martedì, febbraio 28, 2006

RESISTENZA - 28/2/06

MALATEMPORA # 110
NE UCCIDE PIU' LA LINGUA CHE LA SPADA
Se quella banda di brutta gente per lo più ladra, ex fascista (ex?) quando non spudoratamente razzista (Bossi) malamente riciclata (vedi Fini e Fiuggi) insieme al suo megalomane tirannello mediatico paranoico si mette insieme e prende il potere, finisce come sapete che è finita.
Ma se il nano malefico, come ora finalmente lo chiamano almeno in internet, si mette a chiamare i magistrati come li chiama (rossi e fuori di testa) la Confcommercio, gli ordini professionali, i partiti tutti come li chiama, insomma, tutti rossi con le mani sporche del sangue di cento miioni di morti, non riesci a capire perché l'altra parte, quella che nella nostra pubblicità domenicale sul Manifesto abbiamo chiamato “il fratacchione democristiano e i suoi ipocriti pasticcioni con la coda di paglia” non provano nemmeno a chiamare l'altro campo con il nome che tecnicamente gli compete: una masnada di pericolosi ed illegali fascisti.
Ci hanno lasciato letteralmente soli a gridare al regime (con il nostro libro NEL PAESE DI BERLUSCONIA) e solo nell'ultimo anno è uscita qualche parola come piuma leggera, nel teatro mediatico osceno.
Se rossi eran tutte le persone civili, neri erano loro, oltre che imbroglioni, massacratori della Costituzione e clerico-fascisti. Perché non l'hanno mai detto? Perché?
Perché mentre LUI strilla le sinistre (fino al Bertinotti al chachemire e fino alla moglie di D'Alema che stringe la mano a Gelli) mormorano sommesse giaculatorie idiote sul loro esser capaci di governare...
Insomma, è scontro tra clerico-fascisti che gridano come ossessi sui media per smuovere la trista Italia degli ignoranti rimasti mentre loro, cattocomunisti che fanno finta di essere statisti col birignao, tutti ipocriti e perbenino per raccattare il voto dell'ultimo borghesino, rischiano addirittura di perdere.
Se succede, io emigro, giuro.
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Non sottoscrivo in toto, però l’idea di emigrare in caso di mancata Liberazione io ce l’ho da un pezzo – chiederò la cittadinanza spagnola. Meglio essere suddito di un galantuomo come Don Juan Carlos che schiavo del Merda.
Luciano Seno
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CORSERA 28-2
Titoli
Prodi: chi guarda troppa tv vota Berlusconi
«Se faccio un'analisi su voti e ore di televisione, trovo un rapporto perfetto»
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Ciampi: «Difendere il pluralismo dei media»
«Tutelare il pluralismo e l'imparzialità dei media significa contribuire a dare concretezza ai principi fondamentali che la Costituzione italiana difende con vigore»
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REPUBBLICA on-line 28/2
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
La coda del Pavone
"Sportivi e star in Forza Italia? Neanche per idea: niente personaggi dello spettacolo, niente sportivi, niente riciclati della politica: solo uomini con un mestiere".
(Silvio Berlusconi, 20 gennaio 1994).
"Rita Pavone candidata di Forza Italia per gli italiani all'estero".
(dai giornali del 26 febbraio 2006).
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L'UNITA' on-line 28-2
Sommario di I pag.
Silvio in America - Per Prodi «un party d'addio»
Ce la sta mettendo tutta, Silvio Berlusconi, a Washington per fare bella figura in casa dell’amico Bush. Ha anche provato il discorso di domani nella sala vuota del Congresso. Ma non gli è piaciuta la battuta con cui Romano Prodi ha definito la tre giorni negli Usa «un party d'addio» offerto dall'amico Bush. Il Professore ha anche ricordato che un analogo omaggio non aveva portato bene a Aznar. Livide le reazioni dei dirigenti di Forza Italia.
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REPUBBLICA on-line 28-2
Spot di Bush per Berlusconi
"Una persona positiva e ottimista, ci si può fare affidamento"
Il Cavaliere: "A Washington una festa d'addio? No sarà un funerale per Prodi"
ROMA - Si combatte anche a colpi di "sponsor" internazionali la battaglia elettorale tra Silvio Berlusconi e Romano Prodi.
"Berlusconi? Un ottimista". "Berlusconi è una persona positiva e ottimista, un leader forte che ha portato stabilità al governo italiano", ha affermato Bush nel corso di una conferenza stampa congiunta tenuta nello studio ovale della Casa Bianca subito dopo la visita del presidente del consiglio italiano.
Un rapporto non personale. "Il mio rapporto" con Berlusconi, ha detto ancora il presidente Usa, "non è personale, ma è strategico ed è importante per i nostri popoli ed è importante per gettare le fondamenta della pace".
Confermato il ritiro dall'Iraq. Parole di stima sulle quali non ha pesato evidentemente la conferma da parte di Berlusconi nel corso dei colloqui del ritiro delle truppe italiane dall'Iraq entro la fine dell'anno, nonostante l'acuirsi delle tensioni nel paese. "Il presidente Bush e il popolo americano - ha poi aggiunto - hanno trovato nel mio governo un alleato solido".
Botta e risposta con Prodi. Che la visita di Berlusconi a Washington potesse di fatto trasformarsi in uno spot elettorale a favore del premier era stato messo in conto da Prodi, che infatti in giornata aveva sferrato un duro attacco, definendo il viaggio americano del premier un "farewell party", una festa d'addio. "Bush - aveva ironizzato Prodi - sa che Berlusconi perde, gli dà una grande festa...". La stessa cosa, ha ricordato il Professore, era avvenuta alla vigilia delle elezioni spagnole con Aznar. Ironie alle quali Berlusconi ha replicato in maniera durissima nel corso della conferenza stampa alla Casa Bianca: "Una festa d'addio? Semmai - ha commentato il premier - pensavo fosse un funerale per Prodi".
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L'UNITA' on-line 28-2
EDITORIALE
Per un pugno di foto
di Gianfranco Pasquino
Il viaggio di Silvio Berlusconi a Washington consente a due Presidenti uscenti di incontrarsi in via ufficiale probabilmente per l’ultima volta. Nel linguaggio politico americano, il Presidente Bush sta diventando una “anatra zoppa”.
Pure confortato da sondaggi amichevoli e, presumibilmente, pagati in maniera adeguata, Berlusconi arranca nella campagna elettorale italiana almeno quanto un'anatra zoppa. Cosicché, ha deciso di sfruttare anche la tradizionale carta dei suoi predecessori democristiani (ma anche di Bettino Craxi): una visita nella “capitale del mondo libero”.
Difficile dire che, automaticamente, le foto che verranno scattate di lui, sorridente e mansueto, addirittura estasiato, sul prato della Casa Bianca con l’amico George, gli porteranno voti. Sicuro è, invece, che consentiranno all’elettorato italiano di vederlo sui giornali e in televisione (immagino la trasmissione diretta minuto per minuto di Rete 4) per tre o quattro giorni di seguito.
Pazienza se gli americani sono intervenuti in guerra contro quei fascisti italiani che Berlusconi accoglie nel suo codazzo elettoralistico.
E’ probabile che Bush ringrazi Berlusconi per la presenza di truppe italiane in Iraq e che questo consenta al Cavaliere di sottolineare platealmente che il centro-sinistra praticherà una politica “anti-americana”, comunque inaffidabile nella lotta contro il terrorismo (internazionale? Islamico?).
A questo punto, rimane da capire perché Bush abbia accettato di dare grande spazio a Berlusconi. Certamente, c’é la componente della elementare riconoscenza. Per quanto non molto influente, Berlusconi è stato un buon alleato, tenendo basse le proteste anche nei casi più drammatici, come, per esempio, nell’uccisione di Calipari.
(Brevi estratti da un lungo articolo)
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CITAZIONE
La bizzarra carriera di Silvio Berlusconi, da cantante di piano bar a magnate dei media e ora primo ministro d’Italia che controlla personalmente la maggior parte dei media televisivi del Paese, non cessa mai di stupire. Attualmente sta utilizzando tutte le leve del suo impero politico-mediatico per contribuire a fare in modo che i suoi confusi concittadini rieleggano lui e il suo partito. E’ naturale sperare che i governi stranieri si occupino della condizione della democrazia nel nostro Paese con rispetto e curiosità. Ma altrettanto naturale è sperare che si astengano da qualsivoglia esibizione di parte nel grande confronto elettorale in corso. Colpisce quindi in modo particolare vedere che il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, invitando Berlusconi a parlare il primo marzo dinanzi al Congresso in seduta congiunta, è intervenuto in maniera sorprendente nella politica italiana mostrando il più sfacciato disprezzo per questo principio di comportamento democratico.
(Pierleone Ottolenghi, Ibidem)
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CORSERA 28-2
PAROLE & POLITICA
“C'è andato apposta. È solo un viaggio di propaganda. Pensi che va anche a un banchetto su una portaerei al porto di New York, che è un ristorante. Si pagano 12 dollari per entrare. Siamo a livelli di spettacolo.”
Romano Prodi parla della trasferta di Silvio Berlusconi negli Stati Uniti.
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FUORI TEMA PERO’ BUONA
STAMPA 28-2
Corsivo
Differenze
Jena
Secondo il Papa Dio non vede differenze tra un embrione e un bambino. E’ miope?


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MEDITAZIONE 28/2/06


MANIFESTO

Mussolini avanti, gli altri dietro

Alessandra capolista As, anche la Fiamma con la Cdl -- Per Tilgher e Fiore altri camerati in lista
ALESSANDRO MANTOVANI
ROMA - Era difficile crederle, una settimana fa, quando annunciava sdegnata che avrebbe rinunciato, che non si sarebbe candidata per solidarietà con i camerati Roberto Fiore e Adriano Tilgher definiti «impresentabili» da mezza Casa delle libertà. E infatti Alessandra Mussolini ci sarà, la nipote del duce l'ha annunciato dopo il deposito dei simboli e delle dichiarazioni di apparentamento: in tutte le regioni sarà capolista di Alternativa sociale, che aderisce alla coalizione berlusconiana, sia alla camera che al senato, dunque sarà la prima degli eletti se da qualche parte As avrà il 2 per cento (alla camera) o addirittura il 4 (al senato, praticamente irraggiungibile).
Il passo indietro imposto dall'Udc, da An e da una parte di Forza Italia in testa il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu tocca ovviamente a Fiore e Tilgher, l'ex capo di Terza posizione e l'ex sodale di Stefano Delle Chiaie in Avanguardia nazionale. Oggi sono i leader di Forza Nuova e del Fronte sociale nazionale che rappresentano, soprattutto la prima con ottanta sedi sparse per l'Italia e un accentuato profilo nazionalista e nostalgico, l'essenziale della base militante neofascista raccolta sotto il cartello «Alternativa sociale per Alessandra Mussolini». I due garantiscono «il massimo impegno nella campagna elettorale» ma Montecitorio e a Palazzo Madama - se i numeri lo consentiranno - manderanno altri camerati, appunto più «presentabili»: le voci dicono di tre o quattro seggi assicurati ad As di cui uno, forse, per il marito di Mussolini Mauro Floriani (se la sinistra si lacera per le «mogli di», la destra sembra non farsi problemi neanche per i «mariti di»...). Ma certo As e lo stesso Silvio Berlusconi non potevano rinunciare al volto telegenico di Alessandra, alla sua immagine di «fascista democratica» ormai sdoganata e innocua che può acchiappare qualche voto.
Mussolini ha depositato personalmente il simbolo al Viminale, un comunicato di As parla di «indiscutibile prevalenza delle proprie tesi» nel confronto con la Cdl e parla di accordo programmatico dalle radici cristiane al latte gratis per i bimbi: c'è poi «la Banca del Sud per uscire dall'usura» e la «protezione del prodotto italiano» oggetto dell'ultima campagna di Forza nuova. As segnala che «Alessandra Mussolini è riuscita ad inserire due punti centrali: a) il latte artificiale gratuito ai bambini per i primi sei mesi di vita; b) il gratuito patrocinio per i bambini e le donne vittime di violenze sessuali».
La Cdl non rinuncia neanche al Movimento sociale Fiamma Tricolore (Ms-Ft), che ha manifestato ad Albano, ai Castelli romani, dove ha ereditato il tradizionale insediamento della destra radicale e «movimentista» che fu Movimento Politico e poi Base autonoma, quelli che nei primi anni novanta furono chiamati naziskin e da allora sono cresciuti nell'underground nero, nei centri sociali che definiscono «non conformi» e nelle curve degli stadi. Anche il loro apparentamento con la Cdl è cosa fatta ma il segretario del Ms-Ft Luca Romagnoli, pur non avendo lo stesso passato ingombrante, ha fatto la fine di Fiore e Tilgher: le dichiarazioni a Sky sulle camere a gas («non ho strumenti per affermare o negare» la loro esistenza) che hanno macchiato la prima apparizione in tv costano al giovane Romagnoli, che fece fuori Pino Rauti, l'addio al sogno di passare dall'europarlamento - il cui presidente Joseph Borrell l'ha condannato senza giri di parole per le frasi sull'Olocausto - a quello nazionale. Anche la Fiamma avrebbe almeno un paio di eletti garantiti, o almeno promessi, dalla Cdl. Rauti e il suo Mis (Movimento idea sociale) hanno depositato il simbolo ma non si sono apparentati: il fondatore del centro studi Ordine nuovo offre la «desistenza», insomma sta trattando per avere posti sulle liste di Forza Italia (chiede addirittura sei eletti) rinunciando a presentare il Mis in alcune circoscrizioni.
A conti fatti, dopo la presentazione dei simboli, al gioco delle liste nere la Casa delle libertà sembra essersi liberata solo di Gaetano Saya, il fascista che stava organizzando la «polizia parallela» “Dssa” smascherata qualche mese fa dalla Digos di Genova. Il simbolo del Nuovo Msi Dn di Saya, ex poliziotto massone sedicente gladiatore ed ex piduista che in questi giorni ha minacciato ripetutamente la direzione e i giornalisti dell'Unità, al Viminale non è arrivato. Magari qualche altra lista apparentata alla Cdl promuoverà qualche sconosciuto associato ma certo non potrà essere sua moglie Maria Antonietta Cannizzaro, che ha assunto tutte le cariche dopo le note disavventure giudiziarie (era finito per cinque mesi ai domiciliari) e alla quale Saya sostiene - mai smentito - che Berlusconi aveva promesso un posto in parlamento.

lunedì, febbraio 27, 2006

RESISTENZA - 27/2/06

PROVE TECNICHE DI 9 APRILE

CORSERA 27-2
Bordate di fischi all'annuncio dell'arrivo del premier Silvio Berlusconi allo stadio Olimpico. La cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Torino 2006 è cominciata con i fischi al premier Berlusconi all'ingresso nell'arena e la performance di una mitomane, nuda ma con un cartello con scritto "mi consenta.
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L'UNITA' on-line 27-2
Sommario di I pag.
Fischi in mondovisione per Berlusconi
Fischi in mondovisione per il premier Silvio Berlusconi alla kermesse finale dei Giochi di Torino. Lo speaker annuncia il suo nome e subito parte una contestazione a base di fischi.
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REPUBBLICA on-line 27-2
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Ma chi si credono di essere?
"Napoleone? Gesù Cristo? Ma io non mi sono mai paragonato a nessuno, le mie parole sono state come al solito travisate."
(Silvio Berlusconi, 25 febbraio 2006).
"Sono una vittima, mi sacrifico per tutti. Io sono il Gesù Cristo della politica."
(Silvio Berlusconi, la Repubblica, 13 febbraio 2006).
"Anch'io ho scritto le tavole della legge, come Napoleone e Giustiniano."
(Silvio Berlusconi, 7 aprile 2001).
"Solo Napoleone ha fatto più di me."
(Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 11 febbraio 2006).
"Combatto il comunismo come Churchill combatteva il nazismo."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 11 febbraio 2006).
"Va bene, paragonatemi a Mosè."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 24 febbraio 2006).
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L'UNITA' on-line 27-2
Sommario di I pag.
Rivolta in Thailandia contro il Berlusconi asiatico
Il Berlusconi d’Asia, Thaksin Shinawatra, ha sciolto il parlamento tailandese per evitare possibili violenze dei movimenti che ne chiedono le dimissioni. Elezioni anticipate, quindi, previste per il 2 aprile prossimo. Ma la soluzione non ha accontentato il movimento che chiede le dimissioni incondizionate del ricchissimo “premier d’affari”, i cui interessi personali ledono l’economia nazionale.Tra 50 e 100 mila persone si sono radunate per la terza settimana consecutiva davanti al palazzo reale di Bangkok.
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ESPRESSO on-line 27-2
Quanto ci è costato Silvio Berlusconi
Ecco la fotografia del flop del governo di centro-destra

Il premier dice di aver onorato il Contratto con gli italiani - E di aver fatto miracoli - Ma i dati lo smentiscono
di Stefano Livadiotti
L'Italia ha fatto un salto enorme..., ha scolpito nel salotto televisivo di 'Matrix'. "Abbiamo mantenuto tutte le promesse, ma la gente non se n'è accorta", aveva garantito tutto serio due giorni prima dai microfoni di 'Radio anch'io'. "I giornali tacciono su quel che questo governo ha realizzato", s'era lagnato all'inizio dell'anno in una comparsata a 'Otto e mezzo'.
È il Silvio Berlusconi di sempre. Quello che nella primavera del 2001 s'era presentato festoso alle assise di Parma della Confindustria di Antonio D'Amato, sottolineando la perfetta coincidenza del suo programma di governo con le richieste degli imprenditori. Lo stesso che l'8 maggio sempre del 2001, officiante Bruno Vespa, seduto davanti a una scrivania di ciliegio, aveva letto in diretta tv il 'Contratto con gli italiani', dove si era solennemente impegnato a ridurre tasse e reati, aumentare pensioni e posti di lavoro e far decollare le grandi opere pubbliche.
Sono passati cinque anni. Berlusconi ha continuato ad approfittare di ogni palco e qualunque gazzetta per spargere ottimismo a piene mani. Malcelando la propria irritazione davanti ai moniti del Quirinale come dell'Europa o della Corte dei Conti.
Indeciso a tutto, strattonato da una maggioranza variopinta e rissosa, Berlusconi ha tirato a campare. Rinvia oggi e rimanda domani, le sue promesse hanno cominciato a perdere credibilità.
E quando s'è ripresentato negli studi tv di Vespa, tentando di leggere il solito elenco delle cose fatte, Diego Della Valle è sbottato: "Non abbiamo bisogno di qualcuno che gira con dei foglietti e pensa che gli italiani siano tutti analfabeti".
Lui è preoccupato, se è vero che nei giorni scorsi ha chiamato il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, per chiedergli consiglio sulla strategia elettorale (sentendosi rispondere: "La Casa delle libertà potrebbe anche vincere: servirebbe un grande attentato internazionale di cui lei rimanesse vittima..."). Così, s'è intestardito ancora di più sulla sua strada. Anche perché non ha scelta. Il 'Contratto con gli italiani' si concludeva con una clausola: se non fosse riuscito a mantenere almeno quattro promesse su cinque, nel 2006 Berlusconi avrebbe rinunciato a ricandidarsi alla guida del paese. Nella maratona mediatica delle scorse settimane s'è dunque presentato vestendo di volta in volta i panni di Napoleone e Gesù Cristo. Nessuno s'è preso la briga di contestare le sue sparate. Eppure, dargli del Pinocchio non sarebbe stato difficile. Gli indicatori socio-economici elaborati in questi anni dai più autorevoli centri di ricerca nazionali e internazionali dipingono un quadro ben diverso: prima e dopo la cura Berlusconi, il confronto è devastante.
Crescita zero. Nel 2001 il prodotto interno lordo italiano viaggiava al passo dell'1,7 per cento. Il 2005 s'è chiuso a quota 0,2 per cento. In pratica, a crescita zero.
Il deficit pubblico, che era pari al 3,2 per cento nel 2001, è salito a quota 4,3. E il rapporto tra debito pubblico e Pil, che dal 2001 era in costante discesa, è ripartito a razzo: quest'anno arriverà al 108,5 per cento, due punti in più rispetto al 2004.
Promesse da marinaio. L'aumento della spesa pubblica che ha mandato in tilt i conti dello Stato non è certo servito a far fronte alle priorità per il rilancio dell'Azienda Italia. Su scuola e università, poi, è meglio stendere un velo pietoso. E perfino il tormentone sulle infrastrutture s'è rivelato solo un maldestro bluff: ad aprile scorso era stato ultimato appena lo 0,01 per cento delle grandi opere strategiche indicate nella cosiddetta legge obiettivo del 2002 (dal ponte sullo Stretto di Messina alla Salerno-Reggio Calabria, passando per il Mose di Venezia). Vuol dire che Berlusconi & C. hanno mantenuto molto meno dell'1 per diecimila di quanto avevano promesso.
Competitività bye bye. In questo quadro, l'Italia ha continuato a perdere terreno nei confronti del resto del mondo. Nella classifica sulla competitività l'evoluzione negativa dell’Italia è pienamente confermata: ventiquattresima su 75 nel 2001, l'Italia è scivolata oggi al quarantasettesimo posto su 117, dietro a Corea, Qatar, Cile e Thailandia.
Far West Italia. Del resto, anche la situazione dell'ordine pubblico, che soprattutto al Sud condiziona pesantamente ogni attività economica, con buona pace di Berlusconi presenta un bilancio drammatico. L'Istat dice che nel primo triennio di questo governo il totale dei delitti ha conosciuto un'impennata del 17,5 per cento.
Il piatto piange. Sostiene Berlusconi che il suo governo ha fatto il miracolo di creare un milione di nuovi posti di lavoro. Il premier dimentica di aggiungere che oltre la metà del risultato è dovuto alla regolarizzazione di immigrati già da tempo presenti in Italia. Quello che cresce, semmai, è il lavoro irregolare.
Così, il portafoglio degli italiani è sempre più asciutto. Nel Sud il tasso di diffusione della povertà relativa tra le famiglie è cresciuto, arrivando al 25 per cento tondo nel 2004. Ma il trend investe l'intero paese: la quota di italiani convinti di poter contare su un reddito "più che sufficiente" è diminuita dal 15,8 per cento (2001) al 13,8 (2005). E la percentuale degli italiani che non hanno risparmiato nel corso dell'anno è salita dal 38 per cento del 2002 al 51,4 dello scorso anno. Dove invece c'è stato il boom è nell’indebitamento bancario delle famiglie: da 251.964 milioni di euro (2001) a 384.867 (2005).
Se le famiglie se la passano male, le aziende peggio. nel 2001 in Italia i fallimenti erano diminuiti dell'8 per cento. Dopo cinque anni di cura Berlusconi, nel 2005 hanno fatto un balzo in avanti del 6 per cento.
Il declino. Con Berlusconi passato dal ventinovesimo posto con 10,3 miliardi di dollari al venticinquesimo con 12 miliardi nella classifica dei miliardari in dollari di 'Forbes', incapace di competere, l'Italia s'è arroccata. Siamo un paese sempre più ingessato. Secondo il 'Wall Street Journal, nel 2001 eravamo al trentacinquesimo posto nella classifica guidata da Hong Kong. Nel 2005 siamo scesi al quarantaduesimo, a pari merito con Trinidad e Tobago. Surclassati dal Botswana. E tallonati da Madagascar e Mongolia. Più la corruzione: nel 2001 eravamo ventinovesimi nella graduatoria guidata dalla Finlandia. Cinque anni di berlusconismo dopo, siamo affondati al quarantesimo posto. Superati dalla Malesia.
"I dati che conosco inducono all'ottimismo", ha giurato lui il 20 febbraio. E vai a sapere dove li ha presi.
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ITALIENI 27-2
Il professore contro l'imprenditore
Nonostante i sondaggi diano il leader del centrosinistra Romano Prodi vincitore delle prossime elezioni politiche con il 51,5 per cento dei voti contro il 47 per la coalizione di centrodestra, il professore di economia di 66 anni dovrà affrontare molti ostacoli in queste sei settimane prima dell'appuntamento elettorale. Con la crescente popolarità del suo rivale, Silvio Berlusconi è diventato più esplosivo che mai, paragonandosi a Napoleone e a Gesù Cristo.
Carta Capital, Brasile [in portoghese]
http://www.cartacapital.com.br/index.php?
funcao=exibirMateria&id_materia=4084


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MEDITAZIONE 27/2/06


MANIFESTO

Se il bersaglio del premier

è la Costituzione

CARLA CASALINI
Chi potrà più credere, ormai, al pifferaio di Arcore, vedendo l'ultimo spot, la presentazione del «programma della Casa delle libertà», più precisamente la produzione in proprio del Cavaliere, come lui stesso ha indirettamente rivendicato - «sono io il capo della coalizione» - e come il Corsera ha gustosamente documentato riportando i tratti di penna del premier a cancellare troppo incaute generosità degli «alleati».
Cassati, dalla sua penna, sono stati tanto per cambiare fondi e infrastrutture per il Sud; e ogni riferimento che potesse quantificare le promesse ai «cittadini elettori», a partire dalle «case» promesse agli inquilini: meglio lasciare tutto nel vago, altrimenti toccherebbe magari illustrare quali soldi si impegnano, chi, tra i poteri forti o meno deboli si costringerebbe a piegarsi a tali promesse. Perciò appare più che altro un lapsus - di quelli che in senso tecnico fanno scappare di bocca la sostanza delle cose - l'insistenza di Berlusconi sul reato di «vaghezza», che lui naturalmente rivolta contro l'avverso programma del centrosinistra.
Significativo è anche tutto ciò che fa vagheggiare ai vecchi, «sopra i 70 anni», dai cinema agli stadi e quant'altro che «avranno gratis». Appropriata la reazione beffarda dei sindacati sull'ultimo «spot» del Cavaliere: ricorda, ad esempio il segretario nazionale della Cisl Pierpaolo Baretta che, singolarmente, in tutti questi cinque anni Berlusconi non ha invece voluto accettare alcun confronto, dato nessun ascolto, alle richieste di «beni e servizi» da garantire ai pensionati e alle persone d'età che ne necessitano. Non a caso anche il famoso «contratto con gli italiani» che vagheggiava una aumento a «un milione di lire» a chi aveva solo una «pensione minima», non è stato rispettato se non per una quota davvero minoritaria delle donne e uomini che ne avrebbero avuto «diritto».
Perciò è difficile pensare che questo ultimo baluginio di pailettes possa accecare molti «italiani» - e risulta credibile il sondaggio commissionato dai Ds in cui i suddetti «cittadini» si dichiarano «più intelligenti» di quanto il premier non li «consideri».
Ma il punto più dolente è sulla «Costituzione», ormai davvero troppo trascurato dai più diversi commentatori: precisamente quell'assicurazione di Berlusconi, e di Fini, che tutti gli «alleati» giurano sulla devolution, e quindi si impegnano, come patto di coalizione, a fare battaglia contro il referendum per battere la «riforma» della destra.
C'è, tra le questioni brucianti, quel «federalismo fiscale» che la destra garantisce si farà -- è precisamente il completamento della rottura di garanzie di diritti uguali tra regioni ricche e povere, tra «cittadini» su beni fondamentali come istruzione e salute. Per non parlare di quella sorta di cesarismo che attribuisce al presidente del consiglio un potere assoluto e al parlamento un ruolo servile.

domenica, febbraio 26, 2006

RESISTENZA - 26/2/06

QUA SI STRILLA “IGNOMINIA” DA CINQUE ANNI

QUALCUNO RISPONDE

«Dovete ridare agli italiani il senso della dignità e del prestigio del Paese in Europa e nel mondo. Quella dignità che la volgarità del Governo ha abbandonato e lasciato deteriorare. Vanno ricostruiti per tutti i valori di giustizia, di libertà e di solidarietà che il berlusconismo ha attaccato. Dobbiamo ritrovare il gusto della libertà.»
Vittorio Foa, messaggio alla convention dell’Ulivo, Ansa 25 febbraio
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L'aggressione del presidente del Consiglio uscente ai magistrati è un fatto la cui anomalia e gravità non può passare sotto silenzio per la semplicissima ragione che Silvio Berlusconi è, almeno fino al 10 aprile, il titolare del potere esecutivo. Allora la domanda, già posta tante volte ma finora priva di risposta, è questa: può il capo del potere esecutivo aggredire, insultare, delegittimare sistematicamente da cinque anni (tralascio gli anni precedenti) un altro potere dello Stato senza incorrere in alcuna sanzione? Non si configura un conflitto tra poteri che dovrebbe essere oggetto di giudizio presso la sede garante della correttezza di comportamento dei vari organi costituzionali? Qui si tratta, lo ripeto, d'un grave conflitto istituzionale tra poteri dello Stato provocato dal capo del potere esecutivo. La questione assume quindi una specialissima gravità.
(Eugenio Scalfari, Repubblica 26-2)
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LE FAMIGLIE DI FATTO DEL CAVALIERE
REPUBBLICA on-line 26-2
Fiamma e Alternativa nella coalizione di Berlusconi
Entrano il partito della Mussolini (che sarà candidata) e quello di Romagnoli -- Da Rauti solo desistenza

ROMA - Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini ed il Movimento Sociale Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli fanno parte della coalizione che fa capo a Silvio Berlusconi. Non ne fanno parte, invece, il Mis di Pino Rauti ed il Nuovo Msi di Saja. Lo si evince dagli apparentamenti firmati al Viminale. Rauti è però disponibile ad una desistenza: non presenterà il suo simbolo se Fi gli darà 6 parlamentari. Nella coalizione che fa capo a Silvio Berlusconi il Pri di La Malfa ed i Riformatori Liberali di Calderisi si presenteranno solo al Senato. I partiti hanno firmato una dichiarazione di collegamento con Fi che indica "Silvio Berlusconi quale capo della coalizione che si candida a governare".
A differenza di quello che era stato annunciato, anche Alessandra Mussolini sarà candidata. Correrà, come capolista di Alternativa Sociale, in tutte le circoscrizioni della Camera. Non saranno, invece, candidati Tilgher e Fiore.
La formazione completa della coalizione di Berlusconi è la seguente:
Camera: 1) Fi; 2) An; 3) Udc; 4) Lega; 5) Dc-Partito Socialista; 6) Pli; 7) Federazione Italiana Pensionati Uniti (Fipu); 8) Alternativa Sociale; 9) Msi-Ft; 10) Verdi Verdi ambientalisti; 11) Progetto natura; 12) No euro; 13) Sos Italia Movimento nazionale cittadini; 14) Unione Nord Est; 15) Italia di nuovo.
Senato: 1) Fi; 2) An; 3) Udc; 4) Lega; 5) Dc-Partito socialista; 6) Pri; 7) Riformatori liberali; 8) Pli; 9) Fipu; 10) As; 11) Msi Ft; 12) Verdi verdi; 13) Progetto natura; 14) Sos Italia; 15) Nuova Sicilia (solo al Senato in Sicilia al posto di Dc-Partito socialista); 16) Patto per la Sicilia; 17) Patto cristiano esteso; 18) Unione nord est; 19) Italia di nuovo; 20) No euro.
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L'UNITA' on-line 26-2
E COI FASCISTI COME LA METTIAMO?
Le dimenticanze dell’ambasciatore
di Oreste Pivetta
In una intervista sul giornale della famiglia Berlusconi, Ehud Gol, ambasciatore d'Israele, risponde a molte domande a proposito di politica italiana e di questione palestinese, domande che hanno lo scopo di coinvolgerlo in una mezza pagina di propaganda contro la sinistra. Le prime due righe della prima risposta basterebbero però a chiudere la questione. Chiedono all'ambasciatore: abbiamo assistito a una manifestazione del Pdci in cui sono state bruciate la bandiera americana e quella israeliana, lei che ne pensa? Ehud Gol la prende con moderazione: "Non dobbiamo esagerare, è un fatto che ha riguardato poche persone". Il Giornale invece insiste... Cercando di colpevolizzare tutti, da Diliberto a D'Alema, che si era azzardato a consigliare: "bisogna capire le ragioni dell'odio".
Odio, comunque e sempre, di poche persone, come autorevolmente testimonia l'ambasciatore. Peccato che si arrivi alla fine, senza riuscire a leggere una domanda (e quindi la risposta) che ci preme tanto: gentile ambasciatore, che cosa pensa dell'alleanza elettorale e politica tra la Casa della libertà e la Fiamma tricolore, tra Berlusconi e l'eurodeputato Romagnoli, uno che ha molta stima di Hitler e che non ha nascosto i suoi dubbi circa l'esistenza delle camere a gas?
Gentile ambasciatore, ci permettiamo di chiederle di rispondere a noi, aggiungendo a sua informazione il nome di qualcun altro tra gli alleati di Berlusconi: Pino Rauti, Alessandra Mussolini e i filoarabi Fiore e Tilgher...
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CORSERA 26-2
Tarallucci del Nord per chiudere lo show
Calderoli, figuretta da avanspettacolo
Enzo Biagi
Fuochi e fiamme, tarallucci e vino. Così si può riassumere quello che è successo tra la Lega e il Cavaliere. La prima ha alzato la posta. Il secondo ha ceduto. D'altra parte, la Casa delle Libertà senza i lumbard dove andrebbe a finire? Peccato che in tutto ciò ci siano di mezzo gli italiani sfollati da Bengasi, ma soprattutto quattordici morti, colpevoli di aver bruciato un tricolore perché offesi da una maglietta con vignette ironiche su Maometto indossata ed esibita dal ministro Roberto Calderoli nel programma di Mimun subito dopo il Tg1. Credo che gli italiani (quasi tutti) si scusino, ma io ricordo che la bandiera sta nel «cuore» dei leghisti: qualche anno fa, il loro leader, Umberto Bossi, disse che il nostro tricolore lo usava come carta igienica.
Questi signori che, in rappresentanza del popolo del Nord hanno cercato di portare il Parlamento a Pontida, che hanno santificato l'acqua del Po e preso ad esempio l'indipendenza scozzese, in cinque anni di governo della destra hanno continuato a mangiare a Roma. E abbondantemente, grazie a Silvio Berlusconi. Ma non voglio essere frainteso: sono contro tutti quelli che bruciano la bandiera, che sia Usa, inglese, tedesca o danese, la considero una stupidità di dimensioni internazionali, ancora più grande quando avviene nel nostro Paese e in campagna elettorale.
Lo show televisivo del dentista lombardo è stato più uno sketch da colorita figuretta da avanspettacolo che il gesto di un rappresentante del Senato.
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IL RIFORMISTA 26-2
EDITORIALE
L’uomo del vento
C’è una logica in questa follia? C’è in Berlusconi, il quale ha deciso che non farà la campagna sui contenuti. Nessun contratto con gli italiani, nessuna promessa, nessuna trovata vincente come fu nel 2001 il taglio delle tasse.
Il Cavaliere sostiene che non ce n’è bisogno perché la sua promessa è completare il programma della passata legislatura.
In realtà, ha deciso di giocare su un altro tavolo con altre carte, le sue, non quelle di una coalizione ormai sfarinata.
E l’asso nella manica non è altri che se stesso, Berlusconi in carne ed ossa. Chi ha più appeal sugli incerti, gli indecisi, i moderati, vincerà. Per questo ha puntato e punterà a occupare tutti gli spazi possibili, non lascerà giorno senza mostrarsi sul proscenio. Per lanciare fendenti, per spiazzare gli avversari, per accusare e poi magari ritrattare (almeno in parte). Ma costringendo gli avversari a inseguire.
Berlusconi le regole sarà sempre in grado di aggirarle, con una successione infinita di attacchi preventivi. Per questo ha messo del vento nelle sue venti pagine. L’uomo del vento… Funzionerà? Il vento fa girar la testa e fa perdere la bussola. Se gli italiani oggi vogliono terragne sicurezze, non funzionerà.
(versione ridotta)


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MEDITAZIONE 26/2/06


MANIFESTO

BERLUSCONI

Il furbetto da programma

Io, patria e famiglia - Dove l'uso del pronome personale non è un refuso - Un programma davvero senza titolo - Per la Cdl si tratta solo di «continuare» - Famiglia e Sud all'Udc, «radici cristiane» e federalismo fiscale alla Lega, più manette ad An, giudici e pm separati a Fi - Il timone però resta a Giulio Tremonti: lo stato si venderà tutto
GALAPAGOS
I «furbetti del quartierino» hanno un nuovo socio: Silvio Berlusconi. Il programma elettorale che ha presentato ieri porta la firma di tutti i partiti della Casa delle libertà (ha garantito che Bossi ha firmato pagina per pagina), ma il contenuto delle 20 paginette è tutto opera sua. E da buon furbetto ha puntato tutto sulle famiglie che dopo averle spolpato per 5 anni, ora promette che saranno al centro dell'azione di governo. Una mossa furba che segue quella sui pensionati ai quali due giorni fa ha promesso di fargli vedere la tv gratis (ma non darà gratis la card per i decoder digitali delle sue televisioni) e pure gratis mandarli al cinema e allo stadio, sull'autobus e sui treni. Tanto non sarà lui a pagare. Un bel sollievo per chi ha pensioni da fame e non arriva alla fine del mese.
Nel programma di Berlusconi ci sono solo un paio di certezze, di impegni che sicuramente manterrà. Non cambierà la legge sul conflitto di interessi e se dovesse rivincere le elezioni (visto quanto stabilito dalla legge Gasparri) tra pochi anni potrà completare il proprio impero multimediale partendo alla conquista dell'odiata carta stampata che pagherà la presunta ostilità nei suoi confronti. Il secondo impegno è dedicato alla magistratura. Berlusconi è pronto allo scontro finale: l'ultima spallata la darà alla agli odiati giudici varando la separazione delle carriere.
Con molta «finezza» ha spiegato «non ci dovrà essere il `tu' tra il giudice e il Pm» e quest'ultimo dovrà andare con «il cappello in mano» a bussare alla porta del giudice. Sottile vendetta. Berlusconi sostiene che questo programma è la continuazione di quello siglato cinque anni fa da Bruno Vespa. Ritiene che il governo abbia realizzato tutti gli impegni presi e anche di più. In realtà da cinque anni l'economia italiana è allo sfascio e solo la connivenza dell'Unione europea ha permesso di evitare la bancarotta. Ora ci manda a dire che la panacea per i conti pubblici sono le dismissioni, cioè la totale scomparsa dello stato nella cosa pubblica e il federalismo fiscale. Che significa tasse pesantissime per le regioni più povere che dovranno torchiare i propri cittadini se vorranno mantenere (alla faccia della solidarietà) uno straccio di stato sociale.
Dopo 5 anni di Berlusconi non c'è un solo dato economico positivo. I piccoli segnali di ripresa che arrivano dall'Istat sono solo un rimbalzino dopo un precipitare continuo che ha fatto dell'Italia terreno di conquista in un contesto di declino tecnologico e di progressiva flessibilizzazione del lavoro. Che diventa precarietà del vivere quotidiano, emarginazione di larghi strati della popolazione.
Il programma di Berlusconi ad essere buoni è «populista e velleitario». A essere maligni è un programma per costruire un regime che fa rimpiangere la Dc. In questa ottica puntare di nuovo sul liberismo sfrenato e sul sostegno non al lavoro (unico elemento che può creare ricchezza) ma alle famiglie (solo le regolari, si intende) è un segnale preoccupante. Non che la famiglia non sia importante e non sia importante la terza età. Il problema che le varie misure sono tutte di tipo assistenziale: un elemosina, quattro soldi e via, come nel caso del premio di 1000 euro per i neonati non extra comunitari. La società, però, è molto più complessa di quella che immagina Berlusconi: «pretende» welfare, servizi sociali, asili nidi, tanto per dirne una, e non il mussoliniano premio per i nuovi nati. E «pretende» una sanità efficiente, pensioni adeguate e un lavoro stabile con una retribuzione adeguata. Berlusconi su questo versante proprio non ci sente: il suo modello è quello del principe, non si sa quanto illuminato o despota, come dimostrano anche i rapporti con i suoi arrendevoli alleati. Che lasciano fare: sanno che senza il grande affabulatore di strada ne farebbero poca.

sabato, febbraio 25, 2006

RESISTENZA - 25/2/06

CONFERMA

Chi non osanna il Cavaliere è un comunista corrotto e corruttore, compresi i giudici…

REPUBBLICA on-line 25-2
Berlusconi: "Poteri rossi intreccio di corruzione"
Hanno “corrotto le menti di troppi, troppi italiani”
MILANO - "Se c'è qualcosa di corrotto in Italia è il loro sistema di intreccio di potere fra giunte rosse, cooperative rosse, magistratura rossa e quel partito che è sempre lo stesso". Parte in quarta tra le ovazioni dei sostenitori di Forza Italia riuniti al Palamazda di Milano Silvio Berlusconi. E per due ore non rallenta mai. E' l'apertura ufficiale della campagna elettorale, è l'inizio dell'ultimo tour de force verso il voto del 9 aprile. E il premier non si risparmia. Usa tutti i temi del canovaccio che ormai recita senza variazioni ma che infiamma comunque la sua platea: pericolo rosso, pericolo magistratura, pericolo declino in caso di sconfitta della Cdl. Il tutto intercalato dai soliti aneddoti: le barzellette su Prodi, D'Alema, se stesso, i consigli della zia Marina.
A proposito dei Ds, il presidente del Consiglio parla di "una scuola che è sempre la stessa e che ha corrotto le menti di troppi, troppi italiani".
Poi, accennando a Prodi: "Altro che serietà, sarebbe l'inconcludenza e l'impotenza al governo", dice il premier facendo il verso al manifesto elettorale del leader dell'opposizione. Per non parlare, aggiunge, delle "frange estreme" dell'opposizione costituita da "Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, No global e Disobbedienti" che impediranno al centrosinistra di governare perché "sono i partiti del 'no'".
Allo scontro in atto con la magistratura il premier riserva solo un passaggio: "Avevo in mente una risposta da dare al più alto magistrato che ieri ha insultato il presidente del Consiglio, ma in questo clima così positivo non voglio darla. La darò un'altra volta", ammicca senza fare alcun riferimento esplicito al primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli che ieri aveva definito quello del premier un "delirio di persecuzione".
In compenso però ribadisce che "Giudici e Pm fanno la stessa carriera, bevono lo stesso cappuccino, leggono la stessa Repubblica e Unità".
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CORSERA 25-2
«Coop-giunte-toghe rosse, intreccio corrotto»
«Le loro regole sono sempre le stesse: insultare, offendere, ribaltare la verità, diffondere pessimismo e catastrofismo»
MILANO - «Se c’è qualcosa di corrotto in Italia è il loro sistema di intreccio inaccettabile tra giunte rosse, cooperative rosse, magistratura rossa e il partito che è sempre lo stesso anche se ha cambiato nome: Pci-Pds-Ds, fatto dagli stessi uomini che vengono dalla stessa scuola che ha corrotto le menti di troppi italiani». E' uno dei passaggi del discorso di Silvio Berlusconi in una manifestazione elettorale a Milano. «Le loro regole sono sempre le stesse: insultare, offendere, ribaltare la verità, ridicolizzare gli avversari, demonizzarli, diffondere pessimismo e catastrofismo».
«PRODI ASSALTA LE TASCHE DEI MODERATI» - Parlando del programma dell'Unione, Berlusconi ha detto che dà «l'assalto alle tasche del ceto medio e dei moderati con la reintroduzione di tasse che noi avevamo eliminato perché inique e vessatorie come quella sulla successione. Vogliono mettere una tassa sulle case, sui depositi bancari e requisire le case sfitte».
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IL RIFORMISTA 25-2
E-mail
Caro direttore,
Berlusconi si ripresenta agli italiani con tutto il suo Bagaglino di esperienze.
www.francesconardi.it
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CITAZIONE
Qui c’è una coalizione con gente che prima dichiara guerra a un miliardo e mezzo di musulmani e poi mette in dubbio l’esistenza di Auschwitz. Bipartisan nel far danni, il centrodestra è il contrario di un gruppo dirigente autorevole e in controllo della situazione.
(Europa 25-2)
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L'UNITA' on-line 25-2
EDITORIALE
Gli eversori
Pervaso da un’assoluta immoralità politica, Berlusconi è pronto ad allearsi con il diavolo e a giustificare qualsiasi nefandezza
di Antonio Padellaro
L’accozzaglia di partitini, per lo più neofascisti e neonazisti, con i quali Silvio Berlusconi ha annunciato l’apparentamento elettorale dimostra che a Berlusconi questa democrazia cosi com’è non è mai piaciuta. Sarebbe sufficiente ricordare come la sua maggioranza ha ridotto la Costituzione, massacrata dalla riforma dei saggi di Lorenzago. Quanto ai poteri dello Stato ce n’è uno, la magistratura, contro il quale egli sta conducendo una guerra mortale con lo scopo dichiarato di asservirla agli interessi del governo, e dunque a quelli suoi, se resterà a palazzo Chigi.
Il Berlusconi eversore dell’ordine democratico spazia dal disprezzo per il Parlamento, definito «perdita di tempo», al continuo farsi beffe di ogni forma di legalità. Fino a giustificare davanti alla Guardia di Finanza gli evasori fiscali.
Pervaso, come è noto, da un’assoluta immoralità politica l’uomo è pronto ad allearsi con il diavolo e a giustificare qualsiasi nefandezza se la cosa può recargli un qualche vantaggio.
Perché allora meravigliarsi quando arruola gente che fa il saluto romano e professa l’antisemitismo? Se gli portano, come dicono, lo zero virgola qualcosa in termini di voti, eccolo pronto a gridare senza tanti problemi viva il fascio. Lo conosciamo bene e nulla che lo riguardi può più sorprenderci.
Certo, questa estrema destra si manifesta in modo folcloristico e la sfilata di ex mazzieri incanutiti a braccetto con i cultori di Evola poco assomiglia a un raduno di pericolosi sovversivi. Ma se una tale carnevalata viene associata dal presidente del Consiglio in carica alla sua maggioranza, il problema diventa serio. E sarebbe serissimo se questa impresentabile destra dovesse malauguratamente rivincere le elezioni.
(versione ridotta)
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CITAZIONE
E’ vergognoso il modo in cui una parte della grande stampa ha coperto Berlusconi. Il problema è che sia stato stipulato un inqualificabile patto politico programmatico. Sottoscriveranno il programma del centrodestra con tutti i capi del neofascismo in Italia. È un evento che suscita grande impressione in Europa. Mentre c'è un pezzo della borghesia italiana che appare del tutto indifferente, e così una parte dei commentatori cosiddetti democratici, cosiddetti liberali, sì, manifestano distacco e neutralità rispetto a un'operazione che in nessun Paese democratico verrebbe considerata accettabile».
(Massimo D’Alema)


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MEDITAZIONE 25/2/06


APRILEONLINE 25-2

Tutto un programma

Presentato il programma del centrodestra: venti paginette di ideuzze, molte polemiche e tante scempiaggini scollegate
Nane Cantatore
Una cosa è certa: il programma del centrodestra è “piccino picciò”, meno di venti pagine, e l’ipotricotico non ha resistito alla tentazione di sbandierare questo straordinario pregio. In effetti un opuscolino di venti pagine è più maneggevole di un tomo di 281, ed è anche più versatile: per esempio, va molto meglio per raddrizzare un tavolino traballante, anche se può essere necessario per fare spessore.
Certo è che mettere assieme queste paginuzze non deve essere stato facile, visto che una buona metà dei contenuti è costituita dal continuo riferimento alle cose fatte nella passata legislatura: insomma una minestra riscaldata, sperando che gli elettori non si accorgano che si tratta di roba fritta e rifritta. Comunque, delle proposte ci sono: innanzitutto, la pensione minima a 800 euro, poi i 2.500 euro a bambino (questa è di Prodi, ma l’uomo dai tacchi ha deciso di appropriarsene), poi la decisione di assumere altri 10.000 carabinieri e vigili di quartiere, come e l’Italia non fosse il Paese occidentale con la maggior quantità di forze dell’ordine rispetto al numero di abitanti. Ma il punto più importante è, ovviamente, il preambolo: tutto un richiamo alla tradizione, alle radici giudaico-cristiane, alla famiglia e all’identità, e guai a chi osa dire qualcosa contro il matrimonio tradizionale o proporre altre formule.
Un paio di altri punticini in ordine sparso, come la nascita della banca del Sud, la costruzione di quattro rigassificatori, la separazione delle carriere per la magistratura, la trasformazione delle università in fondazioni e c’è più o meno tutto. Anzi, ce ne stavamo dimenticando: un mutuo per permettere di comprare la casa in cui si abita, con rate pari all’affitto. Solo che una proposta del genere, per quanto bellina nelle parole, dovrebbe presupporre una capacità di intervenire sul mercato che fa a cazzotti con la realtà, visto che banche e padroni di casa dovrebbero essere pronti a obbedire, e non si vede proprio come. Poi c’è la nuova idea geniale di Termonti: la basic tax o, per meglio dire, il “forfettone”, e già dal nome si capisce quanto possa essere seria; detto in italiano, si tratterebbe di un’aliquota unica per giovani e anziani, piuttosto bassa. Peccato che nella legislatura appena trascorsa l’imposizione fiscale sia aumentata, con le imposte indirette che hanno più che colmato la riduzione di quelle dirette e, come sanno anche i sassi, le tasse indirette sono quelle che colpiscono maggiormente i redditi più bassi.
In ogni caso, non sono le singole misure ad attirare l’attenzione, quanto il disegno generale o, meglio, la sua mancanza: mentre le 281 pagine dell’Unione mostrano la coerenza sostanziale di un progetto incentrato su un nuovo protagonismo della politica, che coordina le diverse forze economiche e sociali intorno a un progetto di sviluppo e rinnovamento, qui ci troviamo di fronte a un minestrone, anzi, a una minestrina che mette dentro alla rinfusa un po’ di tutto, senza uno straccio di prospettiva. Si naviga a vista, e lo si vede: una prova lampante è il caso dei rigassificatori, che non avrebbero mai trovato posto in una roba così generica se non fosse per le cronache di questi ultimissimi giorni, che hanno evidenziato una certa divisione a sinistra intorno al progetto di farne uno a Civitavecchia.
Lo stesso vale per le radici cristiane, richieste a gran voce dalla Lega, e che per fortuna significano tutto e il suo contrario: non fosse stato per la faccenda di Calderoli, a nessuno sarebbe venuto in mente, per quanto folle, di metterle nel preambolo di un programma elettorale, anche solo per allungare la broda. L’unico punto di continuità in questo zibaldone è dato da quel paio di inevitabili chiodi fissi, come la faccenda della giustizia e il ponte sullo Stretto:entrambi progetti che avrebbero dovuto caratterizzare la legislatura passata, e che ci ritroviamo pari pari nel programma per la prossima.
Niente di niente su temi fondamentali come l’integrazione europea, il rilancio del tessuto produttivo, la politica estera o il sistema del credito, al di là dell’idea della portabilità del conto corrente, peraltro già in via di realizzazione su iniziativa dell’Abi e degli odiati banchieri rossi di Unicredito e Mps. Ma dobbiamo darne atto all’attuale presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana (e va detto per esteso, perché dopo cinque anni uno ancora non riesce a credere che sia vero): il programma è corto. E questo è il suo merito maggiore.

venerdì, febbraio 24, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 24/2/06

Silvio a testa bassa contro i giudici

Come si permettono di

interferire nei suoi affari?!

REPUBBLICA on-line 24-2
Il Cavaliere: "Indebita ingerenza nella vicenda Antonveneta-Bpi"
Fini: "Concordo con Berlusconi"
Casini col premier: magistrati danno "idea di parteggiare"
ROMA - "E' gravissimo che il primo presidente della corte di Cassazione arrivi al punto di pronunciare pubblicamente frasi denigratorie nei confronti del Presidente del Consiglio, nel momento più delicato di una campagna elettorale". Lo afferma Paolo Bonaiuti, portavoce del premier Silvio Berlusconi. Il magistrato aveva parlato di "manifestazione di un delirio di persecuzione" in risposta all'attacco del presidente del Consiglio che aveva denunciato "un'indebita ingerenza della magistratura nella vicenda Antonveneta-Bpi"
Ma a fianco del premier si schiera Gianfranco Fini. il vicepremier si è detto "sostanzialmente d'accordo con Berlusconi'', chiarendo che "sono frasi che non mi scandalizzano e che non sono difformi dalla realtà", ha detto il leader di An, a margine della conferenza stampa di presentazione della candidatura di Giulia Buongiorno [avvocata di Andreotti – MdR] con Alleanza nazionale.
E il Cavaliere incassa anche l'appoggio della "terza punta" della Cdl, Pier Ferdinando Casini. I magistrati, ha detto il presidente della Camera in un'intervista al Tg3, danno "l'idea di una magistratura che parteggia" a causa dei numerosi passaggi alla politica con i partiti di sinistra, sia a livello nazionale che locale.
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CITAZIONE
Silvio Berlusconi lo pensa davvero, naturalmente. E poi è arciconvinto che l'elettorato più profondo di Forza Italia, quello che sta facendo di tutto per mobilitare, sia sensibilissimo ai suoi tormenti. Non c'è dunque da stupirsi troppo se è tornato a dire per l'ennesima volta che la sinistra brandisce come una clava l'arma giudiziaria in suo danno. Colpisce, semmai, che Berlusconi non circoscriva la denuncia alle inchieste che lo riguardano o all'interessamento troppo blando che i magistrati riserverebbero ai rapporti tra la sinistra e le cooperative, ma viceversa la allarghi per quanto sa e può, si tratti di prendere le parti del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, appena sospeso dai giudici di Parma, o di accusare la magistratura di aver fatto finire, con il suo «intervento indebito», l'Antonveneta in mani straniere. Quasi volesse indicare nei magistrati (o quanto meno in una parte consistente della magistratura) non solo i suoi accaniti avversari di sempre, pronti a colpirlo con ogni mezzo alla vigilia del voto, ma gli attori consapevoli di un processo più generale di destabilizzazione politica, economica e finanziaria del Paese.
(Paolo Franchi, Corsera 24-2)
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STAMPA 24-2
Corsivo
Anche
Jena
Fazio si è dimesso, Fiorani è in galera e anche Geronzi non si sente tanto bene.
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CORSERA 24-2
L’Associazione Magistrati risponde
«Si vuole demolire l’immagine della magistratura» perché «la legalità dà fastidio»
ROMA - C'è «fastidio», «intolleranza» per il controllo di legalità esercitato dai magistrati soprattutto nei «settori economicamente più sensibili». Ciò spiega gli «attacchi indiscriminati» ai giudici e riforme che hanno penalizzato la magistratura riducendone il ruolo. La denuncia è di Ciro Riviezzo, presidente dell'Anm (Associazione nazionale magistrati) e risponde all'accusa rivolta da Berlusconi ai pm di aver compiuto un intervento indebito nella vicenda Antonveneta.
Riviezzo è intervenuto al congresso dell'Amn alla presenza di Carlo Azeglio Ciampi, accolto da un lungo applauso.
Le riforme dell'ordinamento giudiziario -- ha detto Riviezzo - sono volute per «marginalizzare il ruolo del giudice, soprattutto nei settori economicamente più sensibili», convinti «che il controllo di legalità costituisce un intralcio al libero dispiegarsi dell'economia reale nella logica del mercato».
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L'UNITA' on-line 24-2
Sommario di I pag.
Attacco alle toghe dai tre leader della Cdl
La Casa delle Liberta alza il livello di scontro con giudici. Gianfranco Fini attacca: «La magistratura isoli i faziosi». Casini: giudici di parte. Strumentalizzate anche le dichiarazioni di Ciampi che aveva chiesto pacatezza e imparzialità. Il portavoce di palazzo Chigi Bonaiuti si scaglia contro il primo presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli che aveva definito "deliranti" le dichiarazioni del premier sulla magistratura. Al congresso dell'Anm, il presidente Ciro Riviezzo: «Irresponsabile coinvolgere i giudici nella campagna elettorale».
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Borrell contro il negazionista alleato di Berlusconi
«Sono indignato per lo scetticismo dimostrato da un membro del Parlamento europeo, Luca Romagnoli, sull'esistenza delle camere a gas durante la seconda guerra mondiale». Josep Borrell, presidente del Parlamento europeo, non nasconde la sua profonda irritazione per le dichiarazioni revisioniste del neofascista Luca Romagnoli, alleato di Berlusconi alle prossime elezioni politiche con la sua formazione Fiamma Tricolore.
«Tali dichiarazioni, - ha detto il presidente del Parlamento europeo - mettendo in dubbio la veridicità storica dell'esistenza delle camere a gas, sono assolutamente inaccettabili. Non si può mettere impunemente in dubbio l'Olocausto. Affermando di non sapere che le camere a gas siano servite per uccidere esseri umani, - ha concluso Borrell - egli insulta la memoria dei sopravvissuti, dei testimoni e i parenti delle vittime dell'epurazione etnica nazista».
Borrell, nel silenzio assoluto degli esponenti del centrodestra, da Berlusconi a Casini, è l’unica voce istituzionale che si leva contro le ignobili parole del Romagnoli.
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EDITORIALE
Negazionismo di governo
di Furio Colombo
Oggi l’Italia ha una brutta reputazione. Ha distrutto decenni di vita democratica, ispirata (anche quando l’ispirazione era blanda e formale) alla Resistenza, alla Liberazione, ai fatti della Storia, ai patti di civiltà contratti con gli altri Paesi del mondo attraverso le Nazioni Unite, ai patti di garanzia dei diritti umani, all’impegno comune e sacro, il «mai più» pronunciato da tutti i capi di Stato del mondo sulle ceneri di Auschwitz.
La Storia insegna che non c’è limite al peggio. L’Italia si è messa su una strada indegna attraverso l’autorità di un ministro di questa Repubblica che - tramite la televisione di Stato - ha gettato benzina sul fuoco di una serie di violenze già in corso. Ha provocato 13 morti, e l’assalto ai simboli dell’Italia in un Paese che ci era stato descritto (proprio dal governo di quel ministro) come amico. L’Italia proclama guerra di religione attraverso la voce purtroppo autorevole del presidente del Senato, che non sembra comprendere il rischio recato ogni giorno di più dalle sue ripetute affermazioni.
Adesso l’accordo formale e solenne stipulato dal presidente del Consiglio in persona e da suoi collaboratori stretti e credibili porta nello schieramento ufficiale del centrodestra accanto a Casini e Fini la peggiore specie di fascismo negazionista, di fascismo coinvolto in inchieste per banda armata e stragi, di seguaci di Julius Evola, predicatore dell’«antisemitismo come dovere», del pensatore tenuto a distanza persino dal Movimento Sociale Italiano che precede An. Porta l’Italia fuori dal consesso civile, democratico e storico stabilitosi in Europa e nel mondo democratico subito dopo la sconfitta e la distruzione del fascismo e del nazismo.
Al centro di questo gruppo di nuovi e formali alleati c’è la negazione della Storia, l’esaltazione di Hitler come statista, c’è il rimpianto di Mussolini, autore delle peggiori leggi razziali d’Europa, c’è lo scherno della Shoah, con la frase pronunciata da uno dei leader di queste bande di governo, certo Romagnoli, che ha detto a Sky Tg 24: «Le camere a gas? Non ho abbastanza elementi in proposito per poter dare un giudizio».
Sono state aperte le porte, messi a disposizione i tavoli, attivati i bracci esecutivi più in vista (sia pure tristemente in vista, a causa dei loro personali precedenti) del primo ministro e candidato unico, a tutto l’arco di chi rappresenta il fascismo sterminatore senza pentimenti e ripensamenti, anche a causa del distacco dei personaggi coinvolti da ogni forma di cognizione della Storia.
Il negazionismo, che altrove porta a conseguenze penali, qui in Italia, adesso, potrebbe abitare al governo. Il governo della destra.
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APRILEONLINE 24-2
Il grande miracolo di Berlusconi
Le otto società che controllano Fininvest chiudono il bilancio superando i 170 milioni di euro - ''Merito della bravura dei miei figli e dei miei manager'', è il commento del premier
Renzo Francabandera
Una verità e una bugia. La verità: Berlusconi è dio. La bugia: l'impegno in politica non solo non nuoce al portafoglio di Silvio Berlusconi, ma gli conferisce la forma arrotondata del salvadanaio che si riempie.
Mentre l’Italia arranca, l’economia perde competitività e terreno, la divinità nazionale fa il botto, grazie alle otto società che controllano Fininvest, che hanno chiuso il bilancio con 172,9 milioni di utili. Solo l’anno scorso erano 149 milioni, ma come alle nozze di Cana, ecco il miracolo, il continuo moltiplicarsi di pani e pesci.
Le holding di famiglia gli hanno staccato miracolosamente 141 milioni di dividendi, (contro i 79 nel 2004), pari a uno stipendio di 390 mila euro al giorno e di 11,4 milioni al mese.
A testimoniare l’evento, il figlio del premier, che senza mezze misure festeggia il risultato: "Un altro anno ottimo e qualche record battuto. Per la prima volta l'utile netto di Mediaset supererà i 600 milioni di euro (erano 500,2 milioni nel 2004, e 369,7 nel 2003). Anche gli azionisti rimarranno soddisfatti: prevediamo infatti di distribuire un dividendo maggiore rispetto ai 0,38 euro per azione del 2004".
La divinità ha ringraziato i suoi figli, ma non manca di ascriversi i meriti del risultato "Merito della bravura dei miei figli e dei manager che ho scelto", ripete spesso il premier. Ma sempre nel 2005 c’è stato il collocamento in Borsa del 16% di Mediaset, che ha cancellato tutti i debiti e investito in titoli di Stato il miliardo circa di liquidità entrato in cassa, pronto per qualche grossa acquisizione, magari dopo la campagna elettorale, nell’ipotesi di vittoria, magari con qualche detassazione delle plusvalenze.
Certo qualche miracolo laterale, come qualcuno ha fatto notare, fra legge Gasparri, condoni e leggi Tremonti varie, per non parlare dei decreti salva-calcio, l’ha fatto anche il Parlamento e i malignoni, pronti con la calcolatrice, hanno anche fatto due conti: nel '94, le otto holding del Biscione avevano 108 milioni di debiti, e un patrimonio di 269 milioni, e oggi, anche a seguito della distribuzione ai soci di 850 milioni di dividendi in 11 anni - hanno 303 milioni in contanti depositati in banca e un patrimonio di 854 milioni.
La moltiplicazione di pani e pesci è stata più o meno di sette volte in quasi un decennio.
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STAMPA 24-2
Corsivo
La coppa del nonno
Ancora una legge ad personam

Al centro del mercato elettorale non ci sono più le classi sociali, ma quelle anagrafiche. Dopo la lettera del premier ai bebè, che Prodi aveva neutralizzato proponendo la paghetta di Stato per bambini e adolescenti, ora la macchina acchiappavoti punta sugli anziani. Berlusconi, il presidente pensionato, appallottola il Contratto e sfodera la Carta d’Oro, una specie di buono sconto mutuato dai supermercati, che dovrebbe consentire a tutti coloro che hanno compiuto i settant’anni di andare gratis allo stadio, al cinema e sui treni, e di non pagare il cane né il canone (Rai), evidentemente considerato anch’esso un animale di compagnia.
Non sfuggono alcune meraviglie del progetto. La prima è che i «benefits» per la terza età entrerebbero in vigore proprio nell’anno in cui Berlusconi diventa settantenne. Ancora una legge ad personam, non fosse che stadi e cinema sono già suoi, e anche i canoni. Restano i cani. E i treni, ma tanto lui non ne ha bisogno: quando non lievita, cammina sulle acque. Un’altra annotazione, per il premier forse la meno rilevante: non si capisce con quale miniera di soldi pubblici o tesoro requisibile alle Coop intenda finanziare il suo bengodi. Senza contare l’ingiustizia sociale perpetrata ai danni della popolazione attiva: se centomila settantenni decidessero di gustarsi tutti insieme Milan-Inter a sbafo, agli spettatori paganti non resterebbe che invecchiare ai cancelli nell’attesa.
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LIBERAZIONE 24-2
Corsivo
Scambio colonialista
Piero Sansonetti
Berlusconi ha dichiarato alla Tv Al Jazeera che secondo lui il carcere americano di Guantanamo va chiuso. Come mai Berlusconi, che in genere rilascia dichiarazioni piuttosto insensate alle Tv italiane, è poi così saggio e ragionevole con Al Jazeera? Non sarebbe una buona idea, allora, proporre al Qatar uno scambio: noi gli cediamo la rete1 della Rai e loro ci danno Al Jazeera? (e così siamo caduti anche noi nella solita tentazione di infliggere al mondo arabo soprusi e infamie....)

giovedì, febbraio 23, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 23/2/06

CORSI E RICORSI…
Sgombrare le macerie o ne avremo per altri cinque anni
Attenti a perdere di vista la storia: quando cattolici e socialisti non vollero scegliere il meno lontano (Giolitti), arrivò non il più vicino a loro, ma il più vicino al potere (Mussolini). E questo è motivo sufficiente per darci, se non la carica, quanto meno la voglia di combattere perché non accada. Oggi salvare le precondizioni di uno Stato democratico è la posta in gioco. Quando è crollata la casa, prima di costruire la nuova bisogna sgombrare le macerie. Il nostro compito del 9 aprile è soprattutto questo. Non è proprio un gran vivere, ma non è neanche tempo perduto.
(Federico Orlando, Europa 23-2)
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CITAZIONE
L’immagine del nostro paese piena di fango e vergogna
Sarebbe necessario un intervento del governo. Netto, forte. Cosa dovrebbe fare Berlusconi? Tre cose. La prima è chiedere scusa agli iracheni per l’orrore di Abu Ghraib e per il probabile coinvolgimento italiano. La seconda è aprire una indagine seria su come sono stati reclutati i mercenari italiani, chi li ha mandati in Irak, chi ha lucrato un mucchio di quattrini su queste schifose imprese di morte. La terza cosa da fare è inutile che la diciamo, è sempre la stessa, la andiamo ripetendo da tre anni: ritirare il nostro esercito dall’Irak, perché ogni giorno che passa si accumulano nuove schiaccianti prove del fatto che i nostri soldati sono lì per aiutare gli americani (obbedendo al loro comando) nel fare una guerra. Non è un’impresa di pace, la nostra, non c’è neanche l’ombra della volontà di pace nell’occupazione militare dell’Irak. E quindi è contro la Costituzione. In ogni caso siamo abbastanza sicuri - speriamo, per una volta, che Berlusconi ci smentisca - che il governo non interverrà. Anzi troverà delle giustificazioni, magari polemizzerà con Sigfrifdo Ranucci e con gli altri autori del nuovo scoop di RaiNews 24.
(Piero Sansonetti, Liberazione 23-2)
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REPUBBLICA on-line 23-2
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Amatissimo
"A sinistra non sono tutti brutti e cattivi. C'è anche gente molto valida, come Giuliano Amato."
(Silvio Berlusconi, il Giornale, 17 febbraio 2006).
"Chiameremo tutti i giorni Amato l'utile idiota che siede a Palazzo Chigi. Ad Amato non faremo sconti."
(Silvio Berlusconi, il Messaggero, 21 aprile 2000).
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CE N’E’ PER TUTTI…
Titoli
Berlusconi parla agli anziani
"Minime a 800 euro, Tv e cane gratis"
Il presidente del Consiglio ha presentato ai Pensionati riuniti
il pacchetto di misure che intende introdurre per la terza età
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Berlusconi contro i magistrati
"Intervento indebito su Bpi"
Il premier attacca ancora i giudici, la sinistra e le coop rosse
E su Geronzi dice: "Persona capace, esperta e proba"
(NdR – La Magistratura ha sospeso il banchiere da tutte le cariche)
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CORSERA
PAROLE & POLITICA
“Berlusconi è come Achille Lauro, manca solo che annunci pasta e scarpe gratis da ricevere dopo il voto.”
Rosy Bindi (Margherita) a proposito dei tagli promessi dal premier agli «over 70» sui biglietti di treni, cinema e stadio.
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L'UNITA' on-line 23-2
BANNER
«Berlusconi all’inizio entrò in politica per salvare il proprio impero mediatico e finanziario e per difendersi dalle accuse penali. Ma ha fatto molto di più: da solo ha quasi fatto deragliare l’operazione Mani Pulite, ha riportato indietro nel tempo l’orologio della guerra alla mafia, ha stabilito una serie di inquietanti precedenti nella commistione tra affari pubblici e affari privati».
Alexander Stille, «Citizen Berlusconi», pag. 386
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Sommario di I pag.
Il fascista e revisionista alleato di Berlusconi
Sulla Shoah «La storia si può correggere»
«Non faccio lo storico, faccio politica. Di camere a gas non mi sono mai occupato, non mi sento né di negarle né di affermarle. La storia è una scienza e ogni scienza può aggiornarsi e acquisire nuove documentazioni, revisionare». Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore) conferma (aggravandole) le sue dichiarazioni choc e negazioniste sull'Olocausto. Il monito di Ciampi: «Non dimenticare la Shoah».
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STAMPA 23-12
Corsivo
MIRINO
E adesso il presidente del Consiglio viene a dire alla vigilia delle elezioni che dal mirino l’Italia è fuori?
Lietta Tornabuoni
Chissà come dev’essere rimasto male il ministro dell’Interno Pisanu l’altro giorno, quando Berlusconi ha bruscamente stabilito con sicumera che «L’Italia non è nel mirino del terrorismo ». Ma come? Sono almeno tre anni che Pisanu ci proclama nel mirino: il mirino si è aggiunto all’altro suo tic verbale che, parlando di cose che dovrebbe fare lui, si esprime in forme indefinite («Occorre battere la criminalità», «Occorre garantire la sicurezza»: come sarebbe, «occorre»? Chi deve battere, garantire eccetera, se non lui?). Per via del mirino, Pisanu ha avuto soldi, assunzione di personale a migliaia, misure di protezione vane e odiose, espulsione di asiatici o arabi. E adesso il presidente del Consiglio viene a dire alla vigilia delle elezioni che dal mirino l’Italia è fuori?
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APRILEONLINE 23-2
Berlusconi sbaglia canale
Il candidato del centrodestra al governo del paese rilascia un'intervista su Al Jazeera per porre rimedio all'infelice esternazione di Roberto Calderoli
Jamal Moh'd Jadallah
Poco, ma molto poco, c’è da dire sull’intervista del presidente del consiglio Silvio Berlusconi trasmessa dal canale arabo Al Jazeera. Il premier ha cercato inutilmente di dare un messaggio di tolleranza e rispetto verso il mondo islamico.
È stato proprio Berlusconi, infatti, il padre fondatore della corrente di pensiero che afferma la “superiorità della civiltà occidentale sull'Islam”. Era utile, quindi, indirizzare e trasmettere questo messaggio dagli schermi della Rai e non di Al Jazeera, prima per gli italiani come popolo, che meritano di vedere in chiaro la politica del governo Berlusconi nei confronti degli altri e poi per calmare le continue provocazioni di quei giornalisti, opinionisti e "esperti in Islam" che gridano giorno e notte dai giornali e dagli schermi: terrorismo uguale moschea, moschea uguale terrorismo.
Tutti gli italiani hanno visto e hanno saputo dell’umiliazione che ha subito la giornalista musulmana Rula Jebreal da parte del ministro Calderoli che su Canale 5, qualche giorno fa, l'ha definita “abbronzata”. Un episodio di razzismo nei confronti di una donna araba da parte di un ministro della Repubblica italiana. E il governo di Berlusconi non ha mosso un dito, non ha detto una sola parola.
Tutti noi, italiani e non, sappiamo che i “guardiani” dell’informazione del primo canale Rai non fanno passare una sola virgola di notizie che non rientri nel piano di informazione del governo italiano (specialmente l’informazione sul mondo arabo, islamico e palestinese). Allora, c'è da chiedersi perché è stata trasmessa un'intervista preventivamente registrata e che offende la religione islamica?
Quella bella immagine di Berlusconi sullo schermo di Al Jazeera nascondeva una altra faccia e una altra politica, che è difficile nascondere con due frasette sul dialogo e la convivenza tra i popoli. L’unico segno che ha lasciato il governo del centrodestra è il non aver contributo in nessuno modo al dialogo e alla convivenza tra i popoli.
I popoli del mondo islamico guardano con simpatia e rispetto il popolo italiano, da sempre ( ricordiamo i milioni di persone che hanno manifestato contro la guerra in Iraq ). Ma questo comune sentire per la politica agita da Silvio Berlusconi non conta niente. Il governo è evidentemente convinto, suo malgrado, che l’Italia si affaccia sull’Oceano Atlantico e non sul Mediterraneo, non sul mondo arabo islamico.
È forse questo il motivo da cui deriva il fatto che la maggior parte degli esponenti della Casa delle libertà, nei loro interventi, difendono l’America e Israele più dell’Italia stessa.

mercoledì, febbraio 22, 2006

RESISTENZA - 22/2/06

CORSERA 22-2
L'imperatore Silvio
Amabile presa in giro o incoronazione sul campo? Il dubbio resta vedendo la sovracopertina-poster scelta dal Foglio di oggi. Il Berlusconi-Napoleone del ritratto indica con la mano destra una serie di fogli, con probabile riferimento al vecchio contratto con gli italiani o, forse, al nuovo programma non ancora presentato.
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PAROLE & POLITICA
“Io non ho nessun odio per Berlusconi. Del resto anche lui si trucca e anche lui porta i tacchi...”
Vladimir Luxuria, candidata alle prossime elezioni con il Prc
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Non è “simpatico” soltanto a Bossi…
L'ex deputata radicale e pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina, intervistata dal News Settimanale, fa una rivelazione su un inedito viaggio con l'allora imprenditore Silvio Berlusconi. «Sono stata con lui su un'isola greca - ricorda - in una bellissima giornata di sole siamo partiti da Milano col suo aereo privato. C'erano anche altri amici. Lui era un imprenditore, ancora non aveva le televisioni. Credo che non conoscesse Veronica. Bello e affascinante, allegro e divertente, aveva molti capelli. Io ero da poco arrivata in questo Paese e non parlavo bene l'italiano. Dopo quei giorni non l'ho più rivisto. Era il 1974».
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REPUBBLICA on-line 22-2
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Mai dire mai
"Sportivi e star in Forza Italia? Neanche per idea: niente personaggi dello spettacolo, niente sportivi, niente riciclati della politica: solo uomini con un mestiere."
(Silvio Berlusconi, 20 gennaio 1994 -- Poi candida Iva Zanicchi, Cesare Cadeo e Gabriella Carlucci, pensa di presentare Bud Spencer e Loredana Lecciso. La lista dei "riciclati della politica" che ha fatto eleggere in Parlamento è interminabile: da Vizzini a La Malfa, da De Michelis a Biondi, da Cicchitto a Costa, dalla Boniver a Cantoni...).
"Dopo una sollevazione di massa, pare tramontata la candidatura della cognata di Albano, Raffaella Lecciso. Mike Bongiorno sarà invece senatore, senza discussione alcuna. Anche Ombretta Colli avrà un seggio. Elisabetta Gardini in predicato per un posto sicuro."
(Il Giornale, 17 febbraio 2006)
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IL RIFORMISTA 22-2
Corsivo
FINI E CASINI, LE PUNTE SI SMARCANO
La casa è unita, tranne che su Berlusconi
Em.ma
Ricordate le frasi, con cui si diceva e non si diceva, usate da Follini per affermare che con Berlusconi non era più possibile governare serenamente e seriamente? Ci fu un tempo in cui i giornalisti dovevano spiegare il significato di quelle parole. Poi, in un vertice della Casa delle libertà, il segretario dell'Udc disse chiaro e tondo in tv che Berlusconi non era il candidato giusto. Follini ha dovuto lasciare la segreteria Udc e la parola è passata a Casini. Questi ha ripreso a dire e non dire, a spiegare che Berlusconi era indicato come leader della coalizione, ma non come premier: in campo, per quella candidatura c'erano tre punte. Infine un manifesto: «tra Berlusconi e Prodi scegli Casini». Il Cavaliere ha protestato. Veniamo a Gianfranco Fini, che è ancora alla prima fase. Infatti un manifesto di An, con foto di Fini, recita: «In prima persona». Cioè non più dietro il Cavaliere. E un altro dice: «Per un'Italia serena». Cioè senza il casino che Berlusconi combina con i vari Calderoli. E ancora un altro: «Per un'Italia onesta», del cui significato nessuno ha dubbi. Ne aspettiamo un altro, l'ultimo: «Tra Berlusconi, Casini e Prodi, vota Fini». La casa è unita tranne che su Berlusconi.
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L'UNITA' on-line 22-2
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«Nell’elenco di Gelli c’era buona parte di quelli che contavano. Ho avuto pressioni, minacce, sette chili di tritolo davanti a casa, era una vita impossibile (...) Ma ben più grave è che molti uomini della P2 siano passati indenni da quegli anni. Basti ricordare l’attuale presidente Berlusconi, tessera 1816, e il suo aiutante Fabrizio Cicchitto, tessera 2332.»
Tina Anselmi, intervistata sull’Espresso
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EDITORIALE
Terrorismo su misura
di Oreste Pivetta
La minaccia terroristica sembra ormai diventata in Italia una variabile dipendente dagli estri elettorali del presidente del Consiglio. Quindici giorni fa eravamo una polveriera, adesso siamo un’oasi serena nel ribollire universale.
Si può immaginare che fra un paio di settimane saremo di nuovo sotto tiro, anche se il nuovo allarme servisse solo a compensare qualche caduta del pil nazionale, come lui racconta ormai dal tragico 11 settembre delle Torri gemelle.
Il nostro presidente del Consiglio è un monumento al conflitto d’interessi globale e misto. Ovunque metta mano, si scopre che tenta anche di allungare la mano: sulle antenne televisive, sui fondi assicurativi, persino sulle signorine della diplomazia cui cerca di strappare un numero di telefono («per mio figlio, bel ragazzo», si giustifica), purtroppo persino sul terrorismo. Estraneo a qualsiasi idea politica che non sia vagamente il libero mercato (declinato secondo la libertà sua propria di fare quello che vuole) e l’anticomunismo (soprattutto nel senso delle toghe rosse), incurante di parole grosse come etica e responsabilità, non riesce a fare il serio neppure di fronte a una vicenda che costa all’umanità tanto sangue e tante paure.
Piega tutto al tornaconto. S’infiamma o si spegne, smentendo persino le indicazioni del suo ministro degli interni, che pure lo segue fedele da una infinità di anni, pressoché dalla nascita di Forza Italia, da sempre accorto reporter di ogni umore parlamentare o extraparlamentare.
Berlusconi, già teorico della superiore «civiltà occidentale», nega evidentemente che Calderoli, all’atto della sua esibizione, facesse parte del governo, negando che la Lega, primo imprenditore nazionale dell’antislamismo, faccia ancora parte del governo e della maggioranza che si presenta unita alle elezioni.
Berlusconi, sempre in conflitto d’interessi, si tiene stretto l’alleato e l’alleato si tiene stretta la bandiera che da anni va agitando: prima contro i «terroni», poi contro «Roma ladrona», adesso contro l’Islam, in virtù di un principio d’identità, imbracciato come uno schioppo padano.
Berlusconi, con la sua paura di perdere e con il suo irrimediabilmente basso senso dello stato, s’accomoda sulla mina padana, pensando di poter dare un taglio alla miccia quando vuole. Con l’opportunismo che non s’è mai negato. Tra un insulto alla sinistra e un buffetto sulla guancia rosea di un Calderoli, la minaccia terroristica viene e va. Per Berlusconi (e per Bossi) è la rincorsa all’ultimo voto sulla piazza.
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APRILEONLINE 22-2
Berlusconi a nozze con i fascisti
Il Cav. spera di raggranellare il maggior numero di voti - Senza rispetto per nulla che non sia la propria affermazione personale
Nicola Tranfaglia
Contrariamente a quel che hanno scritto i maggiori giornali italiani con un ottimismo che è strettamente legato non tanto all’amor di patria quanto al desiderio di non apparire troppo lontani da Berlusconi, l’attuale presidente del Consiglio ha firmato l’accordo con Alternativa Sociale e gli altri gruppi di neonazisti e neofascisti che compongono il variegato mondo raccolto intorno ad Alessandra Mussolini e a Pino Rauti. Quest’ultimo peraltro ritornerà in parlamento con un seggio di Forza Italia senza correre i rischi delle piccole o piccolissime liste.
La storia dei neofascisti impresentabili di cui si è parlato nei giorni scorsi si conclude dunque con la riaffermazione di un’alleanza stabile del populismo mediatico di cui Silvio Berlusconi è il leader indiscusso con gli esponenti peggiori di quel mondo residuale che ha espresso il terrorismo nero degli anni settanta, i naziskin e tutti gli esponenti del revanscismo di estrema destra.
Se non ci saranno nelle liste i Tilgher o altri dello stesso genere ci saranno i loro comprimari che sono spesso peggiori dei capi dell’uno o dell’altro movimento neofascista
Il problema della decenza e della presentabilità non è stato in nessun modo risolto ma spostato in una zona ancora più grigia del sottobosco della destra estrema.
Viene allora da chiedersi perché il Cavaliere fa una scelta così chiara e indifendibile dopo anni passati a proclamarsi erede di De Gasperi o uomo del centro.
La risposta non è agevole al di là di alcune prevedibili ragioni aritmetiche che spingono Berlusconi a pensare che presentare numerose liste alleate possa in certe regioni disturbare gli avversari e raggranellare voti preziosi per la conta finale.
C’è tuttavia una ragione più importante e di ordine generale che deve essere ricordata per comprendere la scelta finale del leader di Forza Italia.
Non c’è in lui nessun apprezzamento dei valori di democrazia e di libertà scritti anche sui programmi ancora non noti della Casa delle Libertà, c’è una sorta di pragmatica indifferenza nei confronti di qualunque dibattito sui valori e sui principi della vita politica e sociale. A Berlusconi interessa il potere e null’altro che il potere.
Da questo punto di vista si alleerebbe con il diavolo pur di vincere e restare al suo posto.
Da questo punto di vista i neofascisti sono alleati ideali perché, a differenza dei tanti ex democristiani che gli sono vicini, chiedono di meno e sono disposti a seguirlo ad ogni costo, visto che tutti gli altri interlocutori li hanno ripudiati.
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CITAZIONE
Fascismo e stalinismo
(Si faccia una cultura, Cavaliere…)
…E’ interessante ricordare che l'Italia fu il primo Paese dell'Europa continentale con cui l'Urss strinse rapporti diplomatici. Accadde nel 1924, quando il governo bolscevico non tenne alcun conto della posizione antifascista dei comunisti italiani e incassò con piacere il riconoscimento di Mussolini. Neppure la guerra d'Etiopia riuscì a raffreddare i rapporti fra i due Paesi. Il maresciallo Tuchacevskij visitò l'ambasciata d'Italia a Mosca nel 1936 per assistere alla proiezione di un film sulle operazioni militari contro le truppe del Negus e si congratulò con l'ambasciatore e l'addetto militare. Nell'estate del 1940 il ministro degli Esteri Molotov propose all'Italia un accordo per la spartizione delle sfere d'influenza nel Mar Nero simile a quello che l'Urss aveva concluso con la Germania nell'agosto del 1939 per la Polonia e il Baltico. All'origine di questi incontri e di queste intese vi fu principalmente la convinzione che l'Italia e la Russia sovietica avessero qualche buon motivo politico ed economico per andare d'accordo. Ma vi fu anche, per quanto possa sembrare paradossale, un sentimento che potremmo definire di attrazione reciproca. Esisteva nel fascismo di sinistra una certa simpatia per l'Urss, ed esisteva a Mosca una certa curiosità per il regime di Mussolini.
(Sergio Romano, Corsera 22-2)
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STAMPA 22-2
GLI IMPRESENTABILI
di Mattia Feltri
Gaetano Saya
La straordinarietà di Gaetano Saya - leader del Movimento sociale destra nazionale nuovo Msi, partito a dimensione familiare - risiede nella capacità di farsi prendere sul serio da tutti. Per esempio: scrive all’Unità promettendo di prendere a calci nel sedere Furio Colombo, e l’Unità ci monta una campagna giornalistica e chiede l’intervento severo delle istituzioni democratiche.
Oppure, illustra traballanti teorie razziali antiarabe, imbastisce paralleli fra Benito Mussolini e Silvio Berlusconi, tratteggia una soluzione finale sul problema dei pervertiti, e il centrosinistra denuncia il rischio di una deriva auschwitziana della Casa delle Libertà. Ma, ancora, garantisce al premier le centinaia e centinaia di migliaia di voti dei nostalgici, come lui, che hanno avuto il nonno marciante a Roma (ma se è per quello, anche il nonno di Alessandra Mussolini...), e il premier gli crede, e lo candida, e si procura un mare di grane.
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Maurizio Scelli
Quando nel 2001 si candidò in Forza Italia, l’ex commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, finì «in una piscina senz’acqua», per sua stessa dichiarazione. «Ho capito che non ero fatto per chiedere voti», disse. Cambiò idea.
Nel marzo dell’anno scorso, dopo i fasti iracheni, fondò a Firenze un movimento di giovani che avrebbe dovuto chiamarsi «Onda Azzurra» o «Forza Ragazzi». Ma cambiò idea, il movimento non fu nemmeno battezzato. Intervenne Silvio Berlusconi, ma «non c’è nessun reclutamento». Semplicemente, Scelli voleva «un movimento di giovani distanti e diffidenti verso la politica» che portassero «nell’ambito della politica la loro capacità» senza schierarsi dentro logiche elettoralistiche. Ma cambiò idea. Il movimento venne chiamato «Italia di Nuovo» e Scelli illustrò il programma: «Insieme decideremo se schierarci a destra o a sinistra». Obiettivo: quattro per cento. Ma cambiò idea. Non più «a destra o a sinistra, vedremo». Bensì: «Né a destra né a sinistra». «Giocherò la mia partita da solo», disse Scelli appena prima di Natale.
Obiettivo: quattro per cento e «rimettere al centro della politica la dignità umana». Non col centrodestra, perché «è in piena crisi di strategia e di leadership». Non col centrosinistra «perché non è omogeneo». Meglio un terzo polo - la «Confederazione di centro» - insieme con la Democrazia cristiana di Angelo Sandri. Ieri mattina a Milano era prevista la conferenza stampa in cui Scelli avrebbe dettagliato i propositi del suo terzo polo. Ma ha cambiato idea: ha annullato la conferenza stampa e si è candidato con Forza Italia.
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ITALIENI 22-2
Una nube inglese su Silvio Berlusconi
I rapporti tra Silvio Berlusconi e David Mills, l'avvocato inglese marito del ministro della cultura britannica Tessa Jowell, sono entrati nella campagna elettorale italiana. L'opposizione chiede le dimissioni del premier, che secondo l'accusa avrebbe dato a Mills 600mila dollari per testimoniare il falso in due processi milanesi contro di lui. Sia Mills sia Berlusconi respingono le accuse di corruzione. "Il problema non è che il povero Berlusconi viene linciato dai magistrati ogni volta che si avvicinano le elezioni. Il problema è che in un paese normale un personaggio come lui non avrebbe potuto neanche entrare in politica", ha detto l'ex magistrato Antonio Di Pietro. Berlusconi ha replicato accusando la "magistratura rossa" che "puntuale, a orologeria, con l'avvicinarsi delle elezioni, formula accuse di un'assoluta infondatezza".
Financial Times, Gran Bretagna [in inglese]
http://news.ft.com/cms/s/8a4f5a5a-a347-11da-ba72-0000779e2340.html
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L'UNITA' on-line 22-2
Il sondaggio di Berlusconi
«Vuole proprio votare Unione?»
di Roberto Roscani
Sondaggi e marketing. «Buonasera signora, possiamo farle qualche domanda per un sondaggio elettorale?»
La telefonata arriva verso le 20 in una casa romana. La signora che risponde si chiama Silvia Gambardella: è una dei 1920 italiani scelti a caso dalla Penn, Schoen & Berland Associates, la mitica società americana che ha fatto il sondaggio per conto di Forza Italia, quello che Berlusconi ha sventolato davanti all’opinione pubblica perché lo dava vincente, seppure con un «invisibile» 0,2 per cento di vantaggio sul centrosinistra.
E qui parte il sondaggio, una raffica di domande tutte o quasi maliziose, tutte o quasi che spingono in una direzione. Quale? Ma ovviamente quella del Cavaliere che è il committente del sondaggio.
Dopo aver scoperto che non ha ancora deciso il partito sebbene si definisca (su richiesta) di sinistra comincia la demolizione.
«Ma Prodi è davvero il leader che preferisce?». E appena avevano l’impressione di una minima incertezza riprendevano le domande: «Ma allora conferma davvero che voterà per lo schieramento di Prodi?». E allora: «Il capo del governo è riuscito ad aumentare i posti di lavoro. Malgrado questo lei sceglie di votare Prodi?». E poi: «C’è stato un visibile miglioramento della sanità nazionale e questo non la convince a votare Berlusconi?».
Insomma il sondaggio diventa un vero corpo a corpo con l’intervistatore che magnifica i risultati berlusconiani e l’intervistata che insiste a dire che no, lei la destra proprio non la vota.
«È stata una lunga intervista - dice Silvia Gambardella - che slittava di minuto in minuto dal sondaggio alla propaganda. ». Con un bel po’ di propaganda.
Insomma un fiume di domande tendenziose che però non risultano affatto nel sondaggio ufficialmente pubblicato (come tutti i sondaggi politici) nel sito dell’authority sulle comunicazioni e in quello della presidenza del consiglio. Qui le domande dichiarate sono solamente due. Eccole: «Se si svolgessero oggi le elezioni politiche per quale partito voterebbe?» e la seconda è presentata con la laconica dizione «Approvazione dell’operato di Berlusconi». Insomma nessuna domanda sugli schieramenti e sul premier preferito e tantomeno nessun quesito che contenga giudizi (positivi) sui risultati raggiunti dal governo.
Ma si sa, Penn & Co. si occupano soprattutto di marketing e di prodotti di consumo. Come la politica secondo Berlusconi.

MEDITAZIONE - 22/2/06

LIBERAZIONE 22-2
EDITORIALE
L’Islam non è l’aggressore, è l’aggredito

Inciviltà occidentale

di Rina Gagliardi
Domani, dunque, Marcello Pera, seguito da una sfilza di intellettuali di destra, e sostanzialmente benedetto da Benedetto XVI, presenterà il suo “Europa, svegliati! ”: un vigoroso appello alla coscienza giust’appunto europea, acciocché difenda le sue radici giudaico-cristiane dall’attacco islamico e dichiari, a sua volta, una sorta di “guerra santa” a mezzo Sud del mondo. Sono posizioni che il presidente del Senato, esponente illustre dei così detti “atei devoti” e di un vero e proprio fondamentalismo “occidentalista”, porta avanti da un pezzo (anche qui in buona compagnia, dal Corriere della sera al Foglio, passando per il Riformista). Ora, però, a rilanciare questa piattaforma concorrono due eventi: a livello internazionale, le rivolte fondamentaliste seguite, dal Pakistan alla Libia, alla vicenda delle vignette blasfeme danesi; al livello più nostrano, o provinciale che dir si voglia, la campagna elettorale. Tutto concorre, ahimé, alla crescita dell’estremismo fanatico e delle crociate ideologiche: il clima si approssima sempre di più a quello scontro frontale delle civiltà che, a forza di esser nominato o paventato, rischia di diventare la vera “cifra” della crisi del nostro tempo. E comincia a non apparire più così paradossale che la seconda carica dello Stato (sia pure, speriamo, solo per qualche settimana) vesta l’elmetto, tuoni contro le “imbelli” cancellerie d’Europa, apra il fuoco contro la politica di “appeasement”. Proprio come fossimo nel ’38, alla vigilia dell’aggressione di Hitler all’Europa.
Si rifletta bene sulla campagna attuale, dominata quasi soltanto da parole di guerra: il richiamo esplicito è al secondo conflitto mondiale e agli anni torbidi che lo hanno preceduto - il pericolo evocato del “pacifismo”, di una ripetizione del patto di Monaco (quello che le potenze europee stipularono nel ’38 col nazismo, nella speranza di rinviare la guerra), di una “umiliazione” crescente dell’Occidente. Sono parole gravissime, irresponsabilmente provocatorie, ispirate da un insensato bisogno di buttare benzina sul fuoco. A stare alla lettera di queste dichiarazioni, l’Europa - o chi per lei - dovrebbe al più presto rompere le relazioni diplomatiche con i paesi e i governi musulmani, aggredire militarmente Siria, Iran, Nigeria e magari il Pakistan (per altro fedele alleato dell’Occidente e segnatamente degli Stati Uniti), espellere da sé quindici milioni di migranti di religione islamica che occupano il suo territorio, progettare infine l’attacco “finale” a un miliardo e trecento milioni di persone: in breve, quel che si evoca è, né più né meno, una nuova guerra mondiale. Che, a differenza di quelle che l’hanno preceduta, avrebbe come propri nemici dichiarati non potenze politiche, non governi, non Stati, ma popoli interi - e una fede religiosa. Una tale enormità, certo, non la dice Pera e non la dice (forse) neppure Magdi Allam. Ma in qualche modo, questa enormità, la fanno balenare - la fanno correre nei loro scritti, nelle loro interviste, nei loro appelli. Perché? Perché riscoprono le Crociate, esattamente come l’ex-ministro Calderoli, nel mondo globalizzato avido di petrolio, di acqua e di materie prime, dove denaro e business, anche e soprattutto con il mondo islamico, la fanno da padroni?
Se proviamo a cercare il nucleo di verità che c’è sempre nelle posizioni altrui, anche in quelle degli avversari, possiamo scoprire che sì, che c’è qualcosa di cupamente veritiero nei discorsi del presidente del Senato e dei molti che lo seguono o lo assecondano. Questo qualcosa è la crisi oramai conclamata della “civiltà occidentale”, del suo modo di produrre, consumare e vivere: un “male oscuro” che attanaglia l’Europa e l’Occidente. Una paura diffusa, a volte sotterranea, a volte consapevole. Ma qual è l’agente “patogeno”, il virus che sta producendo questa malattia di massa? Qui emerge tutta la disonestà intellettuale dei Pera, dei Quagliarello, degli oscurantisti cattolici: non indagano la malattia - la crisi - ma parlano di “malocchio” - di minaccia esterna, da estirpare con la violenza. Proprio come fanno i “maghi” o i guru di fronte a persone infelici e malcapitate. Proprio come le classi dirigenti hanno sempre fatto, nella storia, per salvarsi: buttarla sul capro espiatorio “giusto”. Un rituale barbarico, che, del resto, la civiltà cristiana ha usato molte volte, e con risultati tragici - come contro gli ebrei, sterminati a milioni non dai seguaci di Maometto ma dai capi della più grande nazione cristiana d’Europa.
Noi lo sappiamo bene. Non è l’Islam, ma il capitalismo dell’era liberista che sta letteralmente divorando la civiltà occidentale, ne mina le basi strutturali (il lavoro, che non “vale” più nulla), ne svuota ogni valore condiviso. Noi viviamo in società ancora relativamente benestanti, ma sempre più disgregate, insicure, che non promettono futuro - e offrono un presente all’insegna della precarietà, l’unico Grande Valore che la borghesia ha scoperto e praticato in questi decenni. Noi, se ancora nutriamo qualche speranza, la collochiamo ormai “fuori” - fuori da qui, dal dove siamo, dalle città in cui abitiamo, dai luoghi che percorriamo abitualmente. La più recente ricerca dell’Eurispes ci dice che un terzo degli italiani, ma soprattutto la grande maggioranza dei giovani, vorrebbe andare, appunto, “fuori” - all’estero. Vorrebbe emigrare, proprio come fanno milioni e milioni di cittadini del Sud del mondo, alla ricerca di qualcosa che, lì dove sono, non trovano e non sperano di trovare. Forse qui, in questa vocazione globale al “fuori”, alla migrazione, c’è in nuce anche un sogno nuovo di libertà, c’è in potenza la nascita di una nuova umanità migrante - tutta migrante - capace di ridefinire se stessa e un’altra civiltà. Intanto, però, il segno dominante resta quello della crisi, del disagio esistenziale, talora della disperazione. Accade così che questo Occidente che non sa più dove andare scopra, per l’ennesima volta, il Nemico contro il quale scaricare la sua crisi.
Questo nemico, naturalmente, è oggi l’Islam. L’Islam in quanto tale, senza più distinzioni tra moderati ed estremisti, tra governi e popoli, tra le mille e mille confessioni nelle quali si suddivide. L’Islam di cui l’Occidente ha allevato e foraggiato con cura tutti i fanatismi e tutti i fondamentalismi - comportandosi da vero apprendista stregone, dai Talebani ad Hamas, dai waabiti sauditi agli sciiti irakeni - per vincere le sue guerre, ieri in Afghanistan contro i russi, oggi contro le oligarchie al potere in Medio Oriente. L’Islam che è stato, per secoli, parte integrante della civiltà europea, l’ha contaminata, ne è stato contaminato - ed oggi viene rappresentato corpo estraneo, alieno, minaccioso. L’Islam astratto e “memorizzato”, che schiaccia popoli e persone su un credo fanatico e “anticristiano”, e non è mai fatto di contesti concreti: come la colonizzazione italiana della Libia, una ferita mai davvero cancellata, un esempio feroce e sanguinario di colonizzazione e oppressione. Ma sulle responsabilità occidentali è silenzio totale: quelle storiche, e quelle attuali. Quel mix di aggressione e “miraggi lusinghieri”, di oppressione sistematica e spoliazione identitaria, di neocolonialismo e pelosa “integrazione”, che oggi fa esplodere le masse di questi paesi. Quella arrogante e violenta pretesa di modellare il pianeta intero su se stessi, come l’export a viva forza non della democrazia, ma dei suoi simboli e dei suoi riti formali. Non è l’Islam l’aggressore, ma l’aggredito. E la replica a cui oggi stiamo assistendo reca - ahimé - il segno profondo della “inciviltà occidentale” che l’ha alimentata: a forza di rubare le risorse, di imporre (Fmi) politiche liberiste che provocano per milioni di persone una condizione di povertà e sofferenza sociale; a forza di allevare classi dominanti corrotte e\o subalterne, di vendere armi e strumenti di morte, di far chiudere le scuole pubbliche laiche, facendo trionfare quelle coraniche; a forza di devastarlo, questo pezzo di mondo, e alla fine di schernirlo con le vignette, si poteva pensare che esso non si ribellasse? Non si facesse conquistare, ahimé, dall’unico valore - il fanatismo religioso - che sembra il solo a promettere una possibilità di riscatto? Così la ruota della storia ha ripreso a girare, vorticosa, verso la catastrofe, verso lo scontro dei fondamentalismi. C’è un dio pietoso che ci può salvare?