MANIFESTO
Sommario di I pag.
Scambio di prigionieri
Il Senato vara l'indulto, i nostri disumani penitenziari si svuotano un po'. Escono dal carcere 12.700 persone. Perlopiù poveri ed emarginati condannati per reati minori. Un po' di libertà «pagata» con gli sconti di pena previsti per i reati finanziari e per la violazione della legge sulla sicurezza del lavoro.
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Berlusconi a giudizio in Spagna
Archiviato il ricorso sul caso Telecinco
Alessandro Braga
Silvio Berlusconi potrà essere processato per il caso Telecinco. E' quanto ha stabilito il tribunale costituzionale iberico, che ha archiviato il ricorso presentato dall'ex premier italiano. Berlusconi è accusato di frode fiscale e di avere finanziato segretamente, tra il 1990 e il 1993, alcuni prestanome per poter aggirare la legge antitrust spagnola e assumere il controllo dell'emittente. L'ex presidente del consiglio era riuscito a far sospendere l'inchiesta riguardante la propria partecipazione azionaria al canale televisivo dopo che, in seguito alle elezioni politiche del 13 maggio 2001, era stato eletto premier. Nel ricorso presentato al tribunale costituzionale spagnolo Berlusconi aveva accusato il giudice Baltazar Garzon addirittura di avere «preso in ostaggio un rappresentante di un governo straniero», trattandolo peggio di altri leader accusati di «pratiche terroristiche, genocidi o scomparsa di persone» e aveva preteso l'immunità giudiziaria. In seguito al riconoscimento dell'immunità, ottenuta anche per l'allora europarlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri, anche lui accusato di frode fiscale e transazione illegale nella vendita di azioni, il giudice spagnolo aveva sospeso il procedimento l'8 ottobre del 2002, attendendo che venisse meno la causa di immunità per la carica ricoperta. Il 25 maggio scorso, dopo la sconfitta elettorale del Cavaliere e la nomina a primo ministro di Romano Prodi, la giustizia spagnola aveva presentato ufficialmente la richiesta di riattivazione del procedimento. Con l'archiviazione del ricorso, motivata con la caduta delle ragioni di immunità richieste da Berlusconi, adesso l'ex premier italiano dovrà presentarsi davanti ai giudici per rispondere di sei reati contro il fisco spagnolo e altrettanti per falsificazione. Garzon ritiene inoltre che ci siano «fondati sospetti» che il Cavaliere abbia pagato illegalmente anche l'amministrazione pubblica e i partiti politici spagnoli. Berlusconi potrebbe ora essere giudicato nell'ambito del processo già in corso per il caso Telecinco, che vede alla sbarra otto imputati e riprenderà il 5 settembre, rischiando una condanna che potrebbe arrivare a 20 anni di carcere.
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REPUBBLICA on-line 31-7
Berlusconi Re del Billionaire
Lunga notte del Cavaliere nel regno di Briatore a Porto Cervo
dal nostro inviato LAURA LAURENZI
PORTO CERVO - "È la mia prima serata libera. È la prima volta in dodici anni che vado a cena fuori", esulta il Cavaliere, ospite a sorpresa, sabato sera, del Billionaire orfano di Flavio Briatore. Per "cena fuori" intende la sua prima nottata di svago assoluto: un autentico e inatteso bagno di folla nella vetrina del rampantismo in stile Costa Smeralda, dove lo champagne scorre a fiumi e il caviale viene servito con maxi-cucchiai.
Al tavolo del Cavaliere una decina di persone, fra cui Emilio Fede e alcune giovani donne del tipo decorativo, da rotocalco, ma per ora sconosciute.
Silvio Berlusconi sembra appena uscito da un lifting. Capelli di un marrone compatto, camicia di seta blu con le maniche arrotolate e golfino di cachemire color cielo appoggiato sulle spalle.
"Plastica? Nessuna plastica. Sono solo più riposato. Lavoro un po' di meno, anche se con il dottor Letta per quattro sere di seguito questa settimana abbiamo fatto le due e mezzo di notte". Come ai vecchi tempi, quando governava. Qualcuno gli chiede se non è il caso che si conceda una vacanza più lunga, se non è arrivato il momento in cui finalmente mettersi a riposo. Gli viene chiesto se intende lasciare la politica: "Non posso ritirarmi, non posso farlo. Metà degli italiani mi detesta, anzi, mi odia, quelli di sinistra. Ma l'altra metà, quella che mi ha votato, mi detesterebbe se mi ritirassi. E quindi non ho nessuna intenzione di farlo".
Berlusconi continua a sorridere: "Tanto questo governo non dura. Su temi fondamentali come l'economia e la politica estera non c'è nessun accordo. Padoa Schioppa è solo un nome. Uno messo lì che non conta niente. Abbiamo fatto più riforme noi negli ultimi cinque anni che non tutti i governi precedenti in quasi sessant'anni. E ora il nuovo governo sta cercando sistematicamente di smontare tutto".
Al Billionaire la folla del sabato sera ondeggia, le signore gli chiedono autografi, fanno la fila per poter fare una foto con lui, lo baciano, lo stringono, e gli gridano: "Silvio, non ci abbandonare". Lui gongola. Sono passate le tre del mattino quando l'ex premier decide di tornare a casa.
(versione ridotta)
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TROVATA SUL WEB
Che differenza c’è fra Angelina Joly e Silvio Berlusconi?
-- Lei si fotte il marito del momento, spende un sacco dei suoi soldi in Africa a fini umanitari e viene presa in giro dalla stampa.
-- Lui fotte il suo Paese, spende un sacco di soldi per star fuori di galera e pretende di esser preso sul serio dalla stampa.
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INTANTO I “POLLI DI RENZO” DORMONO ED IL “GRANDE CENTRO” LAVORA
CORSERA 31-7
Sommario di I pag.
Coalizione ampia - Prodi non si oppone
«Ma governo e programma non cambiano». Intanto i centristi si parlano: Casini ha apprezzato la decisione di Rutelli di invitare Berlusconi alla Festa della Margherita: «Come si è visto con l’indulto — ha detto —il bipolarismo non è uno scontro tra cannibali».
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CENTOMOVIMENTI.COM 31-7
Allargare la maggioranza?
Allargare l'attuale maggioranza alla forze centriste della Casa delle Libertà? La scorsa settimana lo aveva proposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, oggi lo chiede il premier Romano Prodi in persona. Un invito, quello del professore, che ha scatenato la bagarre in entrambi gli schieramenti. La sinistra radicale ribadisce il proprio no ad un accordo con chi nella passata legislatura ha servito sotto Silvio Berlusconi, la Casa delle Libertà accusa il capo del Governo di voler fomentare il trasformismo
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IL MESSAGGERO 31-7
Berlusconi: Rutelli premier del governo tecnico e io agli Esteri
di BARBARA JERKOV
ROMA - «Prodi cadrà molto presto, magari si andasse subito a elezioni, il 52% del paese è già oggi con noi e questa percentuale può solo crescere. Però so anche che non dobbiamo illuderci, si va verso un governo tecnico. E quando ci si arriverà, noi saremo pronti».
Nei giorni scorsi Berlusconi ha evocato spesso con grande convinzione le prossime tappe della legislatura.
Tanto per cominciare, il Cavaliere è convinto che il miglior candidato a presiedere un governo tecnico sarebbe Rutelli.
Il nome del leader della Margherita era già stato lanciato da Buttiglione la scorsa settimana. E l’uscita del professore centrista è apparsa a Berlusconi come un vero e proprio ballon d’essai che ha contribuito ad aumentarne notevolmente l’agitazione.
Il Cavaliere è infatti terrorizzato all’idea che, quando si presenterà il momento, Casini possa scavalcarlo e diventare l’interlocutore naturale del centrosinistra. Ecco perché Berlusconi ha deciso di accettare l’invito di Rutelli alla festa della Margherita: per lanciare un appello a «ritrovarci tutti noi moderati dalla stessa parte».
In secondo luogo Berlusconi ha spiegato ai suoi che questo governo tecnico, che deve durare «almeno due anni», avrà per forza di cose un programma molto limitato: realizzare una «Finanziaria seria», riscrivere la legge elettorale «cancellando questo premio di maggioranza che proprio non funziona» e. soprattutto, «affrontare i grandi temi dell’agenda internazionale». «Ed io», ha sottolineato il Cavaliere, «non intendo certo restare spettatore». Per sé, dunque, Berlusconi ha già ben chiaro quale ruolo sarebbe adatto: ministro degli Esteri.
lunedì, luglio 31, 2006
RESISTENZA - 31/7/06
domenica, luglio 30, 2006
RESISTENZA - 30/7/06
CORSERA 30-7
EDITORIALE
Silvio ridiscende in campo: «Sarò uomo di confine»
«Governo tecnico se cade Prodi»
Francesco Verderami
È finita la fase della depressione, Silvio Berlusconi ha smesso di denunciare il «furto dei voti nelle urne», non dice più ai suoi collaboratori «fate voi, io me ne vado». E siccome il suo umore è inversamente proporzionale allo stato di salute della maggioranza, prepara il ritorno sulla scena: in agosto sarà al meeting di Cl e in settembre alla festa della Margherita. Ma servirà del tempo per capire se l’obiettivo che Berlusconi ha in mente si realizzerà. Di certo il suo obiettivo è il varo di un «governo istituzionale». È da vedere se il governo, come prevede il Cavaliere, entrerà in crisi «in autunno, con l’arrivo della Finanziaria».
Nel frattempo il leader della Cdl ha deciso di non lasciare a Pier Ferdinando Casini il ruolo di mediatore fra i due poli: «Sarò io l’uomo di confine». Ecco il motivo che l’ha indotto ad accettare l’invito di Francesco Rutelli alla kermesse della Margherita. Sarà un evento in grande stile, quasi si trattasse di una sfida televisiva elettorale.
«Non posso tirarmi indietro», dice oggi il Cavaliere: «Un italiano su quattro si aspetta ancora da me una rivoluzione».
Rutelli non ha alcun dubbio che «Berlusconi resterà comunque in sella ancora per molto tempo, e ce lo ritroveremo come interlocutore». Ecco perché l’ha invitato alla festa del suo partito.
E nel Palazzo in molti hanno notato una certa analogia di linguaggio tra il presidente del Senato e l’ex premier. Non è dato sapere se si tratti di un caso o se tra la seconda carica dello Stato e il capo dell’opposizione sia iniziato un dialogo riservato.
Fino a poche settimana fa [Berlusconi] continuava a dire che «nell’Unione l’unico interlocutore affidabile è Massimo D’Alema». Ora ha sostituito l’aggettivo «unico» con un concetto nuovo: «Non c’è ragione alcuna di tenere con il centro-sinistra un solo canale aperto».
Perché quando Berlusconi parla di «governo tecnico» lo fa per esorcizzarlo. In realtà, così ha confidato di recente ai dirigenti azzurri, a suo avviso «la politica non si farà mettere nuovamente sotto tutela. No, non si tornerà indietro. Se cade Prodi, vedrete, si andrà a un governo istituzionale».
In autunno il quadro si farà più chiaro, si capirà se davvero il Cavaliere diventerà «l’uomo di confine». Lo stesso che molti anni fa, durante un incontro riservato, regalò una pipa a Marini e gli disse: «Perché non viene con me? C’è bisogno di un politico come lei per reggere un partito di centro».
(versione ridotta)
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CITAZIONI
INTERROGAZIONE per l’On. Massimo D’Alema
Possibile che ci sia chi teorizza, o anche solo accenna, in questo paesaggio, una "Grosse Koalition"? Di "grosse", per ora, ci sono solo gli insulti. Bisognerebbe pensarci, prima di discutere se invitare Berlusconi alla Festa dell´Unità, vecchia e gloriosa "testata omicida".
(Furio Colombo, L’Unità 30-7)
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Il voto sull’indulto
…prova generale di quanto potrebbe avvenire fino alla Finanziaria. «Senza di noi — rivendica il coordinatore di FI, Sandro Bondi — l'indulto non sarebbe passato». Non a caso l'ex segretario dell'Udc, Marco Follini, indovina una fase di «larghe intese di fatto»: un dialogo diffidente ma forse inevitabile fra Unione e Cdl, intavolato a intermittenza per attenuare una rissa logorante; e per preparare il dopo-Prodi, se e quando dovesse arrivare.
(Massimo Franco, Corsera 30-7)
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Concedete a questo modesto commentatore almeno un diritto di priorità sulla “prova generale”. Vi risparmio numerose altre conferme – leggete Eugenio Scalfari, Luca Ricolfi, Michele Ainis, Vittorio Grevi, l’ex giudice ora senatore D’Ambrosio, il giudice Caselli: tutti liberali e garantisti che davanti all’avvertimento costituito dalla “prova generale” sono diventati feroci “giustizialisti” strumentalmente, al fine di sventare il “Dalemoni” e promuovere il piano centrista di Lorsignori.
Luciano Seno
sabato, luglio 29, 2006
RESISTENZA/MEDITAZIONE - 29/7/05
QUA LO DICEVAMO DA UN PEZZO
Come dice Giulio Andreotti – il quale non è certo santo della mia religione ma, nel bene e nel male, è l’unico uomo di stato che sopravvive in Italia, -- “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.”
Come qua si diceva da tempo, la farsa dell’indulto s’è conclusa oggi con la conferma della nostra interpretazione dei giorni scorsi. Ulivo e Forza Italia, per bocca di Brutti e Schifani in sede di dichiarazione di voto, hanno detto a Lorsignori che se insistono sul cosiddetto “allargamento” – dentro l’UDC e fuori la sinistra antagonista – loro sono pronti per la Grosse Koalition.
In pratica, D’Alema e Berlusconi, i ladri di Pisa dell’antica “bicamerale”, continuano i loro mai realmente sospesi “inciuci”.
E come dice qui sotto la “sinistra riflessiva”, o facciamo in qualche modo sopravvivere Prodi coi suoi “polli di Renzo” o quanto prima ci troveremo a dover scegliere fra due soluzioni clerico-fasciste: Rutelli-Casini con i Lorsignori anti-Berlusconi – ma non anti-berlusconismo – o D’Alema-Berlusconi… siamo in padella ma se ne usciamo possiamo solo scegliere su quale brace cadere.
Luciano Seno
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APRILEONLINE 29-7
EDITORIALE
O questo centro-sinistra o la morte?
Leo Sansone
Si può morire per il centrosinistra? La risposta è “sì”. Va data subito, con atti e fatti. L’Unione rischia, può essere uccisa. Il governo Prodi ha due mesi e mezzo di vita, ma da tempo si è scatenato il pressing per cambiare maggioranza. Silvio Berlusconi già l’11 aprile, appena chiuse le urne delle elezioni politiche, propose la “grande coalizione”. Fra una accusa di “brogli” e un’altra di “irregolarità nel voto”, fece riferimento anche alla grande coalizione, guidata da Angela Merkel, fra democristiani e socialdemocratici. “Forse dovremmo prendere esempio da qualche grande paese europeo”, azzardò indicando la risicata vittoria elettorale del centrosinistra.
Poi le pressioni si sono moltiplicate. Si parla di “grande coalizione”, col “taglio” della sinistra radicale e della Lega dalla maggioranza in elaborazione. Si lanciano i nomi di possibili, nuovi presidenti del Consiglio: Francesco Rutelli, Massimo D’Alema, Franco Marini, Mario Monti. Ancora. Si ipotizzano “larghe intese” o “piccole intese”, oppure “maggioranze variabili” sui singoli temi, con l’occhio puntato all’Udc di Pier Ferdinando Casini.
Progetti e disegni, cari soprattutto alla Confindustria e ai grandi gruppi imprenditoriali, che prima hanno viaggiato sottotraccia e poi sono emersi. “Il Foglio”, il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, da almeno un mese pubblica editoriali proponendo e coltivando “la fase Merkel” (che però va letta come “fase Berlusconi”) perché, è la tesi, il centrosinistra non ce la fa. Il dubbio è entrato anche all’interno dell’Unione. “Dobbiamo allargare questa maggioranza: non possiamo pensare di durare cinque anni in Senato con i senatori a vita. Serve una forte azione di convincimento verso i moderati”, ha detto il 17 luglio Enrico Letta, parlando all’assemblea federale della Margherita.
Del resto l’Unione si divide su tutto: l’intervento militare in Afghanistan, l’indulto, se e come ridurre la spesa pubblica per ridurre il deficit, il riconoscimento dei Pacs, i Centri di accoglienza per gli immigrati clandestini, la ricerca sulle cellule staminali degli embrioni. Il ministro Antonio Di Pietro (Infrastrutture), ad intermittenza si “autosospende” lanciando accuse all’Unione di scarsa caratura morale, i ministri Clemente Mastella (Giustizia) e Fabio Mussi (Università e ricerca) minacciano le dimissioni. Alla fine, grazie ai voti di fiducia in Parlamento, il governo si salva. Per quanto tempo Romano Prodi potrà reggere?
Prodi ha capito l’aria . “Si va a votare” se cambierà maggioranza, ha avvertito. Ma non è detto che duri. Molti pronosticano la sua fine in primavera, quando si terranno i congressi dei maggiori partiti e la Finanziaria sarà stata votata. Attenzione. La caduta di Prodi potrebbe comportare anche la morte dell’Unione, assieme al sorgere di nuovi equilibri politici.
L’ombra di Berlusconi si intravede. Sarebbe un colpo anche per la democrazia. Sarebbe singolare il ritorno al governo del leader del centrodestra sconfitto, sia pure di poco, alle elezioni.
giovedì, luglio 27, 2006
RESISTENZA - 27/7/06
SOLE - 24 ORE 27-7
La Camera approva l'indulto
Sì dell'aula al provvedimento
di Nicoletta Cottone
Il testo, su cui è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi richiesta dalla Costituzione, ora passa al Senato. I voti favorevoli sono stati 460, i contrari 94, 18 gli astenuti.
Positivo il commento del leader della Casa della libertà Silvio Berlusconi. «Noi non facciamo opposizione muro contro muro - dice Berlusconi - ma tesi contro tesi: noi proponiamo costruttivamente. Quando le tesi della maggioranza non ci convincono, votiamo contro. Quando, invece, ci convincono perché sono nell'interesse generale del Paese non abbiamo difficoltà ad aggiungere il nostro voto».
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Vale a dire che è riuscita la prova generale della contromisura di D’Alema all’eventuale “allargamento” della maggioranza con l’inclusione dell’UDC di Casini (e l’emarginazione della sinistra). Lorsignori sono avvertiti: se tentano di consolidare il berlusconismo senza Berlusconi, D’Alema fa la Grosse Koalition col Merda. Ma il piano centrista è duro a morire…
Luciano Seno
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REPUBBLICA on-line 27-5
Scontro Berlusconi-Casini
Il leader Udc: "Posso fare senza di lui -- Seguo la mia strada: se lo incontro, bene, altrimenti è lo stesso"
ROMA - La polemica sull'indulto sconvolge anche il centrodestra. Poco prima del voto positivo alla Camera, Silvio Berlusconi scende in campo contro gli indecisi e coloro che si oppongono: "E' un'indecenza. Il fatto di voler colpire uno solo è allucinante...". E difende Cesare Previti, 'bersaglio' privilegiato da parte di alcuni partiti della maggioranza. "Lo vogliono usare come un capro espiatorio, come se fosse il diavolo...", osserva.
E lo scontro all'interno della Cdl si fa feroce. Con Pier Ferdinando Casini e Udc a minacciare gli equilibri della coalizione berlusconiana. L'ex presidente della Camera ha addirittura fatto capire che sarebbe pronto ad abbandonare la squadra: "A Berlusconi non ho niente da dire, subisco in silenzio. Io vado avanti per la mia strada, se lo incontro bene, sennò farò senza...".
La stilettata del leader Udc arriva quando Berlusconi dice: "Casini non sa dove andare, si trova in mezzo al guado... ma di là non lo accetterebbero mai, e poi andrebbe a fare solo uno dei colonnelli, andrebbe in mezzo ai Franceschini... i traditori del resto sappiamo che non vengono perdonati dagli elettori. La storia è chiara: tutti quelli che hanno lasciato la Cdl sono completamente spariti. Quindi...".
Il portavoce del partito di Casini Michele Vietti commenta:"Evidentemente ormai è diventata un'ossessione.”
Alla fine, l'incontro tra i due leader nel Transatlantico: "Quante dichiarazioni hai fatto contro di me? Fallo almeno un giorno sì e uno no..." dice Casini rivolto al Cavaliere, che replica: "Ho solo detto che tu non passeresti mai con la sinistra. Non ho mai pensato, nemmeno una volta, che tu vada a sinistra...". Ma a quanto pare, Casini sembrerebbe pronto a smentirlo.
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E OGGI IL RISO E’ PIUTTOSTO AMARO
L'UNITA' on-line 27-7
Corsivo
Tarallucci e vino
Maria Novella Oppo
Ancora non era stata letta (in diretta!) tutta la sentenza sul calcio, che già su tutte le reti si parlava in simultanea di 'tarallucci e vino'. Questa odiosa metafora è una vera e propria spada di Damocle ideologica che incombe sul Paese. Di qualunque contenzioso si tratti, gli esperti cominciano fin dall'inizio a prevedere che, tanto, finirà a tarallucci e vino. E quando poi si arriva all'epilogo, gli stessi esperti si compiacciono di far notare in tv che, come da loro previsto, tutto è finito a tarallucci e vino. Per dire che da noi tutto si ricompone in una dimensione conviviale e bonacciona. Quando invece possiamo vedere ogni giorno che le cose non si risolvono mai e la gente si suicida (o viene suicidata) per coprire gli intrighi più oscuri. E l'immagine più adatta a rappresentare l'Italia, semmai, è l'aereo di Ustica, ricostruito come un puzzle cui manca sempre la tessera decisiva. Mentre i presunti bonaccioni (o Berlusconi?) sono in realtà gli efferati che riescono sempre a farla franca, dopo aver preso ben altro che tarallucci e vino.
martedì, luglio 25, 2006
RESISTENZA - 25/7/06
MADAMINA, IL CATALOGO E’ QUESTO
L’indulto, Lorsignori, la maggioranza allargata e la Grosse Koalition.
Non date retta, dei poveri cristi in galera non gliene frega niente a nessuno. Vi risparmio l’ampia documentazione e ve la riassumo – come la vedo io, naturalmente.
I “giustizialisti” fanno capo a Carlo De Benedetti e Montezemolo, cioè a quella parte di Lorsignori che, sbarazzatisi del Merda, lavorano per la maggioranza allargata ai “casinisti” (UDC) con conseguente emarginazione della sinistra vera. E pertanto, e non a torto, vedono il compromesso sull’indulto come la prova generale della contromisura di D’Alema, il quale gli sta dicendo: “O ci lasciate, meglio, ci aiutate a tirare a campare o io faccio la Grosse Koalition con Berlusconi.”
E la “democrazia”? Tutto perfettamente in linea: questa è la liberal-democrazia di Lorsignori che vi ho spiegato tante volte.
Luciano Seno
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MEGLIO FARSI DUE RISATE CON GLI AFFARUCCI DI SILVIO
MANIFESTO
Corsivo
La simpatica metafora di Piazzale Loreto
Alessandro Robecchi
Di tutte le metafore, le espressioni ad effetto e i linguaggi figurati che abbondano, suggerirei di premiare quella che Fedele Confalonieri usa per descrivere ciò che starebbe subendo il suo gruppo: «Una piazzale Loreto a rate». Divertente (diteci quando scade l'ultima rata, però, perché non è che con 'sto caldo possiamo andare a piazzale Loreto tutti i giorni). Non è la prima volta che si usa questa metafora per parlare degli affarucci di Silvio, anche se qualche stupore permane. Che la metafora la usino i fedelissimi di Silvio, insomma, induce a pensare che nemmeno loro abbiano gran stima del capo: non fu una scena edificante, d'accordo, ma anche chi finì appeso non era certo un bell'esempio, e comunque giustizia fu fatta, dio sa quanto ce n'era bisogno. Resta da dire delle rate. Qui il discorso si fa più difficile, si deve quantificare. Già si è detto dei soldi che ci è costata l'incompatibilità di Meocci: potrebbe essere una prima rata, cambiale che scade e che Silvio dovrebbe onorare in contanti. Un'altra rata potrebbe essere quella dei tanti soldini che tutti gli italiani hanno sganciato per permettere ad alcuni italiani di comprare il decoder del digitale terrestre, luminosa idea che faceva finanziare a tutti gli affari di pochi (un classico, e caliamo qui un velo pietoso sul fatto che i decoder li vendeva pure il fratello di Silvio). Ora un'altra rata, ben più onerosa, la reclama l'Europa, dicendo quel che dicevano tutti e di più, cioè che la Gasparri (la legge) faceva schifo e compassione, che va rifatta,magari con l'accortezza di stare un po' attenti alle posizioni dominanti, cioè a non arricchire i già ricchissimi,. Un'altra rata in scadenza pare esser quella della Bossi-Fini (ricordate? due soci di Silvio...), legge fatta apposta per non regolarizzare il lavoro immigrato, che così può restare «nero», ricattabile, e sfuggire al versamento di contributi. Grazie alla regolarizzazione dei 350 mila immigrati esclusi da Silvio (e accettati ora da Prodi), dovrebbe entrare in cassa qualcosa come un miliardo e mezzo di euro. Simettesse in conto anche questa rata, incassando il totale di anni e anni di una pessima legge, duole dirlo, Silvio e le sue Petacci dovrebbero recarsi comunque a piazzale Loreto per il saldo, sì. Ma dovrebbero andarci in tram, se ancora gli resta un euro per il biglietto.
lunedì, luglio 24, 2006
INDULTO - 24/7/06
REPUBBLICA on-line 24-7
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
"Se non lasciamo nel testo la possibilità di far beneficiare dell'indulto anche Cesare Previti, Forza Italia non voterà con noi questo provvedimento. E vorrei ricordare a tutti che il quorum per farlo passare è di due terzi".
(Pierluigi Mantini, capogruppo dell'Ulivo in commissione Giustizia, Ansa, 20 luglio 2006).
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Per una volta, spezzo una lancia in favore del compromesso coi farabutti – se in cambio di Previti ci permettono di liberare qualche migliaio di poveri cristi, come si suol dire a Roma… SE PO’ FFA’.
Tanto, il farabutto principe e i farabuttelli ausiliari, così come il loro padrone, in galera non ci andranno mai. Se avete mai visto un ricco, pur condannato definitivamente dopo i famosi tre gradi di giudizio, in galera a scontare tutta la pena, fatemelo sapere – a me non risulta.
Certo, anche a me piacerebbe che la legge fosse uguale per tutti, ma io sono “komunista” e “koglione” e pertanto, a parte i referendum costituzionali, non conto un cazzo.
Luciano Seno
domenica, luglio 23, 2006
RESISTENZA/MEDITAZIONE - 23/7/06
IL MERDA E’ ANCORA VIVO
e se possibile ancor più deleterio…
Saranno capaci i nostri “polli di Renzo” di farsi due conti?
Luciano Seno
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IL MESSAGGERO 23-7
Sognava di essere il regista...
Berlusconi non intende rinunciare solo perché non è più presidente del Consiglio
di BARBARA JERKOV
ROMA - Sognava di essere il regista di una nuova Camp David, la conferenza di pace sul Medio Oriente che avrebbe dovuto mettere intorno allo stesso tavolo israeliani e palestinesi. Aveva anche offerto il luogo: Erice, in Sicilia. Non se n’è fatto niente, la politica internazionale è andata com’è andata, e Berlusconi oggi deve assistere per l’ennesima volta in poche settimane a un successo dell’Italia con l’Unione a Palazzo Chigi. Dopo la vittoria della nazionale di calcio, una vittoria della diplomazia prodian-dalemiana. Francamente sgradevole, a dirla tutta.
«Può aprire uno spiraglio di pace...», si è dunque limitato a commentare in pubblico il Cavaliere, parlando del summit di mercoledì prossimo. Ai suoi, assai più caustico, l’ha messa così: «Ma di quale successo va cianciando il governo? Prodi in politica estera non ha una maggioranza, come dimostra proprio il voto sull’Afghanistan, e se non fosse per noi non sarebbe in grado di far fronte agli impegni internazionali dell’Italia. Con quale credibilità pensa di presentarsi davanti ai nostri alleati stranieri?». Caustico, appunto.
La verità è che nonostante non sia più a Palazzo Chigi Berlusconi non ha affatto abbandonato la sua passione per la diplomazia. Così, subito all’indomani della sconfitta elettorale il leader forzista ha preso carta e penna e ha scritto a tutti, ma proprio tutti i capi di governo per prendere garbatamente congedo, assicurando peraltro che il risultato delle urne in Italia stato falsato e che dunque assai presto tornerà di nuovo lui a guidare il governo di Roma. A Palazzo Grazioli confidano che in questi tre mesi il Cavaliere ha continuato a sentire «regolarmente» un po’ tutti gli ex colleghi, in primo luogo quelli con cui aveva maggiormente legato: George W. Bush, Vladimir Putin e il premier turco Recep Erdogan. Ogni volta poi che qualcuno di questi è passato dall’Italia, non importa dove, Berlusconi ha fatto in modo di incontrarlo: così, Tony Blair era in Toscana per una breve vacanza a metà maggio, e il Cavaliere lo ha raggiunto facendosi accompagnare dalla figlia Barbara. Ha visto a pranzo nella sua casa di Roma il primo ministro rumeno, Popescu Tariceanu. Quando la scorsa settimana anche il francese Nicolas Sarkozy è passato da Roma, lo ha subito invitato a cena a Palazzo Grazioli, anche se essendo la sera della sentenza che ha condannato il Milan a quindici punti di penalizzazione, la conversazione a tavola non è stata dedicata alle strategie geopolitiche bensì ai torti che il padrone di casa ritiene di aver subito da parte della giustizia sportiva.
Con Blair, in realtà, potrebbero rivedersi presto. Quest’estate Berlusconi lo ha invitato infatti insieme alla moglie Cherie nella sua villa di Porto Rotondo. Non sarebbe la prima volta del resto che il primo ministro britannico soggiorna alla Certosa (era lui l’ospite di riguardo, due anni fa, in omaggio al quale il leader forzista sfoggiò l’ormai famosa bandana), e nonostante non sia più al governo, il Cavaliere ha spiegato ai suoi che «queste amicizie non vanno trascurate». Alla diplomazia degli inviti in villa insomma Berlusconi, al pari più in generale di tutta la sua diplomazia parallela, non intende rinunciare solo perché non è più presidente del Consiglio.
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E MENTRE I POLLI LITIGANO…
«A Rutelli la guida della Grande Coalizione»
Buttiglione: «Il governo non cadrà su Kabul ma sulla manovra, poi un esecutivo per le riforme»
Intervista a cura di BARBARA JERKOV
ROMA - «Prodi non cadrà sull’Afghanistan, o almeno non lo credo e soprattutto non me lo auguro».
-- Come, professor Buttiglione? Lei spera che il governo resti in sella?
«Io spero che Prodi cada, ci mancherebbe altro. Ma penso, e spero, che questo avverrà sulla Finanziaria».
-- Il centrodestra il rifinanziamento della missione in Afghanistan lo vota, giusto?
«Casini è stato chiarissimo: lo ha detto per primo, e Fini e Berlusconi ci hanno seguiti, dunque la linea è comune».
-- Non è chiaro se il sì dell’Udc e della Cdl vale anche qualora Prodi decida di apporre la fiducia.
«In questo caso cambia tutto, non ci si può chiedere di supportare l’azione complessiva del governo».
-- E basta? Cioè Prodi potrebbe continuare a governare, diversamente da quel che sostengono alcuni suoi alleati?
«E’ ovvio che sarebbe più serio in tal caso dimettersi, ma personalmente, come le dicevo prima, io mi auguro che Prodi cada sulle riforme economiche».
-- E perché, professore?
«Perché in tal caso sarà evidente a tutti che questo governo non è in grado di fare le riforme e se si vogliono le riforme...».
-- Ci vuole un altro governo.
«Appunto».
-- E qui entrerebbe in gioco la Grande Coalizione?
«Di questo adesso non dobbiamo parlare».
-- E lei la vorrebbe fare, professore?
«Le grandi coalizioni devono nascere dallo stato di necessità...».
-- Ma poi, se dovesse realizzarsi sul serio, chi potrebbe guidarla?
«Prodi no di certo».
E allora chi?
«Nel centrosinistra ci sono tanti altri nomi».
Ne dica uno, professore.
«Beh, Rutelli, perché no?».
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BONO, QUESTO…
come si suol dire a Roma. A me questo insulso fighetto sta sul cazzo da quando lo dovetti votare per evitare a Roma un sindaco fascista – figuratevi ora, contaminato com’è dall’OPUS DEI (la mafia clerico-fascista di Francisco Franco, per chi non lo sapesse o l’avesse dimenticato) e adesso pure candidato premier nientepopodimeno che di Buttiglione…
Luciano Seno
sabato, luglio 22, 2006
MEDITAZIONE - 22/7/06
Da che parte sta
il cuore della politica?
Sulle difficoltà del nostro governo
E sulla politica economia del centrosinistra
Stefano Olivieri
Confusa e affascinante, la politica del terzo millennio si lascia osservare ma si comprende con crescente difficoltà. L’effetto della globalizzazione dell’economia, del commercio e dei consumi sovrasta con crescente efficacia le politiche nazionali lasciando agli stati sovrani solo l’incombenza di scegliere con chi stare, e come collocarsi all’interno di un supermarket planetario.
Invece ferve il dibattito per decidere da che parte stare.
Non dimentichiamo che dietro l’angolo, nonostante il crollo di popolarità del presidente Usa, c’è sempre il Pnac, il piano strategico per un nuovo millennio a stelle e strisce scritto dai falchi neoconservatori statunitensi. Quel piano non prevede altro che una normalizzazione planetaria ad opera USA senza più Onu, né corti internazionali e nemmeno accordi multilaterali. E punta al sistematico assoggettamento di tutti i popoli e tutte le risorse del pianeta, a cominciare naturalmente dal Medio oriente ricco di petrolio. C’è chi è d’accordo un po’ dovunque, ovunque ci sia un pezzetto d’America perché a fare la scelta non è più tanto l’appartenenza a questo o a quello stato, a questa o a quella ideologia bensì il portafoglio personale : se sono ricco e gaudente divento americano anche a Catanzaro, o a Timbuktu come a Serajevo. E mi schiererò con Bush qualsiasi cosa faccia e ovunque decida di andare, questo è il più grosso pericolo di inquinamento che il bushismo sta portando in tutte le politiche nazionali.
Anche in Italia, ci mancherebbe. Rischiamo fra qualche giorno di riconsegnare il paese a Berlusconi non per una scelta di politica interna. I conti in tasca alle famiglie dicono che l’impoverimento avanza a ritmi sempre più serrati e si dovrebbe intervenire in fretta, eppure il governo di centrosinistra rischia di ipotecare il suo futuro prossimo nelle forche caudine del voto sul rifinanziamento delle missioni militari.
Io chiedo : cui prodest ? Chi si avvantaggerà di una eventuale caduta del governo dell’Unione? Chi penserà ad aiutare le famiglie, i giovani senza lavoro ?
E ho visto un ministro dell’economia rigoroso e intransigente con la massa dell’elettorato, i grandi numeri dei pensionati e dei lavoratori a contratto pubblico e privato che già sanno che dovranno stringere la cinghia. Non altrettanto intransigente con quella parte del paese che ha goduto per cinque anni i favori delle leggi per i ricchi, che continuano a diventare sempre più ricchi.
Non si parla per esempio più di patrimoniale, e nemmeno del conflitto di interessi del nostro concittadino più miliardario di tutti. Perché? Non sarebbe giusto che la linea del Piave si fermasse, piuttosto che sul voto per le missioni militari, sul terreno dei diritti sacrosanti di chi è stato fino ad oggi dissanguato dallo strapotere della destra al governo?
Io spero che piuttosto si approfitti della situazione per costringere Padoa Schioppa ad essere immediatamente rigoroso anche con chi negli anni passati ha tratto profitto dal disagio generale, se è vero che l’anno scorso imprenditori e professionisti hanno guadagnato (media) 9000 euro in più mentre operai e impiegati 1600 in meno.
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E' la liberal-democrazia di Lorsignori, bellezza! Possiamo dire e fare quel che ci pare, ma Lorsignori non si toccano! E se non ci stai, sei un pericoloso terrorista che pregiudica la Loro trimestrale di cassa e ti prendono a cannonate. Punto.
Luciano Seno
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FACCIAMOCI UNA RISATA, CHE E’ MEGLIO…
IL RIFORMISTA 22-7
Caro Direttore,
Paolo Berlusconi ci ha informato (La Stampa di ieri) che uomini come Silvio ne nascono uno ogni cent'anni. I miei nipoti sono tranquilli.
Emanuele Macaluso
giovedì, luglio 20, 2006
RESISTENZA/MEDITAZIONE - 20/7/06
CAGATA BIPARTISAN, APPLAUSO UNILATERALE…
Roma, Montecitorio, voto quasi unanime della Camera alla missione italiana in Afghanistan. Si rivede Berlusconi. Un po´ arrugginito e su di peso. Discorso niente affatto memorabile. Colpiscono gli applausi entusiastici, prolungati, ardenti dei suoi. Nessuno ci tiene a farsi notare tiepido dagli altri. Il monarca è caduto ma non si sa mai.
(Antonio Padellaro, L’Unità 20-7)
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CORSERA 20-6
Corsivo
Berlusconi fa pubblicità all'Ircocervo
Ircocervo. Secondo il De Mauro si tratta di un animale mitologico, metà caprone e metà cervo. Nel significato meno letterale invece sta a indicare contraddizione, confusione, e quindi inesistenza, impossibilità. E così quando Silvio Berlusconi è intervenuto alla Camera per commentare il voto al decreto sul rifinanziamento delle missioni italiane all'estero il richiamo «all'l'ircocervo senza capo nè coda» è apparso subito chiaro.
L'ex premier intendeva dire che senza il finanziamento a quelle missioni l'Italia si poteva paragonare al mitologico animale. In realtà nelle parole di Silvio Berlusconi c'era anche una sorta di pubblicità occulta alla rivista di cultura diretta dal vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto. Si tratta di una rivista mensile «che ha scelto il progetto di Forza Italia e della Casa della Libertà per il rinnovamento profondo dell'Italia», come si legge sul sito della rivista. Si chiama Ircocervo, appunto, solo che sulla copertina della rivista l'animale è raffigurato per metà giaguaro e per l'atra metà cervo.
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EDITORIALE
Le resistenze alle liberalizzazioni
Alzare la posta non le mani
di Mario Monti
…Alcuni riflettono su una diversa configurazione delle forze politiche, tale da associare — anziché contrapporre— partiti che condividono i principi di una moderna economia di mercato. Altri evocano una «grande coalizione»: riducendo la concorrenza forse eccessiva tra le forze politiche, si darebbe ai pubblici poteri più forza per accrescere la concorrenza, certo insufficiente, nell’economia.
Non entriamo in questo dibattito. Ma il solo fatto che esso esista spronerà il governo a perseguire con la massima determinazione la politica avviata con il decreto Bersani. Se quella politica sarà pienamente realizzata, il governo avrà anche mostrato con i fatti che quadri politici differenti non sono necessari.
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Il Professore è avvertito – sopravviverà solo se farà la politica di Lorsignori, se no, Grande Centro o Grosse Koalition. Un film già visto: chiunque abbia due dita di fronte politica ricorda il teorema Agnelli-Cuccia della volta scorsa: “In Italia, per fare una politica di destra ci vuole un governo di sinistra.” Ma niente elezioni, se no si rischia lo stesso finale di quel film… che poi è l’ultima speranziella del Merda.
Luciano Seno
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CITAZIONI
Autosufficienza, dunque. Nonostante i numeri esigui al Senato. Numeri talmente fragili che appena ieri, in commissione Finanze, la maggioranza è saltata. E' un pessimo segnale che dà ragione all'analisi de sottosegretario Enrico Letta.
(Stefano Folli, Il Sole – 24 Ore)
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Tale Berlusconi Silvio, non ancora Cavaliere ma già a cavallo delle sue televisioni, si inventò “torna a casa in tutta fretta, c’è il Biscione che ti aspetta”. Diavolo di un uomo, aveva capito che il tormentone fa il successo, Dittatura silenziosa e subdola, ma che, come tutte le dittature, prima o poi qualcuno scalzerà. Pourquois, pourquois? Pourquois siamo uomini e non caporali.
(Renzo Arbore, Messaggero 20-7)
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IL RIFORMISTA 20-7
Caro direttore,
al matrimonio del figlio, Mastella indosserà un abito di Volta & Gabbana.
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DUE PACIFISTI CON LE PALLE
Non sono santi della mia religione – io sono sempre pronto, se c’è da sparare nella direzione giusta – ma devo ammettere che Paolo Cacciari, fratello del filosofo, e Gigi Malabarba, l’unico metalmeccanico col laticlavio, lasciando i rispettivi seggi parlamentari per non votare a favore delle guerre del Merda, hanno dimostrato di essere due pacifisti con le palle.
Luciano Seno
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MEDITAZIONE 20/7/06
L'UNITA' on-line 20-7
Omissione d'inchiesta
Marco Travaglio
Che, arrivando dopo Bellachioma, Calderoli, Gasparri, Castelli, Tremonti, Moratti & C., il premier Prodi e i suoi ministri vivano un irrefrenabile complesso di superiorità, è comprensibile. Ma, proprio perché arrivano dopo quel lombrosario, dovrebbero sapere che essere un tantino meglio di simili predecessori non è poi un gran merito. E comunque non basta a guadagnarsi la fiducia degli italiani. La fiducia si conquista imparando a render conto delle proprie azioni agli elettori, senza la spocchia dell’«ipse dixit» e dell’«ipse fecit». Qualche esempio.
Il governo annuncia ufficialmente che nessun segreto di Stato verrà posto sul sequestro di Abu Omar. Poi il direttore del Sismi va dai giudici, oppone il segreto di Stato su alcuni documenti-chiave e sostiene che anche il governo Prodi è d’accordo. C’è o non c’è questo segreto di Stato? E, se sì, perché?
Il presunto «controllo parlamentare» sui servizi spetta al Copaco. Con quel che sta emergendo, quest’organismo diventa centrale per fare luce sulle deviazioni del Sismi. La presidenza, che spetta giustamente all’opposizione, è andata all’unanimità al forzista Claudio Scajola. Cioè all’ex ministro dell’Interno che gestì così bene il G8 di Genova, rifiutò di assegnare la scorta a Marco Biagi. E quando, anche grazie alla mancata protezione, questi fu assassinato dalle Br, Scajola non trovò di meglio che dargli dell’«avido rompicoglioni». Più che presiedere una commissione, dovrebbe esser convocato da una commissione per dar conto dei suoi tragici errori. Che cos’è saltato in mente ai parlamentari dell’Unione di eleggerlo al vertice del Copaco? Fermo restando che quel posto spetta alla Cdl, non potevano pretendere un candidato più presentabile? Persino nella Cdl, cercando bene, si può trovare uno più presentabile di Scajola.
Stesso discorso per la giunta delle immunità, anch’essa cruciale vista l’alta densità di imputati in Parlamento. La presidenza è andata a Carlo Giovanardi, celebre per aver insultato tutti i migliori magistrati del Paese e difeso i peggiori lestofanti dal colletto bianco in circolazione. Davvero non s’è trovato niente di meglio? Il primo atto della giunta è stato quello di bloccare all’unanimità l’arresto disposto dai giudici di Bari per l’ex governatore Raffaele Fitto, accusato di un grave caso di corruzione. Lo stesso Fitto aveva chiesto di autorizzare il proprio arresto: era così difficile accontentarlo? Perché le Camere non autorizzano mai la cattura di un proprio membro? Possibile che i giudici che ogni giorno incarcerano centinaia di persone sbaglino sempre quando chiedono di arrestare un parlamentare?
I vertici milanesi della Guardia di finanza che indagano, fra l’altro, sui furbetti del quartierino e su Unipol sono stati azzerati all’improvviso, con procedura d’urgenza. Il ministro Visco giura che Unipol non c’entra e non c’è motivo per dubitarne, anche se le indagini, in attesa dei nuovi arrivati, subiranno oggettivamente un rallentamento. Tutti tuonano contro le fughe di notizie (vere o presunte) sulle indagini. Una settimana fa, in Parlamento, il ministro Amato ha accusato alcune Procure di smerciare le password dei loro database a giornalisti compiacenti: vuol essere così cortese da fornire qualche straccio di prova su un’accusa tanto grave? Sempre a proposito di fughe di notizie: perché il pm romano Achille Toro, indagato a Perugia per rivelazione di segreti a Consorte sull’inchiesta Unipol insieme al giudice Castellano, è stato promosso capogabinetto del ministro Alessandro Bianchi?
Nel 14° anniversario della strage di via d’Amelio, s’insedia la nuova commissione Antimafia. La Camera ha appena bocciato (con soli 21 voti favorevoli: 14 del Pdci e alcuni di An) l’emendamento Napoli-Licandro che ne escludeva gli imputati di mafia e i condannati per qualsiasi reato. Perché mai i partiti dell’Unione, eccetto il Pdci, ritengono cosa buona e giusta che un pregiudicato o un imputato di mafia vada all’Antimafia?
A proposito: nei giorni scorsi l’on. avv. prof. Gaetano Pecorella aveva presentato un disegno di legge per consentire la revisione delle sentenze definitive, anche di mafia, emesse prima della riforma costituzionale del “giusto processo”: il che avrebbe consentito a noti boss mafiosi condannati all’ergastolo per strage e omicidio di tornare immacolati e ripartire da zero. Un vecchio sogno di Cosa Nostra che diverrebbe realtà. Ieri, dopo l’allarme lanciato dall’Espresso, Pecorella ha ritirato la proposta. Ma subito il rosapugnista on. Enrico Buemi ha annunciato che la ripresenterà lui. E’ troppo chiedere se il Buemi è vittima di un colpo di sole o se fra le priorità della maggioranza c’è pure la revisione delle condanne ai mafiosi? E, nel qual caso, perché?
Il programma dell’Unione prevede un atto di clemenza per sfollare le carceri sovraccariche di detenuti. Perché allora il testo-base dell’indulto, compilato dallo stesso on. Buemi, comprende i reati finanziari e di Tangentopoli, visto che per quei reati i detenuti sono pari a zero? Così, tanto per sapere.
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Perché, caro collega, se il Professore tocca Lorsignori… “dura minga”!
Luciano Seno
martedì, luglio 18, 2006
RESISTENZA - 18/7/06
NON C’E’ NIENTE DA FARE
Noi “komunisti” e “koglioni” siamo la parte più seria del Paese – se non ci emarginano, la liberal-democrazia di Lorsignori non funziona. L’operazione è in corso…
Luciano Seno
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REPUBBLICA on-line 18-7
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Mi piego ma non mi spezzo
"Non daremo nessun aiuto al governo del centrosinistra, un esecutivo che avrà vita non facile e che al Senato potrà avere la fiducia grazie alla stampella dei senatori a vita. La Cdl sarà pronta ad approfittare, democraticamente, delle debolezze della nuova compagine."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 16 maggio 2006).
"Il governo Prodi non durerà a lungo e per questo non offriremo nessuna stampella alla maggioranza, soprattutto in politica estera, dove le contraddizioni interne della sinistra emergeranno con maggiore forza. Per questo ho sempre detto che su questo tema così importante sarebbe un errore sostenerli."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 23 giugno 2006).
"Dissapori interni alla Cdl si registrano anche sul nodo dell'Afghanistan. E' l'Udc di Lorenzo Cesa a rompere gli indugi annunciando il sì al decreto sul rifinanziamento della missione. Uno smarcamento che però è criticato severamente dal resto della coalizione. Per Gianfranco Fini, sarebbe 'gravè se la Cdl si dividesse su questo tema. Anche Sandro Bondi (FI) bacchetta l'alleato centrista: 'Ancora non posso comprendere le ragioni per le quali l'Udc annunci un probabile voto favorevole al governo Prodi'... Infine la reprimenda della Lega Nord: 'Si tratta di un errore politico. Giri di valzer - attacca Roberto Maroni - che hanno come effetto solo quello di risolvere i problemi interni del centrosinistra. Mi auguro che l'Udc ci ripensi ed eviti di produrre la prima grande frattura della Cdl."
(Ansa, 28 giugno 2006).
"La Casa delle Libertà sarà unita nel proporre una mozione parlamentare che ribadisca la continuità del nostro impegno nell'ambito della missione Onu. Su questo ci aspettiamo che possano convergere i senatori e i deputati di maggioranza che in passato hanno sostenuto il diritto-dovere dell'Italia di essere presente."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 29 giugno 2006).
"Siamo pronti a dare il nostro sì totale e incondizionato al decreto (del governo Prodi, ndr) per il rifinanziamento della missione in Afghanistan."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 12 luglio 2006).
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TREMONTI: "Forza Italia e Ds si preparino -- serve la Grande Coalizione"
Intervista di MASSIMO GIANNINI
ROMA - "L'autunno della maggioranza è arrivato prestissimo". Altro che "cura per rilanciare l'Italia", come dice il ministro Padoa-Schioppa. Per Giulio Tremonti, suo predecessore e vicepresidente di Forza Italia, l'Unione cadrà proprio sulla Finanziaria. E subito dopo sarà inevitabile un governo di Grande Coalizione. "La migliore soluzione per questo Paese, come lo è stato per la Germania".
-- Scusi professor Tremonti, ma dove vede "l'autunno della maggioranza"?
“Si vede soprattutto dentro le istituzioni. La parossistica debolezza della maggioranza sta progressivamente riducendo il Parlamento al ruolo primitivo tipico di una pura chambre de registration.”
-- Il governo Prodi starebbe attentando alla democrazia? Parlate proprio voi, che nella scorsa legislatura vi siete votati ben 46 fiducie?
"La funzione politica viene ormai integralmente concentrata nella sequenza lineare fissa: decreto legge-fiducia-voto, più militante che indipendente, dei senatori a vita. Il Parlamento non è più il luogo fisiologico della discussione aperta. Diventa il luogo di conferma obbligatoria della volontà dell'esecutivo.”
Berlusconi e Casini
-- Intanto il centrosinistra ha avviato le liberalizzazioni, che voi non avete saputo o non avete voluto fare.
"Noi abbiamo fatto le riforme strutturali. Questa deve essere finalmente la legislatura delle liberalizzazioni. Il centrosinistra fa dunque la cosa giusta, ma purtroppo nel modo sbagliato".
-- Il centrosinistra al governo ha i suoi problemi, ma il centrodestra all'opposizione è sbandato e afasico. Come fa a negarlo?
"La struttura e la strategia dell'opposizione dipendono da quelle della maggioranza. Se il centrosinistra accelerasse la costruzione del partito democratico, noi simmetricamente dovremmo accelerare la nostra integrazione.”
-- Ma questo schema taglia fuori la Lega, o sbaglio?
"Secondo me sarebbe naturale la formula federale che c'è tra Cdu e Csu, cioè tra i popolari e il partito della Baviera".
-- Ormai non c'è più solo Casini che dice "Berlusconi è solo il leader di Forza Italia". C'è anche Pisanu che dice "l'accordo con la Lega va totalmente rinegoziato".
"Forza Italia è un grande partito popolare al 27% dei consensi. C'è una leadership, che è di Berlusconi. Tutto il resto ha un rilievo davvero molto relativo".
-- Eppure il Cavaliere ha dovuto seguire Casini sul voto per la missione in Afghanistan. Voterete sì per esercitare il "soccorso azzurro" o perché sperate di mandare a casa il governo Prodi?
"Se il governo Prodi non c'è sull'Afghanistan, ciò che conta non è che la maggioranza ha preso i voti da fuori, ma che li ha persi da dentro. Lo schema è quello che Prodi ha consegnato alla Zeit: se io cado si va a votare, e la sinistra torna al governo tra 60 anni.”
-- Quindi continuate a scommettere sulla crisi di governo?
"È relativamente poco probabile che il governo Prodi duri 5 anni. Ma non credo che cadrà su Kabul oppure sui Pacs. Mi sembra più probabile che la crisi si manifesti con la Finanziaria: o si va a votare, oppure non si vota, e allora si aprono scenari nuovi".
-- Grande Centro, Grande Coalizione. I suoi cavalli di battaglia, no?
"Non certo il Grande Centro, di cui allo stato attuale vedo in giro forse il sostantivo, ma non l'aggettivo.”
-- Quindi Grande Coalizione? È questo che vuole?
"La Grande Coalizione è l'esatto opposto del Grande Centro. Sulla base di una separazione della sinistra di governo dalla sinistra radicale. Su questo punto sono evidenti le maggiori difficoltà italiane".
-- Ma mi spiega per quale motivo, adesso che ha vinto le elezioni, la sinistra dovrebbe mettersi d'accordo con il centrodestra?
“E' il modello giusto per la Germania, potrebbe esserlo anche per l'Italia".
-- Chi dovrebbe guidare questo processo? Forza Italia e Ds? Questo è il patto di ferro Berlusconi-D'Alema che lei auspicherebbe?
"Non auspico niente. In alternativa non ci resta che aspettare le prossime elezioni, forse non così lontane, e organizzarci per vincerle".
-- Insomma, il Cavaliere e Forza Italia restano pronti per la Grosse Koalition?
"L'ipotesi di un governo di larghe intese di sicuro non è esterna al nostro senso di responsabilità. Non è un caso se a parlarne per primo è stato proprio Silvio Berlusconi".
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CORSERA 18-7
Titoli
«Serve una forte azione di convincimento verso i settori moderati»
Enrico Letta: «La maggioranza va allargata»
Il sottosegretario: non si può durare con i voti dei senatori a vita
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Bertinotti: avanti per cinque anni
Alleanza con i "borghesi buoni" per fare le riforme
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CITAZIONI
Tutti hanno immediatamente guardato ai centristi. A chi, se non a loro, poteva rivolgersi il segnale di fumo alzato da Enrico Letta? Si sono sentiti per commentare la sortita di Letta e hanno convenuto che lo sbocco naturale di una crisi non passerebbe attraverso il «soccorso bianco», ma per una grande coalizione di tipo tedesco. Con Berlusconi dentro.
(Ugo Magri, Stampa 18-7)
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Se si vuole durare cinque anni si deve fare qualcosa. Allargare la maggioranza. Accogliere i moderati della Casa delle libertà. Inventarsi qualcosa di nuovo. Un’operazione di trasparenza e onestà politica che mette la maggioranza di fronte alla responsabilità di governare questo paese cinque anni. È un’ammissione di debolezza che, però, può trasformarsi in una forza, in un progetto politico.
(gio.co. , Europa 18-7)
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L'UNITA' on-line 18-7
Corsivo
Senza macchia
Maria Novella Oppo
Di qualunque argomento si parli, gli esponenti di Forza Italia sono pronti a chiedere amnistie, condoni e indulti. Ora in particolare sostengono che non si possono punire le squadre, perché così si puniscono i tifosi. Come dire che, se si condanna uno che ha commesso un reato, si puniscono anche i suoi parenti, gli amici e le ex fidanzate. Cosicché, nessuno dovrebbe mai essere condannato, perché non venga condannato quell'unico individuo che interessa a Forza Italia. Un partito antropomorfo, pelato, di bassa statura e plurinquisito, insomma un partito del cactus.
sabato, luglio 15, 2006
RESISTENZA - 15/7/06
IL MONDIALE…?
…Ma sarà bene non trarre da questo avvenimento più soddisfazione e compiacimento di quanto possa offrirne. Per restare in gara nella corsa delle nazioni l'Italia avrebbe bisogno di altre vittorie. Vorrei qualche medaglia d'oro nel campo della scienza, dell'industria, dell'arte. E mi accontenterei di qualche medaglia d'argento o di bronzo nel confronto tra sistemi politici, sistemi giudiziari, pubblica moralità, bellezza e pulizia delle grandi città, trasporti pubblici, lotta all'evasione fiscale, al lavoro nero, alla criminalità organizzata. Non è necessario essere il reporter di un giornale straniero ostile all'Italia per osservare che il Paese, negli ultimi quindici anni, è stato tormentato da una epidemia di scandali che hanno coinvolto affaristi, industriali, banchieri, uomini politici, pubblici funzionari e da ultimo, guarda caso, proprio il mondo di cui siamo oggi giustamente orgogliosi.
(Sergio Romano, Corsera 15-7)
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Eh, già, caro Ambasciatore… ma com’è che il colpevole di tutto ciò e la sua banda di farabutti sono ancora a piede libero? (Tuttavia, onestamente, la domanda andrebbe posta anche a molti altri…)
Luciano Seno
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IL RIFORMISTA 15-7
Corsivo
TOH, CHI SI VEDE…
Silvio Berlusconi è stato visto a Montecitorio, e questo è stato considerato un avvenimento eccezionale. Eppure il Cavaliere rivendica il ruolo di capo dell'opposizione e come tale la Camera dovrebbe essere il suo luogo di lavoro. Invece si segnalano le sue apparizioni, come quelle della Madonna di Fatima. E infatti annuncia miracoli nel mondo del calcio e in quello della politica.
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REPUBBLICA on-line 15-7
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Eventuali inesattezze formali
"Sono, come al solito, accuse assolutamente infondate. Non c'è stato alcun risparmio da parte mia. Naturalmente non ero a conoscenza di quanto fatto dai fiscalisti e dai commercialisti che hanno compiuto una operazione di routine, non chiedendo il condono tombale, che copre tutto, ma soltanto il condono su eventuali inesattezze formali. Tanto è vero che la cifra è di 300 euro all'anno e credo che siano stati milioni e milioni gli italiani che lo hanno fatto affidandosi ai propri commercialisti. Quindi non c'è stato nessun risparmio di imposta perché l'eventuale pretesa dei pm di Milano su eventuali somme che io avrei dovuto pagare al fisco è assolutamente infondata. Non c'è stato nessun risparmio e come al solito la sinistra, in collaborazione con certi giudici, ha cercato e cerca disperatamente qualcosa da buttare sulle pagine dei giornali, qualcosa solo di mediatico e di politico per controbilanciare l'enorme crisi in cui si trova per i fatti emersi in questi giorni, fatti che dimostrano il collateralismo delle coop al mondo della sinistra." (Silvio Berlusconi, Ansa, 10 gennaio 2006)
"Il giudice Fabio Paparella ha emesso ieri una sentenza di non luogo a procedere per la frode fiscale da 301 miliardi di lire di cui Berlusconi era imputato, in base a un comma della legge finanziaria del 2003, che conteneva il condono fiscale. Una norma di cui il Cavaliere giurò che non si sarebbe mai avvalso. E di cui invece si avvalse di lì a pochi mesi."
(Repubblica, 8 luglio 2006).
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L'UNITA' on-line 15-7
BANNER
«Da eterno elettore della Cdl a malincuore dico che se Berlusconi fosse ancora al governo Calciopoli non sarebbe mai venuta fuori. Mi fa ridere chi sostiene che il Milan sia una verginella. Attraverso la presidenza della Lega affidata a Galliani ha di fatto gestito i diritti televisivi, il vero nodo del calcio di questi anni. Galliani ha sposato il conflitto di interessi come bere un bicchier d´acqua»
Giuseppe Gazzoni Frascara, ex presidente del Bologna, Corsera 14 luglio
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Corsivo
Clemenza
Maria Novella Oppo
Berlusconi è riapparso in video per dire la sua sul processo al calcio. E lo abbiamo trovato abbastanza bene, parecchio rinfoltito. Anzi, tra un po´ la moquette gli farà sembrare la fronte bassa. Comunque, dal punto di vista politico è sempre lo stesso: la sentenza l´aveva già decisa lui e stavolta voleva una «moratoria», che somiglia tanto ai condoni, alle prescrizioni e a tutti gli altri spigliati escamotage inventati dai suoi avvocati per eludere la legge. Insomma, Berlusconi è il solito impunito, come dicono a Roma, dove ne hanno visto tanti.
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MANIFESTO
Parla Silvio, il milanista
«Vostro ono', moratoria»
Alberto Piccinini
Berlusconi non appenderà le scarpe al chiodo. La metafora è frusta, la circostanza sarà per qualcuno sconfortante, ma lascia intuire il rovello interiore che agita il milanista, l'uomo, soprattutto il proprietario della tv che finanzia per il 60-70% il calcio italiano Campione del Mondo, ivi comprese le sue storture insostenibili e la mancanza di regole, a parte quella che recita: vinca il migliore cioè noi. O la Juve. L'ex premier incontra i cronisti a Montecitorio e dice «Noi tutti non accetteremo sanzioni ai tifosi e alle squadre, quando da punire sono solo i singoli che hanno sbagliato». Ce l'ha col processo a Calciopoli, col principio della «responsabilità oggettiva» e con la velocità con la quale si muovono i giudici sportivi. Dribbla con destrezza la parola tabù sulla quale in tanti questi giorni sono caduti (da Mastella in su), cioè amnistia, e ne tira fuori un'altra: moratoria: «Potremmo far partire il prossimo campionato così com'è, e poi vedere l'esito dei processi». Riassumendo: eravamo partiti dalla richiesta di serie C per la Juventus e della B per le altre squadre coinvolte. Poi è venuto quell'avvocato dei bianconeri a dire al giudice sportivo («Vostro ono'») che alla Juve sarebbe andata benissimo la serie B, e con le altre squadre comportarsi di conseguenza. Quindi l'Apocalisse tanto attesa è passata in second'ordine per far posto al rave para-imperiale e un tantino fascio della Nazionale trionfante. Ed ecco che Berlusconi ci rende fieri di essere italiani: Vostro ono' c'ho avuto la malattia. Alberto Sordi, più o meno. E chi sarà il primo a dire: «Abbiamo scherzato?» Al nuovo ufficio di Berlusconi, notano le cronache parlamentari, si accede attraverso il corridoio di Montecitorio detto «Corea». Si capisce che per il leader di Forza Italia che si è appena visto sfuggire il tripudio massimo - quello di celebrare la vittoria della Coppa del Mondo dal balcone di palazzo Chigi, nei panni dell'Allenatore Supremo del Paese - la circostanza dev'essere alquanto seccante. Ma dove c'è un'Italia (e dove c'è Forza Italia), c'è sempre una Corea. È un po' il nostro limite, e anche la nostra salvezza. Dunque poche storie: meglio una Corea domani che un processetto dopodomani o chissà quando.
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STAMPA 15-7
EDITORIALE
La salamandra
L'unico essere umano che sia mai riuscito a fregare Berlusconi rimane un tifoso del Toro: Romano Prodi.
Massimo Gramellini
Altro che caimano. Quell'uomo è una salamandra. Passa in mezzo a qualunque fuoco e raccatta i cadaveri bruciati di chi ha osato sfidarlo, ma anche di chi si è illuso di poter rimanere troppo a lungo suo socio. Qui non c'entrano le idee politiche e le passioni tifose, ma soltanto i fatti.
Tangentopoli: l'amico Bettino Craxi finisce ad Hammamet, lui ne arraffa gli elettori e sale a Palazzo Chigi. Calciopoli: la Juve di Moggiraudo, sua alleata storica, precipita in B a meno 30, che anche se dovessero ridursi in appello significano due anni senza serie A. Invece il Milan non solo resta nel campionato principale e diventa padrone unico del calcio italiano, ma acquisisce la possibilità di soffiare i talenti migliori alla vecchia compagna d'avventure. Altro che piazzale Loreto a tappe, come vaticinato dal fedele Confalonieri durante la campagna di terrorismo psicologico delle ultime ore. Questo è un trionfo. Di più: un affare. Come se un mese fa gli avessero detto: ti offriamo l'esilio calcistico del tuo socio juventino, a cui potrai portare via i pezzi pregiati a prezzi d'occasione, e in più il drastico ridimensionamento di quel Della Valle che molti fastidi ti ha procurato in Confindustria e nella Lega Calcio. In cambio ti chiediamo di darci 5 sconfitte in campionato (a tanto ammonta la penalizzazione di 15 punti) e di rinunciare per un anno alla Champions League (ma non alla Coppa Uefa, grazie a un cavillo). Ci stai?
Eccome se ci è stato. Manovrando ancora una volta con spregiudicatezza l'arma atomica dei diritti televisivi. Col Milan retrocesso, nessuna squadra avrebbe più visto un euro. Così invece il sistema è salvo e in B ci vanno soltanto gli altri. Si conferma un assunto ormai consolidato: per qualche strana e incomprensibile congiunzione astrale, l'unico essere umano che sia mai riuscito a fregare Berlusconi rimane un tifoso del Toro: Romano Prodi.
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IL MESSAGGERO 15-7
«Berlusconi furbo, Milan salvo»
Mastella: «Buttandola in politica, Silvio Berlusconi è stato furbo: ha salvato il suo Milan».
di BARBARA JERKOV
ROMA - Perché, ministro Mastella, pensa che i giudici si siano lasciati condizionare?
«Qualche don Abbondio si trova sempre».
E i quindici punti di handicap con cui partirà il Milan l’anno prossimo non contano niente? L’esclusione dalla Champions’ league nemmeno?
«Qualche sponsorizzazione in meno, certo, ma cosa vuole che contino in fondo i soldi per Berlusconi? A lui premeva solo un cosa: restare in A».
E grazie a questi don Abbondio c’è rimasto ?
«E’ sotto gli occhi di tutti: hanno avuto paura dell’accusa di persecuzione politica. Del resto, era facile prevedere che sarebbe finita così».
giovedì, luglio 13, 2006
RESISTENZA - 13/7/06
ITALIENI 13-7
Silvio Berlusconi continua a far parlare di sé
Una spia di grande esperienza ha commesso un errore degno di un dilettante, scrive il New York Times.
"Gustavo Pignero, l'ex capo del controspionaggio militare del Sismi, ha chiamato da un telefono pubblico il suo successore Marco Mancini per discutere del rapimento da parte della Cia dell'imam egiziano Abu Omar. Ma gli investigatori hanno intercettato la conversazione".
Il New York Times ricorda che è emerso così il coinvolgimento dei servizi segreti italiani, sempre negato dal governo Berlusconi. Nell'inchiesta sono coinvolti anche alcuni agenti statunitensi: "È la prima volta che un governo rinvia a giudizio funzionari americani per il rapimento di presunti terroristi da interrogare in paesi terzi dov'è ammessa la tortura".
El País scrive che la questione dei voli segreti della Cia sta creando imbarazzo nei rapporti tra Stati Uniti e Unione europea: "Ma se per i politici è difficile sollevare l'argomento con la Casa Bianca, la procura di Milano non ha di questi problemi e ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro agenti statunitensi. La procura aveva già accusato 22 americani, ma l'ex premier Berlusconi si era guardato bene dal chiedere l'estradizione. Le cose potrebbero cambiare con il governo Prodi".
La stampa britannica dedica ampio spazio al rinvio a giudizio di Berlusconi per evasione fiscale, falso in bilancio e riciclaggio per la compravendita dei diritti cinematografici da parte di Mediaset.
"Tra gli incriminati figura anche David Mills, ex avvocato di Berlusconi e da poco separato dalla ministra britannica Tessa Jowell", scrive il Financial Times. "Mills era già stato accusato di aver ricevuto denaro da Berlusconi per testimoniare a suo favore in un precedente processo per corruzione".
"L'avvocato", spiega il Guardian, "è accusato di aver creato, su incarico di Berlusconi, una rete di compagnie offshore. L'ex premier avrebbe acquistato film di Hollywood attraverso queste società per rivenderle a Mediaset a un prezzo maggiorato. Riducendo i profitti dell'azienda e le tasse da pagare".
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REPUBBLICA on-line 13-7
Berlusconi, "Resto in politica -- Sono l'unico leader della Cdl"
ROMA - "Non ho nessuna intenzione di lasciare la politica, io sono l'unico leader che riesce a tenere unita questa coalizione". Parola di Silvio Berlusconi che risponde così ai giornalisti alla Camera che gli chiedevano se avesse letto l'intervista di Pier Ferdinando Casini a Repubblica [nella quale praticamente gli dava il benservito].
Berlusconi sottolinea di "non voler appendere le scarpe al chiodo", perché "se lo facessi perderei la stima di oltre il 50 per cento degli italiani: non posso permettermi di concludere la mia avventura umana in questo modo".
"Ho il rigetto del teatrino della politica, dei telegiornali e dei giornali", spiega l'ex premier, per poi aggiungere: "So che sono condannato a restare a fare quello che faccio, perché sono una persona responsabile".
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L'UNITA' on-line 13-7
BANNER
«È un po´ curioso vedere Mediaset, di cui è proprietario Berlusconi, l´ex primo ministro bersagliato da problemi giudiziari, chiedere un rimborso sugli ormai svalutati diritti tv del calcio quando lo stesso Berlusconi è anche presidente del Milan. Il calcio italiano non ha bisogno di amnistie né di essere distrutto, ma certamente deve essere riformato»
Financial Times, 11 luglio
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Corsivo
Spioni idealisti
Bruno Ugolini
E' singolare lo scandalo sollevato perché un autorevole giornalista avrebbe confessato di fare il doppio lavoro. La prima mansione era inerente al posto fisso, scrivendo pezzi o facendo i titoli in redazione. La seconda, quella flessibile, era per conto del Servizio per le informazioni e la sicurezza Militare (Sismi) ovverosia spionaggio e controspionaggio. Chi non fa, del resto, il doppio lavoro in Italia? Come si sa stipendi e buste paga sono quelli che sono e allora ciascuno si arrangia come può.
Qualcuno comunque (Giuliano Ferrara) ha tagliato la testa al toro. Ha spiegato che questo elegante doppio lavoro del giornalista non era dettato da basse ragioni venali. No: c'erano di mezzo ideali grandi e appassionanti. Come la difesa della nostra civiltà contro l'infiltrazione terrorista. Una ragione che rende giustificabile ogni azione, anche la più delittuosa. Il fine giustifica i mezzi, come si diceva nel Ventennio.
Altri tempi. Oggi il conflitto è con l'Islam. E il giornalista si trasforma. La professione può aprirsi così verso nuovi incessanti orizzonti. Magari qualcuno potrebbe entrare in confidenza con gli amici di Provenzano per combattere meglio la mafia. Oppure telefonare più spesso al nuovo Moggi, nel caso esistesse, onde capire se l'industria del calcio è ritornata alla purezza. Nuove missioni, nuovi ideali, nuovi stipendi.
Certo, semmai c'è da lamentarsi del fatto che esistano pesanti discriminazioni. È assai difficile che i metalmeccanici come del resto i Co.Co.Co. vengano riforniti dal Sismi di simpatici mazzetti di euro, onde ottenere delicate informazioni. Forse bisogna essere raccomandati.
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IL RIFORMISTA 13-7
EDITORIALE
BERLUSCONI
Quello strano incrocio tra Cia, Sismi e Afghanistan
Qual è stato il ruolo del governo Berlusconi nel rapimento di Abu Omar?», chiedeva martedì sul Riformista Emanuele Macaluso. «Né io né Letta sapevamo nulla», ha risposto ieri il Cavaliere. Per il resto, però, l’ex premier è risultato contraddittorio. Non si può infatti affermare che il presidente del Consiglio e il sottosegretario delegato all’intelligence non erano informati del rapimento di Abu Omar, e poi aggiungere, come ha fatto Berlusconi, che se il governanti dell’Unione «rompono con la Cia, siamo esposti agli attentati. C’è un tasso di incoscienza incredibile. Chi difende la sicurezza dello Stato va in galera e chi invece attacca i servizi che hanno questa missione è il vero terrorista: è il mondo alla rovescia». Insomma, è come dire che uomini dei servizi italiani hanno violato le leggi dello Stato in concorso con gli 007 americani, hanno rapito un esule politico sul nostro territorio, hanno occultato l’intera operazione al nostro governo, ma hanno fatto bene, al punto che è scandaloso il loro arresto.
Eppure il Berlusconi del pomeriggio c’era piaciuto, quello che sosteneva il «sì compatto» di tutta la Cdl al rifinanziamento della missione in Afghanistan. E il Cavaliere era giustamente piaciuto anche al capo dello Stato: «Ho preso atto positivamente dell’annuncio del voto favorevole della Cdl», ha detto Napolitano. Tra l’altro, Berlusconi ha motivato la decisione così: «L’interesse e il prestigio dell’Italia, il consolidamento della democrazia e della pace nel mondo sono per la Cdl valori di riferimento irrinunciabili», che «vengono prima di ogni tattica politica e di ogni interesse di parte».
Secondo le analisi politiche della prima ora, il «sì» sull’Afghanistan sarebbe la risposta berlusconiana alle intemperanze di Casini. In verità, fonti di Palazzo Grazioli sostengono che per il Cavaliere le sortite del leader centrista «hanno inciso in maniera marginale sulla decisione. Contano molto di più le telefonate tra il Dottore e Washington». Dal dipartimento di Stato americano sarebbe infatti giunto l’invito a Berlusconi di abbandonare, appunto, «la tattica politica locale», e di concentrarsi sulle questioni internazionali, in particolare sull’Afghanistan. Chissà se in questi colloqui si è parlato anche del rapimento di Abu Omar. Certo è che il «sì» sul rifinanziamento della missione e la difesa appassionata della Cia sono arrivate nello stesso giorno.
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CETO MEDIO RIFLESSIVO
STAMPA 13-7
Corsivo
Fortuna
Jena
DOPO tre anni di guerra in Iraq cominciavamo veramente ad annoiarci, ma per fortuna Israele ha invaso il Libano.
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W ZAPATERO!
A giudicare dallo stile con cui ha affrontato le questioni d’ordine civile e religioso che investono i rapporti fra lo Stato e la Chiesa (matrimonio fra persone dello stesso sesso, adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, divorzio rapido, insegnamento della religione delle scuole) [Zapatero] mi ha dato la sensazione di volere essere il rappresentante della Spagna che uscì sconfitta dalla guerra civile di sessant’anni fa. Non penso ai comunisti, che di quella Spagna conquistarono la direzione politica nella seconda fase del conflitto, ma restarono pur sempre minoranza. Penso alla straordinaria combinazione di anarchia, spirito libertario, anticlericalismo e spavalda capacità di trasgressione che scorre come un torrente nella coscienza di una parte della società spagnola.
(Sergio Romano, Corsera 13-7)
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Ce la farà mai, il Professor Prodi, a farci vedere qualcuna di queste cosette “de sinistra” A COSTO ZERO, visto che pure da queste parti sopravvive un pochettino di Resistenza?
Luciano Seno