Udc Marco Follini? O sarà il Cavaliere difensore dei piccoli e degli oppressi contro i grandi giornali, le grandi banche, i grandi imprenditori, i grandi intellettuali, i grandi programmi televisivi, i grandi magistrati, come scrive l’immaginifico Giuliano Ferrara?
E se anche così fosse, in fondo non sarebbero queste le due facce dello stesso personaggio? Di colui che non nella finzione cinematografica bensì nella cruda realtà giudiziaria ha ammonito i magistrati di Milano a non esagerare. Poiché se la legge è uguale per tutti si dà il caso che lui davanti alla legge si senta un po' più uguale in forza del consenso ricevuto dal popolo.
Già, il popolo di Forza Italia: quasi undici milioni di cittadini che il 13 maggio del 2001 lo portarono a palazzo Chigi praticamente sulle proprie spalle e che oggi se anche fossero ridotti di un terzo, come i sondaggi più realistici dicono, sarebbero pur sempre sette, otto milioni di persone. Pronte, come seralmente vediamo nei tg, a riempire di corsa interi teatri per osannare il leader e invocare malefici contro l’odiato nemico Prodi. Una parte cospicua del paese che è rimasta indefettibilmente berlusconiana (anzi di più) malgrado questi cinque anni di governo e l’immagine non certo commendevole agli occhi del resto del mondo che il premier ha dato di sé. Un’esperienza politica e umana che la maggior parte degli italiani giudica pessima e comunque non più ripetibile. Ma non questa minoranza di massa, combattiva, entusiasta che si sente consustanziale con il fondatore del partito e quasi unita a lui in una sorta di corpo mistico. Non la solita destra qualunquista e senza identità ma donne e uomini di ogni classe, ceto, mestiere e professione intimamente convinti che il capo dica il vero quando sostiene che il centrosinistra cova una irrimediabile vocazione illiberale e stalinista. Che gli autonomi incendiari di Milano sono oggettivamente alleati dell’Unione. Che una volta al potere la sinistra metterà gli artigli sui risparmi degli italiani e frugherà nei loro conti correnti. Che le cooperative rappresentano una sorta di associazione legalizzata per delinquere, in combutta con le amministrazioni rosse. Che le toghe anche esse rosse con le loro inchieste e le loro sentenze illegali e persecutorie nei confronti del presidente del Consiglio hanno cercato in tutti i modi di capovolgere il responso elettorale e di cancellare il consenso democratico.
Per la maggioranza di questi italiani Berlusconi è come lo descrive Ferrara. Un uomo immensamente ricco ma solo grazie alla sua intraprendenza e genialità. Simpatico. Generoso. Altruista. Familiare. Domestico. Bonario. Diffamato dai Moretti di turno perché il caimano mostruoso non esiste, come non esiste il suo sistema di consenso e di disciplina che avvolge gli altri animali nella rete della paura, del rispetto, della reverenza. Il capo amato di un’azienda. Uno che ha contro tutti ma non rinuncia alla sua missione impossibile di salvare l’Italia dal comunismo.
Se pure il Caimano coltiva pulsioni peroniste vogliamo pensare che nessuno, neppure egli riuscirà a iniettare nella testa di tante brave persone i germi del ribellismo. Non ci saranno molotov contro i palazzi di giustizia e la convivenza civile sarà assicurata. Ma se l’Unione andrà al governo non potrà ignorare l’esistenza di una parte della nazione così distante e ostile; e dovrà darsi molto da fare per suturare ferite, per sanare fratture, per riportare condivisione dove oggi regna la divisione. Altrimenti servirà a poco continuare a gridare contro l’onnipotente proprietario e la sua voracità; citare l’impressionante metafora coniata da Franco Cordero e diventata cinema. Così come l’imposizione di una vera e benvenuta legge sul conflitto d’interessi che lo costringa a scegliere tra l’impresa e la politica dovrà comunque fare i conti con una forza patrimoniale (e dunque un potere di pressione) valutata tra i venti e i trentamila miliardi. Si preannuncia un lavoro più lungo e profondo. Perché il caimano sopravvive finché dietro di sé ha un popolo.

venerdì, marzo 24, 2006

RESISTENZA - 24/3/06

MANIFESTO 24-3
Corsivo
Eletto-choc
Alessandro Robecchi
Wow! Siamo diventati importanti. Gli americani sono preoccupati. Speriamo che ci portino la democrazia!
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L'UNITA' on-line 24-3
Diario elettorale
Giovedì 23 marzo
16 giorni al voto
Violenza sul voto, gli Usa lanciano l'allarme terrorismo
Il premier gongola, Prodi: «È tutto partito da Roma»
Prodi chiama l'ambasciatore Usa per avere chiarimenti sul pericolo rosso per i cittadini americani in Italia che però smentisce: l'allarme terrorismo è partito da Roma . Il Dipartimento di Stato minimizza: è un atto dovuto. E per l'Intelligence italiana non ci sono novità. Ma Berlusconi insiste: «Intromissione indebita di Prodi in ambito americano, la sinistra è violenta».
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Mercoledì 22 marzo
17 giorni al voto
Violante ricorda al premier quel mafioso di Arcore,
Prodi alza la voce: basta disinformazione
Per Luciano Violante quel ragazzo che a Genova ha gridato al passaggio di Berlusconi “Viva Mangano!” aveva le sue buone ragioni: «D'altro canto Mangano era lo stalliere mafioso del Presidente del Consiglio. C'era un giro di mafia vicino a lui». Nervi scoperti, evidentemente. Il premier, allora, se la prende con «gli squadristi organizzati dalla sinistra» e apre un nuovo fronte, accusando Prodi di voler alzare le tasse su Cct e Bot. Replica il leader dell'Unione: «Tutto falso. Basta con questa campagna di disinformazione e mistificazione». E sulle contestazioni di Genova: «Gli insulti capitano in democrazia».
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Corsivo
L'equivoco del Caimano
di Bruno Ugolini
Scompiglio nel mondo del cinema. "IL Caimano" piace a Giuliano Ferrara e dispiace a qualche critico di sinistra. Il direttore del Tg2 Mauro Mazza ha detto che lui non ne vuole assolutamente parlare.
C'è il rischio terribile, infatti, che parlandone qualche spettatore ignaro sia influenzato, proprio alla vigilia delle elezioni e magari scopra che Berlusconi non è uno stinco di santo. Sarebbe come infrangere la par condicio. Non c'è, infatti, nelle sale un altro film, tipo "la Sogliola", con esplicita allusione a Romano Prodi.
Ma perché "Il Caimano" è piaciuto a Ferrara e non ad altri magari di sinistra? Come è potuto succedere? Forse Nanni Moretti è diventato un voltagabbana, ha cambiato cavallo, è passato dall'altra parte? Siamo in grado di affermare che si tratta di un colossale equivoco.
Quello che ha colpito l'attenzione e suscitato tanti dubbi contrastanti è il finale. Qui compare Moretti-Berlusconi in una scena tutta inventata. Le toghe rosse di Milano riescono, infatti, nella fantasia del regista, a processarlo. Un fatto eclatante. Non solo: lo condannano a qualche anno di galera e, soprattutto, all'interdizione dai pubblici uffici. Un vero e proprio colpo di scena. Tutti, a destra e a sinistra, si aspettavano che Moretti raccontasse di come il Cavaliere sia finora sempre abilmente sfuggito ai processi, magari facendoli cadere in prescrizione. Invece no: qui la sentenza di condanna c'è e sarà eseguita. Non è finita: appena il popolo italiano viene a sapere di questo indegno avvenimento, insorge. Mette a ferro e a fuoco il Paese. Sta con Lui, è come Lui.
Mirabile finale, a nostro parere. Se Moretti avesse raccontato la presumibile verità, ovverosia di un Berlusconi che perde le elezioni, sepolto dalle malefatte, avremmo avuto la rassicurante compiacenza del popolo di sinistra, l'ira tumultuosa del popolo di destra, magari l'intervento degli amici Bush e Putin insieme. Uno scandalo enorme. Altro che la sortita di Vicenza!
Troviamo invece di enorme efficacia la visione di un Cavaliere che tuona e solleva il popolo. E' il grande tribuno della plebe, quello che abbiamo visto appunto su tutti gli schermi, mentre aizzava gli industriali con voce possente, nonostante la sciatalgia. E' l'Uomo trasgressivo che infrange le regole del gioco e che piace tanto a Giuliano Ferrara. E' lo stesso che proclama (non nel film ma nella realtà) che siamo di fronte ad un'"emergenza democratica". Come se fosse alle porte il fascismo (pardon, il comunismo). Grazie Moretti, quel finale è l'unico che può far pensare anche gli indecisi.
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NOTA IN DISSENSO
Secondo me la tesi di Moretti è la seguente: Berlusconi non ha colpe – l’Italia è un paese di merda e lui non ne è che l’icona. Ecco perché Ferrara apprezza il Caimano.
Luciano Seno
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ITALIENI 24-3
Le ragioni di una sconfitta
Se Silvio Berlusconi dovesse perdere alle prossime elezioni, sarebbe molto facile ricollegare la sconfitta alla sua personalità esuberante e volgare, alla sua mancanza di senso etico, alle sue alleanze discutibili, magari anche al risveglio degli intellettuali italiani, colpevoli di essere rimasti troppo a lungo in silenzio. Ma con l'avvicinarsi del voto appare sempre più chiaro che se l'ipotesi di un'alternanza di governo dovesse diventare realtà, sarà per motivi più tradizionali: la crisi dell'economia italiana, che sta subendo gli effetti della globalizzazione e della concorrenza di paesi coma la Cina. Berlusconi sarà cacciato non per quello che è, ma per non aver saputo gestire le sfide legate al cambiamento di un'epoca.
Libération, Francia [in francese]
http://www.liberation.fr/page.php?Article=369557
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APRILEONLINE 24-3
EDITORIALE
Un’ombra sulle elezioni?
Renzo Butazzi
L’appello che alcuni esponenti dell’Unione rivolgono a Berlusconi di abbassare i toni della sua polemica e di riportare alla realtà i contenuti è giusto ma patetico. Egli ha tutto l’interesse ad alzarli e a formulare accuse false e basate su processi alle intenzioni. In questo modo cerca, quanto meno, di accendere un’ipoteca sui risultati elettorali, qualora non fossero di suo gradimento, e sulla politica dell’Unione se questa vincesse.
Ma c’è di peggio. Un paio di dichiarazioni gettano un’ombra allarmante sulle votazioni e gli scrutini. Prima ha parlato di probabili brogli (anche i presidenti di seggio e gli scrutatori sono tutti comunisti?), poi ha affermato che siamo in una situazione di emergenza democratica. Questa surreale affermazione mi sembra particolarmente grave, in quanto proviene da un presidente del consiglio che, in pratica, è proprietario del governo e dei suoi alleati. C’è da temere che il governo - tramite le solite “schegge impazzite”- metta in atto o favorisca provocazioni tali, per dimensioni e tempi, da giustificare le accuse di Berlusconi, con l’effetto di ritardare la consultazione elettorale o di invalidarne i risultati.
L’affermazione sull’emergenza democratica del nostro premier ha immediatamente avuto l’avallo indiretto del suo alleato di riferimento, che tutto sa e tutto controlla, (o almeno ci prova). Mi riferisco all’avvertimento di usare particolare cautela diffuso agli americani presenti in Italia dal Dipartimento di Stato, il quale ipotizza che, in questo periodo, manifestazioni anche pacifiche possano dar luogo ad atti di violenza. Secondo il nostro governo questa è un’avvertenza di “routine”, che il Dipartimento di Stato ha rivolto, nel corso degli anni, ai residenti americani in vari paesi, in momenti politicamente o socialmente delicati. Può darsi. Rimane il fatto che per la tesi di Berlusconi è un sostegno provvidenziale e lo aiuterà a drammatizzare ancor più l’attesa delle elezioni. Tanto da pensare che se quell’avvertimento non ci fosse stato, forse il nostro capo del governo o chi per lui l’avrebbe chiesto.
Ma se per caso non si trattasse di routine? Se davvero gli americani prevedessero incidenti? Che cosa sanno o che cosa preparano?
Speriamo che il presidente del Consiglio stia bluffando e che si arrivi a votare con tranquillità. Ma non basta, e non basta vincere. Dobbiamo assolutamente vincere con un margine che ci metta al riparo da qualunque genere di contestazione in malafede.
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MANIFESTO
Corsivo
Eletto-choc
ALESSANDRO ROBECCHI
Tragico battibecco tra gli intellettuali della destra, tra chi se la dà a gambe, chi cerca la bella morte e chi vuole andare a Salò pur di restare berlusconiano. Toni drammatici. Palpiti dannunziani. Oste! Un altro giro!
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CATENA DI SAN LIBERO # 325
Nibelungen.
Nella villa brianzola del signor B. c'e' pronto, come ognun sa, il suo mausoleo: contornato dalle tombe minori (gia' preparate) dei seguaci piu' intimi, per esempio Emilio Fede. Grande e invidiato onore, oggetto, ai bei tempi, d'una rispettosa gara fra i gerarchi. Ma adesso che la guerra va male e la resa dei conti s'avvicina, anche la programmazione diciamo cosi' funeraria non da' piu' sul faraonico ma sul nibelungo. L'idea sarebbe di sacrificare sul mausoleo del signor B. (mentre le armate bolsceviche gia' stringono i sobborghi) gli schiavi, i servi, le concubine, i nani, le ballerine e quant'altro; ultimo a sacrificarsi cosi' sarebbe Bondi. L'idea, per ragioni estetiche, non e' popolare fra i fedeli (oramai un po' infedeli) del Capo. Donde tradimenti, mugugni, incomprensioni e amarezze.
(riccardoorioles@gmail.com)
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MEDITAZIONE 24/3/06


L'UNITA' on-line 24-3
EDITORIALE

Il presidente zero

di Corrado Stajano
È davvero insopportabile questa campagna elettorale. Il premier che va all’assalto, urla, impreca, insulta, provoca litigi e baruffe è il miglior propagandista dell’Unione. Che, invece, cerca di spiegare il suo programma, parla dei problemi da risolvere, il lavoro, la casa, i conti pubblici e quelli della spesa, non nasconde le difficoltà del dopo in un Paese in crisi, diviso, da rimettere a posto.
Non fa neppure più ridere e neppure sorridere il premier con le sue smargiassate, le sue bugie, le sue vanterie. Assomiglia ai bambini che dicono no e poi no, puntano i piedi, stringono i piccoli pugni. Più che ira suscita malinconia. Nega l’evidenza, il bianco non è bianco, gli italiani in questi anni si sono arricchiti, il Paese è in crescita, e chi lo nega è un disfattista, uno che odia mamma e patria.
Ed è impagabile quando racconta della stima di cui l’Italia berlusconiana gode all’estero. Basta leggere i giornali stranieri per sapere che cosa si pensa veramente, di là dalle Alpi, di questo governo che ha provocato la caduta culturale e politica di una società, basta ascoltare quel che chiedono ansiosi gli amici europei su quanto è successo in Italia, tra giustizia e tv, soprattutto, preoccupati per l’esito delle elezioni.
I sondaggi quotidiani gli danno ogni giorno un colpo al cuore. La sua offensiva mediatica non è servita a molto. A danneggiare gli alleati, tutt’al più. Anche gli incerti, sembra, pendono dalla parte del centrosinistra. Non vuole crederci. Con tutto quello che ha fatto. Ed enumera come una mitragliatrice le migliaia di leggi del suo governo emanate per far grazia al popolo. Peccato che siano servite soltanto a se stesso, per i suoi affari di giustizia e di tv e abbiano mancato le promesse del famoso contratto con gli italiani preso tanto sul serio e abbiano reso infinitamente precario l’intero Paese.
L’uomo della crescita zero sembra uno di quei disperati che si aggrappano ai cornicioni delle case per attirare l’attenzione su se stessi e non si capisce se ce la fanno a mantenere la presa fin quando arriva il carro dei pompieri a tendere il telone di salvataggio: «Pazzia, non c’è che dire, ma non senza un metodo. Non volete scendere un po’ più a terra, mio signore?», dice Polonio al principe Amleto. (Nella traduzione di Eugenio Montale, Enrico Cederna editore, 1949).
Il governo Berlusconi ha scassato, o tentato di farlo, la struttura istituzionale del Paese con la legge che cancella 53 articoli della seconda parte della Costituzione sottoposta a referendum forse l’11 giugno prossimo, in concomitanza con i ballottaggi delle elezioni amministrative.
Quella revisione dissennata della somma Carta non è, come si può pensare, un’altra cosa rispetto alle elezioni politiche. È la legge più grave e pericolosa che sia stata approvata dal Parlamento nella XIV legislatura e rappresenta la prova del disprezzo della maggioranza berlusconiana nei confronti della minoranza inascoltata su un tema che dovrebbe coinvolgere tutta la comunità, e nei confronti della cultura giuridica nazionale contraria nella sua totalità con giudizi ben argomentati: quella legge deve entrare, più di quanto stia avvenendo, nella discussione preelettorale.
Ci attendono due settimane ansiogene. Perché la posta in gioco è più alta del solito: riguarda la dignità e la conservazione delle regole del Paese. E riguarda l’impossibilità di discutere seriamente di quel che in futuro si intende fare. La destra berlusconiana nega infatti i princìpi di una democrazia rispettosa degli altri.
Fa sorridere il ricordo di quanti rimbrottavano incattiviti quelli che venivano definiti i demonizzatori del premier. Forse, persino loro, acuti tattici di ambigua prudenza, hanno capito ora chi è il vero demone, di cui, tra l’altro, l’Unità è stata a lungo l’indifeso bersaglio. Dà un po’ di soddisfazione, invece, più che la fuga degli eterni trasformisti dalla barca che traballa, la confessione dei pentiti. Diego Della Valle, per esempio, che fu tra i fondatori e i finanziatori di Forza Italia e, con lui, gli industriali che a Parma, cinque anni fa, decretarono il trionfo del grande venditore e ora si sono resi conto, dallo sgonfiarsi dei portafogli, di quanto fosse malriposta la loro fede.
Le elezioni sono un test non soltanto politico. Servono a far capire i destini degli uomini in un certo tempo della vita, le loro passioni, i sentimenti, gli interessi, gli umori, le grandezze e le bassezze.
Storie di corruzione, di clientelismi, di scandali, di voti di scambio. Certe tornate elettorali segnarono il Novecento, come il 1948 e il 1994, la «discesa in campo» di Berlusconi. E ora? Cancellata la legge proporzionale con preferenza multipla alla fine della prima Repubblica, cancellato il maggioritario uninominale della seconda Repubblica, nasce ora - «una porcata», come l’ha definito il suo estensore e propugnatore, l’ex ministro Calderoli - il proporzionale con liste bloccate dove cambia del tutto il rapporto tra elettori, eletti, partiti. I quali decidono chi saranno gli eletti, secondo la collocazione nella lista. Gli elettori votano un simbolo, non più una persona in carne e ossa. Viene a mancare così quell’esile ponte tra governanti e governati. E vale ancora quel che scrisse Benedetto Croce: le elezioni vengono manovrate dall’alto ad opera delle «direzioni dei partiti che ne governano autoritariamente i rappresentanti, allontanando nelle rielezioni coloro che hanno dato segno d’indipendenza».