martedì, dicembre 26, 2006

MESSAGGIO NATALIZIO

Un messaggio natalizio

da Stefano Benni

" Cara Meteorite,
gli scienziati hanno detto che distruggerai la terra entro il 2017. Io non so se è vero. So che sul nostro pianeta gli scienziati seri non sono quasi mai ascoltati, e poi si scopre che hanno ragione. Si ascoltano solo gli scienziati che dicono che questa economia e questa scienza sono le migliori possibili, e chi non è d’accordo conloro è un catastrofista e un ecoterrorista.
In effetti il 2017 è un po’ presto, io contavo che la terra finisse nel 2046, come sostengono gli scienziati del riscaldamento globale.
Quindi a Natale regalerò solo dolci e cotechini, che vanno bene nel breve periodo.
Ora, cara Meteoritona, vorrei farti una richiesta. Io so che lassù nell’universo avvengono grandi trasformazioni e ribaltoni, miliardi di mondi che nascono e muoiono, stelle che scompaiono come i processi a Previti e buchi neri come i bilanci Tim. Perciò forse, in quel frastuono, non vi giunge la voce di grandi protagonisti cosmici come Mastella, Casini, Calderoli o Scaramella.
Quindi, se avete deciso di farci fuori come un birillo da bowling fate pure.
Forse il nostro paese se lo merita. Se lo merita il popolo dei no-fiscal che piange miseria, e poi si scopre che le vacanze natalizie alle Maldive e ai Tropici sono aumentate del trenta per cento. Se lo merita questa destra che appena ha perso il potere è impazzita di rabbia, neanche sa cos’è la dignità dell’opposizione. Se lo merita questa sinistra molliccia che prende gli schiaffi senza reagire, patteggia e costruisce della finanziarie arroganti che poi deve smontare pezzo per pezzo. Se lo meritano i cosiddetti indecisi che solo perché gli mettono una tassa in più si pentono di aver votato e dimenticano in un giorno cinque anni di governo di centro-destra corrotto, incapace e succube dei super-ricchi.
Un paese che insulta i partigiani, gli omosessuali, gli immigrati, e si inchina a qualsiasi grande ladrone. Un paese intriso di mafia non solo in una regione, ma in ogni dove, dalla grande economia al piccolo cantiere, dalle spartizioni televisive al campionato di calcio. Un paese che, proprio nel momento che l’ha mandato all’opposizione, dimostra di meritarsi Berlusconi e i suoi ispiratori.
Ma anche se non ci credi, cara Meteorite, in questo paese ci sono tante persone che si prendono delle responsabilità, che aiutano gli altri , che lavorano e che pensano di essere cittadini con diritti e (orrore!) anche con doveri. Tante persone (ahimè non la maggioranza, e forse mai lo saranno) che non pensano che destra o sinistra siano la stessa cosa. E neanche che sia uguale scegliere onesto o ladro, aria o smog, guerra o diplomazia, progresso e sfruttamento.
Non chiedo una chance per loro: per scegliere quelli da salvare nascerebbero tremila commissioni e sotto-commissioni, ci sarebbero ribaltoni e alla fine arriveresti tu a risolvere la questione (…ma…) credo che questo mondo sia il migliore di tutti, perché non ne ho mai visto un altro.
Ti ringrazio, cara Meteorite, e ti auguro un buon viaggio, stai attenta perché quando arriverai nell’atmosfera terrestre troverai centomila rottami di satelliti, tonnellate di spazzatura intergalattica radioattiva, cessi orbitanti, schizzi di polonio in libertà, e Montezemolo e Silvio che cercano di svignarsela col loro jet personale.
Comunque buon Natale anche a te, cara Meteorite, e se sei stanca, fermati pure a riposare".
Stefano Benni

mercoledì, dicembre 20, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 20/12/06

APRILEONLINE 20-12
Berlusconi, leggermente sfrattato, tuttavia incombente…
Stefano Olivieri
Tra un veleno e l'altro, fra speranze deluse e piazzate in tv finisce il 2006. Ha regalato ai democratici italiani la soddisfazione di aver sconfitto Berlusconi, ma anche l'amara consapevolezza di non aver per niente distrutto il berlusconismo
Noi abbiamo una banca. Le cooperative e le toghe rosse. Berlusconi ovunque in tv, anche su Isoradio, fino alla nuova parcondicio. Il tridente spuntato a una punta sola nella CdL e i maldipancia dell'Unione per TAV e PACS. E il partito democratico che non c'è, tutti lo vogliono ma nessuno lo piglia. E poi la legge Calderoli, tutti nominati dai due poli. E il faccia a faccia nei porta a porta… Se quella trasmissione fosse durata un altro quarto d'ora avremmo perso le elezioni, probabilmente.
E il premier trombato che non ci sta e tira in ballo Ciampi, grida ai brogli e ingolfa ancora di più la strettoia istituzionale… e il rosso che più rosso non si può Fausto Bertinotti alla Camera, quando arriva Napolitano al Quirinale Bondi già urla agli orsi bolscevichi in piazza San Pietro.
Bersani inizia a parlare di libero mercato e la destra si dimentica di essere liberista e porta in piazza tassisti, farmacisti e avvocati, e chi più ne ha più ne metta, è tornato il paese delle corporazioni.
Infine la finanziaria toccata, ritoccata, ritaroccata. Che esemplifica lo status quo, i futuri riformisti unificati hanno già deciso tutto: alla sinistra radicale che ha dato una mano alle elezioni insieme alla presidenza della Camera gli diamo una boccata di ossigeno per i precari, qualcosa per gli incapienti, e a buon peso ci mettiamo dentro anche i carcerati liberi. Solo che poi nell'indulto ci inzuppano il pane tutti, da Previti a Consorte. Per tutto il resto, grande occhio di riguardo alle imprese, che non si dica che le difende soltanto Berlusconi, per carità. Operai e dipendenti possono aspettare la redistribuzione del fiscal drag, per quest'anno non c'è trippa, magari ci penserà il sindacato a fare un po' da pompiere. Così l'annunciata riforma fiscale che doveva restituire al ceto medio basso non restituisce, e finisce che invece del suv nuovo di zecca dei furbetti viene tassata la vecchia mercedes a gasolio dell'imbianchino. Le rendite saranno pure nel mirino del fisco, ma il lavoro dipendente è stato già colpito e affondato. E ancora si deve parlare di welfare, figuriamoci. Eppure l'ex premier scende in piazza lo stesso e invita i suoi a mostrare le mutande, e poi rivendica i buoni risultati della raccolta fiscale di quest'anno come frutto della sua politica avveduta. Dimenticando i mille condoni, i falsi in bilancio, i regali agli amici e gli amici degli amici, Coglioni sì caro Silvio, ma mica fino a questo punto, dai...
Così, tra un veleno e l'altro, fra speranze deluse e piazzate in tv finisce un anno vissuto pericolosamente. Che ha regalato ai democratici italiani la soddisfazione di aver sconfitto Berlusconi, ma anche l'amara consapevolezza di non aver per niente distrutto il berlusconismo che invece affiora, riciccia come la gramigna anche dalle parti nostre…
Siamo entrati nella settimana di Natale e nell'ultima decade dell'anno. Ci resta il panettone, lo spumante e i botti per festeggiare l'anno nuovo e dare un calcio a quello che se ne va. Ci perdoni Schifani se non abbiamo fatto il presepe, eravamo giù di corda perchè almeno dal governo Prodi speravamo di trovare sotto l'albero qualcosa di più. Ma Babbo Natale non esiste purtroppo, sopratutto per la povera gente. Diciamoci la verità, c'è rimasto più di un sassolino nelle scarpe…

(VERSIONE RIDOTTA)

martedì, dicembre 19, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 19/12/06

LIBERAZIONE 19-12
EDITORIALE
Montezemolo copia Berlusconi
Il presidente di Confindustria e Fiat non nasconde il suo disegno di potere e il sogno centrista. Chiede obbedienza dai Palazzi
Nei partiti ha vari sponsor pronti ad accettare la sua leadership, nel centrodestra e nel centroisinistra, da Casini, a Rutelli a Fassino

«Mai dire mai». Luca Cordero di Montezemolo, bontà sua, non chiude tutte le porte, lascia uno spiraglio di speranza, non esclude la possibilità di un futuro impegno in politica. Perché mai, del resto, dovrebbe precludersi la strada? E’ giovane, è piacente ed elegante. Soprattutto sa di cavalcare un’onda lunga, di quelle che vengono da lontano e sembrano destinate ad arrivare anche più lontano.
Non è l’onda del berlusconismo. Il Cavaliere, è vero, ha aperto una pista, ha violato il tabù del conflitto di interessi tanto brutalmente che chiunque arriverà dopo di lui sembrerà una mammoletta, è stato il primo a capire che nei radiosi tempi della seconda repubblica il modo migliore per fare difendere dalla politica i propri interessi era trasformarsi direttamente in leader politico, e far partorire dall’azienda un partito-clone.
Ma a Berlusconi, per quanti soldi e per quanti voti possa incassare, nessuno toglierà mai di dosso quell’aura da avventuriero dell’“intrapresa” e della politica che i salotti buoni del capitalismo italiano detestano e mai l’hanno nascosto. E’ un tipo che può fare il pieno di voti, questo sì, ma scivolando a getto continuo nel plebiscitarismo, titillando in permanenza gli umori regressivi di una parte del paese, stringendo alleanze con forze politiche ed aree sociali che poi inevitabilmente presentano il conto, e lo si è visto nei cinque anni di governo polista. Si è visto anche quanto poco i “colleghi” del proprietario di Mediaset gradissero la mediazione.
La “discesa in campo” del Cavaliere poteva garantire solo lui. Non poteva invece rappresentare, se non come interessante indicazione, quel superamento della mediazione politica a cui l’azienda tira, conquistando progressivamente terreno, da anni. Da questo punto di vista il senso del passaggio alla seconda repubblica, per quanto riguarda i vari salotti sempre meno buoni del capitalismo italiano, è semplice. Mettere nel ripostiglio delle cose finite e non rimpiante i lunghi anni nei quali le aziende avevano dovuto accettare la mediazione tra i propri interessi e quelli delle forze politiche, a partire da una Dc che trovava uno dei suoi principali punti di forza proprio nella capacità di adeguarsi ai desiderata del capitalismo, senza però perdere di vista quelli delle altre fasce sociali rappresentate dal partitone cattolico.
Altri tempi. Altre necessità, in particolare quella di fare i conti con un movimento operaio troppo forte per essere ignorato. Già a partire dagli anni ’80, dalla sconfitta subita in tutto l’occidente dal movimento operaio, la parola d’ordine è tutt’altra: autonomia dell’azienda, fine della disponibilità a trattare, progressiva tendenza a imporre i propri tempi e il proprio calendario direttamente, senza bisogno di passare per la costosa intermediazione dei partiti.
E’ un passaggio già largamente compiuto. L’obiettivo non è a portata di mano: è stato silenziosamente ma inesorabilmente occupato in un decennio di egemonia politico-culturale dell’azienda stessa. E’ da manuale il comportamento del biondo Luca nel corso dell’ultima finanziaria. E’ sceso in campo in prima persona. Ha dettato le condizioni. Ha ottenuto quasi tutto quel che chiedeva. Non si è accontentato. L’azienda non sarà paga sino a che non sarà certa di poter dettare nei particolari le leggi, sino a che non le verrà riconosciuto, nella sostanza se non nella forma, il ruolo di “regia” nelle famose “grandi riforme”.
I sussulti di Casini, le intemperanze di Fassino, le bordate di Rutelli: tutto tira in quella direzione. Al centro e a sinistra sgomitano per assicurarsi il ruolo di referente privilegiato dell’azienda, si sgambettano per provare che nessuno li supera per disponibilità a sposare le esigenze di autonomia e comando diretto dell’azienda stessa. La destra di Berlusconi e Bossi non può farlo. E dunque sotto.
Perché stupirsi se il presidente di Confindustria non se la sente di escludere che prima o poi tocchi proprio a lui sancire, da palazzo Chigi, la fine della triste epoca in cui si doveva tener conto di altri fattori oltre che dell’interesse sovrano di imprenditori e finanzieri? Di sfuggita, sarebbe la fine anche della democrazia reale. Ma tanto già naviga in cattivissime acque.
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MANIFESTO
Corsivo
D'Alema ha sorriso
Ho fatto un mio personale sondaggio e ho scoperto che c'è solo una cosa che interessa alla gente comune meno del cricket e della vita dei lamellibranchi: il partito democratico. Eppure non mancano piccoli segnali, noterelle di costume, indizi che l'appassionante argomento sta prendendo piede nei cuori del popolo. Ecco degli esempi.
Un ragioniere di Modena è stato il primo italiano a risolvere il difficile rompicapo «Sudoku del Partito Democratico». E' riuscito a infilare tutti in un quadratino di nove caselle senza mettere sulla stessa riga la Binetti e Livia Turco. Ha ricevuto le felicitazioni di Palazzo Chigi e una telefonata di Rutelli. D'Alema ha sorriso.
Ancora misterioso il possessore del biglietto vincente della Lotteria Italia, quest'anno abbinato ai grandi leader del Partito Democratico. Il biglietto è stato venduto all'Autogrill La Macchia Est (Frosinone). Il tagliando vincente, F264294, abbinato ad Arturo Parisi, è probabilmente finito nelle mani di un automobilista di passaggio.
I ragazzi della 4° B dell'istituto tecnico Volta di Pescara hanno realizzato il Partito Democratico in laboratorio. «E' bastato capire a che temperatura si scioglieva la Margherita e a che temperatura i Ds. Poi li abbiamo mischiati allo stato gassoso». Unico incidente: Mussi non voleva sciogliersi ed è stato abbattuto a badilate. Congratulazioni dalle autorità scolastiche. D'Alema ha sorriso.
Al via il concorso di architettura per progettare il grande palasport dove si terrà il primo congresso del Partito Democratico. Alcune proposte innovative: le poltrone della dirigenza orientate verso il Vaticano, o le seicento stanzette singole per i 600 delegati al congresso, per simboleggiare l'unità e la coesione della nuova forza politica. Visti i progetti, D'Alema ha sorriso.
Esaurito in tutti i negozi (e introvabile fino a dopo Natale, lo dico per i genitori) il Partito democratico della Barbie. Il giocattolo più fortunato dell'anno è letteralmente andato a ruba, soprattutto per l'effetto sorpresa. Tolta la carta da regalo e i fiocchi, aperta la scatola, dentro non c'è niente. D'Alema ha sorriso.


giovedì, dicembre 07, 2006

MEDITAZIONE - 7/12/06

L’UNITA’ scopre la nostra metafora dei “polli di Renzo”
“Che cosa può capire il cittadino che sta in mezzo a quelle due piazze, quella di destra e quella di sinistra? Può solo arguire che la piazza di Berlusconi appare magari demagogica, magari populista, magari sedotta dal mito dell´uomo solo al comando. Ma certo più omogenea della piazza di Prodi. Perché invece in questa seconda tutti da mane a sera stanno intenti a coltivare il proprio orticello, il proprio slogan, le proprie passioni, le proprie richieste. E così coltivano il proprio suicidio.”
(Bruno Ugolini, L’Unità 7-12)
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A destra, invece, solo papere e…
“…i problemi di rappresentatività che la Casa delle Libertà continua ad avere con la società italiana, e che la stessa manifestazione di San Giovanni ha messo in luce. Sabato, infatti, nella piazza romana c'era il popolo della destra così come naturalmente c'erano i suoi capi. Ma tra l'uno e gli altri sembrava esserci il nulla. Sul palco o nelle sue vicinanze era assente qualunque rappresentanza significativa di questo o quel pezzo di società italiana.”
(Ernesto Galli della Loggia, Corsera 5-12)
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…e infatti…
“Galli della Loggia deplora sul «Corriere della Sera» che la piazza berlusconiana di sabato si sia risolta in un incontro fra leader e popolo: «Non solo non c’erano gli attori, i cantanti o gli intellettuali, ma neppure esponenti dell’industria, della finanza, delle professioni: nulla, nessun nome». Per quanto riguarda gli artisti e i pensatori, il centrodestra non ne ha mai avuti troppi da esibire neppure ai tempi della Dc, se si esclude Mino Reitano. L’egemonismo culturale dei rossi, certo. Ma anche l’ovvia considerazione che un creativo si senta più ispirato da ideali di solidarietà e giustizia sociale che dall’individualismo dei moderati. Mai visto un rocker dedicare un album ai tagli delle tasse, o un regista entusiasmarsi per l’epopea della piccola impresa.”
(Massimo Gramellini, Stampa 6-12)
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Ma ecco chi mancava sul podio del Cav.
“Nella primavera del 1946, mentre infuriava la campagna elettorale referendaria “Repubblica o Monarchia” a Palermo una folla enorme si era radunata nella piazza dove campeggia il Palazzo dei Normanni (residenza dei Savoia e oggi sede dell'Assemblea regionale). Dal balcone si affacciarono Umberto II e il cardinale Ruffini… e mi colpì vedere, tra quella gente, l'aristocrazia palermitana… La Monarchia vinse a Palermo con percentuali bulgare.”
(Emanuele Macaluso, Il Riformista 5-12)
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Comunque...
Berlusconi ha saputo convogliare le aspettative di molti di un sogno ipersemplificato che a conti fatti fa a pugni con la logica e con i fatti. ma sabato ha perso una grossa occasione e non è riuscito a proporre alcunché di alternativo e presentabile all’attuale centrosinistra. Si aspettava meno gente, quando si è trovato una massa di persone non ha avuto la prontezza di cambiare il discorso estremista che aveva in mente e di tentare, nemmeno lontanamente, di sembrare un moderato e di fare un discorso da statista: sarebbe stato un colpaccio, invece è stata la involontaria pubblica ammissione di essere ormai un leader decotto.
(Aprileonline 7-12)


martedì, dicembre 05, 2006

RESISTENZA/MEDITAZIONE - 5/12/06

APRILEONLINE 5-12
La festa d'addio del Cavaliere
A tredici anni dal debutto con Forza Italia, e dopo mesi di assenza o quasi dalla scena politica, Berlusconi riappare per il momento della piazza, come nel 1996, ma per l'ultimo atto della sua carriera azzurra
Gli imperterriti innamorati del Cavaliere esaltano il ritorno del "leone della libertà" dopo il mancamento di Montecatini. A Roma è stato di scena il "Silvio Day", come ai vecchi tempi, anche se oggi, sfumati gli entusiasmi di un tempo, la festa ha piuttosto il gusto amaro di un addio. L'addio a Berlusconi e alla sua colorita parabola politica.
Sono passati del resto tredici anni da quando Silvio è sceso in campo. Un fulmine a ciel sereno che squarciò il panorama politico italiano, erano i tempi del tornado tangentopoli. Il potere in tre mesi, e subito il tonfo per quel matto di Bossi. Qualche anno di opposizione, e poi il trionfo del 2001 quando Berlusconi salì in sella con la più ampia maggioranza parlamentare della storia repubblicana. Un colpaccio, le porte del paradiso politico, e una valanga di sogni da realizzare.
Passano i cinque anni di governo, e con loro una miriade di leggi ad personam, le promesse invece rimangono tali. Ma il marketing non basta, e le elezioni dello scorso aprile spodestano il Cavaliere per un pugno di voti. Una sconfitta amara e misteriosa, se non altro per la sua lievità.
Siamo ai mesi scorsi, Berlusconi appare poco, c'è chi dice sia depresso, altri che sta preparando la spallata. E in effetti riappare, ma la spallata non avviene. Il Cavaliere medita l'addio? No, non è il momento giusto, anche perché la Finanziaria di Prodi è un assist troppo ghiotto. Le tasse sono il cardine dell'impianto ideologico del berlusconismo, il totem della libertà, di non pagarle, dicono i maligni. Ma sta di fatto che, come nel novembre del 1996, arriva il momento della piazza, tutti appassionatamente insieme.
La piazza, gli elettori di centrodestra che sembrava credessero in Berlusconi perché alfiere della modernizzazione. Ma che alla prova dei fatti, toccati i loro privilegi, si sono rivelati dei conservatori. Ed è questo il punto. La via liberale indicata da Berlusconi, in Italia, non la vuole nessuno, nemmeno il centrodestra. Il populismo, poi, che parla allo stomaco di chi quelle riforme liberali in realtà non le vuole, ha ancora meno probabilità di portarle avanti.
Anche per questo, oggi più che mai, il progetto di Berlusconi appare privo di senso politico.


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MEDITAZIONE 5/12/06


APRILEONLINE 5-12

La balena bianca

Vogliono rifare la DC. No, non è uno scherzo di cattivo gusto. Non sono nemmeno fantasie giornalistiche. Oggi, nel 2006, noti esponenti politici nazionali vogliono ricostruire la Democrazia Cristiana camuffata da "Grande Centro". Una sorte di monolite di ispirazione cattolica che ciondolerà a destra e a sinistra a seconda delle convenienze politiche del momento. Un progetto agghiacciante che riporterebbe la politica italiana indietro di decenni.
Ma stiamo ai fatti. Casini e gli altri del gruppetto UDC, dopo aver disertato Piazza San Giovanni, sembrano intenzionati a declinare l'invito di Berlusconi a tornare. Per loro l'esperienza della Cdl è defunta, e vogliono riesumare la balena bianca. Casini sostiene che è venuto il tempo delle cose serie, basta con gli estremismi, basta con il populismo. Ottimi propositi.
Ci si chiede però dove sia stato Casini negli ultimi cinque anni quando Berlusconi approvava vergognose leggi ad personam, e quando perfino il decoro istituzionale è stato piegato alle esigenze del suo ex capo. I maligni sostengono che Casini e il suo partito, per cinque lunghi anni, hanno anteposto la propria poltrona agli interessi del paese. E oggi, perse le elezioni, e preso atto che i numeri gli impediscono di ambire alla leadership del centrodestra, mandano tutto all'aria. Una dimostrazione di incoerenza ed opportunismo in linea con la vicenda Follini, l'ex segretario UDC, che ha dovuto fare le valige per le sue posizioni anti populiste, e che oggi ammira Casini fargli da controfigura. Scherzi della partitocrazia e dei suoi baronetti, come quel Pierfurbi, ex enfant prodige della politica amato dalle donne, che oggi si scopre per quello che è: la facciata di schiere di anziani politici orfani della DC e dei bei tempi che furono. Scherzi della gerontocrazia. L'unico che non scherza è Mastella, nostalgico leader di un'altra costola della balena, che a poche ore dalla congiura di Palermo, è uscito allo scoperto con un appello brutalmente esplicito "a tutti quelli che hanno una fede democristiana, per presentarsi assieme alle elezioni". (V. nota in calce – NdR)
Insomma hanno già fissato il primo appuntamento. Alla faccia delle coalizioni, alla faccia della volontà popolare, alla faccia della storia politica degli ultimi anni, la nuova Democrazia Cristiana risorgerà. Già, ma per fare che cosa? Quale idea d'Italia hanno in mente? Beh, questi sono dettagli. Loro faranno come tutti i moderati che si rispettino: amministrazione ordinaria con un occhio ai sondaggi e l'altro alle poltrone. Loro però lo faranno alla vecchia maniera, senza volgarità e senza la piazza. Grazie a loro, la politica tornerà nelle mani di un sobrio conclave tecnocratico che ridarà una missione di alto profilo al paese. Che si dia dunque inizio al valzer dei corridoi e delle segreterie, che si compiano ribaltoni e manovre di palazzo. Sta nascendo la nuova DC, un progetto politico innovativo e rivolto al futuro. Un progetto politico fatto con, e per, il popolo. Altro che i soliti casini.
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CHIOSA
Piccola dimenticanza: e il Rutelli che fa lingua in bocca con la Binetti dell’Opus Dei? Non sarà anche lui della partita?
Luciano Seno

domenica, dicembre 03, 2006

RESISTENZA - 3/12/06

BERLUSCONI E’ DI SCENA – 3
URCA!!! La madre di tutte le televendite di tappeti!
Ovviamente non erano i due milioni smargiassati dal Cavaliere, ma anche i 700.000 della Questura non sono mica pochi…
Beh, datemi la grana del Nostro, il suo poderoso blocco mediatico, la rete di venditori di Publitalia e l’audience dei reality show… e io vi riempio Piazza San Giovanni per conto del vescovo Milingo…
Ma anche la televendita ha una sua utilità – i “polli di Renzo” sono avvertiti: o si danno una regolata o i farabutti e i pagliacci tornano al governo e stavolta per cacciarli ci vorrà un’altra guerra perduta o catastrofe equivalente.
Luciano Seno
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FLORILEGIO DI BREVI CITAZIONI
REPUBBLICA on-line 3-12
L'Asso pigliatutto in piazza San Giovanni
di EUGENIO SCALFARI
…Berlusconi sconvolge il modello della democrazia rappresentativa, scardina i partiti, inclina verso l'unanimismo plebiscitario… emergono gli errori, le debolezze, le bugie… le bugie diventavano verità, gli errori e i vizi si trasformavano in virtù.
Questo è il modello che dal 1994 configura lo scontro politico in Italia… dopo dodici anni da quell'ormai lontano 1994 il consuntivo del berlusconismo è una pagina bianca. Non ha diminuito il debito, non ha diminuito le tasse, non ha aumentato la competitività, non ha regolato l'immigrazione, non ha migliorato i servizi pubblici, non ha realizzato la sicurezza, non ha arricchito il patrimonio delle infrastrutture, non ha liberalizzato i mercati. Anzi ha decisamente peggiorato quasi tutti questi capitoli dalla politica interna, dell'economia, della politica estera.
Il discorso del Capo non poteva essere più chiaro, più demagogico, più gremito di slogan, più fitto di bugie di quello che abbiamo ascoltato ieri… L’Arcangelo vuole uccidere il drago in nome della Patria, della famiglia, del cristianesimo.
Programmi? Nessuno. Declamazioni? Moltissime..
La buona politica si fa governando o opponendosi a chi governa, in mezzo al guado non si può stare.
Il centrosinistra ci sta da sei mesi. Ha già superato la soglia del tollerabile. Per grottesco e per certi aspetti terrificante che sia apparso il comizio di Berlusconi, il centrosinistra non ha più nemmeno un giorno a sua disposizione. Dietro l'angolo, se continua sulla strada del Brancaleone, c'è un naufragio che sarebbe drammatico non solo per il centrosinistra ma per la democrazia italiana.
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L'UNITA' on-line 3-12
Berlusconi e la piazza
Furio Colombo
Numerosi, nella folla, gli indignati all´idea di pagare le tasse. Cinque anni di non governo basato sul motto con Biscione rampante «Ciascuno si faccia gli affari suoi. Il vero patriottismo è nelle mie tasche». Ma l´importante è sventolare la bandiera. Più è lunga, più sono patriottico. Più sono patriottico più posso accusare «il nemico» (non il nemico in guerra, ma il nemico politico) di essere contro i soldati e di averli «abbandonati». Più è lunga la bandiera e meno devo spiegare per che cosa esattamente sono morti i trentanove giovani italiani che non sono mai più tornati a casa, lasciando soli famiglie e bambini di cui nessuno di loro (lo dicono le madri e le mogli) si è mai più occupato. Più è lunga la bandiera più copre le tasse.
Lo hanno fatto per cinque anni. Infatti sono qui per questo. Sono in piazza perché non è facile svegliarsi di soprassalto per scoprire che non era vero niente, che tutti i telegiornali e gran parte dei giornali avevano scherzato, che non ci sono grandi opere, non esiste e non può esistere il ponte di Messina, che la trovata della Moratti di annunciare decine di nuovi licei, con varie specialità, costa la carta e le fotocopie del ministero della Pubblica Istruzione, che la crescita della occupazione era dovuta alla parziale messa in regola di centinaia di migliaia di immigrati, che le «36 grandi riforme» sono difficili persino da ricordare a memoria, per non dire della realtà, in cui nulla resta perché nulla è accaduto. E che persino le peggiori ferite, come la cosiddetta «riforma costituzionale» sono state cancellate dal voto popolare. E che tutte le altre leggi erano solo parte della grande offensiva del premier di allora contro i suoi processi.
Certo l´alleanza fra chi non ha mai pagato le tasse, chi non intende pagarle e chi crede in buona fede (sotto la dittatura dei media del padrone, che ha spavaldamente controllato tutto il pubblico e tutto il privato delle comunicazioni) che il niente pieno di spettacolo messo in scena da Berlusconi fosse qualcosa che accadeva davvero, produce una bella folla. Una rabbia sincera per l´idea, anche solo l´idea di pagare le tasse, una volta che si allea col vero stupore di trovarsi in un mondo reale con debiti veri, buchi veri, vuoti di cassa veri, evasione vera e nessuna (nessuna) riforma, non può che dare luogo a un grande spettacolo.
Lo spettacolo ha le sue regole, e chi le conosce meglio del grande impresario che per cinque anni si è travestito da statista? Una delle regole è la volgarità. Ma l´altra regola è impossessarsi dello spettacolo in modo da occuparlo tutto. Con un discorso vagamente funebre, vagamente mussoliniano e, in modo più netto, sudamericano dell´altro secolo, Berlusconi ha occupato la piazza ed esaltato la folla con i seguenti argomenti: il sequestro delle risorse; una società prospera e autonoma (ovvero libera dalle tasse); governo contro la proprietà; oppressione fiscale; oppressione giudiziaria; oppressione ideologica (dei comunisti, da Prodi a Parisi); l´invidia sociale; l´odio sociale; la difesa del patrimonio.
Si è spinto a invitare alla ribellione. Ha rassicurato Chiesa e Forze armate, come si fa prima di ogni bene organizzata rivolta. Ha confermato che, sotto la guida del suo ministro dell´Interno, ci sono stati brogli gravi e sistematici alle elezioni (ma s´intende, dei comunisti). E ha fondato il partito della Libertà.
La sola libertà che ha definito con chiarezza è quella del profitto e del patrimonio.
Berlusconi ha fatto un poderoso discorso nel vuoto. Sommate tutte le cose dette, di Berlusconi non resta niente.