domenica, febbraio 25, 2007

MEDITAZIONE - 25/2/07

LA RI-FIDUCIA…

UN “SOVVERSIVO”

LA VEDE COSI’

Il qui citato è dei “nostri”, cioè una persona per bene che come noi si onora delle qualifiche di “komunista” e “koglione” attribuiteci da Berlusconi.
Luciano Seno
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www.bernardini.com 25-2
Ecco il programma che io ho votato:
L´Italia deve essere protagonista di questo processo. Per affrontare i problemi che derivano dall´assetto unipolare del mondo dobbiamo puntare ad una difesa europea autonoma, pur se sempre in rapporto con l´Alleanza Atlantica, che sta profondamente cambiando.
Ecco il programma che ha il costituendo governo, che io non ho votato:
Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan.
Sfido chiunque a dimostrarmi che sia la stessa cosa.
Mark Bernardini

venerdì, febbraio 23, 2007

MEDITAZIONE - 23/2/07

UN “RIFORMISTA”

LA VEDE COSÌ

Magari un è po’ troppo “moderato” per i miei gusti…
Ma se non altro è una persona per bene che ha le idee chiare a proposito di Berlusconi… un po’ meno circa i “Polli di Renzo”…

Luciano Seno
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C@C@O 23-7
Da Jacopofo.com, scritto mercoledì 21, alle ore 18.00.
Il governo Prodi rischia di cadere. Sarebbe un disastro. Facciamo qualche cosa!
Il governo è stato battuto al Senato nella votazione di oggi pomeriggio.
Crisi di governo?
Sinceramente sono sgomento.
Se il governo Prodi cadrà, registreremo un secco arretramento della situazione italiana. Prodi è l'unico che in questo momento possa tenere insieme una barca con un minimo (indispensabile) di intenzione riformatrice.
Qualunque alternativa mi fa paura. Per non parlare della possibilità di dover rivotare con forti probabilità di una vittoria della destra.
Questa situazione è la prova di quanto sia difficile in Italia anche un tenue percorso riformista. Il blocco sociale dei berlusconi e dei berluschini, delle corporazioni dei farmacisti e dei notai è incazzato nero e reclama il ritorno del partito dei condoni e dell'evasione fiscale.
E se è vero che il governo ha approvato leggi infami come l'indulto è anche vero che mai prima d'ora erano state spuntate le unghie agli interessi dei potenti. E la battaglia accanita sulla questione del solare o contro il condono di massa per i funzionari corrotti, con mani misteriose e notturne che intervengono a correggere il testo della legge, dimostrano quanto forte sia il partito dei Grandi Interessi.
Sicuramente se si dovesse ritornare indietro a un governo berluschino o post democristiano (fuori Rifondazione, dentro Casini) sarebbe un grande colpo, concretamente, per gli interessi dei cittadini. Se non ci liberiamo adesso dei mille balzelli dei furbi, almeno dei più allucinanti, quanto dovremo poi aspettare ancora?
Invito tutti a pensarci.
Sarebbe il caso di mobilitarsi adesso. Far sentire ai partiti del governo che abbiamo scelto Prodi alle primarie e che vogliamo che lui resti al suo posto. Con tutti i suoi limiti, rimane ancora il meglio possibile.
E chi è preso da smanie massimaliste ci pensi due volte: veramente vuoi rischiare altri 5 anni di Silvio il Terribile?
Altri 5 anni senza una riforma della giustizia che la faccia funzionare, con persino i soldi per le fotocopie che mancano.
Altri 5 anni di orgia di abusi, di leggi scritte apposta per gli amici, di condoni, incoraggiamenti pubblici agli evasori e battute sui froci?
ALTRI 5 ANNI COSÌ CI PORTEREBBERO A UNA SITUAZIONE ECONOMICA E CIVILE DA DITTATURA SUDAMERICANA.
Ed è da sottolineare che, come ha detto Cossiga, che ci tiene a precisare che lui è quello con la K, Prodi non ha nessun obbligo costituzionale di dimettersi solo perché ha perso una votazione.
Ma intorno gli stanno già cantando il funerale. È un'operazione di marketing ben orchestrata (impiegheremo tempo a capire cosa è successo dietro le quinte.)
Scriviamo ai giornali. Al governo, alle segreterie dei partiti. Inventiamoci qualche cosa subito.
PRODI RESISTI!
NON FARTI SALTARE I NERVI.
Ancora una volta la parola d'ordine è
RESISTERE!
RESISTERE!
RESISTERE!
Intanto invia una mail a Romano Prodi!
vai qui: http://www.romanoprodi.it/contatti/caro_romano.html
Io gli ho inviato questo testo:
Caro Romano,
resisti!
Non dimetterti o ci ribecchiamo altri 5 anni di pastette!
Sei l'unica speranza per iniziare a scardinare il potere delle corporazioni e dei salotti buoni e razionalizzare il sistema Italia. L'unico che può ancora riuscire a ottenere una mediazione.
Usa la base! Lancia un appello ai tuoi elettori. Ti hanno scelto in 4 milioni. Hai molto più sostegno popolare di quel che credi.
Per leggere i commenti degli altri lettori
http://www.jacopofo.com/?q=node/2693
JACOPO FO
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MENTRE DA FUORI LA VEDONO COSI'...

ITALIENI 23-2
Prodi è morto, viva Prodi
Romano Prodi aveva sognato di ripetere l'impresa del suo predecessore: guidare il governo per cinque anni. Probabilmente non ci riuscirà neanche se dopo le interminabili consultazioni il presidente della repubblica gli affiderà un nuovo incarico. Infatti, tutto fa pensare che un governo Prodi bis sarebbe fragile quanto quello appena caduto, per soli due voti, sulla questione del mantenimento delle truppe in Afghanistan. Le crisi politiche italiane sfidano ogni pronostico. La cosa più probabile è che Prodi sia il successore di se stesso, perché i partiti del centrosinistra faranno marcia indietro di fronte al rischio di elezioni anticipate. Per i partner europei dell'Italia sarebbe una buona notizia.
Le Monde, Francia [in francese]
http://www.lemonde.fr/web/article/0,1-0@2-
3232,36-875015@51-864240,0.html

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Pasta and fries
La crisi che ha portato alle dimissioni di Romano Prodi dimostra quanto può essere pericoloso per un esecutivo europeo appoggiare l'amministrazione americana di George W. Bush. Mentre Tony Blair, il più fedele alleato di Bush, annunciava il ritiro delle truppe britanniche dall'Iraq, il presidente del consiglio italiano è stato umiliato in un cruciale voto sull'impegno italiano in Afghanistan. La crisi, anche se portasse a un nuovo governo Prodi, solleva grandi dubbi sulla capacità di un centrosinistra umiliato e disorientato di far passare i cambiamenti dolorosi di cui l'Italia ha bisogno.
The Economist, Gran Bretagna [in inglese]
http://www.economist.com/world/europe/
displaystory.cfm?story_id=E1_RSQGQTT

giovedì, febbraio 22, 2007

RESISTENZA - 22/2/07

MANIFESTO 22-2
Un brutto pasticcio
Credevamo di essere nelle mani di Pallaro, l'italiano all'estero che fa il lobbista. Simbolo di un nuovo trasformismo basato sugli affari privati. Invece siamo finiti nelle mani di Andreotti, Pininfarina e Cossiga: Vaticano, Confindustria e Usa uniti in una rinata comunità d'interessi…
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APRILEONLINE 22-2
I poteri forti e il "governissimo"
Siamo in presenza dell'affondo su un progetto in campo sin dall'insediamento del governo. Un progetto che tradisce il mandato dato dagli elettori al centrosinistra e a Prodi per governare 5 anni. Già si muovono gli avvoltoi, già si sentono voci a favore delle larghe intese
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REPUBBLICA on-line 22-2
Titoli
Crisi di governo, via alle consultazioni
L'Ulivo: sì all'entrata di singoli cdl
Il premier si dimette dopo la sconfitta al Senato sulla politica estera
Ipotesi reincarico per il Professore: "Adesso accordo blindato".
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Berlusconi: "Vadano a casa"
Casini frena: "Serve una tregua"
FI e An in piazza a Milano e Roma. Ma il leader Udc: "Prodi non è autosufficiente, ma nessuno lo sarebbe. Sediamoci a un tavolo e individuiamo alcuni punti"
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L'UNITA' on-line 22-2
Sommari di I pag.
Quirinale, al via le consultazioni
Fassino: «Piena fiducia a Prodi»

Intanto il leader dell'Udc Pierferdinando Casini propone una «tregua» e una discussione con il centrosinistra. Anche Verdi, Pdci e Prc chiedono con insistenza un Prodi bis. No alle larghe intese dall'Udeur di Mastella
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USA puntano il dito su Dico e Afghanistan
Gli Stati Uniti e il Vaticano sono stati indicati come i burattinai che dietro le quinte hanno manovrato i fili ieri per far inciampare Prodi nella trappola tesa dai senatori a vita. Chiamati in causa, cosa dicono? Il quotidiano dei vescovi l'Avvenire fa "outing" e nell'editoriale mette sul piatto i Dico: «da rivedere». Da Washington Burns, terza carica del Dipartimento di Stato, fa sapere oggi: «Speriamo che l'Italia ci voglia aiutare in Afghanistan perché abbiamo bisogno di vedere un più forte impegno da parte degli alleati europei in termini di truppe, fondi, mezzi». D'Alema gli aveva risposto no.
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BRILLANTE OPERAZIONE DELL’OPUS DEI
Luciano Seno
Due o tre cattolici di provata fede si defilano con trasparenti pretesti e lasciano il cerino in mano ad un paio di Carneade di estrema sinistra. Il gioco è fatto. Avvertita tutta la classe politica: il pensiero unico clerico-fascista di Lorsignori deve prendere il posto di quella “liberal-democrazia” che non riescono ad imporre nemmeno a cannonate. Questo governicchio raffazzonato l’hanno fatto fuori perché, anche se solo a chiacchiere e mai coi fatti, si permetteva di mettere in discussione la loro operazione globale di largo respiro.
E al nostro livello provinciale, hanno buon gioco: Berlusconi potrebbe anche ritirarsi a vita privata domani, ma il suo ultradecennale lavoro clerico-fascista resta in eredità all’Opus Dei, perché noi persone per bene avremo da fare i conti con i danni suoi e dei di lui sodali per molti e molti anni ancora. Come dice oggi Michele Serra, “Un bell'applauso ai Cavalieri dell'Ideale: tanto, se tornano Berlusconi e Calderoli, per loro cosa cambia?”
Cinque anni di sfaceli, tredici anni di politica stile reality show hanno lasciato sul terreno circa venti milioni di italiani oramai arruolati nell'esercito dei berluscones. Sono quei venti milioni che l'hanno ri-votato alle ultime elezioni, tra cui si annoverano i due milioni che lo hanno seguito a Roma tra slogan deliranti e saluti romani, e le decine di migliaia che fanno schizzare verso l'alto le vendite dei giornali padronali dediti per vocazione alla menzogna e alla mistificazione della realtà.
Ma il danno più grosso di Berlusconi è sicuramente – e ovviamente – il berlusconismo: il nuovo fascismo rosa a pois neri che lui per primo ha portato in Italia con le sue televisioni-immondezzaio, che ha ammazzato un paese in nome di idioti e inutili idoli virtuali, e che ha prodotto un paese senza più un briciolo di coscienza civica e storica né tanto meno una minima cultura di base. Sono i milioni di italiani che si scannano in casa per il possesso del telecomando, che inseguono gli ultimi modelli di cellulare incolonnati in fila indiana dentro SUV giganteschi pensati per chilometri di deserto e condotti su pochi metri d'asfalto metropolitano. Un popolo lobotomizzato facile da addomesticare. Sarà duro (possibile?), anche dopo l'uscita di scena di Berlusconi, riparare questo danno.

sabato, febbraio 17, 2007

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 17/2/07

EDUARDO DOCET

“Gli esami non finiscono mai…”
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APRILEONLINE 17-2
Sme, Berlusconi mandato in appello
Alessandro Chiappetta
Il processo La Cassazione ha dichiarato nulla l’ordinanza con cui si impediva ai pm di impugnare la sentenza di prescrizione per l’ex premier, conseguenza diretta della legge Pecorella. Per la vicenda di corruzione ai giudici romani, il leader di FI tornerà presto in aula. Ma lui si difende: “Si vogliono sprecare i soldi dei contribuenti”
Silvio Berlusconi verrà processato in appello per la vicenda Sme. E' questa la decisione dei giudici della sesta sezione penale della Cassazione, presieduta da Giorgio Lattanzi, che hanno annullato l'ordinanza dello scorso aprile con cui i giudici milanesi avevano certificato l'inammissibilità dell'appello proposto dalla procura contro la sentenza di primo grado, che aveva visto l'ex premier prosciolto in primo grado.
La suprema corte ha di fatto dichiarato illegittima la legge Pecorella, quella che impediva ai pubblici ministeri di ricorrere in appello contro le sentenze di assoluzione in primo grado.
Inammissibile anche il ricorso di Berlusconi di costituirsi parte civile, nonché quello di illegittimità costituzionale. Il leader di Forza Italia dovrà presentarsi davanti ai giudici per rispondere delle accuse di aver influenzato la sentenza civile Sme, in cui il 10 dicembre 2004 fu assolto con formule diverse.
L'unico ricorso dichiarato ammissibile è quello della parte civile, per il quale il processo è da considerarsi già iniziato e dunque sottoponibile alle nuove norme sui tempi di prescrizione.
L'esito del processo non è comunque da considerarsi scontato, perché la prescrizione è legata soltanto alle attenuanti generiche riconosciute in primo grado, che potrebbero non essere concesse in appello.
L'ex premier non è parso sorpreso del pronunciamento della Corte, dichiarandosi però certo che "tutto si risolverà con un nulla di fatto", e che "le accuse sono assolutamente infondate". Il solito disco a cui ha aggiunto la convinzione che "si vogliono buttare via i soldi dei contribuenti".
(versione ridotta)
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MEDITAZIONE 17/2/07

VICENZA?
Questi la vedono così…

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Federazione Anarchica Italiana – FAI – 17-2
Guerra, terrorismo e strategia della tensione
Seguendo una prassi consolidata da alcuni decenni, la classe dirigente di questo paese ricorre alla minaccia del terrorismo per occultare le contraddizioni esplose al proprio interno e condizionare in chiave autoritaria e repressiva la vita politica e sociale.
Perennemente aperto e pronto all'occorrenza sulle scrivanie del Viminale, delle procure e delle questure di tutta Italia, il faldone relativo alle Brigate Rosse viene tirato fuori al momento giusto attraverso puntuali e spettacolari operazioni di polizia: un modo efficace per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai nodi strutturali dell'Italia di oggi che chi detiene il potere non è capace di affrontare.
Ci sembra indicativo, infatti, che i recenti arresti di Torino, Milano e Padova siano stati eseguiti a pochi giorni dalla manifestazione di Vicenza contro l'ampliamento della base militare USA Ederle 2 dando la stura a una volgare criminalizzazione politica e mediatica dai chiari intenti provocatori. Ancora una volta, secondo un copione assai collaudato, maggioranza e opposizione lanciano accorati appelli alla solidarietà e all'unità nazionale contro tutto ciò che si pone al di fuori dell'ordinamento statuale. In questa convulsa convergenza alla salvaguardia delle istituzioni è possibile buttare nel calderone dell'eversione tutto ciò che il potere non sa gestire: le mobilitazioni popolari contro la devastazione dei territori, le lotte contro il TAV, le lotte e le rivendicazioni dei lavoratori, le manifestazioni per la pace e le iniziative antimilitariste e tutti gli scenari in cui il conflitto sociale si esprime nella sua radicalità e nella sua immediatezza.
Ciò che si sta consumando in questi giorni è un vero e proprio attacco alla libertà di dissentire, una ennesima operazione di screditamento culturale del conflitto operata da una classe di governo che cerca di mantenere se stessa attraverso l'innalzamento della tensione. Nel respingere fermamente ogni tentativo degli apparati dello stato di soffocare l'opposizione sociale, noi difendiamo il valore delle esperienze di autorganizzazione e autogestione nelle lotte che si sono sviluppate ovunque in Italia per far fronte allo scempio che le istituzioni stanno facendo in ogni settore del vivere comune. Contro le nostalgie di chi vuole scientificamente un paese schiavo delle sue paure e del suo passato,
Noi guardiamo al futuro sostenendo attivamente - come abbiamo sempre fatto - le lotte sociali che migliaia di donne e uomini conducono apertamente e alla luce del sole per la giustizia sociale, la libertà e tutti i diritti fondamentali che vengono negati ogni giorno.

venerdì, febbraio 16, 2007

MEDITAZIONE - 16/2/07

PECCATORI… IN GALERA!
Il vero problema sta in quei parlamentari che prendono i voti da tutti gli elettori, credenti e non, etero o omo, ricchi e poveri, e poi, giurata fedeltà alla Costituzione, antepongono a questa le loro convenienze elettorali e clientelari mascherate da fedi religiose. E c'è anche di peggio: la "Quinta Colonna" clerico-fascista dell'Opus Dei infiltrata nella maggioranza...
Luciano Seno
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APRILEONLINE 16-2
Confondere il peccato con il reato
L'attuale classe dirigente in Curia, non riuscendo a evangelizzare le genti, "ricatta" i parlamentari, per varare leggi che costringano, a scanso di condanne civili e penali, a uniformare la propria vita privata ai dettami della Chiesa cattolica.

Paolo Giorgi
Basta con le ingerenze della Chiesa nella politica italiana, ingerenze di "inaudita gravità". "La Chiesa ha il dovere di parlare, non si può chiederle di tacere". Questo il clamoroso botta e risposta che ha visto contrapposti, nelle ultime 48 ore, da un lato un gruppo di intellettuali cattolici e dall'altro l'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede.
Una spaccatura ormai netta tra una larga fetta del mondo cattolico, che vive con disagio la stagione di aggressività politica della Chiesa ruiniana, di cui la questione ‘'Dico" è solo l'ultimo episodio, e la cittadella vaticana, per la verità tutt'altro che isolata ma anzi circondata da schiere di politici dalla dubbia religiosità e da quella parte di laicato più integralista e irreggimentato.
Non era di poco conto l'appello degli storici di mercoledì scorso, a partire dalla prima firma, quel Giuseppe Alberigo "padre" dell'Istituto di studi storici di Bologna dove si custodiscono e si studiano gli scritti, tra gli altri, di Giovanni XXIII e di Giuseppe Dossetti.
Non a caso, la classica Storia del Concilio scritta in più volumi proprio da Alberigo e dai suoi collaboratori è stata di fatto scavalcata da una versione più compiacente, molto più soft rispetto al grande evento conciliare, scritta da un vescovo (Agostino Marchetto) e presentata in pompa magna da Ruini in persona, che ha celebrato dopo la lettura "di parte" alberighiana "finalmente una storia di verità". Una polemica antica, dunque.
Cui prodest questo spingere le cose alle estreme conseguenze? Questa chiara violazione del Concordato, della laicità dello stato, che non ha precedenti in nessun altro paese del mondo? L'Osservatore va giù duro: "La Chiesa sulla famiglia ha il dovere di parlare. Chi vuole, ascolta. Ma non le si chieda di tacere".
Inutile ribadire che un conto è predicare, un conto lanciare strali e diktat rivolti non più ai fedeli ma ai politici stessi, che per Costituzione dovrebbero essere sciolti da ogni "vincolo di mandato", e semmai, aggiungiamo noi, dovrebbero rispondere agli elettori.
Ignorano, i vescovi della chiesa ruiniana (ma molti sono quelli che soffrono in silenzio, non avendo tutti il prestigio personale di Martini che ha velatamente criticato la deriva clericale, ottenendo in risposta un gelido silenzio da Oltretevere), che uno stato laico deve garantire la convivenza civile di tutti, lasciando ai singoli le scelte etiche, morali e religiose. Questa è precisamente al differenza con gli stati etici, se non teocratici, come quelli dell'Islam più radicale, paradossalmente esecrati dai tanti "teo-con" nostrani ma forse sotto sotto invidiati. Di Cristo si parla sempre meno, se è vera la testimonianza di un celebre porporato straniero, che raccontava come "in Vaticano si parli sempre del papa, nessuno che parli di Gesù.
L'ingerenza sulle leggi civili è intollerabile, confonde il peccato con il reato. Non riuscendo a evangelizzare le genti, la chiesa ruininan ricatta i parlamentari, per varare leggi che costringano, a scanso di condanne civili e penali, a uniformare la propria vita privata ai dettami della Chiesa cattolica.
(versione ridotta)

lunedì, febbraio 12, 2007

MEDITAZIONE - 12/2/07

GRANDE CENTRO
Lavori in corso

da WWW.CENTOMOVIMENTI.COM – 12-2
Casini esce allo scoperto e annuncia la svolta centrista
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini esce allo scoperto e - nel corso di un'intervista al quotidiano La Repubblica - chiede ai cattolici dei due schieramenti di pensare seriamente ad un'iniziativa comune che possa mettere fine ad un "bipolarismo che non funziona più".
"Le manovre neocentriste sono una necessità per il Paese - ha quindi dichiarato - molti lo hanno capito anche nel centrosinistra".
Casini ha lanciato dunque un appello al dialogo al numero uno della Margherita Francesco Rutelli ed al massimo esponente dell'Udeur Clemente Mastella. "A fare da spartiacque tra la attuale situazione ed una eventuale evoluzione verso equilibri neocentristi - ha ricordato - ci sono le elezioni europee".
Le reazioni dei cattolici dell'Unione non si è fatta attendere. Rutelli ha detto "sì al dialogo, ma no ad eventuali cambi di maggioranza", mentre il dielle Franco Monaco ha tagliato corto affermando: "Casini vaneggia".
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Mastella tra le braccia di Casini: sì al polo moderato
Il leader dell'Udeur Clemente Mastella si butta tra le braccia del numero uno dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che oggi per la prima volta ha apertamente parlato della possibilità di far nascere un terzo polo (ovviamente centrista) per lasciare fuori dal Governo gli estremisti dei due poli.
"Se cade il governo presieduto da Prodi facciamo il Polo moderato - ha dichiarato oggi il ministro della Giustizia - se cade l'Esecutivo ci saranno assetti politici diversi e sul campo ci sarà anche il neocentrismo. E' chiaro che non si tornerà all'attuale maggioranza. Io sono leale con Prodi, ma se la sinistra estrema vota contro l'Afghanistan per me cambia tutto".

sabato, febbraio 10, 2007

MEDITAZIONE - 10/2/07

UN DIO DI SINISTRA?
“,,,bisogna chiedersi se è ancora consentito credere in Dio e votare a sinistra.
Anche se bisognerebbe aggiungere un'ultima domanda: in quale Dio? Nella prima fase dell'era Ruini, era un Dio post-democristiano, comodo perché relativo, appagato dalla sua onnipotenza e affaticato dal suo declino. Nella seconda fase, quella della minoranza, è diventato un Dio italiano, in una sorta di via nazionale al cattolicesimo. Oggi, rischiano di farci incontrare un Dio di destra, e già solo dirlo sembra una bestemmia.

(Ezio Mauro, editoriale, Repubblica 7-2)
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RISPOSTA
Il saggio, se proprio ha bisogno di una fede, se ne sceglie una razionale e galileianamente verificabile. La fede cieca in un “Dio” tutto da dimostrare è il fondamento delle religioni come “instrumenta regni”, una roba per farabutti in malafede e “minus habentes” che mica se la sono inventata il Merda o il Pastore Tedesco, dura da millenni.
Luciano Seno

venerdì, febbraio 09, 2007

MEDITAZIONE - 9/2/07

GRANDE CENTRO
Lavori in corso

Chissà perché Lorsignori si agitano tanto da destra e da sinistra per superare l’anomalia Prodi? Perché c’è un’Italia da salvare nell’interesse di “quelli che contano”: quella che qui ampiamente si descrive. La grana di cui si parla -- 864 milioni di Euro -- tanto per dare un'idea, equivale a una ventina di finanziarie: circa 1.800 miliardi del "vecchio conio", come dice un comico della TV-trash del quale mi sfugge il nome...
Luciano Seno
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CORSERA 9-2
41 dipendenti fantasma, parcelle ad avvocati amici, bilancio su foglietti
Calabria, ambiente e il gioco di 864 milioni
Denunce e accuse nella relazione del commissario Antonio Ruggiero - Che ha lasciato
Gian Antonio Stella
ROMA — Credevano di giocare coi soldi finti del Monopoli, al Commissariato per l'Emergenza Ambientale in Calabria. Scrivevano su un foglietto: entrate. Su un altro: uscite. Fine. Senza «un bilancio vero e proprio». Senza una «documentazione giustificativa». Senza un controllo della Ragioneria. Hanno speso così, in otto anni, 864 milioni di euro
Lo dice la relazione finale, esplosiva, dell'ultimo commissario. Che se ne va con una chiusa amarissima: «E molto altro ancora potrebbe essere illustrato, se valesse la pena di raccontare, avendo tempo e modo. E soprattutto scopo». Questo è il punto: c'è ancora un senso, nel radiografare una situazione amministrativa di confine tra la sciatteria e la criminalità? La denuncia, 50 pagine da far ribollire il sangue, è stata mandata al premier Romano Prodi, al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, al governatore Agazio Loiero e al capo della protezione civile Guido Bertolaso. Ed è firmata da Antonio Ruggiero, un prefetto che da anni viene sbattuto qua e là per l'Italia a farsi carico delle situazioni più rognose. Come quella di Isola Capo Rizzuto, dove il comune era andato in bancarotta, un terzo dei dipendenti municipali aveva precedenti penali o era stato indagato, il 93% non pagava la tassa sui rifiuti, il 97% non pagava l'acqua, il 30% non pagava l'Ici ed erano abusive perfino alcune tombe di famiglia costruite a ridosso del cimitero. Insomma: stiamo parlando di un funzionario che dalle bombe ai tralicci in Alto Adige ai primi sbarchi di albanesi a Brindisi ne aveva viste tante. Come al Commissario per l'emergenza ambientale in Calabria, però, mai. O almeno così pare di capire dal rapporto con cui, dopo due mesi e mezzo, ricostruisce la sua esperienza alla guida dell'organismo voluto nel '97, dopo l'ennesima emergenza, per mettere ordine nel caos totale che in cui agonizzava il mondo dei depuratori, dei rifiuti, delle discariche. Sette capi ha avuto, in una manciata di anni, quel Commissariato. Quattro presidenti regionali e tre prefetti. Con proroghe su proroghe di poteri speciali usati, stando anche all'inchiesta giudiziaria intitolata a «Poseidone», malissimo. Al punto che un anno e mezzo fa, tra i numerosi indagati per una serie di reati che vanno dalla truffa aggravata all'abuso d'ufficio, finì anche l'ex governatore Giuseppe Chiaravalloti. «Avete rilevato interessi di politici nazionali nella vicenda?», chiesero i membri della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ai giudici titolari delle indagini, Salvatore Murone, Isabella De Angelis e Luigi de Magistris. La risposta dei giudici fu eloquente: «Prima di rispondere vorremmo disattivaste il circuito audio-visivo interno».
Come finirà l'iter processuale si vedrà. Ma il rapporto di Ruggiero, al di là degli aspetti penali, dice già tutto. Dal 1998 al 2006 il Commissariato figura aver avuto entrate complessive per 692 milioni e mezzo di euro e uscite per quasi 645 milioni, tanto che al passaggio di consegne fu detto al nuovo commissario, con una «certificazione da parte della Tesoreria provinciale dello Stato» ( sic) che c'era perfino un saldo di cassa di 45 milioni di euro. Una bufala: neanche il tempo di metter mano ai conti e saltava fuori «una pesante situazione debitoria»: oltre 223 milioni. Che non figuravano «né nei vari passaggi di consegne né nelle precedenti rendicontazioni». Possibile che non se ne fossero accorti? Ma certo che se n'erano accorti. Solo che tutto era stato occultato in una inestricabile selva contabile. «Lo scrivente ha rilevato la mancanza di un bilancio vero e proprio e la distinzione delle somme in soli tre capitoli di contabilità speciale che rende oltremodo difficoltosa la verifica dell'andamento delle spese relative ad ogni singolo intervento, perché di fatto la gestione delle suddette contabilità è tipo conto corrente finalizzato», accusa il prefetto, ricordando di aver denunciato tutto alla Corte dei Conti. Per capirci, c'erano solo dei «foglietti»: di qua le entrate, di là le uscite. Fine. Si trattava di «emergenze», perché tener nota di tutto? Le «emergenze» sono «emergenze», no? Lo dice la parola stessa... Ed ecco centinaia di migliaia di euro (quanti? «Non siamo ancora riusciti a fare le somme») dati ad avvocati amici infischiandosene della regola che ogni vertenza doveva essere passata all'Avvocatura dello Stato. Ecco i buchi nel bilancio lasciato dai comuni calabresi in larghissima maggioranza riottosi a pagare al Commissariato quanto dovevano per la gestione dei deputatori dato che nessuno di fatto chiedeva loro i soldi, parzialmente recuperati solo adesso con la creazione di 127 commissari ad acta che sono riusciti a rastrellare in 127 comuni 21 milioni di euro mai versati.
Ecco la scoperta che «il programma di elaborazione dei dati contabili» è di fatto inutilizzabile e non ha neppure un contratto di assistenza: anzi, non si trova più manco il «carteggio relativo al contratto a suo tempo stipulato». Ecco infine i ritardi dovuti a una prassi burocratica che, nel casino totale di competenze e priorità, era «sostanzialmente finalizzata a ritardare tutto il ritardabile». Insomma, un disordine tale che nel settore dei rifiuti (che vede la Calabria buttare in discarica ancora il 50% della spazzatura!) «non si è ancora riusciti ad accertare una situazione complessiva e analitica dei debiti pregressi delle gestioni precedenti sulle quali non esiste una contabilità sistematica, né relazioni tecnico-economiche». Per non dire del personale. Oltre ai 64 dipendenti in organico, compresi contrattisti ed esperti, il prefetto ha scoperto che c'erano a carico del commissariato 41 fantasmi di cui non sapeva assolutamente nulla. Mai visti in faccia. Mai impegnati in una pratica. Assunti con «contratti stipulati da dirigenti del Ministero dell'Ambiente, nei quali è espressamente stabilito che il corrispettivo per la prestazione resa sarà corrisposto dal Commissario delegato dietro attestazione del committente che il lavoratore ha regolarmente adempiuto agli obblighi contrattuali». Traduzione: ogni mese arrivava da Roma l'ordine di pagare quegli sconosciuti senza che il Commissariato fosse in condizione «di indicare l'attività prestata dai dipendenti in questione». Domanda: ma nessuno controllava? Risposta, no: «Non risultano allegati né gli atti che avrebbe dovuto produrre il servizio di controllo interno né i verbali della verifica amministrativa e contabile». Peggio: «Le pezze d'appoggio» a giustificare i conti, da parte della Ragioneria competente, «non è stata mai richiesta».

giovedì, febbraio 08, 2007

MEDITAZIONE - 8/2/07

"E’ solo l'errore che ha bisogno del sostegno del governo. La verità si regge da sola." (Thomas Jefferson)
Meno male che da qualche parte c’è una nicchia di “apoti” – quelli che “non la bevono”…
Luciano Seno

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da MALATEMPORA MAGAZINE # 150
Il teatrino dei pupi…
…continua a divertire, e a far ridere amaro.
La lettera di Veronica, scritta in perfetto politichese, con risposta da guappo, da guitto innamorato, è capolavoro mediatico napoletano. Che ha fatto sapere a chi ancora non lo sapeva che lui il guappo guitto s'è fatto un harem di fighette di regime(veline?) e se le è messe in parlamento. E nel letto?
Saprà lui. Certo che andavano in giro in Transatlantico a dire ieri sera lui mi ha detto. . . stupendo. Ma il mediatico taceva, ammiccava. Ah, in fondo, che bravo, lui!
Usque tandem? E Veronica poveretta si fa scrivere la letterina risentita. Ahi serva Italia, sei finita nei rotocalchi d'Occidente.
Ma dal guitto guappo malfattore siamo finiti nelle braccia del non prode Prodi, che continua a comportarsi come sa, da fratacchione furbo, e imbroglione. A Vicenza trattasi della decenza, di rispettare i Vicentini e non fare i servi abietti degli USA e lui dice che è urbanistica. Sublime. In Afghanistan bombardano i villaggi di fango e lui e tutti i suoi dicono che dobbiamo aiutare gli americani (a bombardare e blandire i signori della guerra di oppio grandi produttori distributori) contro gli orribili talebani che torneranno a primavera in forze. E lo facciamo per la pace, mandando soldati, non medici, che da noi avanzano e là ci vorrebbero.
Dulcis in fundo, ci (vi) avevan detto che servivano disperatamente 30 miliardi, e quindi, lacrime e sangue della finanziaria che spreme il povero e dà soldi a preti e militari.
Adesso, freschi come rose, son passati neanche tre mesi, vi (ci) dicono che i trenta miliardi ci sono, sono arrivati in più, chissà com'è.
Vediamo che farne. Sublime davvero. Italietta, sei grande!
E voi vi stupite, ipocriti?
Quando sotto il velo di Maya delle finzioni mediatico televisive si nasconde una rabbia che cova,dal lunedì al venerdì, in tutta la povera gente che stenta, stenta e crede che davvero ci sia, al di là dello schermo, il bengodi della eterna giovinezza promessa, del facile guadagno sempre offerto, del successo assicurato senza sforzo?
E il sedicenne soffre dell'idiozia di una scuola senza senso, il ventenne già s'immiserisce in una università senza futuro,in un lavoro senza presente, il trentenne si umilia nella impossibilità di far da solo la sua vita senza i vecchi che lo sostengano, il quarantenne... In un paese dove cinque milioni di possessori di birignao e capitale fingono facili felicità idiote mentre gli altri cinquanta si rodono nell'invidia e nella palese impossibilità di entrare dentro lo schermo?
E tutti, tutti presi da ansie quotidiane e cupidigie inappagate e inappagabili, incapaci di veder se stessi e il resto del mondo dolente che sta fuori da questa italietta demente, che arranca da un Natale a una Pasqua a una vacanza, che si strascica sino al venerdì, in attesa di sfogo domenicale, con i suoi gladiatori dai quali chiede metafora di sangue. In attesa di partita, di identità fasulla ma sentita, che altro, oltre al calcio, non sente?
E voi vi stupite, ipocriti, di quello sfogo?
Quando ci scappa il morto…
…scorrono lacrime a fiumi, giustamente. Lacrime di madri, mogli, figli, amici e parenti. Tutto nella norma.
Ma nel caso di un poliziotto morto sotto uno stadio durante un partita di calcio, come già era stato per tutti i tifosi rimasti sul selciato, scorrono anche tante tante tante lacrime di coccodrillo, accompagnate da parole inutili e ipocrite e dichiarazioni ben oltre i limiti della decenza. E così dopo una settimana di astinenza luttuosa (per chi?) e una decina di giorni di parole e sproloqui il campionato ricomincerà, da qualche parte a porte chiuse, in stadi reali vuoti come museali cattedrali gotiche e in stadi virtuali sempre più affollati perché no, senza la partita proprio non si può stare, per la gioia di Murdoch e dei presidenti italiani.
Credono davvero i nostri ministri che con il decreto-Amato le famiglie torneranno allo stadio (esempio tanto in voga adesso, in linea con la ridicola retorica Prodian-Ratzingeriana di oggi)? E sanno davvero di cosa parlano i tanti sedicenti esperti che auspicano un modello "all'inglese"? Lo sanno come funziona veramente in Inghilterra? Che nelle principali città inglesi non è possibile fare un passo senza essere ripresi da una telecamera? Lo sanno che la giustizia inglese funziona per davvero e le condanne vengono eseguite sul serio e non solo su carta? E lo sanno che gli hooligans continuano a darsele di santa ragione, semplicemente lo fanno a due km dallo stadio e non più nei piazzali antistanti? E lo sanno soprattutto che gli stadi inglesi ormai sono roba da ricchi, con prezzi a cui la working class non può neanche pensare di avvicinarsi?
Cosa cambierà adesso con il decreto-Amato, che in pratica contiene misure da legge marziale ed obbliga a rispettare la legge Pisanu? Praticamente nulla. Provvedimenti così repressivi sono il dito dietro cui cerca di nascondersi un sistema malato, che non è in grado e forse neanche ha interesse a risanarsi del tutto. I biglietti nominali sono una pagliacciata, nessuno all'entrata chiede il documento, e la gente entra con biglietti intestati a Romano Prodi, Beppe Pisanu e così via. Posti numerati? Ma quando mai. In tribuna, forse, in curva il posto lo stabiliscono gerarchie interne, mica il numero del biglietto. Le perquisizioni sono ridicole. Tolgono i tappi delle bottigliette d'acqua a chi va in tribuna, mentre in curva entrano bombe carta e coltelli. Come è possibile? Semplice, in curva, come nel settore ospiti, si entra "a spinta", per evitare pericolosi assembramenti di tifosi, bersaglio troppo facile per tifoserie rivali e focolai di tensione. La realtà degli stadi è drammaticamente lontana da chi legifera in materia di sicurezza, d'altra parte ai potenti del calcio non interessa più di tanto quello che succede sugli spalti, interessa incrementare i diritti televisivi e buttare giù i "vecchi" stadi (la maggior parte sono figli della vergognosa Italia '90) per costruirne di nuovi con cinema, centro commerciale e ristorante, delle vere macchine da soldi per famigliole medio-borghesi e un grosso favore agli amici palazzinari.
E poi, questi signori hanno chili di prosciutto sugli occhi per non rendersi conto che gli stadi sono solo il luogo in cui una rabbia latente trova sfogo e non l'elemento scatenante? Un effetto e non una causa? Non è forse l'ispettore Raciti vittima della stessa violenza che uccide a coltellate nelle strade a Napoli come a Roma e a Milano? Una violenza rabbiosa, che non ha colore e fermenta in un mondo avvelenato dalla tv e dai falsi miti del mediatico.
Si parla di soluzioni per il calcio, ma non si troveranno mai, fino a quando non si capirà che il problema non sono gli stadi, ma tutta la merda che li circonda.

mercoledì, febbraio 07, 2007

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 7/2/07

I FROCI E IL DIAVOLO
Benvenuti fra noi

Noi persone per bene che da tempo ci fregiamo delle qualifiche di “komunisti” e “koglioni" assegnateci “motu proprio” da uno stercorario sedicente ed ora ex “premier” (la qualifica è Presidente del Consiglio, ma lui la considerava riduttiva delle sue aspirazioni ducesche) diamo oggi il benvenuto fra noi a due categorie benemerite della lotta per i diritti civili: i froci e le lesbiche, i “Gay”, secondo l’ipocrita vulgata del “politically correct”. E non è tutto: ci viene ascritto perfino il comprimario della storia universale: il Diavolo!
Luciano Seno
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STAMPA 7-2
L’ultima di Berlusconi:
"I gay sono tutti a sinistra"

UGO MAGRI
MONZA - Sulle donne stavolta non ha commesso gaffe. Anzi, è stato inappuntabile. In compenso, Silvio Berlusconi s’è tirato addosso l’ira dei gay ai quali, gli ha suggerito perfido Pier Ferdinando Casini, magari dovrà scrivere la prossima lettera di scuse. Nella prima uscita pubblica dopo il ciclone Veronica, col solito tono che lui definirebbe «giocoso», e sicuramente senza alcuna intenzione di offendere il popolo dei Pacs, l’ex premier ha detto che «i gay sono tutti dall’altra parte», politicamente parlando si capisce. Lasciando così intendere che la loro naturale collocazione è a sinistra o, se più piace, che «comunisti» e gay vanno a braccetto. A destra non ce li vuole.
Lo spunto gliel’ha offerto, senza colpa, il candidato sindaco della Lega che Berlusconi è venuto a «battezzare» ufficialmente al Teatro Manzoni di Monza. Fa Mariani di cognome, Marco Maria di nome. Quel Maria fuori del comune ha stuzzicato l’estro del Cavaliere, il quale s’è concesso alcune divagazioni senza rete sulle virtù pragmatiche del carattere femminile contrapposto al cosiddetto sesso forte. Già l’argomento era ad altissimo rischio, dopo tutto quanto è successo in settimana con la moglie, compresa la dichiarazione di Veronica Lario ieri a «Diva e donna», per cui il portavoce Paolo Bonaiuti era là in prima fila che friggeva. La prima acrobazia del Cavaliere ha meritato applausi a scena aperta: «I ragazzi sono più belli di una volta, non parliamo poi delle ragazze con tutte le creme, i massaggi... Non parliamo», pausa ammiccante, «non posso più parlare».
A quel punto ha voluto strafare. E al «celodurista» Mariani che si giustificava del Marco Maria ha poggiato complice la mano sulla spalla: «Guarda, non c’è bisogno, lo so, i gay sono tutti dall’altra parte».
Addio politica estera, addio Stati Uniti e Afghanistan, addio tutto: la gag sessista irriverente del Cavaliere ha finito per travolgere gli aspetti meno coloriti del suo discorso.
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CITAZIONE
Il diavolo del cardinale Poletto
In questo clima il cardinale Poletto di Torino può persino rilanciare l'idea di un intervento del diavolo nella legislazione. "Sull'esistenza del demonio non ci sono dubbi", ha dichiarato ieri. Specificando che Satana è in azione per indurre al peccato anche con progetti di "scassinamento della famiglia" e della società.
(dall’editoriale di Ezio Mauro sui Pacs, Repubblica 7-2)
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C@C@O 7-2
La Casa della Libertà

Freedom House, organizzazione indipendente e no-profit che si occupa di censire democrazie e libertà nel mondo, ha presentato l'annuale rapporto. Solo 90 Stati su 193 sono retti da un governo democratico, il resto sono dittature. L'Italia, per fortuna, compare come Stato democratico, e questa è la buona notizia, ma stiamo "scavando" in materia di libertà di stampa e d'informazione. In questi ambiti siamo all'ottantesimo posto, considerati "parzialmente liberi", dopo Tonga e Botswana e appena prima di Antigua, Barbuda e Burkina Faso.
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LA GUERRA DEL CALCIO / 2
STAMPA 7-2
Corsivo
Indovinello
jena
Volete sapere quanto vale una giornata di campionato? Quaranta milioni di euro.

Volete sapere perché il campionato riprenderà il prima possibile? L’avete saputo.

martedì, febbraio 06, 2007

MEDITAZIONE - 6/2/07

LA GUERRA DEL CALCIO
Quella che è stata generata a Catania non è altro che violenza prodotta dentro e fuori dal campo in questi anni di sport e vita.
Jean-Paul Sartre: "Il calcio è una metafora della vita."
Winston Churchill:
Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.”
(da APRILEONLINE 6-2)

domenica, febbraio 04, 2007

COS'E' QUESTA ITALIA... - 4/2/07

UN CASO UMANO
che parla di culo e non c’entra un cazzo
ma ci racconta

COS'E' QUESTA ITALIA
Luciano Seno
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C@C@O - 4-2
Io, come terrorista, ero un caso umano.
A proposito della Cia, di mia mamma, del terrorismo e delle emorroidi
di Jacopo Fo
Non ho solo le emorroidi. Ho anche le ragadi anali. Non mi faccio mancare niente.
Cazzo ! (è il caso di dirlo). Ho avuto una ricaduta. C'è poco da cercare scuse: che ho avuto un momento difficile, che ho fatto 32 ore di treno in una settimana. Scuse belle e buone. Ho avuto una ricaduta.
Ergo ho dichiarato che le emorroidi erano scomparse ma mi ero sbagliato.
E mia madre mi ha detto che dovevo andare da un nostro cugino che fa il chirurgo specializzato in buchi di sederi. E lui mi ha detto che non c'è niente da fare, mi vuole operare. Ho un'emorroide un po' ipertrofica a ore 3 e una ragade a ore 7 (i medici specializzati in ani hanno la fissa degli orologi. Mi ha detto proprio così: "Se il tuo ano fosse un orologio…"). Forse qualcuno si stupirà che a quasi 52 anni io vada dal medico perché me lo dice la mamma. Ma io ho i miei motivi. Quando nel 1981 dovevamo andare negli Usa fummo convocati nell'ambasciata di Roma. Io, mio papà e mia mamma. Arrivò un bel giovanotto e ci disse: "Buongiorno, sono della Cia." E a me pareva già strano che un agente segreto te lo dicesse così, senza neanche torturarlo. Poi iniziò a fare domande a mia madre, Cose tipo: "Lei fa parte delle Brigate Rosse?"
"Lei ha finanziato le Brigate Rosse?"
"Lei ha aiutato le Brigate Rosse?"
Mia mamma rispondeva di no. Ma quello era evidente che non ci credeva.
A me e a mio padre non ci fecero neanche una domandina. Io ero un po' seccato per via che allora mi pendevano sulla testa 16 capi di imputazione per banda armata. Ero tentato di confessare tutto lì per lì, giusto per non passare inosservato. Alla fine comunque non ci fecero andare negli Stati Uniti. Né a me, ne al mio papà. E neanche alla mia mamma. Ma era evidente che quella che non volevano era lei.
Noi gli stavamo sul cazzo solo per motivi etnici.
Lo stesso anno rilasciarono il visto d'ingresso a Saddam Hussein e a Bin Laden.
Ora, quando tu hai una mamma che fa cagare sotto gli Stati Uniti d'America più di chiunque altro e la suddetta mamma ti dice: vai a farti infilare nel sedere una sonda luminosa munita di telecamera da tuo cugino, tu ci vai e zitto. Anche se hai quasi 52 anni e sei nonno.
Perché lei è bisnonna e se non ubbidisci ti da’ un ceffone. E mia madre certi giorni c'ha delle mani enormi. Ho preso l'ultimo ceffone da mia madre quando avevo 18 anni. Avevo osato mettere in dubbio il primato della famiglia sulla politica. Un tipo di problema che si verifica solo nelle famiglie comuniste dure. Mia madre era a letto malata. Molto malata. E meno male che era malata perché il ceffone mi fece girare la faccia dall'altra parte. Se stava bene mi mandava all'ospedale.
Comunque questo non vuol dire che mi farò punzonare il mio prezioso buco.
Resisterò. Farò meditazione. E spero proprio di riuscirci. E' una questione d'onore. Spero solo di avere un po' di culo.
P.S.: Comunque mio cugino è molto bravo. Usa il metodo Longo e sostiene che i casi di ricaduta sono solo il 3%. Ho capito che era bravo da come ha tentato di infilare la sonda. In una precedente rettoscopia ero capitato con un gastroenterologo che non sapendo dove fosse il buco del mio sedere tentò di aprirmene uno supplementare sotto l'osso sacro. Diffidate di medici così. Per un parere affidabile meglio trovare un medico che almeno conosca le basi della geografia umana.
E comunque, se Dio vuole, la ricaduta è già finita. Più che altro era un piccolo revival.

P.P.S.S.: Dei sedici capi di imputazione per banda armata fui poi assolto.
Alcune accuse caddero non perché si dimostrò che non ero colpevole ma semplicemente perché il pubblico ministero fu costretto a ammettere che i fatti NON ERANO MAI AVVENUTI.
Cioè, io ero stato accusato per una serie di attentati che NESSUNO aveva commesso perché non c'erano proprio stati. Anzi non erano mai neppure stati PROGETTATI. Attentati 100% inventati. Ed erano pure attentati veramente infimi: l'incendio di alcune colonnine della PS, di metallo (strani falli verdi, muniti di glande luminoso giallo, sirena e citofono in collegamento con il 113), che una volta servivano per chiamare la polizia in casi di emergenza, ne istallarono qualche decina in giro per Milano. Colonnine che nessuno mai bruciò e che peraltro la PS stessa demolì perché non servivano veramente a un cazzo. Può sembrare un'affermazione grottesca dire di essere stato imputato per attentati mai avvenuti ma situazioni simili erano all'ordine del giorno. Durante il mio processo (sibillineamente chiamato "Rosso Tre") un imputato dimostrò che durante una rapina di cui era accusato aveva un alibi di ferro: era sotto anestesia totale in una sala operatoria dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano per una peritonite. Un altro, accusato dell'irruzione armata in una sede del Msi, quel giorno era detenuto nel carcere le Nuove di Torino, in cella d'isolamento.
Nota: Il processo Rosso (Toni Negri & C.) fu suddiviso in 3 sottoprocessi.
Nel Rosso 1 (dal nome della rivista dell'Autonomia) c'erano i grandi capi. Nel Rosso 2 le mezze calzette, nel Rosso 3 i casi umani. Io, come terrorista, ero un caso umano.


giovedì, febbraio 01, 2007

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 1/2/07

PARAFRASANDO ANDREOTTI
a pensare tutto il male possibile del provvisoriamente disarcionato Cavaliere non solo non si fa peccato ma si adempie ad un dovere civico. Si corre solo il rischio di restare corti rispetto alla realtà.
Il “reality show” che ha portato il nostro a monopolizzare prime pagine, editoriali e talk show non è che una delle solite televendite di tappeti nelle quali è maestro: è il suo unico, vero mestiere. Stavolta apre la campagna elettorale d’Aprile: “Silvio nostro su tutti gli schermi” è tutt’oro che galvanizza i farabutti ed i minus habentes che votano per lui. E’ noto che delle persone per bene che mai voteranno per lui, “Lui” se ne fotte.
Ciò detto, eccovi il “Visto da destra – Visto da sinistra”.

Luciano Seno
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CORSERA 1-2
EDITORIALE
La politica del teatrino
Le strategie indecifrabili del Cavaliere

di Sergio Romano
Anche se la signora Berlusconi ha deciso di parlarne pubblicamente su un giornale e Silvio Berlusconi ha recitato in pubblico il suo atto di contrizione, le lagnanze di Veronica dovrebbero restare una faccenda privata, un bisticcio in famiglia tra moglie e marito. Ma la protesta della moglie offesa è in realtà quella che molti italiani potrebbero indirizzare, sia pure in altri termini e per altre ragioni, al leader di Forza Italia. Conosciamo ormai Silvio Berlusconi. Sappiamo che le barzellette, le battute, gli scherzi goliardici, i corteggiamenti galanti e le gaffe più o meno intenzionali fanno parte del suo repertorio. Non cambierà mai questo stile «giocoso e irriverente » (come lo ha definito, con un certo compiacimento, nella sua risposta alla moglie) perché è su questo stile che ha costruito il suo successo come imprenditore, venditore di sogni televisivi, uomo politico. Quando scese in campo, qualcuno a sinistra pensò che questo fosse il suo tallone d’Achille e gli montò contro una campagna che mancò il bersaglio e si ritorse contro i suoi promotori. Non c’è nulla da fare. Anche se questo spiace ai calvinisti della politica, Berlusconi resterà sempre un «seduttore », anzi, come avrebbe detto quando cantava in francese per i turisti in crociera, uno «charmeur ».
Ma in questi ultimi mesi, dopo le elezioni della scorsa primavera, lo stile ha preso il sopravvento e ha occupato interamente lo spazio della sua personalità. Che cosa vuole Berlusconi? Quali sono le grandi linee della sua strategia politica? Come desidera cambiare la legge elettorale? Come intende realizzare il partito unico del centrodestra? Posso comprendere la rabbia per la vittoria mancata. Posso immaginare che abbia riposto tutte le sue speranze per qualche mese nelle contraddizioni della maggioranza e nel collasso del governo. Ma ho l’impressione che gli italiani abbiano perso il filo del discorso e non riescano più a decifrare le intenzioni del leader del maggiore partito nazionale. Vi è stato un grande comizio a piazza San Giovanni, durante il quale Berlusconi ha cercato di creare il partito dei malcontenti e degli smemorati: un’operazione pericolosa per un uomo che aveva appena finito di governare. Vi sono state interviste battagliere, ma elusive, annunci interessanti, ma generici. Vi è stata un’occasione familiare (il compleanno della madre) trasformata in festa nazionale. Vi sono state pubbliche apparizioni, cerimonie più o meno mondane, bagni di folla. Vi sono state dichiarazioni estemporanee, slegate l’una dall’altra, spesso addirittura contraddittorie. Vi sono giornate in cui Berlusconi dà la sensazione di considerarsi leader a vita, altre in cui ritiene Fini poco adatto alla successione, altre ancora in cui lo incorona delfino. Spiace dirlo, ma Berlusconi si è comportato, soprattutto in queste ultime settimane, come un attore che ha avuto un infortunio. Non ha più il teatro in cui recitava, sta perdendo alcuni dei suoi principali caratteristi, è alla ricerca di un nuovo copione.
E nel frattempo, per non farsi dimenticare, mette in scena se stesso passando da un riflettore all’altro, da un monologo all’altro. Si direbbe che la sua unica strategia, per il momento, sia quella dell’apparizione. Può darsi che questo governo abbia i mesi contati. Ma questo non esime Berlusconi dall’obbligo di trattare la politica italiana come una cosa seria e di spiegare al Paese come intende collaborare alla soluzione dei suoi problemi.
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APRILEONLINE 1-2
LOVE STORY
Dopo la lettera di Veronica apparsa su "Repubblica", Silvio risponde alla moglie con il suo solito stile, falsamente elegante, falsamente pentito, vagamente ipocrita.

Woland
Pensavamo di averle sentite e viste tutte dal prode Cavaliere, partito come giullare di una nave per villeggianti per arrivare alle stanze di Palazzo Chigi, sfiorando quelle del Quirinale (e non è ancora detto che un giorno non ci riesca). Ad esempio pensavamo che dopo la "lenzuolata" di leggi ad personam nel corso dell'ultima legislatura, il suo delirio di immunità si fosse per un attimo placato: e invece eccolo tornare sulle barricate a difendere le sue Tv, i gioielli di famiglia, che guai a chi li tocca.
E a proposito di famiglia, anche nella sfera del privato, dopo i lacrimevoli servizi apparsi la scorsa settimana su giornali e telegiornali, per documentare le gioie di nonno Silvio, tenero e confidenziale nel raccontare il suo rapporto con i nipotini (che non fregasse a nessuno tranne agli iscritti "azzurri" è particolare di impercettibile rilievo), pensavamo davvero di essere giunti al top, al "non plus ultra", di aver toccato il massimo, o il fondo, secondo i punti di vista.E invece, così come un adagio dialettale aiuta a rammentare, quando pensi di aver toccato il fondo c'è sempre una buca che ti aspetta.
Accade così che dopo l'accorata lettera di Veronica Lario, che non essendo riuscita ad ottenere scuse in privato rivendica pubblicamente il pentimento del marito, lasciatosi andare ancora una volta a recitare la parte dell'animatore da villaggio incallito, che sente il dovere e il piacere di sollazzare e adulare qualsiasi gonnella si aggiri nelle cene conviviali di cui diviene inevitabilmente l'indiscusso mattatore, il presidente di tutto ciò che si possa ragionevolmente immaginare si trasforma stavolta nel consorte passionale, nel compagno di mille avventure familiari, nell'uomo che cede il passo al proprio orgoglio, in nome dell'amore. Eccola dunque la missiva del Cavaliere Innamorato:
"Cara Veronica,
eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo insieme da una vita. Tre figli adorabili che hai preparato per l'esistenza con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere. Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sè, anche verso una moglie che si ama nella comprensione e nell'incomprensione, verso tutti i figli, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente. Ma la tua dignità non c'entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti. Un grosso bacio Silvio".
A questo punto si pongono due questioni, l'una goliardica, l'altra inquietante.
La prima: ma che Veronica ci crederà davvero? Speriamo per lei di no.
Si capisce lontano un miglio che il maschio furbastro sta tentando di rabbonire la donna infuriata, e stavolta non può esser perdonato. Quando è troppo è troppo, cara Veronica. E poi tu, a quanto pare, non ti sei mai spinta oltre Massimo Cacciari.
La seconda riguarda direttamente il paese in cui viviamo.
Un paese che si è permesso il lusso di nominare Primo ministro per ben due volte un soggetto del genere, uno che trasforma la verità in finzione come neanche la scrittura di Luigi Pirandello è riuscita a fare; uno che pur di convincere i suoi interlocutori non ci pensa due volte a negare quello che ha detto il minuto prima. Uno che, piuttosto che cedere all'età, riuscirebbe a corrompere anche qualche dio, se gli si presentasse un giorno l'occasione: intanto si arrangia con plastiche e trapianti.
Ma con l'Unto dal Signore, mai dire mai.
Alla prossima puntata, naturalmente in esclusiva Mediaset.