venerdì, maggio 19, 2006

RESISTENZA - 19/5/06

OK – piantiamola di inkazzarci e tiriamo a campare, se vinceva il Merda era certamente peggio, ma occhi aperti e niente sconti per nessuno. Noi che ci onoriamo del berlusconiano diploma di “komunisti” e “coglioni” continueremo a fare del nostro meglio per affossarlo del tutto e, fondamentalmente, precluderne il ritorno.
Luciano Seno
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MALATEMPORA MAGAZINE # 119
HABEMUS PRODI, E IL MOVIMENTO?
Al di là degli ovvi commenti sul nuovo governo fatto con il manuale Cencelli (scelte per appartenenza e non per merito, una delle sciagure italiane che va dai ministri all'ultimo ricercatore) e fragilissimo, vediamo quel che può aiutare, dal punto di vista del movimento.
1) All'economia va un uomo decente, che almeno ripulirà le furbate, le nequizie, le idiozie del commercialista Tremonti.
Al lavoro si spera che cercheranno di fermare per quanto si può la precarietà, piaga europea e crimine del profitto che vuole lavoratori 'cinesi'
2) Per scuola, sanità e ambiente dovrebbe bastare il buonsenso e un po’ di onestà.
Scuola non classista e non confessionale, sanità gratuita quando si può e tutela ambientale e della natura e delle bellezze della storia nostra.
Cosa che gli sciagurati predecessori non facevano, non erano capaci di fare, non volevano fare.
3) Interni ed esteri.
Agli interni c'è, come sappiamo, un apparato parafascista (vedi Genova) e agli esteri siamo sudditi sciocchi degli USA.
Non molto faranno lì, temiamo.
Commento generale, e conclusivo: non sono cime, i nostri ministri, ma almeno non sono malfattori, e sciagurati, e cafoni come gli altri, e qualcuno ci proverà, a far cose socialdemocratiche, a cominciare dallo stesso Prodi.
Se durerà un poco (2 anni sei mesi e un giorno, perché possano pigliare la pensione?) qualcosa in meglio, nel reale, ci potrà scappare, e il movimento che dal basso vedrà le sue liste civiche dal basso, potrebbe trovare un terreno meno paludoso sul quale lavorare.
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APRILEONLINE 19-5
EDITORIALE
Camillo ci guarda
Sarà dura riconciliare il Paese. Molte forze remano contro. In prima fila ci sono le alte sfere vaticane. Le gerarchie d’Oltretevere hanno esercitato le pressioni necessarie sugli interlocutori privilegiati nell’Unione, affinché i ministeri considerati strategici andassero ad esponenti della Margherita e dell’Udeur e non ad esponenti della sinistra. Così è stato. La Difesa ad Arturo Parisi, l’Istruzione a Giuseppe Fioroni, la Comunicazione a Paolo Gentiloni, la Famiglia a Rosy Bindi, la Giustizia a Clemente Mastella. Per il momento in Vaticano hanno pensato a tutelarsi. Da parte nostra, si spera che Bindi e Parisi possano dare più di un dispiacere a Sua Eminenza. Ma probabilmente quest'ultima non ne sarebbe turbata più di tanto. I tempi della Chiesa sono millenari. Un progetto come quello teocon può attendere una fase di transizione. Un governo di centrosinistra con i comunisti è considerato un male necessario. Intanto ci si prepara, assesta, compatta. Non ha fretta Camillo Ruini. Egli sa che dopo di lui ci sarà un altro che continuerà la sua opera.
Non a tutti è chiaro che la Chiesa - come istituzione, gerarchia - in questa partita mette in gioco la sua stessa esistenza. È una guerra esistenziale quella che ha ingaggiato contro il relativismo. Faranno il possibile e l’impossibile per ottenere ciò che vogliono: un’Europa che riconosca le radici cristiane e nuove generazioni di europei che tornino ad inginocchiarsi dinanzi al crocifisso. Ieri il papa ha ricevuto il premier polacco Kaziemerz Marcinkiewicz, filoamericano e leader del partito ultraconservatore Pis "Legge e Giustizia". Un alleato prezioso per la santa sede e per il governo di G.W.Bush.
In questo momento, Romano Prodi è il cattolico-laico da abbattere. Ci proveranno in tutti i modi. Magari aspetteranno un po’ all'inizio. Attenderanno che il professore aiutato dai comunisti risani i conti del Paese. Con i sindacati ed esponenti della sinistra nei ministeri del lavoro e dello sviluppo economico è più facile che i lavoratori accettino - ancora una volta - di sanare la crisi del Paese sulla propria pelle. La sinistra sa il rischio che corre. Sa che potrebbe non tornare al governo per i prossimi vent'anni in caso di fallimento. Occorre quindi restare uniti. E remare tutti compatti verso lo stesso obiettivo: governare bene.


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MEDITAZIONE 19/5/06


WWW.ASINISTRA.NET 19-5

Referendum costituzionale:

è ora di scuotersi

di Michele DI SCHIENA
Presidente onorario aggiunto Corte Cassazione
All'indomani del voto con il quale il 23 marzo del 2005 il Senato approvò la riforma costituzionale voluta da Berlusconi e da Bossi, il Cavaliere ebbe a fare la seguente dichiarazione: "Non capisco perché Prodi si lamenta. Se fosse sicuro di vincere le elezioni del 2006 dovrebbe rallegrarsi perché gli ho preparato un premierato fortissimo. Se se ne lamenta è segno che è sicuro di perdere". Una frase rivelatrice del retropensiero del leader di Forza Italia per il quale la riforma dello Statuto va valutata col metro del tornaconto personale in termini di potere. Una sortita che non lascia dubbi sugli obiettivi che Berlusconi si prefiggeva: la istituzione di una sorta di monarchia elettiva e la realizzazione – per dirla con Umberto Eco - di un regime "populista-mediatico" incentrato sulla persona del premier.
Ora, avendo invece il centrosinistra vinto le elezioni politiche dell'aprile scorso, è forse scongiurato il pericolo che possa essere portato ad attuazione siffatto disegno? Non di certo, perché il Cavaliere, contando anche sulla ristretta maggioranza di cui l'Unione dispone al Senato, punta con tutte le sue forze a far cadere quanto prima il governo Prodi e a riconquistare la maggioranza per tornare a Palazzo Chigi. Un progetto destabilizzante nel difficile momento che attraversa il Paese che c'è da augurarsi venga bloccato dal senso di responsabilità e dalla compattezza della maggioranza. Ma, quali che siano le chances che Berlusconi ha di tornare subito al governo, la riforma costituzionale costituisce comunque un pericolo per la nostra democrazia perché costruisce un assetto monistico del potere ed infligge un duro colpo ad un ordinamento costituzionale che assume come struttura portante della nostra democrazia il principio di uguaglianza e quello di universalità e inviolabilità dei diritti fondamentali. E sul versante del rapporto con gli altri Stati, non solo ripudia la guerra ma anche qualsiasi politica di dominio affermando il primato del diritto internazionale e puntando a fare del nostro Paese una "grande potenza di pace".
La riforma delle destre si muove invece in una opposta direzione perché attribuisce al premier poteri esorbitanti compreso quello di sciogliere a suo piacimento la Camera, disegna un governo personale del primo ministro non in linea col moderno costituzionalismo, rimuove la centralità del Parlamento rendendo anche farraginosa la produzione legislativa ed istituendo un Senato slegato da qualsiasi pur tenue rapporto di fiducia col governo, mortifica il ruolo del Presidente della Repubblica riducendone la funzione di garanzia, intacca l'autonomia della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura. Ma la riforma fa di più: subordinando nella sostanza la funzione legislativa del Parlamento ai voleri del premier, incide negativamente sulle libertà e sui diritti sanciti dalla prima parte della Costituzione, quella formalmente non toccata dalla riforma medesima. Ed è inoltre destinata a consolidare, centralizzando e personalizzando il potere, la non corretta interpretazione dell'articolo 11 dello Statuto utilizzata per mascherare con finalità umanitarie interventi armati del nostro Paese del tutto estranei all'ambito strettamente difensivo.
Va allora rilevato con amarezza che la crucialità per le sorti del Paese del prossimo referendum costituzionale non è stata adeguatamente colta dal centrosinistra durante la recente campagna elettorale e tarda ancora oggi ad essere appieno percepita. Certo è giusto che vi sia la dovuta attenzione alla elezione delle massime cariche dello Stato ed alla formazione del nuovo governo ma non dovrebbe sfuggire che nulla è più importante dell'impegno rivolto a scongiurare un esito del vicino referendum che possa aprire la strada a pericolose avventure. Il "popolo sovrano", fatto in prevalenza di cittadini senza privilegi e di lavoratori sempre meno tutelati, non ha alcun interesse a stravolgere il nostro ordinamento ma ha un interesse opposto, quello che la Costituzione venga finalmente applicata per promuovere uno sviluppo ispirato dalla giustizia e sorretto dalla solidarietà ed un progresso che non sia più insidiato dagli squilibri sociali e dai fenomeni degenerativi del recente e meno recente passato.
Mentre si avvicina il referendum le anestesie indotte dal berlusconismo per addormentare la reattività democratica contro la riforma costituzionale sono assai pericolose come è rischioso il prevedibile alternato ricorso dell'on.le Berlusconi a manovre destabilizzanti ed a strumentali aperture. C'è poi in certi quartieri alti del centrosinistra un torpore che può essere causa di irreparabili danni. E' allora tempo di scuotersi e di chiamare a raccolta tutte le forze democratiche, comprese quelle che a destra hanno accettato la devastante riforma "turandosi il naso".

giovedì, maggio 18, 2006

MEDITAZIONE INKAZZATA - 2

E POI DICE CHE UNO S’INKAZZA…

Ehi, gente, qua stiamo parlando di quello che dovrebbe essere il “nostro” governo.
Il Ministro per gli Affari Europei, per esempio.

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"Liberazione"
"Un uomo chiamato Emma"
di Nichi Vendola
Il lato maschile di Marco Pannella si chiama Emma Bonino.
Emma è un uomo di rara furbizia e di rocambolesco cinismo. Si veste come un monaco tibetano ma ragiona come un funzionario modello della CIA.
Milita da sempre, con trepidante fanatismo, sul fronte occidentale: laddove intreccia ghirlande di propaganda a favore dei diritti del mercato e del mercato dei diritti. Non disdegna, tale è la sua passione per i deboli, la compagnia degli hooligans del potere finanziario e degli ustascia di tutte le Croazie del mondo. Lui, il Bonino, ama la guerra condita con ironiche citazioni dei Mahatma Gandhi. Il quale è incolpevole della vomitevole strumentalizzazione radical-chic di chi, come Pannella, in quei tempi lontani avrebbe naturalmente tifato per il colonialismo britannico. Lui, oggi commissario della polizia europea predica la non violenza dei Mirage e dei B 52. Gli piacciono le stragi ornamentali e le carneficine umanitarie. Emma è un sacerdote dell'idillio atomico e dell'armonia occidentale, imposta con le buone o le cattive: o pax americana o riposini in pace nei camposanti balcanici o africani o di ogni meridione di questa Terra.
Emma si compiace nel farsi fotografare accanto a fanciulli ossuti e disperati: proprio quelli che sono così piccoli e così poveri e così straziati grazie ai suoi amici della NATO,
del Fondo monetario, della Banca mondiale. Non sei anche tu, carissimo Bonino, impegnato a consegnare al destino inappellabile del sottosviluppo e della espropriazione di
risorse, di vita, di futuro, milioni e milioni di bambini nati fuori dal campo dell'opulenza capitalistica?
Una vipera con la faccia di colombella, così è la nostra candidata quirinalizia, il nostro soldato Emma Bonino, l'uomo giusto al posto giusto. (Su quale sia il giusto posto ciascuno di noi potrebbe esprimere opinioni fantasiose). Nella storia della tarantella dei tarantolati, gli ex radicali entreranno, ballando e contorcendosi, da protagonisti assoluti. Magri, dietetici, apocalittici. Nacquero libertari e morirono liberisti. Furono in altri tempi scintille di trasgressione politica e culturale, oggi sono il lato "anticonformista" del
servilismo e dell'obbedienza di classe. Con l'elmetto in testa, con la tessera NATO in tasca, con il cuore nel portafoglio: come il colonnello Emma Bonino.
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Ed ecco di che si voleva occupare “il colonnello”

Nassiriya, quanto ci costi?
La missione italiana in Iraq è tanto «umanitaria» che all’Italia costa cento milioni di euro in spese militari ogni milione di euro di aiuti. Lo rivela il settimanale l’Espresso, in un’inchiesta che fa le pulci alla contabilità dell’operazione “Antica Babilonia”. «I conti mettono nudo la realtà che si vive a Nassiriya: non è una missione di pace ma una spedizione in zona di guerra». Finora infatti, documenta l’Espresso, sono stati stanziati 1.534 milioni di euro, poco meno di tremila miliardi di vecchie lire, per consegnare alla popolazione della provincia di Dhi-Qar poco più di 16 milioni di beni: una proporzione di cento a uno tra il costo del dispositivo militare e i beni distribuiti.
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E i baciapile?

I ministri di Sua Eminenza
Gli italiani speravano di constatare una svolta decisa in settori fondamentali come la Giustizia e l’Istruzione.
Non sono stati accontentati.
Al ministero di Via Arenula, per cinque anni regno dell’ingegner Castelli, (noto per le sue cravatte verdi e le sciocchezze sciorinate al TG1 ogni sera) è andato Mastella. E, come se non bastasse, a governare la scuola - generatrice grazie a Letizia Moratti di una controriforma stupida prima che reazionaria - è arrivato l’onorevole Fioroni noto per la sua fede clericale e per esser disposto a seguire, come il vicepremier Rutelli, i consigli di Ruini e della Cei. C’è da chiedersi perché.
Quanto a Fioroni, iscritto al comitato "Scienza e Vita", una sconfortante considerazione ci martella la mente da alcune ore: con lui è difficile sperare che la legge Moratti subisca anche solo qualche leggero ritocco. Un bel risultato non c’è che dire dopo tutte le attese maturate in questi anni.
(da APRILEONLINE 18-5)

mercoledì, maggio 17, 2006

MEDITAZIONE INKAZZATA

MEDITAZIONE
estemporanea, odontalgica ed interlocutoria

NON CI SIAMO

e

NON CI STIAMO

Noi siamo persone per bene, cioè quei “komunisti” tanto odiati dal Merda, quei “coglioni” che hanno votato Unione al solo scopo di mandarlo a fare nel culo.
E ci è andata buca: il Merda sopravvive più deleterio che mai e la sua quinquennale occupazione abusiva del governo trova perfino chi ne apprezza la stabilità e durata.
E noi persone per bene e bene intenzionate, invece, ci ritroviamo ad aver eletto un ircocervo composto, far l’altro, da una femmina guerrafondaia, da una “numeraria” dell’Opus Dei, da un vice-premier fighetto che lecca il culo ai preti, da un altro e più potente fighetto con barca miliardaria che l’altra settimana ha offerto al Merda un contratto di subaffitto del Quirinale, per non parlare del “professionista a contratto” di Bettino Craxi e del mercenario che da una vita fa l’impresario di “truppe mastellate” al miglior offerente.
NON CI STIAMO – LA RESISTENZA CONTINUA
senza sconti per nessuno.

Luciano Seno
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APRILEONLINE 17-5
Derubato
Vox
Il non-più-Presidente Berlusconi
Rivendica d'avere gli scudetti
Sottratti per palesi corruzioni
Di giudici di gara poco schietti.
"Non possono valer le prescrizioni
A carico di celebri fischietti!
Ci vogliono severe punizioni
Per arbitri e manager addetti!"
Per certi altri giudici corrotti,
Silvio non si mostrò così zelante,
Anzi usò esperti galeotti
(la bella coppia Previti-Squillante!).
Quando il ladro viene derubato
Riscopre la Giustizia dello Stato!

domenica, maggio 07, 2006

MEDITAZIONE ESTEMPORANEA

C@C@O DELLA DOMENICA
Previti e le tre ipotesi
di Jacopo Fo
Scusate, non ho capito bene cosa e' successo... Mia madre e' senatrice e Previti e' in prigione? Credo ci sia un errore... Non dovrebbe essere il contrario?
Ok, sto esagerando... Ma ammetterete che stanno succedendo strani eventi.
Previti non era intoccabile? C'e' da iniziare a sospettare che nonostante tutto la democrazia italiana funzioni: niente colpo di stato, niente colpo di mano elettorale... Hanno preso Provenzano, la Juve e' di nuovo nei pasticci. Ondata di arresti e incriminazioni tra finanzieri e politici... Sembra di essere tornati a Tangentopoli. E non e' ancora Natale!
No, gente, secondo me c'e' dietro qualche cosa...
Ipotesi 1
Quello finito a Rebibbia non e' Previti ma un sosia. Previti vive in una citta' sotterranea nascosta sotto la nuova collina che Silvio ha fatto costruire vicino a una delle sue ville sarde.Insieme a Previti, per tenergli compagnia, ci sono tutte le candidate a Miss Italia 2004 (ottima annata), quando non fanno sesso cantano l'inno di Forza Italia e riscrivono tutte le schede elettorali. Hanno quasi finito. Lunedi' 8, alle ore 19 in punto, chiederanno la riconta totale e si scoprira' che per l'Unione hanno votato solo in 13 (e uno non era Gesu').
Ipotesi 2
Previti non era un essere umano ma un saiborg, quindi di stare a Rebibbia non gliene importa niente. Durante il Governo di Silvio, nei sotterranei del Mausoleo di Arcore, hanno costruito milioni di saiborg di Previti. Quando scattera' l'ora x (lunedi' 8 maggio alle 19 esatte) prenderanno possesso di tutti i centri commerciali e i multisala e infileranno nella testa di tutti i cittadini il Sensore Auditel Totale. Dopodiche' ululeremo per avere la nostra razione quotidiana di Nesquik al sapore di alga sbirulina. E se non ce la danno saremo disposti a uccidere.
Ipotesi 3
Previti e' innocente. Quindi e' detenuto ingiustamente. Quindi noi siamo i cattivi e lui i buoni. Lunedi' 8, alle ore 19 (non un secondo di meno, non un secondo di piu') nuovi scottanti documenti verranno resi noti. Previti sara' liberato a furor di popolo e tutti coloro che hanno dubitato della sua onesta' dovranno farsi Roma-Ostia in ginocchio col capo cosparso di cenere. Intanto lui ascendera' al cielo copulando con Anna Falchi.
Quale ipotesi si rivelera' quella giusta? Lo sapremo solo vivendo.

giovedì, maggio 04, 2006

MEDITAZIONE - 4/5/06

REPUBBLICA SPACCATA?

NO, “MASCARIATA” (*)

“Berlusconi non ha colpe – l’Italia è in larga parte un paese di merda e il Merda non ne è che l’icona”.
Così, settimane fa, sintetizzavo la tesi del “Caimano” di Nanni Moretti.
Ora tesi e sintesi raccolgono l’autorevole conferma ed elaborazione di un sociologo di vaglia.
Luciano Seno
(*) “Mascariato”, nel gergo del folclore mafioso, è chiunque, a prescindere da reali o presunte responsabilità penali, sia “in odore di mafia” e come tale sia stato comunque additato alla pubblica opinione – praticamente la quasi totalità della borghesia e della classe politica di Sicilia.
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MANIFESTO 3-5
Marco Revelli: «Ecco cosa resta del berlusconismo»
Berlusconi non ha prodotto una nuova antropologia, l'ha sdoganata
Nel profondo metà paese rimane quello dei Caimani -- Anche se ora si respira meglio
Intervista a cura di Roberta Carlini
«Oggi è giusto festeggiare perché il Berlusconi politico se ne va. Ma il problema è capire cosa ci resta come zavorra del paese: non solo e non tanto nella politica, quanto nel carattere nazionale del quale Berlusconi è stato specchio, maschera e grande sdoganatore».
Nell'ultimo giorno del governo Berlusconi, parliamo con Marco Revelli, storico e sociologo, di quel resta e di quello che è cambiato nell'Italia del Caimano. In un arco di tempo che Revelli divide in due periodi: quello dello sdoganamento della ricchezza come valore, e quello della paura di perderla.
-- Quando dici che Berlusconi è un pezzo del carattere della nazione e non solo una parentesi politica, tracci un parallelo con i giudizi storici sul fascismo?
Sì, penso alla definizione di Gobetti sul fascismo come autobiografia e antropologia di una buona metà della nazione, come una delle forme che le tare storiche del carattere degli italiani hanno assunto. Partiamo dal momento dell'ascesa del berlusconismo, il '94; ripensiamo allo choc che tutti abbiamo provato quando questo partito istantaneo, appena quotato alla borsa della politica, si è rivelato subito maggioritario. Lì si vede chiaramente che Berlusconi non ha prodotto una nuova antropologia, l'ha sdoganata. Ha prestato la sua faccia a una parte dell'Italia che si credeva impresentabile e l'ha legittimata.
-- Non stai parlando di Fini e dell'ex-Msi, credo.
No. Il primo messaggio di Berlusconi fu molto semplice: ricco è bello, la ricchezza è un valore senza se e senza ma. E' la misura del proprio valore. Non c'è da vergognarsene, comunque sia stata guadagnata. Altre erano state le culture politiche della prima repubblica - almeno quelle pubbliche, al di là dei vizi privati. D'un colpo, quest'Italia barbara vede i suoi istinti animali esaltati come pubbliche virtù. Ricordo di aver letto con sorpresa un articolo sul Corriere nel quale Angelo Panebianco diceva che il merito di Berlusconi è nell'aver legittimato il capitalismo in Italia, al contrario della prima repubblica: mi colpì, perché il capitalismo, quello della grande fabbrica e dell'impresa pubblica, la prima repubblica l'aveva costituita. In realtà quel che Berlusconi legittimava era la ricchezza, non il capitalismo. Era uno specchio, lo specchio del grande ricco nel quale anche il piccolo ricco può trovare la giustificazione del proprio privilegio. E chi ricco non è, può aspirarvi, come i tanti che vanno sulle banchine di Porto Cervo per guardare i ricchi passare.
-- Quanto dura quel sogno?
Finisce quando si infrange sulle mancate promesse del turbo-capitalismo, quando si scopre che l'«arricchitevi» non funziona per tutti. Ma sulla crisi di quel sogno si inserisce il secondo Berlusconi, quello della «mors tua vita mea». Il messaggio cambia, diventa il «si salvi chi può», ossia: i tuoi frammenti di ricchezza li puoi salvare se non badi ai mezzi con cui li difendi.
-- Questo avviene quando nell'economia arriva la fase recessiva?
Certo, una fase in cui aumenta l'incertezza per tutti, e con essa la paura di una parte d'Italia non più sicura della propria ricchezza, che teme di tornare indietro, di tornare sotto la linea del galleggiamento ma non si rassegna a fare uno sforzo collettivo per uscirne. Anzi, il messaggio che Berlusconi interpreta e lancia allo stesso tempo è: individualmente ciascuno ce la può fare, in una lotta crudele per la sopravvivenza. La popolarità del discorso sulle tasse sta in questa logica di sopravvivenza individuale. Sulla scena politica, il «si salvi chi può» porta a qualsiasi mezzo, anche alla guerra ai propri alleati. Sulla scena sociale, mostra una lotta tra atomi predatori che non tollerano più nessun «noi»: qualsiasi processo collettivo viene vissuto come limite alla libertà personale.
-- In tutte e due le fasi, pensi che l'operazione di Berlusconi sia stata solo quella di «metterci la faccia»? Ha solo assecondato una tendenza?
Dai luoghi del potere, ne è diventato anche un formidabile acceleratore. Come dicevo prima, ha sdoganato un'Italia che prima non si presentava. Ne è diventato banditore e le ha fatto conquistare pezzi di insediamento sociale che prima non le appartenevano: c'è stata un'Italia povera conquistata da questo discorso.
-- La conquista, iniziata nel Nord, lì è stata mantenuta, come mostra il voto. Come spieghi l'arroccamento del Nord sul berlusconismo?
Perché lì il processo di individualizzazione è andato più avanti, con le trasformazioni della produzione tipiche della modernità, dove convivono residui del fordismo con capitalismi personali e delocalizzazioni. Dove gli «istinti animali» del capitalismo sono entrati nella realtà delle relazioni interpersonali.
-- Come agirà su questo scenario il cambiamento politico? In altre parole, con la caduta di Berlusconi entra in crisi anche la metà del paese che in lui si rispecchia?
Ormai il cambiamento è avvenuto, e nel profondo. E' una mutazione antropologica e non politica. Il cambio di gestione rende più respirabile l'aria nello spazio pubblico, ma l'autobiografia prosegue, perché la crisi della dimensione del «noi» non riguarda solo i Caimani, ma anche la buona società del centrosinistra e un pezzo del suo ceto politico che ha la tentazione di usare gli stessi codici, fare appello alle stesse pulsioni. Quel che è successo è il sintomo di una società completamente malata: e l'Italia non è nuova a queste malattie, in passato purtroppo le cure e gli anticorpi li ha trovati solo nelle catastrofi. Se vogliamo pensare e sperare in una via d'uscita meno tragica, a una nuova ricostruzione etica, non resta che un lavoro nei territori con un'alternativa di pratica e stile di vita. Uscire dal Grande Fratello, per ritrovare un po' di realtà. E sobrietà.

lunedì, maggio 01, 2006

APPUNTINO - 1/5/06

REPUBBLICA on-line 1-5
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
L'intenditore
"Al Senato abbiamo assistito a uno spettacolo indecente e a un immondo mercato dei voti da parte del centrosinistra."
(Silvio Berlusconi, la Repubblica, 30 aprile 2006)
"Il governo ha ottenuto la fiducia anche grazie all'atteggiamento di alcuni Popolari. Lo avevamo annunciato pubblicamente dentro e fuori gli organi di partito, anche se confermiamo il nostro ruolo di oppositori. Al tempo stesso, però, volevamo consentire a questo governo di passare'. E' quanto ha affermato Luigi Grillo, uno dei senatori del Ppi che si sono assentati dall'aula al momento del voto. In una lettera al presidente del gruppo Nicola Mancino, Grillo, Zanoletti e Cusumano hanno spiegato, prima della votazione, perché non avrebbero seguito l'indicazione del partito."
(Ansa, 18 maggio 1994)
"Il senatore di Forza Italia Luigi Grillo è il relatore alla commissione Bilancio del Senato del documento di programmazione economica del governo Berlusconi."
(Ansa, 2 agosto 1994)
"Alberto Michelini e gli altri tre deputati usciti da Patto Segni, Ernesto Stajano, Siciliani e Tremonti, voteranno la fiducia al governo Berlusconi domani alla Camera. Lo ha riferito lo stesso Michelini, conversando con un giornalista a Montecitorio. Michelini ha ricordato che Giulio Tremonti è membro dell'esecutivo."
(Ansa, 19 maggio 1994)