domenica, novembre 26, 2006

RESISTENZA - 26/11/06

BERLUSCONI E’ DI SCENA / 2


Coccolone? Magari!
E’ da un paio di lustri che ci speriamo…
Purtroppo è solo televendita – perfetta televendita: qualsiasi cosa si possa, anzi si debba, dire del Cavaliere, come venditore di tappeti ha il primato mondiale.
Per l’occasione, in diretta TV, ha rispolverato i canoni della retorica antica:

SALUTATIO

Ah, noi vecchietti… l’emozione… il cuore…
(Chiaro preavviso della PERORATIO – forse un eccessio di furberia)

PARS DESTRUENS

La solita lunga tiritera a proposito dei comunisti che mangiano i bambini.

PARS CONSTRUENS

Berluscones di tutta Italia unitevi!

PERORATIO

Tempestivo coccolone ad orologeria.

Dall’imperiale solitudine del podio emergono miracolosamente, in una frazione di secondo, le preordinate braccia di sostegno del gorilla. Indossata la rigida faccia di circostanza, da mummia eccellente, lungamente studiata allo specchio, si fa portare via senza muovere un muscolo. Pochi minuti dopo raccontava barzellette e faceva battute.

Luciano Seno

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CORSERA 26-11
Sommario di I pag.
Berlusconi colto da malore sul palco
Svenimento a Montecatini «Sto bene, mi terranno sotto controllo 24 ore»
Un mancamento durante il discorso ai ragazzi dei Circoli della libertà
Al medico che lo soccorre: «Lei chi è, Bin Laden?»
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REPUBBLICA on-line 26-11
Sommario di I pag.
Berlusconi si accascia sul palco
'Tutto bene, nulla di grave"

Si è sentito male parlando al convegno dei Circoli della Libertà. Portato via a braccia, si è ripreso: "Solo un collasso, dovuto alla stanchezza". Ora è al San Raffaele, sotto osservazione per 24 ore. Nel suo intervento il rilancio del partito unico. E sul voto: "Brogli della sinistra"
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L'UNITA' on-line 26-11
Sommario di I pag.
Berlusconi, malore al comizio
Bonaiuti: «Ora sta meglio»

Per il caldo e l'emozione, dicono i suoi, Silvio Berlusconi si sente male durante l'intervento al convegno dei Circoli della Libertà. Pochi minuti dopo si è ripreso ed è uscito da solo, senza sostegni. «Era sotto antibiotici e appena è arrivato aveva detto di sentire caldo e di avere sete. Ora però sta meglio», ha spiegato Paolo Bonaiuti.
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STAMPA 26-11
Sommario di I pag.
Berlusconi colto da malore si accascia sul palco
MONTECATINI TERME
Silvio Berlusconi ha accusato un malore mentre parlava dal palco concludendo la tre giorni dei Circoli dei giovani di Dell'Utri a Montecatini. Berlusconi si è accasciato lentamente ed è stato soccorso. Secondo Irene Pivetti è stato un malore «per la tensione».

mercoledì, novembre 22, 2006

RESISTENZA - 22/11/06

BERLUSCONI E’ DI SCENA
Con la complicità dei media suoi e di quelli contigui e/o asserviti, nonostante il casino che impera in Italia e nel mondo, il Cavaliere domina da due giorni la scena mediatica italiana. Quali che siano le sue tante e conclamate magagne, non si può negare che di vendita di tappeti se ne intenda: ci ha fatto tanta di quella grana da comprarsi un Paese. E la nostra cosiddetta classe politica ha dovuto fare cinque anni di guerra dura per scansarlo un po’ in là, senza peraltro eliminarlo come si dovrebbe per motivi d’igiene e d’estetica.
Luciano Seno
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APRILEONLINE 22-11
Berlusconi lascia. Anzi no
"Libero" in un articolo riporta una frase pronunciata dall'ex premier: "Mi ritiro dalla politica operativa", lui smentisce.
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MANIFESTO 22-11
Berlusconi a Libero: «Lascio». Poi smentisce
L'ex premier: «In qualunque caso non sarò io a rientrare a Palazzo Chigi». In giornata la smentita: «Non mollo, hanno frainteso». Bonaiuti: «Panzane». Libero lo querela e conferma l'intervista.
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REPUBBLICA on-line 22-11
"Il Cavaliere non si ritira"
ll direttore di "Libero" conferma i contenuti dello "scoop" ma precisa che il leader Cdl è solo indisponibile alle "larghe intese"
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L'UNITA' on-line 22-11
Berlusconi su Libero : mai più premier.
«Non farò più il premier e non andrò mai al Quirinale».

Silvio Berlusconi annuncia per la prima volta e lasciando un po´ tutti di stucco che non si candiderà più a Palazzo Chigi. Ma non solo. L´ex premier ne ha un po´ per tutti. Avverte Prodi che anche se resterà in sella è solo perché manca un «killer» (ovviamente politico) per farlo fuori. Poi annuncia: «Di Palazzo Chigi ne ho abbastanza, ho già il nome di chi mi sostituirà ma non lo dico. Per il Colle, invece, non ho dubbi: l'uomo giusto è Gianni Letta.»
Alta tensione nel centrodestra. Le dichiarazioni vengono quasi subito smentite dal portavoce del numero uno di Forza Italia Paolo Bonaiuti: «Il Presidente Berlusconi non ha rilasciato alcuna intervista ad alcun giornalista», e poi direttamente da Berlusconi. La direzione di Libero non solo conferma ma decide anche di querelare Bonaiuti.
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REPUBBLICA on-line 22-11
Cronaca e sviluppi
ROMA - Una telefonata "chiarificatrice" tra Vittorio Feltri e Silvio Berlusconi, una "seconda puntata", più di curiosità che di sostanza politica. Si conclude così la "querelle" tra "Libero" e il Cavaliere nata dallo "scoop" di ieri del quotidiano.
La giornata politica di ieri era girata intorno a questa storia con smentite pesanti degli uomini del Polo ("panzane" ha detto Bonaiuti) e meno pesanti dello stesso Cavaliere. Feltri aveva promesso querela a Bonaiuti e annunciato la seconda parte dello "scoop" per oggi.
Su "Libero" di questa mattina, lo stesso direttore (Feltri) racconta di aver ricevuto una telefonata "tra gentiluomini" da Berlusconi nella quale il leader Cdl si sarebbe limitato a tre precisazioni. Eccole: 1) Il Cavaliere non intende ritirarsi dalla politica attiva, solo non sarebbe interessato a far parte di un eventuale governo di larghe intese; 2) Non è Berlusconi ad avere bisogno di un killer "ma è la situazione che lo richiederebbe"; 3) Il Cavaliere non sta scrivendo un'autobiografia, ma un saggio.
Feltri prende atto, ringrazia, e conferma le risposte dure ai "collaboratori troppo zelanti" di Berlusconi.
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COMMENTO
La guerra di successione
di CURZIO MALTESE
LA LITE a destra sul presunto ritiro di Berlusconi dalla politica, strillato da Libero, ha almeno il pregio di distrarre dalla noia provocata da sei mesi di polemiche a sinistra. Nasce tutto da un'intervista rubata dal direttore responsabile Sallusti a una cena nel salotto di Daniela Santanché per la presentazione di un libro di Emilio Fede, e qui già si sorride. Nello sfogo con i commensali il Cavaliere ne dice di tutti i colori ma soprattutto minaccia o promette di non candidarsi mai più a Palazzo Chigi e tantomeno al Quirinale, neppure in caso di caduta del governo Prodi. L'annuncio di un'abdicazione, un vero scoop. La silenziosa "ola" da stadio che si solleva subito in mezzo Paese, abbracciando nella gioia Casini e i centri sociali, viene interrotta quasi subito dalla smentita ufficiale.
La prima del portavoce Bonaiuti, poi di Berlusconi stesso: "Panzane". Dovendo scegliere fra i due, Libero preferisce querelare il portavoce, sbandiera platee intere di testimoni e annuncia un seconda puntata di rivelazioni dell'infiltrato speciale alla cena per Emilio.
E magari una terza, una quarta. In Italia la serialità è un obbligo. E' in ogni caso improbabile che un giornale vicino, anzi quasi intimo a Berlusconi, dopo avergli dedicato per anni interviste adoranti dell'agente Farina, si sia addirittura inventato un complotto contro il suo signore. Nello stesso articolo ribattezzato da Sallusti, senza la benché minima ironia, "il Gesù di Arcore". Quindi la questione o le questioni sono altre.
Una è antica e riguarda un mistero irrisolto da decenni, riassumibile nella domanda: quando e a chi dice la verità Berlusconi? Nel caso specifico, agli ospiti della cena o ai suoi portavoce? A fin di bene, si capisce, per far contenti gli uni e gli altri. Gli amici della Santanché che sono quasi tutti di An e tifano per la leadership di Fini; i portavoce che dovrebbero cercarsi un altro mestiere e per alcuni non sarebbe semplice. Una terza ipotesi è che Berlusconi menta a tutti e anche a sé stesso, nel senso che non ha ancora deciso. Ma l'annuncio del ritiro, nella lunga intervista, non è una frase sfuggita. Semmai la logica conclusione di un lucido ragionamento. Il capo dell'opposizione considera fallita la "spallata" al governo Prodi. "Durerà perché non manca un killer nel centrosinistra che abbia il coraggio di dargli il colpo finale, perché tutti i senatori, compresi i miei, sono attaccati alla poltrona e perché il centrosinistra sa che verrebbe travolto in caso di elezioni anticipate". Ora, la spallata al governo in carica era l'unica possibilità per il Cavaliere di rimontare in sella e tornare alla guida del Paese in prima persona. Se Prodi supera il gran premio della montagna di questa finanziaria, poi comincia la discesa e può pedalare fino al 2011. Ha un senso allora un Berlusconi quasi ottuagenario ancora candidato, diciassette anni dopo la prima volta?
Lo scoop vero o falso di Libero anticipa con modi pittoreschi il tema che fra pochi giorni, archiviata la finanziaria, sarà al centro della politica italiana: la successione a Berlusconi. Con un pericolo d'implosione nel centrodestra che già s'intravede nei commenti alla vicenda di giornata. Ignazio La Russa, amico della Santanché, premette di credere alla smentita ma aggiunge di passaggio che in caso di reale rinuncia "il primo della lista sarebbe il più popolare, Fini".
Casini che ha sollevato da mesi e anni la questione, proprio ora tace, nello stile classico delle grandi vigilie democristiane. La Lega alza il fuoco di sbarramento sia contro Fini che contro gli odiati centristi, mentre si dichiara disposta anche a trattare con Prodi nel sacro nome della Padania. Al di là delle piccole o grandi manovre, appare chiaro che dopo Berlusconi la destra rischia il diluvio. In fondo, nel bene o nel male, è stato l'unico leader capace di dare alla destra una visione della società italiana, cinica ma realistica. Così come nel centrosinistra il solo è stato Romano Prodi. Due visioni entrambe invecchiate ma ancora solide, ciascuna in grado di rispecchiare, convincere e trascinare mezza Italia, la propria metà. Oltre i duellanti si scorgono solo guerre personali tutte interne ai palazzi e a uno stile novecentesco di lotta politica, tante ottime seconde scelte ma nessun trentenne rivoluzionario all'orizzonte, come il primo Blair, Zapatero o il tory Cameron. Nell'intervista vera o falsa almeno un passaggio è di sicuro bugiardo. Non mancano affatto i killer, al contrario abbondano. Sono le idee che non si trovano.


venerdì, novembre 17, 2006

MEDITAZIONE - 17/11/06

Ah, la filosofia…
APRILEONLINE 17-11
Le guerre scaturiscono da ragioni d'ordine economico e politico, ma la logica stessa di queste ragioni richiede che esse vengano accuratamente dissimulate. Oggi, esattamente come ieri (anche se in forme specifiche), la religione e le ideologie sono potenti strumenti al servizio della politica, finalizzati a dipingere il nemico come un'incarnazione del male e presentare la propria causa come oggettivamente giusta, in modo da ottenere il consenso necessario per legittimare le proprie azioni.
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Commenti
#1 · Luciano Seno

17 novembre 2006, 10:49
Il mio avo anarco-sindacalista cent’anni fa, all’incendio del Duomo di Senigallia, cantava: “Con le budella dell’ultimo prete / impiccheremo l’ultimo padron!” Francamente, non vedo altra soluzione: o partiamo da quella catarsi, o addio pianeta…

martedì, novembre 14, 2006

RESISTENZA-MEDITAZIONE - 14/11/06

Ah, se non ci fossero


GLI “APOTI”…


…cioè quelli che “non la bevono”…
…bisognerebbe inventarli!

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MALATEMPORA MAGAZINE # 137
I DUE "B" IN DISARMO
Bush, il terrorista global e Berlusconi, il magliaro di casa, sembrano avere un karma simile.
E si può capire, visto che entrambi hanno conquistato il potere con il mediatico TV ed ora (chi di spada ferisce di spada perisce) sono entrambi sotto schiaffo.
Per Bush, che ha portato l'Iraq alla guerra civile, si tratta di resistere per due anni, tutti in difesa. L'uomo è sconfitto ma non domo, e sta molto rapidamente trescando con i democratici più soft per salvarsi sui molti fronti su cui è espostissimo.
Il nostro B. casereccio è più domo che sconfitto.
La perfida ironia che gli ha tolto lo scettro per qualche migliaio di voti, e proprio quelli all'estero che la destra coltivava, lo ha visto furioso, incredulo, strafottente, sicuro della impunità totale (solo in Spagna lo stanno processando) ma psicologicamente a pezzi.
Bossi con la faccia da bulletto da bar addirittura si offre alla sinistra, Casini si defila, Fini si smarca e gioca a prendere il posto del boss.
Che sembra stanco, spento, rassegnato, dopo i primi mesi da gasato si è messo a fare il riccastro demenziale niente male.
Perché non è attaccato per quel che merita, come fanno e faranno con Bush? Perché i nostri politici sono tutti consociati (se togliete quella mezza dozzina di movimentisti gli altri tutti hanno paura di perdere il posto se salta tutto, vogliono arrivare alla pensione regale che prendono dopo due anni sei mesi e un giorno di parlamento.
Quanto a consociativismo, nonostante i proclami ideologici, destra e sinistra italiane sono più inciuciate dei repubblicani con i democratici, dove lo scontro è vero.
I viali del tramonto non sono ancora così global e per i due B, non sono uguali.
UN PO' DI CONTROECONOMIA
Un po’ di controeconomia facile facile, perché possiate vedere per quel che sono le istituzioni comunitarie (una manica di neoliberisti, burocrati al soldo delle multinazionali nostre ed americane) ed anche le istituzioni nostre, da quel parruccone inamidato di Padoa Schioppa a quel tecnocrate di Draghi, giù giù per li rami...
Cosa fanno? Stanno tentando, come se non peggio della orrenda destra, di privatizzare tutto, e dirgli grazie se lasciano fuori l'acqua.
Ora, privatizzare vuol dire, come ha fatto la Tatcher, dare, che so, le ferrovie ai privati, che per fare soldi non fanno manutenzione, e dopo pochi anni è il disastro, gli incidenti, i morti.
Privatizzare vuol dire manager (Parmalat e Cirio insegnano). Si stanno svendendo tutto, perchè più che privatizzare, svendono all'italiano...
Ora vogliono privatizzare poste, ferrovie etc. Per le poste, vi chiudono i piccoli uffici postali, che sono la vita di molte piccole comunità. Per la sanità, è da un decennio e più che chiudono i piccoli ospedali, invece di rafforzare i pronti soccorsi.
Insomma, ci rubano il pubblico, che è nostro, e che andrebbe soltanto gestito bene, per darlo al privato, che lo gestisce rapinando, per fare il massimo profitto, fottendosene di voi/noi e fottendosene dell'inquinamento, dei disastri ambientali e del degrado bla bla. Il vero scontro è tra il pubblico, e il mantenere pubblico, cioè nostro e la svendita al privato che significa berlusconizzazione d'Italia. (E allora, che l'avremmo cacciato a fare?)
E' per questo che diciamo che questo governo, di sinistra vera non ha niente, è solo un po’ più a sinistra del Berlusconi Attila della TV.
IL DITO E LA LUNA
Ancora e sempre il cretino che guarda il dito quando il dito indica la luna.
Vale anche come metafora di questa grotesquerie annuale che è la finanziaria.
Quanto sarà cretino, comunque, per quella masnada Prodiana di pasticcioni, mettere un ticket per la povera gente che va al pronto soccorso? E quanto sarà cretino non dare due soldi alla ricerca, alle borse di studio, alle università e via discorrendo?
Perché, perché sono così cretini?
Ma la luna, che il povero pubblico TV non vede, sono i costi militari, i costi della mafia, i costi dell'evasione e dei paradisi fiscali…
E non vede, infine, che mai vengono presi di petto quel milione di politici, baroni e boss che fanno dai 200mila euro in su, e hanno cinquantamila commercialisti lì pronti a non fargli pagare niente, come non pagano niente, anzi, incassano spudoratamente, i nostri industriali incapaci e spesso furbetti e ladri.
Questo in estrema sintesi, uno spicchio di luna calante, in un cosiddetto centrosinistra che non ha nemmeno il coraggio di rifarsi al socialismo, e che ci mostra il dito, sporco di marmellata, per non dir peggio.

lunedì, novembre 13, 2006

MEDITAZIONE - 13/11/06

ATTO UNICO
SCENA: Sec. XVIII – Chiesa Borbonica
Beghina (prega) – Dio salvi il nostro Re…
Liberale – Ma come, questo tiranno?
Beghina – Ma se muore ne viene uno peggio…
© Pompilio Seno (mio nonno), anarco-sindacalista e filosofo naturale, assiduo frequentatore delle galere di Mussolini.
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Ogni riferimento a personaggi attuali non è affatto casuale – e tante scuse ad Achille Campanile.
Luciano Seno

venerdì, novembre 10, 2006

MEDITAZIONE - 10/11/06

ULTIME DAGLI “APOTI”
(Quelli che “non la bevono”)
MALATEMPORA MAGAZINE # 137
Bush ha perso, gli americani si sono svegliati dall'incubo guerresco e ipocrita, bigotto e meschino, liberticida e cretino, dove i ricchi rubano ai poveri. Noi cominceremmo a buttar via il libro delle barzellette su Bush. Chi lo vuole ce lo chieda in regalo quando compra un altro libro, così se lo tiene per ricordo, come vi possiamo regalare, sempre per ricordo, il libro COME E PERCHE' PRESTO BERLUSCONI CADRA'. C'è più di una colleganza, più di una somiglianza, tra i due arroganti tiranni mediatici, entrambi nefasti, uno per il mondo intero e l'altro per la sua italietta.
Entrambi hanno imbarbarito il loro paese, hanno approfondito il solco tra ricchi e poveri, hanno scatenato gli istinti più bestiali, più schifosi di un tardo capitalismo scatenato verso la sua dissoluzione.
Entrambi, ahimé, non cadono, non sono ancora propriamente caduti, sono solo feriti a morte, ma pericolosi come è pericolosa la belva ferita.
Entrambi hanno portato a galla il lato oscuro della ignoranza, del razzismo, del bigottismo religioso che si ammanta di puritanesimo patriottardo.
Berlusconi è out, speriamo per sempre, ma i venti milioni di Berlusconidi sono tra noi.
Bush ormai si trascinerà per due anni, cercando di difendere le sue basi (dodici, di cui nessuno parla mai) che ha fatto in Iraq, e dentro le quali probabilmente si chiuderanno i suoi, mentre cercano di rubare il petrolio iracheno, per salvarsi da un disastro anche economico, oltre allo spaventoso disastro della guerra civile fomentata...
Forse adesso stiamo tutti un po’ meglio, sempre in un mondo ingiusto, inquinato, grottesco ma un pochino meglio, con i due fantocci sul trono finalmente nella polvere.
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APRILEONLINE 10-11
Possiamo morire democristiani?
Una forza unitaria della sinistra italiana come alternativa al Partito Democratico
I DS sono giunti a mettere in discussione la loro natura socialista per assumere essi stessi una connotazione riformista e liberaldemocratica palesemente non in linea con le idee ed i principi a cui la base continua ad ispirarsi. Serve una forza unitaria della sinistra italiana come alternativa al Partito Democratico
La creazione di una sinistra forte ed unita, imperniata su un forte consenso popolare ed immune alle tendenze al trasversalismo che talvolta pervadono alcune forze dell'attuale maggioranza di governo, non solo sarebbe utile per attribuire incisività e chiarezza all'azione politica dell'Unione, ma garantirebbe anche la sussistenza a livello istituzionale di una realtà in grado di contrapporsi all'incedere del Caimano con la stessa passione che ha caratterizzato, negli ultimi cinque anni, l'attività dei movimenti operanti nell'ambito della società civile.

venerdì, novembre 03, 2006

RESISTENZA - 3/11/06

REPUBBLICA on-line 3-11
Prodi: "Berlusconi è un prepotente fuori dalla legge"
ROMA - E' scontro tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Per il Professore il suo predecessore "è un prepotente. E alla prepotenza si risponde con la democrazia". La frase è contenuta nell'ultimo libro di Bruno Vespa, "L'Italia spezzata", di cui sono state fornite anticipazioni. "Berlusconi - prosegue Prodi - ha una quantità di risorse illimitate per violare costantemente la legge. Sono completamente fuori legge, ma a loro della legge non interessa nulla".
Il presidente del Consiglio ricorre ad un aneddoto per sottolineare che Berlusconi "è come il signor Enea che andava a rubare l'uva. Il contadino protestò e lui non solo picchiava il contadino, ma ogni volta che passava lo obbligava a dire: signor Enea, vuole dell'uva? Lui è così. Semplicemente un prepotente".
Immediata la replica del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: "Prodi è la vergogna d'Italia”.
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Ma il “prepotente” non demorde
Berlusconi attacca Santoro: non mi ha fatto parlare (al telefono)

Santoro: "Per l'ex premier stesso trattamento degli altri: venga in trasmissione"
ROMA - Silvio Berlusconi non gradisce la trasmissione 'Annozero' di Michele Santoro - dedicata alla vicenda Mills - e chiama il presidente della Rai per criticare il fatto che il programma ha rifiutato di mandare in onda una sua chiamata in diretta.
Un 'no' che Santoro spiega: "La trasmissione 'Annozero' non prevede telefonate in diretta. Già nelle scorse settimane avevamo negato l'intervento al presidente della regione Calabria Agazio Loiero [Centro-Sinistra - NdR]. Lo stesso abbiamo fatto con il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi".
Aggiunge il giornalista-conduttore: "Al presidente Berlusconi è stato rinnovato l'invito a partecipare alla trasmissione offrendo la più ampia disponibilità. Ribadiamo che i soggetti esterni non possono deformare a loro piacimento un programma”.
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CORSERA 3-11
Rai, è bufera su Santoro
Petruccioli riferisce: «Berlusconi mi ha chiamato per lamentarsi della puntata su Mills».
Il giornalista: «Venga in studio»

ROMA - Silvio Berlusconi avrebbe chiamato il presidente della Rai Claudio Petruccioli lamentandosi della puntata di giovedì di «Annozero», dedicata da Michele Santoro alla vicenda Mills. Motivo dell'insofferenza del capo dell'opposizione, la decisione del conduttore di non accettare di mandare in onda un suo intervento telefonico. In buona sostanza: il Cavaliere voleva parlare in diretta ma il conduttore avrebbe detto no.
POLEMICHE - E sulla vicenda Santoro ecco la presa di posizione dell'associazione Articolo21, con una nota del portavoce Giuseppe Giulietti, componente della commissione di Vigilanza Rai, il quale sostiene che «nuovamente alcuni dei consiglieri della destra hanno tentato di trasformare il consiglio di amministrazione della Rai in un tribunale dell'inquisizione».
SANTORO REPLICA - «La trasmissione Annozera non prevede telefonate in diretta».
«Ci è sembrato giusto - osserva Santoro - che una trasmissione d'informazione si occupasse di questa notizia e pensiamo di averlo fatto con grande equilibrio». «Al presidente Berlusconi - conclude il giornalista - è stato rinnovato l'invito a partecipare alla trasmissione offrendo la più ampia disponibilità ad accogliere le richieste di rettifica correttamente formulate».
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CITAZIONE
Il Padre della Patria
Subito dopo le elezioni, dissi a Berlusconi che aveva 19 milioni di orfani. La sua risposta fu bruciante: «In questo momento, questo mio sentimento di paternità si è molto affievolito». Sei mesi dopo, il clima è completamente mutato. «Ho visto via via crescere negli elettori della Casa delle Libertà un sentimento di solidarietà e di stimolo che ha avuto aspetti commoventi. In Sardegna, per esempio, non potevo farmi vedere in mare senza che dalle barche intorno non partisse un concerto di sirene con tutti in piedi a salutarmi e a gridarmi di non mollare».
(Bruno Vespa, Libero 3-11)

mercoledì, novembre 01, 2006

MEDITAZIONE - 1/11/06

Postato in ritardo per disfunzione BLOGGER


FATECI CAPIRE: A che gioco giocate?
A leggere i giornali ed a sentire i telegiornali, sarebbe in vista un bel mercato delle vacche con l’apparente intento di far cadere il Governo Prodi.
Ma è solo Berlusconi che vuole far cadere il Governo Prodi per realizzare la sua vecchia idea di Grosse Koalition?
Ma fra i “polli di Renzo” si è già dimenticato di chi ci governava fino a soli cinque mesi fa e soprattutto di come governava?
Ma ce lo vogliamo ricordare in che mani eravamo?

Luciano Seno
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MANIFESTO
EDITORIALE

Prodi, un governo né vivo né morto

Giovanna Pajetta
Tenetevi forte, il tormentone andrà avanti almeno fino a gennaio. E di qui ad allora ne sentirete, e leggerete, di tutte. Lo sapevate ad esempio che già un mese fa c'era chi ipotizzava di rifare il governo tenendosi stretti Rifondazione, ma con l'Udc di Casini al posto di Diliberto e dei Verdi? Ipotesi irrealistica quanto mai, ma che dire allora delle discussioni di questi giorni nei palazzi di centrosinistra su un Prodi bis o, ancor meglio, su uno scioglimento anticipato (seguito da relative elezioni) del solo senato? C'è chi giura che non sono solo chiacchiere da bar, anche se in realtà chi le favoleggia non sa poi come rispondere al fatto che la prima non risolverebbe nulla, visto che il cuore del problema è proprio la pessima leadership di Romano Prodi, mentre la seconda, pur prevista dalla Costituzione, non è mai stata (saggiamente) nemmeno tentata. Ma in fondo ognuno può dire la sua, perché anche le due soluzioni che vanno per la maggiore, il governo tecnico o le larghe intese che riempiono pagine e pagine di giornale, sono per ora, come dice Massimo D'Alema, «una sciocchezza». Nè l'una né l'altra ha infatti gambe politiche, ovvero maggioranze possibili e voti in parlamento, su cui reggersi. Tanto rumore per nulla, allora? Purtroppo no, visto che c'è una verità dietro tanto agitarsi dei palazzi romani: la crisi pressoché inarrestabile del primo governo dell'Unione.
Dopo aver vinto per un soffio le elezioni di aprile, Romano Prodi è riuscito infatti a farsi malvolere da tutti. Dopo le proteste, scontate, del centrodestra, la sua finanziaria è riuscita a portare in piazza i pensionati, ha costretto Massimo Cacciari a sfilare con i fan dell'odiato Galan, ha spinto diessini doc come Leonardo Domenici, o meno allineati come Sergio Cofferati, a capeggiare la rivolta dei sindaci. Né gli è andata meglio con gli alleati, visto che le trovate di Tommaso Padoa Schioppa hanno fatto venire il sangue agli occhi ai riformisti moderati prima e poi, dopo le correzioni, persino alla fedelissima Rifondazione comunista. Domenica prossima potrebbe esserci persino un verdetto elettorale. Perché anche se Casini esagera quando parla di «un test nazionale sul gradimento del governo» è evidente che il voto del Molise peserà.
Se nonostante tutto Romano Prodi rimane in piedi insomma, non è certo per la sua forza. Se la sua fine, così tanto annunciata, non ci sarà è solo per la debolezza di tutti gli attori della politica italiana. Nel centrosinistra, al di là delle dichiarazioni di bandiera di Piero Fassino o di Antonio Di Pietro, nessuno può rischiare la carta delle elezioni anticipate. Ma anche a destra non ci sono poi uomini tanto arditi. Anzi, se andiamo a vedere più da vicno le mosse di questi giorni scopriamo che più che a progetti politici corrispondono a interessi personali. Si può capire ad esempio che Lamberto Dini, già piccato per non essere diventato ministro, si candidi a uomo per tutte le stagioni. Ovvero a diventare, come nel 1995, il premier di un governo tecnico che in questo caso salverebbe il paese non da Silvio Berlusconi ma da Romano Prodi. Così come dietro il pubblico appoggio del cavaliere alle larghe intese c'è la fretta di chi sente sbriciolarsi la sua leadership e, consapevole dell'impossibilità di nuove elezioni, cerca un gioco di cui poter essere comunque grande protagonista. Ma anche lui ha le gambe corte, perché il tempo che Berlusconi vuole guadagnare è proprio quello che Fini e Casini hanno tutto l'interesse a perdere. Anche se il leader dell'Udc dichiara che le grandi intese sono alle porte («la soluzione del problema», ha ripetuto ieri), Casini non ha affatto rinunciato al sogno di ereditare la guida del centrodestra. Anzi, c'è chi è convinto che tra lui e Gianfranco Fini ci sia già l'accordo, il primo sarà il futuro candidato premier del centrodestra, mentre il secondo ne sarà il leader politico. Ma per questo è ovvio che bisogna aspettare che re Silvio, magari anche per ragioni di età, passi la mano.
Se le cose stanno così, l'unica cosa ci aspetta è assistere più o meno inermi al lento logoramento del governo di Romano Prodi. Con la conseguenza, non piccola, che a questo si accompagni anche un logoramento della base elettorale del centro-sinistra.
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CITAZIONE
Dopo l’assise dell’Unione a villa Pamphili, Romano Prodi: «Ora tutti dicono di no. ma semmai ci fosse la crisi di governo sia la Margherita, sia i Ds aprirebbero le porte ad un governo di larghe intese».
(Augusto Minzolini, Stampa 1-11)
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LIBERAZIONE 1-11
Titolo di I pag.
«Con la minaccia della Grande Coalizione, Confindustria vuole spingere a destra il governo»