BERLUSCONI - BALLE A’ GOGO
REPUBBLICA on-line 31-1
I BALLA - "Non c'è scontro con Ciampi sulla par condicio"
II BALLA - "Su Unipol Milano insabbia tutto"
ROMA- "Su Unipol non mandano avanti niente, perché hanno insabbiato tutto". Lo ha detto Silvio Berlusconi a 'Porta a porta', chiedendosi perché "c'è una differenza così grande" nella conduzione delle inchieste su Unipol e quelle sulla Banca popolare italiana. E ha aggiunto: "Da vero garantista vorrei che Giampiero Fiorani fosse fuori".
Il premier, nella registrazione della puntata della trasmissione di Bruno Vespa ha detto anche che la diatriba con Ciampi sulla par condicio "non è esistita. Non è mai stata aperta e quindi non c'è niente da chiudere".
Berlusconi ha anche definito "invenzioni pure, "fantasia assoluta" l'ipotesi di una staffetta con Gianni Letta a palazzo Chigi.
Secondo Berlusconi, gli ultimi sondaggi danno Forza Italia al 22%. "Siamo 1,8% sotto", ha aggiunto, rispetto al centrosinistra.
Riguardo alla sua massiccia presenza in video Berlusconi ha commentato che il centrosinistra "terrorizzato" per gli alti ascolti che il premier ha avuto in televisione "ha inventato questo scandalo" di una eccessiva presenza in video "per nascondere lo scandalo Unipol". E poi ha aggiunto: "Sono in credito di una trentina di puntate di Porta a Porta". E ha concluso: "Non ho mai detto che odio la televisione, io ho detto che odio andare io in televisione".
Il Cavaliere ha rilanciato la necessità di far diventare legge entro la legislatura il provvedimento che limita l'uso delle intercettazioni telefoniche: "E' una legge importante che va approvata perché siamo il Paese in cui i cittadini sono i più spiati del mondo".
Quindi l'affondo contro la magistratura: "Io sono il perseguitato numero uno nel mondo occidentale", perseguitato dagli "attacchi dalla magistratura rossa nei confronti delle mie aziende".
Berlusconi ha anche detto di non ha mai fatto uso delle droghe leggere. Uno spinello? "Mai. Sono la persona più realista di questo mondo", e "non ho mai cercato di staccarmi dalla realtà".
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CITAZIONE
Il centrodestra comincia a percepire il pericolo e tenta di correre ai ripari, negando perfino che «possa esistere uno scontro » fra Ciampi e Silvio Berlusconi. Si tratta, naturalmente, di una verità politica, contraddetta dalle accuse rivolte al presidente della Repubblica dalla maggioranza. La reazione irritata del premier lo pone automaticamente sul banco degli accusati. E finisce per confortare gli avversari quando lo additano come la persona che più spesso viola i limiti suggeriti dal Quirinale, e presto imposti dalla par condicio. Dopo le tensioni sulla data delle elezioni, è il secondo scontro in pochi giorni.
(Massimo Franco, Corsera 31-1)
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STAMPA 31-1
Corsivo
Droghe
Jena
Casini si è fumato uno spinello, anche Fini si è fumato uno spinello. Ma Berlusconi… ma che s’è fumato Berlusconi?
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EUROPA on the Web 31-1
EDITORIALE
Se Berlusconi vuole battersi anche con Ciampi, ci provi
Respinge gli appelli alla moderazione tv e rischia lo scontro
La tensione tra palazzo Chigi e il Quirinale, tra Forza Italia e Carlo Azeglio Ciampi, è sopra al livello di guardia.
La verità, infatti, è che Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di raccogliere l’appello del capo dello stato: quella che comincia sarà per lui un’altra settimana di abbuffata radiotelevisiva, e in molti sono pronti a scommettere che la musica non cambierà per tutta la campagna elettorale: anche dopo l’entrata in vigore della par condicio infatti Berlusconi è deciso a condurre una campagna esagerata e aggressiva, che consenta a lui di continuare a tenere in mano il pallino e costringa il centrosinistra a parlare di lui anziché di come ha governato. Se questo è vero è evidente che la rotta di collisione con Ciampi è inevitabile. E che apparirà sempre più evidente la differenza tra chi plaude al presidente della repubblica solo per non sfidare apertamente la sua popolarità e chi condivide, e non per convenienza, i suoi richiami al rispetto dei cittadini.
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LIBERAZIONE 31-1
Berlusconi: «Astinenza, fino al 9 aprile»
La tv fa male al sesso?
di Frida Nacinovich
Altro che par condicio. Qui si parla di sesso. L'ultima promessa di sua maestà Silvio Berlusconi ha già fatto il giro del mondo. Il premier ha annunciato - e già si sapeva - che avrebbe invaso ogni spazio radiofonico e televisivo, l'intero etere italiano. Già fatto. La trasformazione del presidente del Consiglio in puro spirito non poteva non avere conseguenze. Ecco infatti la rivelazione: «Non farò sesso fino al 9 aprile». La televisione, si sa, non fa bene al sesso. Lo dicono fior fior di sociologi, lo confessano le casalinghe (a partire da Voghera), ora lo garantisce l'arcitaliano che nella sua ultima interpretazione diventa frate Silvio. Fioretto incluso.
La notizia che il presidente del Consiglio ha deciso di astenersi dai "doveri coniugali" fino alla data delle elezioni ha superato i confini nazionali ed è approdata sul quotidiano britannico "Daily Telegraph". Il premier lo ha promesso al fondatore del movimento "Apostoli di Maria" don Massimiliano Pusceddu, che lo aveva ringraziato per l'impegno profuso nella difesa dei valori della famiglia e per la sua opposizione ai matrimoni gay. «Cercherò di non deluderla», ha detto Berlusconi al sacerdote. «Le prometto due mesi e mezzo di completa astinenza sessuale, fino al nove aprile». Chissà - si chiedono al "Telegraph" - se la moglie ne è stata informata. Chissà.
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ITALIENI 31-1
Berlusconi invade la tv
A due mesi e dieci giorni dalle elezioni, il premier italiano Silvio Berlusconi va all'assalto della televisione: in due settimane è apparso almeno dieci volte in altrettante trasmissioni tv, facendo infuriare l'opposizione. "Mi aspetto che vada anche a fare delle telepromozioni, forse lo vedremo vendere tappeti", ha
commentato il suo rivale Romano Prodi. Il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha chiesto alla Rai di attenersi fin d'ora alla par condicio, la legge che garantisce un'uguale ripartizione degli spazi radiotelevisivi tra gli schieramenti.
La Vanguardia, Spagna [in spagnolo]
http://www.lavanguardia.es/web/20060131/51229739900.html
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APRILEONLINE 31-1
BERLUSCONES AL DELIRIO
"Prodi è incapace di intendere e di volere".
"Se andiamo in mano ai vecchi comunisti, nascosti dietro la facciata di comodo dei Ds, saranno dolori per tutti e il Paese anziché andare avanti, come ha fatto in questi 5 anni del governo Berlusconi, tornerà indietro".
"Berlusconi al contrario della sinistra, non ha trasformato Palazzo Chigi in una merchant bank. D'Alema, Veltroni, Folena, Mussi sono tutti catalogati come funzionari di partito e viaggiano con una perenne immunità parlamentare in tasca".
"Gli intrecci tra la sinistra e gli sporchi affari finanziari sono sotto gli occhi di tutti anche se si cerca in modo meschino di nascondere la verità e di raccontare menzogne agli italiani".
"Prodi è il simbolo di questa politica affaristica, immorale, che punta solo ad occupare tutte le stanze del potere e a trasferire il partito dei Ds (che non è altro che la continuazione del Pci che ha devastato per 50 anni il Paese) allo Stato".
"Se vince la sinistra, l'Italia oltre a regredire sarà stretta nella morsa ferrea di chi calpesta indegnamente la democrazia".
"Tutti sanno chi è Prodi, un personaggio che ha fatto sempre gli affari suoi al contrario di Berlusconi che ha messo sempre davanti a tutto l'interesse dei cittadini".
sen. Massimo Baldini, FI, Sottosegretario Comunicazioni
La Nazione, cronaca di Carrara, 30 gennaio 2006
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MEDITAZIONE 31-1
REPUBBLICA on-line 31-1
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Non è mai troppo tardi
"Io non credo che in Italia oggi ci sia un regime".
(Massimo D'Alema, Palazzo dei Congressi di Firenze, 25 febbraio 2002).
Domanda: "Faccia conto di essere già al 10 aprile. Che direbbe?". Risposta: "Vittoria, da oggi siamo tutti più liberi".
(Massimo D'Alema, Viva Radio 2, 27 gennaio 2006).
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CITAZIONE
Soltanto due giorni fa il presidente del Consiglio si è fatto fotografare accanto alla signora Maria Antonietta Cannizzaro. Non è una casalinga che voterà Forza Italia. È la candidata fascista (nessun “post”, qui il fascismo è vivo e rivendicato) nello schieramento di Berlusconi.
(Furio Colombo, L’Unita’, 31-1)
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MANIFESTO 31-1
Sommario di I pag.
All'ultimo stadio
Fascisti su Marte? Macché, sono tra noi, qui e ora. Non solo utilizzano l'Olimpico come appariscente vetrina, ma occupano ogni porzione di territorio disponibile con aggressioni e intimidazioni, protetti dalla deriva di estrema destra che le ultime leggi votate dalla maggioranza alimentano. Il partito di Berlusconi non sta a guardare: per guadagnare un po' di voti arruola nelle sue liste Rauti e la Fiamma tricolore.
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EDITORIALE
Il paese del Dixan
GABRIELE POLO
Lo spettacolo è garantito, l'audience pure. Fino al 9 aprile il pubblico canone pagante si divertità dello show che la politica offre di sé. La politica cui Berlusconi continua a dettare il ritmo. Perché il declino di suffragi del cavaliere non incide sulla rivoluzione che il berlusconismo ha prodotto: il consenso si conquista come al mercato, con un sacco di pubblicità per piazzare la merce. Come si vende il Dixan. Forse non basterà a salvare il presidente del consiglio da una sconfitta annunciata, ma lui ci prova. In fondo è il mestiere suo, non venditore di tappeti, ma potente controllore della comunicazione. E se anche perderà, una vittoria l'ha già ottenuta da tempo: aver costretto tutti - proprio tutti - a giocare sul suo terreno. Al Bagaglino delle «torte in faccia» si fa la fila per conquistare il proscenio. Ma l'antico avanspettacolo rischia un serio calo di attenzione, sbaragliato da Porta a porta e dintorni: il litigio vespiano è molto più succulento, le pernacchie metaforiche più appetibili di quelle reali.
Sembra che lo spettacolo piaccia molto. Non affascina ciò che si dice, ma come lo si dice. Non è una novità, ma la riduzione dell'attenzione per la politica a puro voyerismo è acquisizione recente. Indica lo stato di un paese, racconta più di ogni legge ad personam o riforma istituzionale la forza della rivoluzione berlusconiana; illumina non solo sulla condizione delle televisione, ma delle persone. E, si parva licet, anche della nostra professione che asseconda l'evento mediatico, permettendo al presidente del consiglio di dire a un cassintegrato: «Beato lei che ha il sussidio». Chiedere all'opposizione di sottrarsi al gioco sembra essere troppo: non perché sia impossibile farlo e nemmeno per la paura di ripercussioni elettorali, ma perché si può correre il rischio dell'uscire di scena solo se si ha un altro palcoscenico e delle cose forti da dire. Il primo è stato smantellato dalla «politica leggera», l'assenza delle seconde ne è stata una diretta conseguenza. Ci diranno che questo è un dato ormai acquisito e anticipato da tempo dal paese di riferimento, gli Stati Uniti d'America. Peccato che persino lì i confronti televisivi seguano regole ferree con un moderatore che fa domande vere e candidati che si fronteggiano con un preciso tempo a disposizione per ogni risposta.
Qui è un po' diverso. E l'appello alla par condicio lanciato dal presidente della repubblica del Dixan è lodevole quanto velleitario. Ciampi prova a limitare il danno - forse anche per vendicarsi un po' di uno che gliene ha fatte di tutti i colori - ma Berlusconi lo manda a quel paese in nome della libertà. Così lui chiama la ricchezza, il poter investire nella pubblicità politica i proventi degli affari fatti grazie alla vacanza della politica. Per smontare il gioco bisognerebbe lasciarlo solo, in uno studio televisivo o radiofonico senza giornalisti e interlocutori, a parlare a se stesso, a delirare monologhi, a sbracciarsi nel vuoto o cantare Apicella. Dopo un po' lui non si stancherebbe, ma lo spettatore tornerebbe a essere cittadino, cambiando canale. Ma questo è solo un sogno.
martedì, gennaio 31, 2006
lunedì, gennaio 30, 2006
RESISTENZA - 30/106
REPUBBLICA on-line 30-1
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Un uomo schivo
"Un confronto televisivo con i leader della sinistra? Ma non è assolutamente possibile incontrarmi con persone che ti hanno insultato, calunniato, demonizzato! Prima questi signori devono chiedere scusa di tutto ciò che hanno detto, poi ci sarà la possibilità di un confronto civile".
(Silvio Berlusconi, il Giornale, 15 febbraio 2005)
"Non so quando si farà questo confronto: per me anche subito, ma Prodi evita il faccia a faccia con me in tv perché è colpito da attacchi di panico".
(Silvio Berlusconi, 26 gennaio 2006)
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TITOLI
Par condicio, parla Casini: "C'è una legge, va rispettata"
Il presidente della Camera: "Non può esserci scontro con Ciampi"
"Sono ‘norme bavaglio’? Termini di cui risponde Silvio Berlusconi"
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Politica in tv, duello Ds-Forza Italia
Fassino: "Situazione fuori controllo"
Il leader della Quercia preoccupato per il dilagare mediatico del premier
Bondi e Cicchitto: "Campagna di disinformazione, guardate il Tg3"
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CITAZIONE
L'idiosincrasia per gli arbitri non compiacenti Berlusconi l'ha sempre manifestata, ancora oggi accusa Scalfaro di aver ordito un golpe ai suoi danni alla fine del 94. Non è escluso che, casomai perdesse le elezioni, direbbe lo stesso di Ciampi. E’ talmente disperato perché vede la sconfitta dietro l'angolo e si gioca tutte le carte che ha, anche quelle truccate o avvelenate, proibite. Ma il problema è che la sua "disperazione" non sta solo invadendo l'informazione, la politica, le case, le automobili, i muri delle strade; non viene semplicemente gettata addosso ai suoi avversari, i quali sono o dovrebbero essere comunque capaci di difendersi. Ormai viene usata come un ariete anche contro il Quirinale,
(Riccardo Barenghi, Stampa 30-1)
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L'UNITA' on-line 30-1
Sommario di I pag.
Par condicio, Casini si dissocia: nessuno scontro con Ciampi
Il segretario della Quercia Piero Fassino giudica inaccettabile l'attacco di Forza Italia al capo dello Stato sulla par condicio. Berlusconi nega lo scontro con Ciampi ma definisce persino la legge sulla par condicio «liberticida». In attesa del regolamento della commissione di Vigilanza, il garante dell'Authority sulle tlc, Calabrò, annuncia una direttiva d'indirizzo sul pluralismo televisivo.
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Corsivo
Doppio gioco per l'Unità
Berlusconi vuole lasciare Palazzo Chigi per tornare nella sua casa prediletta: il cabaret
di Bruno Ugolini
Non c'è più tempo per la satira. E' una strana campagna elettorale. Perchè sui cento schermi televisivi, a colazione, a pranzo, a cena o a merenda, sono quasi completamente assenti i discorsi politici. Siamo assaliti dai comici, anzi da un Capocomico eccezionale che imperversa con i suoi occhietti audaci e allusivi. Uno che improvvisa uno spettacolino dopo l'altro. Una volta sventola un giornale denominato l'Unità che annuncia la morte di tal Giuseppe Stalin, un'altra volta accusa i redattori dello stesso giornale d'aver sostenuto che lui è la controfigura di Saddam e d'essere così i mandanti del suo prossimo assassinio. Un'altra ancora descrive un'Italia miracolata, in preda a felicità inebrianti per le buste paga emanate direttamente dal governo e gonfie di Euro. E poi attacca chi vuole impedirgli di costruire, nel cuore della Brianza, un'immensa tomba di massa per i suoi ventiquattro parenti. Oppure invita tutti a cena con il presidente della Banca nazionale del lavoro a parlare dell'Unipol. Insomma, tenta di farci morir dal ridere.
E così cala il silenzio su cose meno divertenti. Tipo il fatto che si sono promessi ponti faraonici e intanto la Salerno-Reggio Calabria ogni estate fa imbestialire gli italiani. E la stessa cosa succede a Fiumicino o alla Malpensa quando si deve prendere un aereo e ci si accorge che l'Alitalia è ancora sull'orlo del crack e basta un po' di neve per bloccare i voli. Oppure non si discute sul fatto che mancano le case di abitazione e per rinnovare i contratti di lavoro occorrono mesi e mesi, mentre i giovani trovano solo lavori precari.
Andiamo in tal modo alle elezioni. Come se si andasse in gita all'Isola dei famosi.
C'è un aspetto curioso. Le mosse di questo grande comico che si dice sia anche a capo del governo italiano, hanno come iniettato una dose di grande attivismo nella sinistra. Un esempio eclatante di tale rinata vitalità lo si è visto nel ritorno, dopo quaranta anni, alla diffusione porta a porta del giornale omicida l'Unità. Dirigenti famosi come Piero Fassino, Massimo D'Alema, Sergio Cofferati sono andati nelle piazze italiane a vendere il giornale. Tutto merito, appunto, del capo comico.
Qualcuno sussurra che in realtà costui faccia il doppio gioco. Finga di combattere, con la sua mordacità esagerata, il centrosinistra, ma in realtà sia lui stesso un alfiere del cambio di governo. Non ne può più di Letta, Casini, Fini, e delle tante noiose pratiche governative. Vuole lasciare Palazzo Chigi per tornare nella sua casa prediletta. Il cabaret.
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ITALIENI 30-1
La legittima difesa secondo Berlusconi
Onnipresente sulle reti televisive in vista del voto, Silvio Berlusconi ha lanciato un'ultima offensiva in parlamento prima di presentarsi, il 9 aprile, davanti agli elettori: diminuzione dei poteri della procura, maggiore repressione dell'uso di stupefacenti e, soprattutto, riconoscimento del diritto alla legittima difesa. La maggioranza ha appena approvato una nuova norma secondo cui i cittadini aggrediti potranno reagire "in modo proporzionale al pericolo", cioè usando un'arma se necessario.
Le Temps, Svizzera [in francese]
http://www.letemps.ch/template/international.asp?page=4&article=173053
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DOCUMENTO
UNA RIFORMA CHE OFFENDE LA “LEGITTIMA DIFESA”
di Michele DI SCHIENA, magistrato
La riforma dell’istituto della “legittima difesa” varata dalla maggioranza di centrodestra per assecondare l’estremismo populista della Lega è stata oggetto nei commenti e nei dibattiti giornalistici e televisivi di censure e difese più rivolte a provocare dissensi e approvazioni che a fornire una corretta informazione sul senso e sulla portata della innovazione legislativa e sugli effetti negativi che essa può avere sul ruolo del diritto penale sia in relazione alla sua funzione di assicurare le condizioni fondamentali della convivenza civile e sia in rapporto alla sua funzione evolutiva, quella cioè di promuovere il progresso della coscienza sociale.
Occorre allora tenere presente che l’art. 52 del codice penale così disciplina l’istituto della legittima difesa: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Si tratta di una norma di indiscutibile equità e formulata in termini di estrema chiarezza che esclude la responsabilità penale in chi commette un fatto-reato quando esso consiste in una reazione indispensabile per respingere un’offesa «ingiusta», cioè in contrasto con i precetti dell’ordinamento giuridico, nel momento in cui vi sia, o si ritenga esservi per un errore scusabile (la cosiddetta legittima difesa putativa), il pericolo «attuale», vale dire presente, che questa offesa colpisca un qualsiasi diritto, sia personale o patrimoniale. Una non punibilità però – precisa la norma – che sussiste solo a condizione che la reazione sia proporzionata all’offesa, che ci sia cioè un ragionevole equilibrio di valori tra il diritto minacciato dalla offesa e quello che la reazione punta a colpire. Ne discende – per citare un classico esempio – che non si può considerare legittima la uccisione di un ragazzo che si sia introdotto nella proprietà altrui per rubare qualcosa di scarso valore o per fare un bagno in una piscina privata.
La riforma berlusconiana altera profondamente tale normativa dal momento che lascia inalterato il citato testo dell’art. 52 ma vi aggiunge le seguenti disposizioni: «nei casi previsti dall’art. 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere a)- la propria o altrui incolumità; b)- i beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione. La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di un altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale». Dove è allora lo stravolgimento? E’ appunto nell’avere stabilito che, nei casi in cui la minaccia del diritto avviene con violazione dell’altrui domicilio (reato previsto dall’art. 614 c.p.) o all’interno di locali adibiti all’esercizio di attività commerciali o professionali ovvero imprenditoriali, non è più richiesta, per la legittimità della reazione, la proporzione tra difesa ed offesa.
Dice in sostanza la riforma che nei menzionati casi questa proporzione non è necessario che sussista davvero nel concreto svolgimento dei fatti né che venga poi verificata sul terreno probatorio dai giudici: essa è ritenuta esistente, con una presunzione legale assoluta, dalle norme oggi introdotte per le quali, nel menzionato caso di violazione di domicilio o situazioni assimilate, la persona titolare del diritto minacciato può usare le armi o altro mezzo idoneo, vale a dire può sparare e colpire a morte, anche quando tale scelta risulti palesemente sproporzionata rispetto alla minaccia di aggressione. E’ vero che i commi aggiunti all’art. 52 sembrano condizionare la reazione difensiva in questione alla esigenza di tutelare «la propria o altrui incolumità» o «i beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione». Ma è fumo negli occhi perché si tratta di formule vuote che prescrivono l’ovvio perchè ripropongono con finalità suggestive i requisiti dell’azione aggressiva già richiesti dall’art. 52 prima della riforma in questione. Formule vuote che contengono però un ulteriore elemento negativo di rilevante gravità: la eliminazione, sempre per i fatti che avvengono nel domicilio o in luoghi assimilati, del requisito dell’ “attualità” del pericolo di aggressione con la conseguenza che si potrebbero usare le armi anche quando siffatto pericolo non è ancora presente o è già, se pur da poco, passato.
Una riforma quindi, quella dell’istituto della legittima difesa, guidata da una logica incline a non scoraggiare l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed a favorire una sorta di “privatizzazione” della sicurezza pubblica, redatta all’insegna dell’improvvisazione, formulata in maniera approssimativa e sfornata alla fine della legislatura per mascherare il fallimento del governo Berlusconi anche sul versante della lotta alla criminalità e della tutela dell’ordine pubblico.
(www.asinistra.net)
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MEDITAZIONE 30/1/06
CORSERA
I fascisti in trattativa con Berlusconi
«Silvio è il migliore dopo Mussolini,
il nuovo Msi sta con lui»
Maria Antonietta Cannizzaro conferma le trattative del movimento di estrema destra con la Cdl. L’Unità: Berlusconi alleato di fascisti e pataccari «Silvio è il migliore dopo Mussolini, il nuovo Msi sta con lui»
Intervista a cura di
Alessandro Trocino
«Pataccari e fascisti, i nuovi alleati di Silvio». Così titolava ieri l’Unità , raccontando del patto tra il Nuovo Msi-Destra nazionale e Forza Italia. Maria Antonietta Cannizzaro, moglie del fondatore Gaetano Saya, avrebbe incontrato Berlusconi in persona. Solo che, fa notare l’Unità , Saya è agli arresti domiciliari, accusato aver messo in piedi una polizia parallela. Vero, signora Cannizzaro?
«Mio marito non è più agli arresti domiciliari. Ora è libero. Indagato per associazione a delinquere finalizzata alla lotta al terrorismo islamico».
-- Innocente?
«Certo. Ma c’è il segreto Nato».
-- E Berlusconi? È vero che l’ha ricevuta a Palazzo Grazioli?
«Vero. Il 29 settembre, per un’ora. Si è detto pronto a farci entrare nella Cdl. E aveva il via libera di Fini».
-- Di Fini? E Fiuggi?
«Scelte strategiche. Fini e Rauti sono i nostri fratelli maggiori».
-- Avete firmato?
«Non ancora. Sabato sono andata al Baglioni di Firenze e Berlusconi mi ha detto di prendere un appuntamento con la segretaria».
- Cosa le piace di Berlusconi?
«Tutto. Ha sempre quella battuta scherzosa che fa piacere. E poi è solare, non come quei politici che sembra che hanno il morto davanti».
-- È un politico non un intrattenitore.
«Berlusconi, dopo Mussolini, è il più grande statista del secolo. Entrerà nella storia, insieme a Cesare».
-- Siete fascisti?
«Il fascismo è consegnato alla storia, ma Mussolini ha fatto anche cose buone. Mica come Stalin. Guardi in Romania come sono messi».
-- E Hitler? La Shoah?
«Non la condivido. Ma non è colpa di Mussolini».
-- Cosa offrite a Berlusconi?
«Voti. Conosco molti industriali. E alle nostre stime siamo già al 2%».
-- E il programma?
«Gli immigrati. Vengono a comandarci, sono arroganti. Li ho visti io nella mia agenzia immobiliare. Gli islamici bisogna buttarli fuori tutti».
-- Avete parlato di un «laido connubio» tra Islam e comunisti.
«I comunisti sono una piovra. Bisogna combatterli. Con la repressione: Andando in quei posti dove sono e togliendoli di lì uno a uno».
-- Li odia.
«Sì, ha ragione Silvio. Sono peggio della mafia, glielo dico io che sono di Messina. La mafia non è niente a confronto, almeno ti ammazza subito, un colpo e via. I comunisti usano i giudici, ti fanno soffrire nell’umiliazione».
-- E dei gay? Che ne pensate?
«Dei finocchi? Ma che vogliamo fare, dargli dei bambini a questi pervertiti? Su questo siamo un po’ come la Lega, ma peggio. Loro parlano, parlano. A noi piacciono i fatti».
-- L’Unità ...
«Senta l’Unità è una latrina. È il peggior giornale del mondo. Bisognerebbe farla chiudere. Io li arresterei tutti quelli lì».
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L'UNITA' on-line 30-1
BANNER
Programma di governo. «Senta, l’Unità è una latrina. È il peggior giornale del mondo. Bisognerebbe farlo chiudere. Io li arresterei tutti».
Maria Antonietta Cannizzaro, moglie di Gaetano Saya, fondatore del partito neofascista Nuovo Msi, indagato per associazione a delinquere e alleato del premier Silvio Berlusconi.
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CITAZIONE
È l’Unità di tutta l’opposizione che in questi anni si è riorganizzata, rafforzata, rilanciata. E che speriamo possa diventare, tra qualche settimana, l’unità della maggioranza.
(Antonio Padellaro, Ibidem)
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LIBERAZIONE
EDITORIALE
Le spinte fasciste di An e Lega
di Piero Sansonetti
Nelle settimane finali della legislatura, in modo assai netto, è emerso il volto più autoritario di questo governo e della maggioranza. Diciamo pure che si sono manifestate in modo aperto le spinte di tipo fascista che animano il centrodestra. Queste spinte hanno prodotto la legge che riconosce il diritto a uccidere per difendere la proprietà privata (imposta dalla Lega), e nei prossimi giorni porteranno al varo della legge-Fini, quella che organizza la caccia ai consumatori di spinelli e autorizza la persecuzione contro di loro.
Accanto a questi provvedimenti possiamo collocare anche la legge Bossi-Fini, approvata all’inizio della legislatura, cioè quella contro gli immigrati, che peggiora largamente una normativa precedente che già era pessima, xenofoba e un po’ schiavista.
Come si concilia il liberalismo speciale di Berlusconi - liberista in economia e un po’ “illegalista”, più che garantista, in politica - con le leggi forcaiole e con le tendenze fasciste di An e della Lega? La destra italiana non ha mai chiuso i conti con il passato: le sue radici storiche - l’esperienza del fascismo - condizionano profondamente la sua politica.
La tentazione autoritaria sta nel Dna di alcune sue componenti. Sia quelle classiche, e cioè An, il cui gruppo dirigente è quasi tutto di formazione post-mussoliniana, sia quelle moderne, leghiste, che mischiano una certa componente popolare - formalmente e storicamente antifascista - con il sentire profondo, reazionario e razzista, della maggioranza dei suoi elettori e di quasi tutto il suo gruppo dirigente. Questo nucleo di pensiero reazionario e autoritario si è giustapposto a Berlusconi e lo ha condizionato profondamente, ancorando a destra il suo “sovversivismo”, e impedendo uno sviluppo liberale del suo movimento. E’ uno dei punti più deboli del berlusconismo. Su questo piano Berlusconi ha dovuto pagare prezzi altissimi. E’ curioso che l’opinione pubblica di centrosinistra se ne sia accorta sempre molto poco. Preoccupatissima delle leggi ad personam (espressione di un liberalismo spesso corrotto) e alquanto indifferente ai provvedimenti di ispirazione fascista. Perché è importante ragionare su queste cose? Per evitare il rischio di credere che dal centrodestra, una volta sconfitto Berlusconi, si possa raccogliere qualcosa di buono. Non è così. La parte peggiore dell’alleanza forse è proprio quella rappresentata dagli alleati di Berlusconi. Eppure anche in settori molto attenti e navigati della sinistra italiana (per esempio i Ds) questa idea non è molto chiara, tanto che si fa strada l’ipotesi di un recupero - lo abbiamo letto in questi giorni su vari giornali - della Lega di Bossi.
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Un uomo schivo
"Un confronto televisivo con i leader della sinistra? Ma non è assolutamente possibile incontrarmi con persone che ti hanno insultato, calunniato, demonizzato! Prima questi signori devono chiedere scusa di tutto ciò che hanno detto, poi ci sarà la possibilità di un confronto civile".
(Silvio Berlusconi, il Giornale, 15 febbraio 2005)
"Non so quando si farà questo confronto: per me anche subito, ma Prodi evita il faccia a faccia con me in tv perché è colpito da attacchi di panico".
(Silvio Berlusconi, 26 gennaio 2006)
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TITOLI
Par condicio, parla Casini: "C'è una legge, va rispettata"
Il presidente della Camera: "Non può esserci scontro con Ciampi"
"Sono ‘norme bavaglio’? Termini di cui risponde Silvio Berlusconi"
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Politica in tv, duello Ds-Forza Italia
Fassino: "Situazione fuori controllo"
Il leader della Quercia preoccupato per il dilagare mediatico del premier
Bondi e Cicchitto: "Campagna di disinformazione, guardate il Tg3"
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CITAZIONE
L'idiosincrasia per gli arbitri non compiacenti Berlusconi l'ha sempre manifestata, ancora oggi accusa Scalfaro di aver ordito un golpe ai suoi danni alla fine del 94. Non è escluso che, casomai perdesse le elezioni, direbbe lo stesso di Ciampi. E’ talmente disperato perché vede la sconfitta dietro l'angolo e si gioca tutte le carte che ha, anche quelle truccate o avvelenate, proibite. Ma il problema è che la sua "disperazione" non sta solo invadendo l'informazione, la politica, le case, le automobili, i muri delle strade; non viene semplicemente gettata addosso ai suoi avversari, i quali sono o dovrebbero essere comunque capaci di difendersi. Ormai viene usata come un ariete anche contro il Quirinale,
(Riccardo Barenghi, Stampa 30-1)
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L'UNITA' on-line 30-1
Sommario di I pag.
Par condicio, Casini si dissocia: nessuno scontro con Ciampi
Il segretario della Quercia Piero Fassino giudica inaccettabile l'attacco di Forza Italia al capo dello Stato sulla par condicio. Berlusconi nega lo scontro con Ciampi ma definisce persino la legge sulla par condicio «liberticida». In attesa del regolamento della commissione di Vigilanza, il garante dell'Authority sulle tlc, Calabrò, annuncia una direttiva d'indirizzo sul pluralismo televisivo.
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Corsivo
Doppio gioco per l'Unità
Berlusconi vuole lasciare Palazzo Chigi per tornare nella sua casa prediletta: il cabaret
di Bruno Ugolini
Non c'è più tempo per la satira. E' una strana campagna elettorale. Perchè sui cento schermi televisivi, a colazione, a pranzo, a cena o a merenda, sono quasi completamente assenti i discorsi politici. Siamo assaliti dai comici, anzi da un Capocomico eccezionale che imperversa con i suoi occhietti audaci e allusivi. Uno che improvvisa uno spettacolino dopo l'altro. Una volta sventola un giornale denominato l'Unità che annuncia la morte di tal Giuseppe Stalin, un'altra volta accusa i redattori dello stesso giornale d'aver sostenuto che lui è la controfigura di Saddam e d'essere così i mandanti del suo prossimo assassinio. Un'altra ancora descrive un'Italia miracolata, in preda a felicità inebrianti per le buste paga emanate direttamente dal governo e gonfie di Euro. E poi attacca chi vuole impedirgli di costruire, nel cuore della Brianza, un'immensa tomba di massa per i suoi ventiquattro parenti. Oppure invita tutti a cena con il presidente della Banca nazionale del lavoro a parlare dell'Unipol. Insomma, tenta di farci morir dal ridere.
E così cala il silenzio su cose meno divertenti. Tipo il fatto che si sono promessi ponti faraonici e intanto la Salerno-Reggio Calabria ogni estate fa imbestialire gli italiani. E la stessa cosa succede a Fiumicino o alla Malpensa quando si deve prendere un aereo e ci si accorge che l'Alitalia è ancora sull'orlo del crack e basta un po' di neve per bloccare i voli. Oppure non si discute sul fatto che mancano le case di abitazione e per rinnovare i contratti di lavoro occorrono mesi e mesi, mentre i giovani trovano solo lavori precari.
Andiamo in tal modo alle elezioni. Come se si andasse in gita all'Isola dei famosi.
C'è un aspetto curioso. Le mosse di questo grande comico che si dice sia anche a capo del governo italiano, hanno come iniettato una dose di grande attivismo nella sinistra. Un esempio eclatante di tale rinata vitalità lo si è visto nel ritorno, dopo quaranta anni, alla diffusione porta a porta del giornale omicida l'Unità. Dirigenti famosi come Piero Fassino, Massimo D'Alema, Sergio Cofferati sono andati nelle piazze italiane a vendere il giornale. Tutto merito, appunto, del capo comico.
Qualcuno sussurra che in realtà costui faccia il doppio gioco. Finga di combattere, con la sua mordacità esagerata, il centrosinistra, ma in realtà sia lui stesso un alfiere del cambio di governo. Non ne può più di Letta, Casini, Fini, e delle tante noiose pratiche governative. Vuole lasciare Palazzo Chigi per tornare nella sua casa prediletta. Il cabaret.
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ITALIENI 30-1
La legittima difesa secondo Berlusconi
Onnipresente sulle reti televisive in vista del voto, Silvio Berlusconi ha lanciato un'ultima offensiva in parlamento prima di presentarsi, il 9 aprile, davanti agli elettori: diminuzione dei poteri della procura, maggiore repressione dell'uso di stupefacenti e, soprattutto, riconoscimento del diritto alla legittima difesa. La maggioranza ha appena approvato una nuova norma secondo cui i cittadini aggrediti potranno reagire "in modo proporzionale al pericolo", cioè usando un'arma se necessario.
Le Temps, Svizzera [in francese]
http://www.letemps.ch/template/international.asp?page=4&article=173053
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DOCUMENTO
UNA RIFORMA CHE OFFENDE LA “LEGITTIMA DIFESA”
di Michele DI SCHIENA, magistrato
La riforma dell’istituto della “legittima difesa” varata dalla maggioranza di centrodestra per assecondare l’estremismo populista della Lega è stata oggetto nei commenti e nei dibattiti giornalistici e televisivi di censure e difese più rivolte a provocare dissensi e approvazioni che a fornire una corretta informazione sul senso e sulla portata della innovazione legislativa e sugli effetti negativi che essa può avere sul ruolo del diritto penale sia in relazione alla sua funzione di assicurare le condizioni fondamentali della convivenza civile e sia in rapporto alla sua funzione evolutiva, quella cioè di promuovere il progresso della coscienza sociale.
Occorre allora tenere presente che l’art. 52 del codice penale così disciplina l’istituto della legittima difesa: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Si tratta di una norma di indiscutibile equità e formulata in termini di estrema chiarezza che esclude la responsabilità penale in chi commette un fatto-reato quando esso consiste in una reazione indispensabile per respingere un’offesa «ingiusta», cioè in contrasto con i precetti dell’ordinamento giuridico, nel momento in cui vi sia, o si ritenga esservi per un errore scusabile (la cosiddetta legittima difesa putativa), il pericolo «attuale», vale dire presente, che questa offesa colpisca un qualsiasi diritto, sia personale o patrimoniale. Una non punibilità però – precisa la norma – che sussiste solo a condizione che la reazione sia proporzionata all’offesa, che ci sia cioè un ragionevole equilibrio di valori tra il diritto minacciato dalla offesa e quello che la reazione punta a colpire. Ne discende – per citare un classico esempio – che non si può considerare legittima la uccisione di un ragazzo che si sia introdotto nella proprietà altrui per rubare qualcosa di scarso valore o per fare un bagno in una piscina privata.
La riforma berlusconiana altera profondamente tale normativa dal momento che lascia inalterato il citato testo dell’art. 52 ma vi aggiunge le seguenti disposizioni: «nei casi previsti dall’art. 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere a)- la propria o altrui incolumità; b)- i beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione. La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di un altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale». Dove è allora lo stravolgimento? E’ appunto nell’avere stabilito che, nei casi in cui la minaccia del diritto avviene con violazione dell’altrui domicilio (reato previsto dall’art. 614 c.p.) o all’interno di locali adibiti all’esercizio di attività commerciali o professionali ovvero imprenditoriali, non è più richiesta, per la legittimità della reazione, la proporzione tra difesa ed offesa.
Dice in sostanza la riforma che nei menzionati casi questa proporzione non è necessario che sussista davvero nel concreto svolgimento dei fatti né che venga poi verificata sul terreno probatorio dai giudici: essa è ritenuta esistente, con una presunzione legale assoluta, dalle norme oggi introdotte per le quali, nel menzionato caso di violazione di domicilio o situazioni assimilate, la persona titolare del diritto minacciato può usare le armi o altro mezzo idoneo, vale a dire può sparare e colpire a morte, anche quando tale scelta risulti palesemente sproporzionata rispetto alla minaccia di aggressione. E’ vero che i commi aggiunti all’art. 52 sembrano condizionare la reazione difensiva in questione alla esigenza di tutelare «la propria o altrui incolumità» o «i beni propri o altrui quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione». Ma è fumo negli occhi perché si tratta di formule vuote che prescrivono l’ovvio perchè ripropongono con finalità suggestive i requisiti dell’azione aggressiva già richiesti dall’art. 52 prima della riforma in questione. Formule vuote che contengono però un ulteriore elemento negativo di rilevante gravità: la eliminazione, sempre per i fatti che avvengono nel domicilio o in luoghi assimilati, del requisito dell’ “attualità” del pericolo di aggressione con la conseguenza che si potrebbero usare le armi anche quando siffatto pericolo non è ancora presente o è già, se pur da poco, passato.
Una riforma quindi, quella dell’istituto della legittima difesa, guidata da una logica incline a non scoraggiare l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed a favorire una sorta di “privatizzazione” della sicurezza pubblica, redatta all’insegna dell’improvvisazione, formulata in maniera approssimativa e sfornata alla fine della legislatura per mascherare il fallimento del governo Berlusconi anche sul versante della lotta alla criminalità e della tutela dell’ordine pubblico.
(www.asinistra.net)
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MEDITAZIONE 30/1/06
CORSERA
I fascisti in trattativa con Berlusconi
«Silvio è il migliore dopo Mussolini,
il nuovo Msi sta con lui»
Maria Antonietta Cannizzaro conferma le trattative del movimento di estrema destra con la Cdl. L’Unità: Berlusconi alleato di fascisti e pataccari «Silvio è il migliore dopo Mussolini, il nuovo Msi sta con lui»
Intervista a cura di
Alessandro Trocino
«Pataccari e fascisti, i nuovi alleati di Silvio». Così titolava ieri l’Unità , raccontando del patto tra il Nuovo Msi-Destra nazionale e Forza Italia. Maria Antonietta Cannizzaro, moglie del fondatore Gaetano Saya, avrebbe incontrato Berlusconi in persona. Solo che, fa notare l’Unità , Saya è agli arresti domiciliari, accusato aver messo in piedi una polizia parallela. Vero, signora Cannizzaro?
«Mio marito non è più agli arresti domiciliari. Ora è libero. Indagato per associazione a delinquere finalizzata alla lotta al terrorismo islamico».
-- Innocente?
«Certo. Ma c’è il segreto Nato».
-- E Berlusconi? È vero che l’ha ricevuta a Palazzo Grazioli?
«Vero. Il 29 settembre, per un’ora. Si è detto pronto a farci entrare nella Cdl. E aveva il via libera di Fini».
-- Di Fini? E Fiuggi?
«Scelte strategiche. Fini e Rauti sono i nostri fratelli maggiori».
-- Avete firmato?
«Non ancora. Sabato sono andata al Baglioni di Firenze e Berlusconi mi ha detto di prendere un appuntamento con la segretaria».
- Cosa le piace di Berlusconi?
«Tutto. Ha sempre quella battuta scherzosa che fa piacere. E poi è solare, non come quei politici che sembra che hanno il morto davanti».
-- È un politico non un intrattenitore.
«Berlusconi, dopo Mussolini, è il più grande statista del secolo. Entrerà nella storia, insieme a Cesare».
-- Siete fascisti?
«Il fascismo è consegnato alla storia, ma Mussolini ha fatto anche cose buone. Mica come Stalin. Guardi in Romania come sono messi».
-- E Hitler? La Shoah?
«Non la condivido. Ma non è colpa di Mussolini».
-- Cosa offrite a Berlusconi?
«Voti. Conosco molti industriali. E alle nostre stime siamo già al 2%».
-- E il programma?
«Gli immigrati. Vengono a comandarci, sono arroganti. Li ho visti io nella mia agenzia immobiliare. Gli islamici bisogna buttarli fuori tutti».
-- Avete parlato di un «laido connubio» tra Islam e comunisti.
«I comunisti sono una piovra. Bisogna combatterli. Con la repressione: Andando in quei posti dove sono e togliendoli di lì uno a uno».
-- Li odia.
«Sì, ha ragione Silvio. Sono peggio della mafia, glielo dico io che sono di Messina. La mafia non è niente a confronto, almeno ti ammazza subito, un colpo e via. I comunisti usano i giudici, ti fanno soffrire nell’umiliazione».
-- E dei gay? Che ne pensate?
«Dei finocchi? Ma che vogliamo fare, dargli dei bambini a questi pervertiti? Su questo siamo un po’ come la Lega, ma peggio. Loro parlano, parlano. A noi piacciono i fatti».
-- L’Unità ...
«Senta l’Unità è una latrina. È il peggior giornale del mondo. Bisognerebbe farla chiudere. Io li arresterei tutti quelli lì».
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L'UNITA' on-line 30-1
BANNER
Programma di governo. «Senta, l’Unità è una latrina. È il peggior giornale del mondo. Bisognerebbe farlo chiudere. Io li arresterei tutti».
Maria Antonietta Cannizzaro, moglie di Gaetano Saya, fondatore del partito neofascista Nuovo Msi, indagato per associazione a delinquere e alleato del premier Silvio Berlusconi.
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CITAZIONE
È l’Unità di tutta l’opposizione che in questi anni si è riorganizzata, rafforzata, rilanciata. E che speriamo possa diventare, tra qualche settimana, l’unità della maggioranza.
(Antonio Padellaro, Ibidem)
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LIBERAZIONE
EDITORIALE
Le spinte fasciste di An e Lega
di Piero Sansonetti
Nelle settimane finali della legislatura, in modo assai netto, è emerso il volto più autoritario di questo governo e della maggioranza. Diciamo pure che si sono manifestate in modo aperto le spinte di tipo fascista che animano il centrodestra. Queste spinte hanno prodotto la legge che riconosce il diritto a uccidere per difendere la proprietà privata (imposta dalla Lega), e nei prossimi giorni porteranno al varo della legge-Fini, quella che organizza la caccia ai consumatori di spinelli e autorizza la persecuzione contro di loro.
Accanto a questi provvedimenti possiamo collocare anche la legge Bossi-Fini, approvata all’inizio della legislatura, cioè quella contro gli immigrati, che peggiora largamente una normativa precedente che già era pessima, xenofoba e un po’ schiavista.
Come si concilia il liberalismo speciale di Berlusconi - liberista in economia e un po’ “illegalista”, più che garantista, in politica - con le leggi forcaiole e con le tendenze fasciste di An e della Lega? La destra italiana non ha mai chiuso i conti con il passato: le sue radici storiche - l’esperienza del fascismo - condizionano profondamente la sua politica.
La tentazione autoritaria sta nel Dna di alcune sue componenti. Sia quelle classiche, e cioè An, il cui gruppo dirigente è quasi tutto di formazione post-mussoliniana, sia quelle moderne, leghiste, che mischiano una certa componente popolare - formalmente e storicamente antifascista - con il sentire profondo, reazionario e razzista, della maggioranza dei suoi elettori e di quasi tutto il suo gruppo dirigente. Questo nucleo di pensiero reazionario e autoritario si è giustapposto a Berlusconi e lo ha condizionato profondamente, ancorando a destra il suo “sovversivismo”, e impedendo uno sviluppo liberale del suo movimento. E’ uno dei punti più deboli del berlusconismo. Su questo piano Berlusconi ha dovuto pagare prezzi altissimi. E’ curioso che l’opinione pubblica di centrosinistra se ne sia accorta sempre molto poco. Preoccupatissima delle leggi ad personam (espressione di un liberalismo spesso corrotto) e alquanto indifferente ai provvedimenti di ispirazione fascista. Perché è importante ragionare su queste cose? Per evitare il rischio di credere che dal centrodestra, una volta sconfitto Berlusconi, si possa raccogliere qualcosa di buono. Non è così. La parte peggiore dell’alleanza forse è proprio quella rappresentata dagli alleati di Berlusconi. Eppure anche in settori molto attenti e navigati della sinistra italiana (per esempio i Ds) questa idea non è molto chiara, tanto che si fa strada l’ipotesi di un recupero - lo abbiamo letto in questi giorni su vari giornali - della Lega di Bossi.
domenica, gennaio 29, 2006
RESISTENZA - 29/1/06
L'UNITA' on-line 20-1
Sommario di I pag.
Par condicio, attacco a Ciampi
Altro che rispettare la par condicio fin da questi giorni di pre-campagna elettorale. È un attacco a testa bassa contro il capo dello Stato Ciampi quello congiunto dei vertici di Forza Italia. Cicchitto e Bondi parlano di inaccettabile campagna di disinformazione sulle presenze del premier e leader azzurro in tv. E giudicano «impraticabile la strada delle bolle interpretative o strumentalizzazioni interessate». Quindi suona la controffensiva: tutti contro Raitre.
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REPUBBLICA on-line 29-1
L'ira del Cavaliere: "È chiaro, l'hanno convinto che resterà al Quirinale"
Berlusconi vuole continuare la sua campagna radio-tv
di FRANCESCO BEI
ROMA - Quando la notizia della lettera di Ciampi sulla par condicio è apparsa sul telefonino di Paolo Bonaiuti, il premier era appena arrivato nella sua stanza al T-Hotel di Cagliari. Il tempo di farsi mandare i lanci di agenzia da Roma, un breve consulto con Fabrizio Cicchitto e Piero Testoni nella stanza attigua e il portavoce ha bussato alla suite del Cavaliere per portare la ferale notizia. Ora, dire che l'abbia presa male è un eufemismo. Nessuno, tranne Bonaiuti, ha raccolto la sua reazione a caldo, ma i dirigenti forzisti che l'hanno accompagnato nella trasferta sarda raccontano di un Berlusconi davvero fuori di sé per quello che considera "un attacco personale".
"La lettera di Ciampi porta la data di ieri - ha commentato stizzito il premier - e forse il presidente del Consiglio avrebbe avuto qualche diritto a conoscerla in anticipo. Ma lasciamo perdere, ormai mi aspetto di tutto: ho capito qual è il loro gioco".
Già, il problema è proprio questo. Dopo il rinvio della legge Pecorella, dopo la contesa sulla data del voto, dopo aver subito l'umiliazione di vedersi convocato al Quirinale "come se la mia parola d'onore sulle elezioni non avesse sufficiente valore", l'invito del capo dello Stato ad applicare la par condicio anche prima che entri formalmente in vigore ha per palazzo Chigi un solo significato: Ciampi è sceso in campagna elettorale con l'Unione.
La novità, sulla quale si è iniziato a ragionare ieri in Sardegna, è che se il Capo dello Stato si è deciso a picchiare sempre più forte sul leader della Cdl, "qualcuno" evidentemente deve averlo spinto. "Hanno illuso Ciampi. Lo hanno convinto - è la spiegazione che fornisce un forzista che ha partecipato alle conversazioni sarde del premier - che lo ricandideranno per un settennato bis. Pensavano di candidare Giuliano Amato, ma l'ex premier ha qualche problema e l'elogio che ne ha fatto Berlusconi ha contribuito ad indebolirlo. La sinistra non ha un suo candidato forte e così, per togliersi le castagne dal fuoco, si sono rivolti a Ciampi".
Da uomo pragmatico qual è, Berlusconi ieri ha subito pensato a come arginare l'offensiva di un presidente che - nei sondaggi di popolarità - risulta in testa alle classifiche e contro il quale non sarebbe quindi salutare ingaggiare un braccio di ferro esplicito. La strategia, abbozzata nel breve consiglio di guerra al T-Hotel, avrebbe dovuto essere quella di minimizzare. Una linea confermata dall'estrema prudenza della dichiarazione che lo stesso Berlusconi ha rilasciato all'uscita del suo albergo: "Rispetteremo la legge". Poi, si sa l'uomo come è fatto, l'umore ha preso il sopravvento e nel comizio davanti ai militanti sardi il premier ha dato sfogo a tutto il consueto repertorio contro la "marx-condicio". Ma è stato un incidente di percorso, visto che la parola d'ordine concordata con i suoi poche ore prima era stata chiarissima: "Non dobbiamo reagire, altrimenti faremmo il loro gioco".
Ormai comunque il danno è compiuto, la contrapposizione tra palazzo Chigi e il Quirinale è nei fatti. E visto che Berlusconi intende proseguire senza sosta nella sua "operazione verità" su radio e tv, tra i suoi traspare palpabile la preoccupazione: "Dopo il richiamo di Ciampi, chi guarda Berlusconi in tv può avere la sensazione che stia facendo una cosa che non dovrebbe fare".
Per questo tra gli spin-doctor del premier si sta facendo strada la convinzione che il leader dovrebbe diradare i suoi interventi televisivi: "Sfruttiamo la credibilità di Beppe Pisanu e Gianni Letta. Perché non li convinci ad andare in tv anche loro oltre a Tremonti?". La risposta del premier, per ora, è stata negativa: "I miei elettori vogliono me, penserebbero a un passo indietro e non andrebbero a votare".
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CITAZIONI
Da parte del Buffone il pericolo è grande
Berlusconi sta davvero infrangendo ogni legge o patto o normale comportamento di minima decenza della vita democratica, occupando uno dopo l’altro tutti gli spazi possibili della televisione italiana. Forse si tratta soltanto di buffoni e di buffonate. Ma, come ci insegna la tradizione dell’opera lirica italiana, dalla parte del buffone il pericolo è grande. Nell’opera italiana il buffone porta sempre tragedia. Ma nel sacco di Rigoletto, questa volta ci sono gli italiani.
(Furio Colombo, L’Unità 29-1)
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Ciampi ha messo a verbale la sua preoccupazione per il Far West televisivo: una censura verso i controllori negligenti, vertici di Viale Mazzini inclusi, e soprattutto verso Berlusconi. Le due settimane di ossigeno ottenute da Berlusconi con la scusa di approvare una serie di provvedimenti in Parlamento, non possono tramutarsi in una «vacatio» durante la quale ogni arrembaggio televisivo è lecito.
(Marzio Breda, Corsera 29-1)
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E se alla fine avesse ancora una volta ragione Lui? Se fosse proprio vero che corteggiare le casalinghe di Uno Mattina, i pendolari sulle autostrade che ascoltano Isoradio, e i giovani di Fiorello, alla fine elettoralmente paghi? Evidentemente si sta riproponendo lo squilibrio di sempre fra le due coalizioni: la superiore capacità di Silvio Berlusconi nell’uso della televisione.
(Lucia Annunziata, Stampa 29-1)
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La democrazia può finire in pura apparenza, quando la sua forza consiste nel mero trionfo delle maggioranze e dei demagoghi.
(Barbara Spinelli, Ibidem)
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MEDITAZIONE 29/1/06
MANIFESTO
Bush, Berlusconi, Ratzinger
e «bocciolo di letame»
Il comune sentire di tre «neo-cons»
di Lucio Manisco
Silvio Berlusconi ha detto di non aver avuto negli ultimi tempi incontri con Karl Rove anche se è stato fotografato con lui e Bush durante l'ultima sua visita alla Casa Bianca. Sicuramente Ratzinger dopo l'ascesa al soglio pontificio non ha avuto abboccamenti con il guru del Presidente Usa ma quando era ancora cardinale è stato fotografato con Ruini in sua compagnia, l'ultima volta durante i funerali di Wojtyla. Si dovrebbe pertanto concludere che in materia di strategia politica e delle comunicazioni le analogie delle direttive di un Presidente del Consiglio e del sontuoso erede del pescatore di Tiberiade con quelle dettate dal Rove al capo dell'esecutivo statunitense siano coincidenze casuali e fortuite dovute al comune sentire di tre «neo-cons» ovvero ai due male orecchiati assiomi enunciati una quarantina di anni fa da Marshall McLuhan: «I media sono il messaggio» e «i media sono il massaggio». Se si tratta solo di una similarità accidentale il fenomeno da un pò di tempo a questa parte ha assunto valenze di eccezionale identità di regia: l'occupazione ossessiva dei mass media, il martellamento quotidiano degli stessi temi anche e soprattutto se fittizi e comunque avulsi dalla realtà, la connivenza imposta o volenterosa degli operatori dell'informazione, la demonizzazione di un dissenso che in ogni settore si va facendo sempre più labile e inconsistente, l'incompetenza, la corruzione sistemica e gli scandali spazzati sotto il tappeto per via della priorità assoluta da dare alla lotta al male, sia questo il comunismo che attanaglia l'Italia, il relativismo che minaccia la verità della fede, il terrorismo che sta mettendo a ferro e fuoco il mondo intero. Si trova tutto o quasi tutto nel discorso programmatico pronunziato la scorsa settimana da Karl Rove al comitato nazionale del partito repubblicano per identificare i temi e le strategie della campagna elettorale di medio termine, ma già tre mesi fa con la sua popolarità scesa a livelli da minimo storico, Bush aveva seguito un imperativo categorico dettatogli dal suo assistente: occupare sotto qualsiasi pretesto gli spazi televisivi, sempre davanti a «captive audiences», ad un pubblico limitato e sotto controllo come quello delle accademie militari o formato da giornalisti bene ammaestrati. Gorge W. Bush ha così affrontato un «tour de force» senza precedenti con due o tre interventi la settimana per annunziare programmi di assistenza medica agli anziani senza modalità di attuazione, di finanziamenti federali poi rinviati sine die alla ricostruzione di New Orleans, di piani internazionali per far trionfare la democrazia e la «libertà» in Iraq, Afghanistan e dintorni. Ogni volta l'inquilino di Pennsylvania Avenue si è dovuto sottoporre ad ore ed ore di addestramento alla lettura dei testi nell'ufficio ovale della Casa Bianca e quando non ha potuto farlo sono stati disastri, come quando ieri l'altro ha dovuto imbastire su due piedi un discorso senza senso sulla vittoria di Hamas in Palestina (una vittoria della democrazia sulla corruzione e lo status quo, ma Abu Mazen e Abu Ala di Al Fatah debbono rimanere al potere perché gli Stati uniti non trattano con i nemici di Israele e così via dicendo con altri non sequitur). Con il suo discorso preciso e dettagliato Karl Rove ha fatto capire che nessun spazio verrà d'ora in poi lasciato alle improvvisazioni del Presidente peraltro impegnato da settimane davanti ad uno specchio a provare e riprovare la dizione del discorso sullo stato dell'unione di martedì prossimo. C'è un grande affetto del capo dell'esecutivo per il suo guru, indagato tra l'altro dal procuratore speciale Fitzgerald sotto l'imputazione di aver rivelato ruolo e identità dell'agente della CIA Valerie Plame, moglie dell'Ambasciatore Joe Wilson, reo di avere svelato le fandonie italiane sull'uranio nigerino destinato a Saddam Hussein. Bush lo chiama «il mio ragazzo-genio», «l'architetto», o anche turd blossom, «bocciolo di letame», grazioso termine texano per il fiore che cresce sugli escrementi dei bovini. Seguirà pertanto alla lettera le direttive enunciate dal Rove nel discorso alle alte gerarchie repubblicane: attacco a fondo, spietato contro i democratici che vivrebbero ancora nell'era precedente il 9/11, e se non sono antipatriottici sono certamente dei disfattisti perché rinviano l'approvazione delle leggi speciali del Patriot Act II, contestano al Presidente di violare la costituzione quando ordina senza la prevista autorizzazione della magistratura le intercettazioni telefoniche dei cittadini statunitensi, si oppongono a rendere permanenti le riduzioni fiscali che hanno portato a più di otto mila miliardi di dollari il debito pubblico e criticano per pregiudizi ideologici la nomina presidenziale del giudice Samuel Alito alla Corte Suprema. Malgrado il tardivo ripensamento di John Kerry i senatori democratici, invano esortati dal New York Times a riacquisire un pò di spina dorsale, non ricorreranno all'ostracismo per bloccare la nomina di un ultrà fondamentalista, sostenitore tra l'altro di poteri illimitati del capo dell'esecutivo, e Bush porterà così la maggioranza conservatrice dell'alta corte a sei membri su nove. Se Berlusconi cambia le leggi per abolire i reati imputatigli, il Presidente Usa segue da tempo la stessa strada perché i poteri della Corte Suprema sono molto estesi e paragonabili a quelli del Parlamento italiano in quanto può annullare come anticostituzionali le leggi del Congresso e respingere ogni ricorso contro gli abusi di potere della Casa Bianca. Rove ha fatto intendere ai membri del comitato nazionale repubblicano che ora è più che mai necessario non scendere sul piano dialettico con i democratici per quanto riguarda la marea di scandali che sta sommergendo l'intera amministrazione repubblicana, come quello del lobbista Jack Abramoff che ha elargito centinaia di migliaia di dollari a membri repubblicani del Congresso e della stessa amministrazione per ottenere interventi e leggi a favore di personaggi analoghi agli immobiliaristi nostrani. Tutto il mondo è paese e su questo mondo che va in malora regna sovrano il magistero di Karl Rove, "bocciolo di letame".
Sommario di I pag.
Par condicio, attacco a Ciampi
Altro che rispettare la par condicio fin da questi giorni di pre-campagna elettorale. È un attacco a testa bassa contro il capo dello Stato Ciampi quello congiunto dei vertici di Forza Italia. Cicchitto e Bondi parlano di inaccettabile campagna di disinformazione sulle presenze del premier e leader azzurro in tv. E giudicano «impraticabile la strada delle bolle interpretative o strumentalizzazioni interessate». Quindi suona la controffensiva: tutti contro Raitre.
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REPUBBLICA on-line 29-1
L'ira del Cavaliere: "È chiaro, l'hanno convinto che resterà al Quirinale"
Berlusconi vuole continuare la sua campagna radio-tv
di FRANCESCO BEI
ROMA - Quando la notizia della lettera di Ciampi sulla par condicio è apparsa sul telefonino di Paolo Bonaiuti, il premier era appena arrivato nella sua stanza al T-Hotel di Cagliari. Il tempo di farsi mandare i lanci di agenzia da Roma, un breve consulto con Fabrizio Cicchitto e Piero Testoni nella stanza attigua e il portavoce ha bussato alla suite del Cavaliere per portare la ferale notizia. Ora, dire che l'abbia presa male è un eufemismo. Nessuno, tranne Bonaiuti, ha raccolto la sua reazione a caldo, ma i dirigenti forzisti che l'hanno accompagnato nella trasferta sarda raccontano di un Berlusconi davvero fuori di sé per quello che considera "un attacco personale".
"La lettera di Ciampi porta la data di ieri - ha commentato stizzito il premier - e forse il presidente del Consiglio avrebbe avuto qualche diritto a conoscerla in anticipo. Ma lasciamo perdere, ormai mi aspetto di tutto: ho capito qual è il loro gioco".
Già, il problema è proprio questo. Dopo il rinvio della legge Pecorella, dopo la contesa sulla data del voto, dopo aver subito l'umiliazione di vedersi convocato al Quirinale "come se la mia parola d'onore sulle elezioni non avesse sufficiente valore", l'invito del capo dello Stato ad applicare la par condicio anche prima che entri formalmente in vigore ha per palazzo Chigi un solo significato: Ciampi è sceso in campagna elettorale con l'Unione.
La novità, sulla quale si è iniziato a ragionare ieri in Sardegna, è che se il Capo dello Stato si è deciso a picchiare sempre più forte sul leader della Cdl, "qualcuno" evidentemente deve averlo spinto. "Hanno illuso Ciampi. Lo hanno convinto - è la spiegazione che fornisce un forzista che ha partecipato alle conversazioni sarde del premier - che lo ricandideranno per un settennato bis. Pensavano di candidare Giuliano Amato, ma l'ex premier ha qualche problema e l'elogio che ne ha fatto Berlusconi ha contribuito ad indebolirlo. La sinistra non ha un suo candidato forte e così, per togliersi le castagne dal fuoco, si sono rivolti a Ciampi".
Da uomo pragmatico qual è, Berlusconi ieri ha subito pensato a come arginare l'offensiva di un presidente che - nei sondaggi di popolarità - risulta in testa alle classifiche e contro il quale non sarebbe quindi salutare ingaggiare un braccio di ferro esplicito. La strategia, abbozzata nel breve consiglio di guerra al T-Hotel, avrebbe dovuto essere quella di minimizzare. Una linea confermata dall'estrema prudenza della dichiarazione che lo stesso Berlusconi ha rilasciato all'uscita del suo albergo: "Rispetteremo la legge". Poi, si sa l'uomo come è fatto, l'umore ha preso il sopravvento e nel comizio davanti ai militanti sardi il premier ha dato sfogo a tutto il consueto repertorio contro la "marx-condicio". Ma è stato un incidente di percorso, visto che la parola d'ordine concordata con i suoi poche ore prima era stata chiarissima: "Non dobbiamo reagire, altrimenti faremmo il loro gioco".
Ormai comunque il danno è compiuto, la contrapposizione tra palazzo Chigi e il Quirinale è nei fatti. E visto che Berlusconi intende proseguire senza sosta nella sua "operazione verità" su radio e tv, tra i suoi traspare palpabile la preoccupazione: "Dopo il richiamo di Ciampi, chi guarda Berlusconi in tv può avere la sensazione che stia facendo una cosa che non dovrebbe fare".
Per questo tra gli spin-doctor del premier si sta facendo strada la convinzione che il leader dovrebbe diradare i suoi interventi televisivi: "Sfruttiamo la credibilità di Beppe Pisanu e Gianni Letta. Perché non li convinci ad andare in tv anche loro oltre a Tremonti?". La risposta del premier, per ora, è stata negativa: "I miei elettori vogliono me, penserebbero a un passo indietro e non andrebbero a votare".
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CITAZIONI
Da parte del Buffone il pericolo è grande
Berlusconi sta davvero infrangendo ogni legge o patto o normale comportamento di minima decenza della vita democratica, occupando uno dopo l’altro tutti gli spazi possibili della televisione italiana. Forse si tratta soltanto di buffoni e di buffonate. Ma, come ci insegna la tradizione dell’opera lirica italiana, dalla parte del buffone il pericolo è grande. Nell’opera italiana il buffone porta sempre tragedia. Ma nel sacco di Rigoletto, questa volta ci sono gli italiani.
(Furio Colombo, L’Unità 29-1)
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Ciampi ha messo a verbale la sua preoccupazione per il Far West televisivo: una censura verso i controllori negligenti, vertici di Viale Mazzini inclusi, e soprattutto verso Berlusconi. Le due settimane di ossigeno ottenute da Berlusconi con la scusa di approvare una serie di provvedimenti in Parlamento, non possono tramutarsi in una «vacatio» durante la quale ogni arrembaggio televisivo è lecito.
(Marzio Breda, Corsera 29-1)
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E se alla fine avesse ancora una volta ragione Lui? Se fosse proprio vero che corteggiare le casalinghe di Uno Mattina, i pendolari sulle autostrade che ascoltano Isoradio, e i giovani di Fiorello, alla fine elettoralmente paghi? Evidentemente si sta riproponendo lo squilibrio di sempre fra le due coalizioni: la superiore capacità di Silvio Berlusconi nell’uso della televisione.
(Lucia Annunziata, Stampa 29-1)
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La democrazia può finire in pura apparenza, quando la sua forza consiste nel mero trionfo delle maggioranze e dei demagoghi.
(Barbara Spinelli, Ibidem)
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MEDITAZIONE 29/1/06
MANIFESTO
Bush, Berlusconi, Ratzinger
e «bocciolo di letame»
Il comune sentire di tre «neo-cons»
di Lucio Manisco
Silvio Berlusconi ha detto di non aver avuto negli ultimi tempi incontri con Karl Rove anche se è stato fotografato con lui e Bush durante l'ultima sua visita alla Casa Bianca. Sicuramente Ratzinger dopo l'ascesa al soglio pontificio non ha avuto abboccamenti con il guru del Presidente Usa ma quando era ancora cardinale è stato fotografato con Ruini in sua compagnia, l'ultima volta durante i funerali di Wojtyla. Si dovrebbe pertanto concludere che in materia di strategia politica e delle comunicazioni le analogie delle direttive di un Presidente del Consiglio e del sontuoso erede del pescatore di Tiberiade con quelle dettate dal Rove al capo dell'esecutivo statunitense siano coincidenze casuali e fortuite dovute al comune sentire di tre «neo-cons» ovvero ai due male orecchiati assiomi enunciati una quarantina di anni fa da Marshall McLuhan: «I media sono il messaggio» e «i media sono il massaggio». Se si tratta solo di una similarità accidentale il fenomeno da un pò di tempo a questa parte ha assunto valenze di eccezionale identità di regia: l'occupazione ossessiva dei mass media, il martellamento quotidiano degli stessi temi anche e soprattutto se fittizi e comunque avulsi dalla realtà, la connivenza imposta o volenterosa degli operatori dell'informazione, la demonizzazione di un dissenso che in ogni settore si va facendo sempre più labile e inconsistente, l'incompetenza, la corruzione sistemica e gli scandali spazzati sotto il tappeto per via della priorità assoluta da dare alla lotta al male, sia questo il comunismo che attanaglia l'Italia, il relativismo che minaccia la verità della fede, il terrorismo che sta mettendo a ferro e fuoco il mondo intero. Si trova tutto o quasi tutto nel discorso programmatico pronunziato la scorsa settimana da Karl Rove al comitato nazionale del partito repubblicano per identificare i temi e le strategie della campagna elettorale di medio termine, ma già tre mesi fa con la sua popolarità scesa a livelli da minimo storico, Bush aveva seguito un imperativo categorico dettatogli dal suo assistente: occupare sotto qualsiasi pretesto gli spazi televisivi, sempre davanti a «captive audiences», ad un pubblico limitato e sotto controllo come quello delle accademie militari o formato da giornalisti bene ammaestrati. Gorge W. Bush ha così affrontato un «tour de force» senza precedenti con due o tre interventi la settimana per annunziare programmi di assistenza medica agli anziani senza modalità di attuazione, di finanziamenti federali poi rinviati sine die alla ricostruzione di New Orleans, di piani internazionali per far trionfare la democrazia e la «libertà» in Iraq, Afghanistan e dintorni. Ogni volta l'inquilino di Pennsylvania Avenue si è dovuto sottoporre ad ore ed ore di addestramento alla lettura dei testi nell'ufficio ovale della Casa Bianca e quando non ha potuto farlo sono stati disastri, come quando ieri l'altro ha dovuto imbastire su due piedi un discorso senza senso sulla vittoria di Hamas in Palestina (una vittoria della democrazia sulla corruzione e lo status quo, ma Abu Mazen e Abu Ala di Al Fatah debbono rimanere al potere perché gli Stati uniti non trattano con i nemici di Israele e così via dicendo con altri non sequitur). Con il suo discorso preciso e dettagliato Karl Rove ha fatto capire che nessun spazio verrà d'ora in poi lasciato alle improvvisazioni del Presidente peraltro impegnato da settimane davanti ad uno specchio a provare e riprovare la dizione del discorso sullo stato dell'unione di martedì prossimo. C'è un grande affetto del capo dell'esecutivo per il suo guru, indagato tra l'altro dal procuratore speciale Fitzgerald sotto l'imputazione di aver rivelato ruolo e identità dell'agente della CIA Valerie Plame, moglie dell'Ambasciatore Joe Wilson, reo di avere svelato le fandonie italiane sull'uranio nigerino destinato a Saddam Hussein. Bush lo chiama «il mio ragazzo-genio», «l'architetto», o anche turd blossom, «bocciolo di letame», grazioso termine texano per il fiore che cresce sugli escrementi dei bovini. Seguirà pertanto alla lettera le direttive enunciate dal Rove nel discorso alle alte gerarchie repubblicane: attacco a fondo, spietato contro i democratici che vivrebbero ancora nell'era precedente il 9/11, e se non sono antipatriottici sono certamente dei disfattisti perché rinviano l'approvazione delle leggi speciali del Patriot Act II, contestano al Presidente di violare la costituzione quando ordina senza la prevista autorizzazione della magistratura le intercettazioni telefoniche dei cittadini statunitensi, si oppongono a rendere permanenti le riduzioni fiscali che hanno portato a più di otto mila miliardi di dollari il debito pubblico e criticano per pregiudizi ideologici la nomina presidenziale del giudice Samuel Alito alla Corte Suprema. Malgrado il tardivo ripensamento di John Kerry i senatori democratici, invano esortati dal New York Times a riacquisire un pò di spina dorsale, non ricorreranno all'ostracismo per bloccare la nomina di un ultrà fondamentalista, sostenitore tra l'altro di poteri illimitati del capo dell'esecutivo, e Bush porterà così la maggioranza conservatrice dell'alta corte a sei membri su nove. Se Berlusconi cambia le leggi per abolire i reati imputatigli, il Presidente Usa segue da tempo la stessa strada perché i poteri della Corte Suprema sono molto estesi e paragonabili a quelli del Parlamento italiano in quanto può annullare come anticostituzionali le leggi del Congresso e respingere ogni ricorso contro gli abusi di potere della Casa Bianca. Rove ha fatto intendere ai membri del comitato nazionale repubblicano che ora è più che mai necessario non scendere sul piano dialettico con i democratici per quanto riguarda la marea di scandali che sta sommergendo l'intera amministrazione repubblicana, come quello del lobbista Jack Abramoff che ha elargito centinaia di migliaia di dollari a membri repubblicani del Congresso e della stessa amministrazione per ottenere interventi e leggi a favore di personaggi analoghi agli immobiliaristi nostrani. Tutto il mondo è paese e su questo mondo che va in malora regna sovrano il magistero di Karl Rove, "bocciolo di letame".
sabato, gennaio 28, 2006
RESISTENZA - 28/1/06
REPUBBLICA on-line 28-1
Scontro Ciampi-Berlusconi
Ciampi: "Rai, par condicio subito"
Il premier: "E' una legge-bavaglio"
ROMA - Sulla politica in tv, nuovo scontro Ciampi-Berlusconi. Per il capo dello Stato - che lo ha scritto nero su bianco al presidente della Vigilanza Gentiloni - la Rai deve garantire fin da ora una vera par condicio in tutte le trasmissioni radiotelevisive, senza attendere la data di scioglimento delle Camere. Ma è un invito che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sembra intenzionato ad accogliere. A caldo dice che sulla par condicio "rispetteremo la legge, e quello che dice la legge quello sarà". Poi, nel pomeriggio, rincara la dose: "E' una legge bavaglio, illiberale, del tutto illiberale".
Nella sua lettera il capo dello Stato si dichiara soddisfatto dell'impegno della commissione parlamentare di intensificare i controlli ad essa affidati "con particolare riferimento alla campagna elettorale".
"E' infatti compito precipuo della Commissione - scrive ancora Ciampi - quello di garantire la concreta applicazione, da parte delle Rai, in ogni momento, indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere, e in tutte le trasmissioni radiotelevisive, del principio di equità e di sostanziale parità di accesso a tutte le forze politiche, nonché quello di assicurare il puntuale e scrupoloso rispetto delle norme che regolano la campagna elettorale".
Il segretario dei Ds Piero Fassino: "Se il capo dello Stato, che è uomo equilibrato, avvertito e prudente ha ritenuto, nel giro di poche settimane, per ben due volte, di dover richiamare la necessità che l'informazione sia imparziale e che offra le stesse possibilità a tutti, vuol dire che il problema c'è e che siamo di fronte a una vera emergenza".
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TITOLI
Ora gli spot del Cavaliere invadono anche le radio
Berlusconi punta a conquistare l'elettorato giovanile attraverso due network privati che raggiungono 9 milioni di ascoltatori
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Berlusconi al cassintegrato:
"E' fortunato, ha un sussidio”
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L'UNITA' on-line 28-1
BANNER
«Ormai è impossibile evitare la faccia sorridente, fiduciosa e chirurgicamente liscia di Silvio Berlusconi. Sia egli lucido o folle, vista la sua passione per Erasmo da Rotterdam, Berlusconi si è gettato con energia in un blitz sui media molto insolito, un’asta televisiva 24 ore su 24 rivolta agli elettori italiani che, dimostrano i sondaggi, sono sempre più stanchi di lui dopo averlo avuto per cinque anni».
Ian Fischer, New York Times, 27 gennaio
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Sommario di I pag.
Ciampi: subito par condicio
Berlusconi: non se ne parla
La Rai deve garantire una vera par condicio fin da ora, «indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere e in tutte le trasmissioni radiotelevisive». Chiaro il monito contro l'occupazione dello schermo e dell'etere da parte di Silvio Berlusconi. Il quale risponde: «Ci atterremo alla legge», cioé, tradotto, non se ne fa nulla prima dell'11 febbraio quando saranno sciolte le Camere.
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CITAZIONE
Berlusconi ci detesta non perché siamo comunisti (lo sa bene che è una stupidaggine) ma perché gli mostriamo per intero i suoi fallimenti interferendo con l’inclinazione a falsificare i fatti quando non lo soddisfano. Siamo un’ossessione perché lui legge sull’Unità (la legge eccome) quella evidenza che lo fa soffrire e che gli viene nascosta. Spiega bene lo psicanalista Mauro Mancia che Berlusconi è dominato dall’impulso di manipolare la verità quando è scomoda; di negare la realtà quando non gli piace per sostituirla con una pseudo realtà. Non ci sopporta perchè le domande dei giornalisti dell’Unità lo fanno uscire dai gangheri. Perché non abbiamo paura di lui. E forse ci odia perché non lo amiamo.
(Antonio Padellaro)
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APRILEONLINE 28-1
Una bugia al giorno
Berlusconi imputato
"Le inchieste sul mio gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in politica. Prima non avevo mai subito nulla del genere" (17-6-2003). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest di Berlusconi, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima indagine (poi archiviata) sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel 1989 poi, sempre a Milano, Marcello Dell'Utri finì per la prima volta sotto inchiesta per mafia (prosciolto). La tesi della persecuzione politica per via giudiziaria, già esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così smontata dal gip Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie. avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo".
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MANIFESTO 28-1
Un gesto dada
Un imitatore di Berlusconi si aggira per l'Europa creando scompiglio. Mercoledì si è appropriato a Davos del Premio Pinocchio, assegnato da una seria giuria internazionale al Cavaliere come imprenditore più irresponsabile del mondo. Lì ha tenuto un abusivo discorso di ringraziamento, che pubblichiamo qui sotto.
Il finto Berlusconi si chiama Maurizio Antonini. Ha 63 anni. L'operazione di sovversione dadaista continuerà il 10 febbraio alla Berlinale con la presentazione del film Bye bye Berlusconi, di cui Antonini è protagonista (titolo italiano: Buonanotte Topolino). Una farsa in cui un leader-imprenditore viene rapito per sottoporlo al processo cui si è sempre sottratto, con giuria popolare collegata via internet. Il regista Jahn Henrik Stahlberg e Silvia Chiarla (co-sceneggiatrice) non sono ancora riusciti a trovare un distributore in Italia. Maggiori notizie sul film su www.byebyeberlusconi.de
(guido ambrosino)
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«Sono un uomo, come Gesù»
Premiato il «premier» al Forum economico mondiale di Davos
SILVIO BERLUSCONI (?)
Egregi ospiti del World Economic Forum, Gentilissime signore e signori, Sono molto felice di essere qui a Davos. Nei prossimi giorni, in un intenso scambio di idee tra politica e economia, discuteremo le sfide del pianeta e prenderemo giuste e lungimiranti discussioni per il futuro (...).
Negli ultimi anni ho dovuto subire sempre gli stessi falsi rimproveri dalla sinistra: «Berlusconi usa il potere per difendere i suoi interessi e per ingrandire il suo impero». Oppure: «Durante il suo governo il patrimonio di Berlusconi, uno dei sette uomini più ricchi del mondo, si è accresciuto di 29 miliardi». Ma cosa dovrei fare, autoescludermi da ogni successo economico?
È forse un peccato se gli utili delle mie imprese crescono del 30 per cento all'anno mentre il resto del paese cresce solo dello 0,1 per cento? Con questo accanimento la sinistra dà solo prova dei suoi meschini sentimenti d'invidia e di non capire nulla d'economia. Come si possono prendere sul serio queste cifre? Come è possibile che l'economia dell'Italia ristagni, se la persona di gran lunga più ricca del paese raddoppia i suoi utili? Ma andiamo, questi calcoli falsati dall'ideologia sono sbagliati da cima a fondo. Ma non sono venuto qui per fare campagna elettorale. Non ne ho bisogno.
Sono venuto qui, per farvi capire quanto sia importante la sinergia tra economia e politica. E per dirvi che, anche se voi avete voluto maliziosamente darmi il premio Pinocchio come imprenditore più irresponsabile, al contrario mi assumo le mie responsabilità e imparo dagli errori fatti. Voglio darvene una prova sincera. A più di quattro anni di distanza devo ammettere che la strategia repressiva della polizia durante il mio G8 a Genova è stata uno sbaglio. Credevo che un possente apparato marziale potesse incutere timore e soffocare sul nascere ogni protesta.
Oggi mi rendo conto che le violenze della polizia a Genova sono state un errore. Per questo chiedo scusa, davanti al mondo e davanti a Dio, per quegli orribili giorni. Chiedo scusa per il ragazzo morto a Genova. Ma posso dire in mia difesa che anch'io sono un uomo, come lo era Gesù, e ogni uomo ha il diritto di sbagliare. Come uomo politico assumo la responsabilità delle mie azioni e delle loro conseguenze. Ho imparato dai miei errori. Questa assunzione di responsabilità la esigo anche dagli altri leader, di sinistra o di destra, di successo o no. Perché se ogni singolo si comporta in modo responsabile, saremo in grado di affrontare le sfide del futuro e di cambiare il mondo insieme.
Discorso di Maurizio Antonini, imitatore di Berlusconi, al «Premio Public Eye 2006» durante il World Economic Forum Davos, 25. Januar 2006
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COMMENTO
Pinocchio-Silvio passa alla storia
DARIO FO
Il premio Pinocchio per Berlusconi è un riconoscimento straordinario. Gli sta a pennello. E, a suo tempo, meriterà di fregiare il suo monumento funebre. Nulla riassume Berlusconi meglio di questo premio. Direi di più: l'onorificenza gli assegna il posto che gli spetta nella storia. Finora rischiava di venir presto dimenticato. Persone che fanno scalpore, ma dispongono solo di mediocri qualità umane, vengono presto cancellate dalla memoria. Di lui rischiava di restare solo il modo di dire: «Non facciamo berlusconate», ovvero processi truccati, promesse inverosimili, leggi tagliate su misura. O anche smentite di quel che ha detto il giorno prima - naturalmente è stato solo «frainteso» - oppure la manfrina di rimproverare alla sinistra proprio le cose che lui fa continuamente. Una berlusconata è anche dare la colpa sempre agli altri. Se c'è lo smog è perché non c'è vento. Se c'è la crisi economica, è colpa della guerra in Iraq. In quella guerra proprio Berlusconi ha coinvolto gli italiani, ma lui la chiama una missione di pace. Adesso ha davvero paura di perdere le elezioni. Salta di qua e di là come se avesse il ballo di San Vito, fa le capriole, riesce a parlare contemporaneamente in tre programmi televisivi. Ma ha ancora buona parte degli elettori dalla sua parte, perché viviamo in un paese disinformato. Berlusconi è riuscito a sommergere la gente di disinformazione. Tutto è vago, tutto è sogno e spettacolo. Berlusconi controlla sei reti televisive, e stordisce la gente. Suona sempre la grancassa, canta. Insomma, fa di tutto per riempire il vuoto, per non consentire un momento di silenzio. Perché, nel silenzio, qualcuno potrebbe cominciare a riflettere. E questo Berlusconi vorrebbe proprio impedirlo.
(testo apparso sulla Tageszeitung del 25 gennaio 2006, a cura di Michael Braun)
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CORSERA 28-1
PAROLE & POLITICA
“Dell'Italia so poco, solo che non sono un fan di Berlusconi.”
George Soros, finanziere filantropo, durante un incontro con i giornalisti al World Economic Forum di Davos.
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CITAZIONE
MA QUALE DUELLO…
Giocare in tv non significa giocare in campo neutro. La tv di oggi è Berlusconi; è congeniale all'uomo che l'ha creata e ne conosce il linguaggio come nessuno, potendo altresì contare sulla complicità occulta o palese dei conduttori. Il premier possiede tutte le qualità che si richiedono a chi voglia bucare il video, rapidità e chiarezza assoluta, allegria e perentorietà. E smascherare in diretta le sue bugie è impossibile: sono bugie snocciolate con una faccia tosta senza eguali, e con il supporto di mille cifre o false o manipolate. Soltanto Berlusconi sa contraddirsi senza il minimo pudore. Sui big dell'Unione pesa invece un grave handicap, la serietà.
(Claudio Rinaldi, Espresso)
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MEDITAZIONE 28/1/06
MANIFESTO
Per uscire dal berlusconismo
Difesa del lavoro e primato del pubblico
di Alberto Burgio
Preoccupa l’insistita invocazione di «nuove regole» con cui da più parti si ritiene di potere uscire dalla vicenda Unipol. Che cosa sottintende questo appello? In una battuta, l’idea che occorra separare la politica dall’economia. Più precisamente, l’idea che – come scrive Prodi – l’economia competa ai giocatori impegnati nella contesa sociale e che la politica debba limitarsi «ad indossare la maglia dell’arbitro». È la soluzione giusta? O non è proprio il contrario di quello che si dovrebbe fare?
Vediamo di capirci. A sinistra si è manifestato il timore che, unendosi al coro dei fustigatori del «collateralismo», la Margherita possa approfittare dell’“infortunio” occorso ai Ds lucrando consensi a loro danno. La cosa è ben probabile e di per sé seria, com’è serio il rischio che il pasticciaccio Unipol produca effetti nefasti sull’esito elettorale di aprile. Ma non sono questi, forse, gli aspetti più rilevanti. Ben più significative minacciano di essere le conseguenze che l’affaire Unipol rischia di produrre nella durevole configurazione politica dell’Unione.
I fatti di questi giorni sembrano determinare (o rivelare) l’accentuarsi della connotazione moderata (liberale) del partito rutelliano, e perciò il pericolo di un ulteriore spostamento al centro dell’asse dell’Unione (vanno in questo senso i rinnovati appelli ad accelerare la costruzione del partito democratico). Alla domanda: che cosa si deve fare per prevenire corruzione e scandali? Rutelli e i suoi rispondono senza mezzi termini: fare funzionare il mercato. Un «mercato trasparente» sarebbe la soluzione di tutti i mali. L’idea inossidabile è che il mercato si autoregoli, producendo esiti che, nel premiare il capitale produttivo, tutelerebbero gli interessi sociali (consumatori e collettività). Precisamente questo è il presupposto della metafora sportiva impiegata da Prodi (potenza del berlusconismo!): il padronato come puro attore economico e l’«economia di mercato» come contesa simmetrica tra giocatori dotati delle stesse chances di vittoria: uno schema in cui il «dirigismo» e lo «statalismo» figurano naturalmente come principali imputati.
Sappiamo che è un’ideologia. O per lo meno dovremmo saperlo, dopo l’abbuffata «neoliberista» che negli ultimi venticinque anni ha dato vita a una nuova razza padrona, a una inedita polarizzazione sociale e a una altrettanto estrema radicalizzazione della subordinazione e dello sfruttamento del lavoro. (A proposito: avrà mai qualcuno l’ardire di affermare che è questa la prima «questione morale»?) Con buona pace dell’ideologia liberista, le cose stanno come le descrisse, tra gli altri, Gramsci: dietro lo schema della non-ingerenza della politica nelle vicende economiche, il liberismo nasconde un programma politico funzionale a preservare il rapporto di produzione. Se non si è liberisti, si sa che di economia la politica si occupa inevitabilmente, perché senza politica non ci sarebbero né capitale né lavoro né, tanto meno, mercato. Se non si è liberisti, non si può dunque accettare la favola della separazione tra politica ed economia che, tra un lunch con Montezemolo e un briefing con De Benedetti, i politici liberisti hanno tutto l’interesse a propagare.
Che cosa ne discende nel nostro caso? Che sono inevitabili compromissioni e «collateralismi»? Il punto è un altro. Al di là della opportunità che una forza politica della sinistra tuteli attività produttive che prevedono (almeno in linea di principio) un trattamento meno penalizzante della forza-lavoro, il punto è che l’inevitabile occuparsi di economia da parte di un soggetto politico non strategicamente interessato a promuovere il capitalismo deve consistere nella difesa dell’antagonista del capitale, cioè nella promozione degli interessi del lavoro e nella tutela dei suoi diritti (una formula mite alla quale, in determinate condizioni, possono corrispondere il superamento della relazione capitale-lavoro e il sovvertimento del rapporto di produzione). Come ha opportunamente suggerito Paolo Ciofi, il rapporto (o il mancato rapporto) tra la sinistra e il lavoro è il punto all’ordine del giorno, la vera radice dei nodi venuti al pettine in questi giorni.
È questo un dato di fatto che ci pone dinanzi a una annosa questione storica. Alla base dell’affaire Unipol c’è il problema (o il dramma) di un partito (di una «sinistra») che si definisce solo in negativo: non è più movimento operaio e non è ancora (speriamo mai lo diventi) borghesia capitalistica. Questo è il risultato della sequenza Bolognina-dalemismo, che le vicende di questi giorni raccomandano di riconsiderare senza indulgenza. Uscire nella direzione giusta dalle attuali difficoltà impone di rovesciare la tendenza affermatasi dal 1989 in poi, non già subendo l’imperativo padronale di «separare» la sfera della politica dall’economia (cioè di lasciare il governo dell’economia al capitale), bensì rispondendo con una offensiva politica tesa ad instaurare un governo dell’economia in una prospettiva critica e di trasformazione.
Ciò significa una cosa molto elementare e già ben chiara ai Costituenti: imporre forme della produzione e della gestione delle risorse improntate alla difesa dei diritti del lavoro e al primato del pubblico (che oggi si traduce in due istanze fondamentali: stop alle privatizzazioni e restituzione al pubblico di beni e servizi di rilevanza collettiva; programmazione e direzione pubblica delle linee di sviluppo del Paese). Questa dovrebbe essere la risposta della sinistra al trionfo del privato (oligopoli e oligarchie) di cui l’affare Unipol-Consorte è soltanto l’ultima manifestazione: sempreché non si siano introiettate le ragioni dell’avversario al punto di dimenticare che il nostro problema non è tanto il malaffare (che, beninteso, è un problema), quanto il capitalismo come tale.
Difesa del lavoro e primato del pubblico dovrebbero stare al centro dell’agenda politica del centrosinistra, se ci si propone di uscire davvero dal berlusconismo. Le sortite di Rutelli non lasciano presagire tale sviluppo, ma questo è ovvio. Il guaio è che la stessa cosa vale anche per i vertici dei Ds. Al di là del baccano su Unipol e simili, il vero problema (come è facile evincere anche dal documento programmatico elaborato dall’Unione) sta qui.
Scontro Ciampi-Berlusconi
Ciampi: "Rai, par condicio subito"
Il premier: "E' una legge-bavaglio"
ROMA - Sulla politica in tv, nuovo scontro Ciampi-Berlusconi. Per il capo dello Stato - che lo ha scritto nero su bianco al presidente della Vigilanza Gentiloni - la Rai deve garantire fin da ora una vera par condicio in tutte le trasmissioni radiotelevisive, senza attendere la data di scioglimento delle Camere. Ma è un invito che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non sembra intenzionato ad accogliere. A caldo dice che sulla par condicio "rispetteremo la legge, e quello che dice la legge quello sarà". Poi, nel pomeriggio, rincara la dose: "E' una legge bavaglio, illiberale, del tutto illiberale".
Nella sua lettera il capo dello Stato si dichiara soddisfatto dell'impegno della commissione parlamentare di intensificare i controlli ad essa affidati "con particolare riferimento alla campagna elettorale".
"E' infatti compito precipuo della Commissione - scrive ancora Ciampi - quello di garantire la concreta applicazione, da parte delle Rai, in ogni momento, indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere, e in tutte le trasmissioni radiotelevisive, del principio di equità e di sostanziale parità di accesso a tutte le forze politiche, nonché quello di assicurare il puntuale e scrupoloso rispetto delle norme che regolano la campagna elettorale".
Il segretario dei Ds Piero Fassino: "Se il capo dello Stato, che è uomo equilibrato, avvertito e prudente ha ritenuto, nel giro di poche settimane, per ben due volte, di dover richiamare la necessità che l'informazione sia imparziale e che offra le stesse possibilità a tutti, vuol dire che il problema c'è e che siamo di fronte a una vera emergenza".
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TITOLI
Ora gli spot del Cavaliere invadono anche le radio
Berlusconi punta a conquistare l'elettorato giovanile attraverso due network privati che raggiungono 9 milioni di ascoltatori
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Berlusconi al cassintegrato:
"E' fortunato, ha un sussidio”
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L'UNITA' on-line 28-1
BANNER
«Ormai è impossibile evitare la faccia sorridente, fiduciosa e chirurgicamente liscia di Silvio Berlusconi. Sia egli lucido o folle, vista la sua passione per Erasmo da Rotterdam, Berlusconi si è gettato con energia in un blitz sui media molto insolito, un’asta televisiva 24 ore su 24 rivolta agli elettori italiani che, dimostrano i sondaggi, sono sempre più stanchi di lui dopo averlo avuto per cinque anni».
Ian Fischer, New York Times, 27 gennaio
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Sommario di I pag.
Ciampi: subito par condicio
Berlusconi: non se ne parla
La Rai deve garantire una vera par condicio fin da ora, «indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere e in tutte le trasmissioni radiotelevisive». Chiaro il monito contro l'occupazione dello schermo e dell'etere da parte di Silvio Berlusconi. Il quale risponde: «Ci atterremo alla legge», cioé, tradotto, non se ne fa nulla prima dell'11 febbraio quando saranno sciolte le Camere.
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CITAZIONE
Berlusconi ci detesta non perché siamo comunisti (lo sa bene che è una stupidaggine) ma perché gli mostriamo per intero i suoi fallimenti interferendo con l’inclinazione a falsificare i fatti quando non lo soddisfano. Siamo un’ossessione perché lui legge sull’Unità (la legge eccome) quella evidenza che lo fa soffrire e che gli viene nascosta. Spiega bene lo psicanalista Mauro Mancia che Berlusconi è dominato dall’impulso di manipolare la verità quando è scomoda; di negare la realtà quando non gli piace per sostituirla con una pseudo realtà. Non ci sopporta perchè le domande dei giornalisti dell’Unità lo fanno uscire dai gangheri. Perché non abbiamo paura di lui. E forse ci odia perché non lo amiamo.
(Antonio Padellaro)
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APRILEONLINE 28-1
Una bugia al giorno
Berlusconi imputato
"Le inchieste sul mio gruppo sono iniziate soltanto dopo il mio impegno in politica. Prima non avevo mai subito nulla del genere" (17-6-2003). Ma è vero il contrario: prima nascono le inchieste sulla Fininvest di Berlusconi, poi (e forse proprio per questo) Berlusconi "scende in campo" politico. La prima indagine (poi archiviata) sul Berlusconi imprenditore, per traffico di droga, fu aperta a Milano nel lontano 1983. Nel 1989 poi, sempre a Milano, Marcello Dell'Utri finì per la prima volta sotto inchiesta per mafia (prosciolto). La tesi della persecuzione politica per via giudiziaria, già esposta dal premier in una denuncia a Brescia, è stata così smontata dal gip Carlo Bianchetti nell'archiviazione del 15 maggio 2001: "Risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie. avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo".
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MANIFESTO 28-1
Un gesto dada
Un imitatore di Berlusconi si aggira per l'Europa creando scompiglio. Mercoledì si è appropriato a Davos del Premio Pinocchio, assegnato da una seria giuria internazionale al Cavaliere come imprenditore più irresponsabile del mondo. Lì ha tenuto un abusivo discorso di ringraziamento, che pubblichiamo qui sotto.
Il finto Berlusconi si chiama Maurizio Antonini. Ha 63 anni. L'operazione di sovversione dadaista continuerà il 10 febbraio alla Berlinale con la presentazione del film Bye bye Berlusconi, di cui Antonini è protagonista (titolo italiano: Buonanotte Topolino). Una farsa in cui un leader-imprenditore viene rapito per sottoporlo al processo cui si è sempre sottratto, con giuria popolare collegata via internet. Il regista Jahn Henrik Stahlberg e Silvia Chiarla (co-sceneggiatrice) non sono ancora riusciti a trovare un distributore in Italia. Maggiori notizie sul film su www.byebyeberlusconi.de
(guido ambrosino)
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«Sono un uomo, come Gesù»
Premiato il «premier» al Forum economico mondiale di Davos
SILVIO BERLUSCONI (?)
Egregi ospiti del World Economic Forum, Gentilissime signore e signori, Sono molto felice di essere qui a Davos. Nei prossimi giorni, in un intenso scambio di idee tra politica e economia, discuteremo le sfide del pianeta e prenderemo giuste e lungimiranti discussioni per il futuro (...).
Negli ultimi anni ho dovuto subire sempre gli stessi falsi rimproveri dalla sinistra: «Berlusconi usa il potere per difendere i suoi interessi e per ingrandire il suo impero». Oppure: «Durante il suo governo il patrimonio di Berlusconi, uno dei sette uomini più ricchi del mondo, si è accresciuto di 29 miliardi». Ma cosa dovrei fare, autoescludermi da ogni successo economico?
È forse un peccato se gli utili delle mie imprese crescono del 30 per cento all'anno mentre il resto del paese cresce solo dello 0,1 per cento? Con questo accanimento la sinistra dà solo prova dei suoi meschini sentimenti d'invidia e di non capire nulla d'economia. Come si possono prendere sul serio queste cifre? Come è possibile che l'economia dell'Italia ristagni, se la persona di gran lunga più ricca del paese raddoppia i suoi utili? Ma andiamo, questi calcoli falsati dall'ideologia sono sbagliati da cima a fondo. Ma non sono venuto qui per fare campagna elettorale. Non ne ho bisogno.
Sono venuto qui, per farvi capire quanto sia importante la sinergia tra economia e politica. E per dirvi che, anche se voi avete voluto maliziosamente darmi il premio Pinocchio come imprenditore più irresponsabile, al contrario mi assumo le mie responsabilità e imparo dagli errori fatti. Voglio darvene una prova sincera. A più di quattro anni di distanza devo ammettere che la strategia repressiva della polizia durante il mio G8 a Genova è stata uno sbaglio. Credevo che un possente apparato marziale potesse incutere timore e soffocare sul nascere ogni protesta.
Oggi mi rendo conto che le violenze della polizia a Genova sono state un errore. Per questo chiedo scusa, davanti al mondo e davanti a Dio, per quegli orribili giorni. Chiedo scusa per il ragazzo morto a Genova. Ma posso dire in mia difesa che anch'io sono un uomo, come lo era Gesù, e ogni uomo ha il diritto di sbagliare. Come uomo politico assumo la responsabilità delle mie azioni e delle loro conseguenze. Ho imparato dai miei errori. Questa assunzione di responsabilità la esigo anche dagli altri leader, di sinistra o di destra, di successo o no. Perché se ogni singolo si comporta in modo responsabile, saremo in grado di affrontare le sfide del futuro e di cambiare il mondo insieme.
Discorso di Maurizio Antonini, imitatore di Berlusconi, al «Premio Public Eye 2006» durante il World Economic Forum Davos, 25. Januar 2006
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COMMENTO
Pinocchio-Silvio passa alla storia
DARIO FO
Il premio Pinocchio per Berlusconi è un riconoscimento straordinario. Gli sta a pennello. E, a suo tempo, meriterà di fregiare il suo monumento funebre. Nulla riassume Berlusconi meglio di questo premio. Direi di più: l'onorificenza gli assegna il posto che gli spetta nella storia. Finora rischiava di venir presto dimenticato. Persone che fanno scalpore, ma dispongono solo di mediocri qualità umane, vengono presto cancellate dalla memoria. Di lui rischiava di restare solo il modo di dire: «Non facciamo berlusconate», ovvero processi truccati, promesse inverosimili, leggi tagliate su misura. O anche smentite di quel che ha detto il giorno prima - naturalmente è stato solo «frainteso» - oppure la manfrina di rimproverare alla sinistra proprio le cose che lui fa continuamente. Una berlusconata è anche dare la colpa sempre agli altri. Se c'è lo smog è perché non c'è vento. Se c'è la crisi economica, è colpa della guerra in Iraq. In quella guerra proprio Berlusconi ha coinvolto gli italiani, ma lui la chiama una missione di pace. Adesso ha davvero paura di perdere le elezioni. Salta di qua e di là come se avesse il ballo di San Vito, fa le capriole, riesce a parlare contemporaneamente in tre programmi televisivi. Ma ha ancora buona parte degli elettori dalla sua parte, perché viviamo in un paese disinformato. Berlusconi è riuscito a sommergere la gente di disinformazione. Tutto è vago, tutto è sogno e spettacolo. Berlusconi controlla sei reti televisive, e stordisce la gente. Suona sempre la grancassa, canta. Insomma, fa di tutto per riempire il vuoto, per non consentire un momento di silenzio. Perché, nel silenzio, qualcuno potrebbe cominciare a riflettere. E questo Berlusconi vorrebbe proprio impedirlo.
(testo apparso sulla Tageszeitung del 25 gennaio 2006, a cura di Michael Braun)
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CORSERA 28-1
PAROLE & POLITICA
“Dell'Italia so poco, solo che non sono un fan di Berlusconi.”
George Soros, finanziere filantropo, durante un incontro con i giornalisti al World Economic Forum di Davos.
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CITAZIONE
MA QUALE DUELLO…
Giocare in tv non significa giocare in campo neutro. La tv di oggi è Berlusconi; è congeniale all'uomo che l'ha creata e ne conosce il linguaggio come nessuno, potendo altresì contare sulla complicità occulta o palese dei conduttori. Il premier possiede tutte le qualità che si richiedono a chi voglia bucare il video, rapidità e chiarezza assoluta, allegria e perentorietà. E smascherare in diretta le sue bugie è impossibile: sono bugie snocciolate con una faccia tosta senza eguali, e con il supporto di mille cifre o false o manipolate. Soltanto Berlusconi sa contraddirsi senza il minimo pudore. Sui big dell'Unione pesa invece un grave handicap, la serietà.
(Claudio Rinaldi, Espresso)
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MEDITAZIONE 28/1/06
MANIFESTO
Per uscire dal berlusconismo
Difesa del lavoro e primato del pubblico
di Alberto Burgio
Preoccupa l’insistita invocazione di «nuove regole» con cui da più parti si ritiene di potere uscire dalla vicenda Unipol. Che cosa sottintende questo appello? In una battuta, l’idea che occorra separare la politica dall’economia. Più precisamente, l’idea che – come scrive Prodi – l’economia competa ai giocatori impegnati nella contesa sociale e che la politica debba limitarsi «ad indossare la maglia dell’arbitro». È la soluzione giusta? O non è proprio il contrario di quello che si dovrebbe fare?
Vediamo di capirci. A sinistra si è manifestato il timore che, unendosi al coro dei fustigatori del «collateralismo», la Margherita possa approfittare dell’“infortunio” occorso ai Ds lucrando consensi a loro danno. La cosa è ben probabile e di per sé seria, com’è serio il rischio che il pasticciaccio Unipol produca effetti nefasti sull’esito elettorale di aprile. Ma non sono questi, forse, gli aspetti più rilevanti. Ben più significative minacciano di essere le conseguenze che l’affaire Unipol rischia di produrre nella durevole configurazione politica dell’Unione.
I fatti di questi giorni sembrano determinare (o rivelare) l’accentuarsi della connotazione moderata (liberale) del partito rutelliano, e perciò il pericolo di un ulteriore spostamento al centro dell’asse dell’Unione (vanno in questo senso i rinnovati appelli ad accelerare la costruzione del partito democratico). Alla domanda: che cosa si deve fare per prevenire corruzione e scandali? Rutelli e i suoi rispondono senza mezzi termini: fare funzionare il mercato. Un «mercato trasparente» sarebbe la soluzione di tutti i mali. L’idea inossidabile è che il mercato si autoregoli, producendo esiti che, nel premiare il capitale produttivo, tutelerebbero gli interessi sociali (consumatori e collettività). Precisamente questo è il presupposto della metafora sportiva impiegata da Prodi (potenza del berlusconismo!): il padronato come puro attore economico e l’«economia di mercato» come contesa simmetrica tra giocatori dotati delle stesse chances di vittoria: uno schema in cui il «dirigismo» e lo «statalismo» figurano naturalmente come principali imputati.
Sappiamo che è un’ideologia. O per lo meno dovremmo saperlo, dopo l’abbuffata «neoliberista» che negli ultimi venticinque anni ha dato vita a una nuova razza padrona, a una inedita polarizzazione sociale e a una altrettanto estrema radicalizzazione della subordinazione e dello sfruttamento del lavoro. (A proposito: avrà mai qualcuno l’ardire di affermare che è questa la prima «questione morale»?) Con buona pace dell’ideologia liberista, le cose stanno come le descrisse, tra gli altri, Gramsci: dietro lo schema della non-ingerenza della politica nelle vicende economiche, il liberismo nasconde un programma politico funzionale a preservare il rapporto di produzione. Se non si è liberisti, si sa che di economia la politica si occupa inevitabilmente, perché senza politica non ci sarebbero né capitale né lavoro né, tanto meno, mercato. Se non si è liberisti, non si può dunque accettare la favola della separazione tra politica ed economia che, tra un lunch con Montezemolo e un briefing con De Benedetti, i politici liberisti hanno tutto l’interesse a propagare.
Che cosa ne discende nel nostro caso? Che sono inevitabili compromissioni e «collateralismi»? Il punto è un altro. Al di là della opportunità che una forza politica della sinistra tuteli attività produttive che prevedono (almeno in linea di principio) un trattamento meno penalizzante della forza-lavoro, il punto è che l’inevitabile occuparsi di economia da parte di un soggetto politico non strategicamente interessato a promuovere il capitalismo deve consistere nella difesa dell’antagonista del capitale, cioè nella promozione degli interessi del lavoro e nella tutela dei suoi diritti (una formula mite alla quale, in determinate condizioni, possono corrispondere il superamento della relazione capitale-lavoro e il sovvertimento del rapporto di produzione). Come ha opportunamente suggerito Paolo Ciofi, il rapporto (o il mancato rapporto) tra la sinistra e il lavoro è il punto all’ordine del giorno, la vera radice dei nodi venuti al pettine in questi giorni.
È questo un dato di fatto che ci pone dinanzi a una annosa questione storica. Alla base dell’affaire Unipol c’è il problema (o il dramma) di un partito (di una «sinistra») che si definisce solo in negativo: non è più movimento operaio e non è ancora (speriamo mai lo diventi) borghesia capitalistica. Questo è il risultato della sequenza Bolognina-dalemismo, che le vicende di questi giorni raccomandano di riconsiderare senza indulgenza. Uscire nella direzione giusta dalle attuali difficoltà impone di rovesciare la tendenza affermatasi dal 1989 in poi, non già subendo l’imperativo padronale di «separare» la sfera della politica dall’economia (cioè di lasciare il governo dell’economia al capitale), bensì rispondendo con una offensiva politica tesa ad instaurare un governo dell’economia in una prospettiva critica e di trasformazione.
Ciò significa una cosa molto elementare e già ben chiara ai Costituenti: imporre forme della produzione e della gestione delle risorse improntate alla difesa dei diritti del lavoro e al primato del pubblico (che oggi si traduce in due istanze fondamentali: stop alle privatizzazioni e restituzione al pubblico di beni e servizi di rilevanza collettiva; programmazione e direzione pubblica delle linee di sviluppo del Paese). Questa dovrebbe essere la risposta della sinistra al trionfo del privato (oligopoli e oligarchie) di cui l’affare Unipol-Consorte è soltanto l’ultima manifestazione: sempreché non si siano introiettate le ragioni dell’avversario al punto di dimenticare che il nostro problema non è tanto il malaffare (che, beninteso, è un problema), quanto il capitalismo come tale.
Difesa del lavoro e primato del pubblico dovrebbero stare al centro dell’agenda politica del centrosinistra, se ci si propone di uscire davvero dal berlusconismo. Le sortite di Rutelli non lasciano presagire tale sviluppo, ma questo è ovvio. Il guaio è che la stessa cosa vale anche per i vertici dei Ds. Al di là del baccano su Unipol e simili, il vero problema (come è facile evincere anche dal documento programmatico elaborato dall’Unione) sta qui.
venerdì, gennaio 27, 2006
RESISTENZA - 27/1/06
REPUBBLICA on-line 27-1
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Solo tre, anzi nessuna
"Sfido chiunque a citare un solo provvedimento del governo o della maggioranza che mi abbia favorito".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 21 gennaio 2006).
"Nella sua replica al Parlamento europeo, Silvio Berlusconi ha risposto al deputato del Pse Baròn Crespo che gli aveva chiesto di non trasportare in Europa la sua attitudine a fare leggi "su misura". Berlusconi ha replicato ricordando che "sono solo tre" le leggi che in un qualche modo lo riguardano e "sono state la risposta parlamentare, con strumenti democratici, a chi approfitta del suo ruolo di funzionario pubblico per attaccare dal punto di vista giudiziario gli oppositori politici".
(Ansa, 2 luglio 2003).
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Prodi: "Berlusconi farà le telepromozioni"
Il leader dell'Ulivo: "Il premier in tv anche per vendere i tappeti"
ROMA - "Non si dice guerra dei nervi a un 'padano lento': si perde sempre". Il leader dell' Unione, Romano Prodi respinge nuovamente le critiche mossegli ieri dal premier che aveva parlato di "attacchi di panico" del Professore. "Forse non mi conoscono, io ho le pulsazioni basse, ho bisogno di scaldarmi un pò ma sono un maratoneta", ha aggiunto. Poi, sulle apparizioni di Berlusconi in Tv, aggiunge: "ormai va dappertutto, tra poco mi aspetto che vada a fare telepromozioni, venderà i tappeti", anche se, a suo dire, è una strategia che "finora ha risultati negativi".
Immediata la replica di Silvio Berlusconi che continua il suo tour de force mediatico. ''Quando lui va in televisione guadagna moltissimi voti. Ha una grande presenza televisiva, una grande chiarezza espositiva, un sorriso conquistatore, un profilo straordinario... Lo temo molto'' ironizza il premier.
Conflitto di interessi. "Non l' abbiamo fatta prima, la faremo dopo. Una legga che si ispira ai grandi Paesi democratici". Prodi ribadisce che il centrosinistra, una volta vinte le elezioni varerà una normativa sul conflitto di interessi.
Legge elettorale. "La legge elettorale attuale è destabilizzante per il Paese, non per il centrosinistra" afferma Prodi per il quale "va cambiata con una legge condivisa", perchè è importante "governare per un periodo intero, su questo non transigo". Secondo Prodi, comunque, l'attuale legge deve essere "rifomata ma con una larga maggioranza, si cercherà di trovarla, ma non per il maggioritario in sè, ma per la stabilità".
Ponte di Messina. Il ponte sullo stretto di Messina? "Può anche essere sexy, ma non è una priorità" dice Prodi.
Leggi ad partitum. "Siamo passati da leggi ad personam a leggi ad partitum. Le norme sul vilipendio alla bandiera per la Lega, per An la legittima difesa e la droga...". Prodi critica le leggi varate dalla maggioranza in questo scorcio di legislatura e si indigna per le norme sulla droga inserite in un testo per le Olimpiadi.
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CITAZIONE
Il problema della sicurezza c'è, ma affrontarlo con la pistola per ottenere qualche voto è vergognoso.
(Emanuele Macaluso, Il Riformista 27-1)
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L'UNITA' on-line 27-1
BANNER
«A nostro avviso esisterebbero tutti gli estremi di calunnia, che invece la Procura non ravvisa. Ma il resto del suo comunicato fornisce la prova che da parte del presidente del Consiglio c’è stata diffamazione aggravata, compiuta a mezzo della stampa, delle televisioni e anche a mezzo della Procura di Roma».
Eugenio Scalfari sull’archiviazione della denuncia su Unipol, la Repubblica 26 gennaio
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Sommari di I pag.
La Cassazione boccia il Governo Berlusconi
«Questa riforma pregiudicherà l'efficienza della magistratura e non ne accrescerà l’indipendenza». L’anno giudiziario si apre con la condanna senza appello della controriforma giudiziaria varata dal centrodestra. Una condanna pronunciata a nome di tutta la magistratura dal primo presidente della Corte di Cassazione, Nicola Marvulli. Ad essere sotto accusa sono tutte le leggi varate in questa legislatura, dalla ex Cirielli all'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado.
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New York Times: in Italia impossibile evitare la faccia di Berlusconi
Il quotidiano americano ironizza sulla onnipresenza televisiva del primo ministro. «Ormai è impossibile evitare la faccia sorridente, fiduciosa e chirurgicamente liscia di Silvio Berlusconi», riferisce ironicamente il giornale, «sono giorni che quasi ogni notte il premier italiano compare sugli schermi della televisione...».
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CORSERA 27-1
PAROLE & POLITICA
“Ho un curriculum di studi rilevantissimo. Mi sono sempre nutrito di buone letture. Invece i miei avversari non sono quasi tutti neppure laureati.”
Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, durante un'intervista radiofonica
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STAMPA 27-1
Corsivo
Loro
Jena
Nel suo messaggio per il giorno della Memoria Berlusconi non ha nominato né i fascisti né i nazisti.
Non si sa mai, anche loro votano.
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CITAZIONE
Il giure al tempo di Berlusconi
È la maledizione già sperimentata dal popolo degli Incas, dove tutti i reati erano lo stesso reato (poiché tutti infrangevano la Legge), e tutti venivano puniti con la morte. È dunque il massimo dell'eguaglianza, che tuttavia genera la massima diseguaglianza. Ma tanto quest’effetto potrà cogliersi solo dopo le elezioni; oggi serve un annuncio, uno slogan da sventolare agli elettori. E tuttavia, coraggio. Se la legge è scritta in geroglifici; se offende il senso comune; allora sarà ben arduo farne applicazione. Vige qui infatti l'unica regola non scritta nella patria del (troppo) diritto scritto: regole sempre più arcigne, applicazioni sempre più indulgenti.
(Michele Ainis, Stampa 27-1)
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LIBERAZIONE 27-1
Berlusconi in tv: il Cavaliere inesistente
«Il premier manipola la realtà»
Intervista col neurofisiologo Mancia a cura di
Frida Nacinovich
Sotto il sorriso che cosa? Che si voglia o no, da un quarto di secolo gli italiani hanno a che fare con Silvio Berlusconi. Venticinque lunghissimi anni, con l'obiettivo di giornali e tv puntato di volta in volta sull'imprenditore edile, sul magnate delle televisioni, sul presidente del Milan, sul capo di un partito politico, sul leader dell'opposizione di centrodestra, sul premier italiano. Ma chi è, com'è davvero Silvio Berlusconi? Prova a rispondere un'autorità in materia, Mauro Mancia, neurofisiologo all'università di Milano e membro didatta della Società Psicoanalitica Italiana.
D - D'accordo che fra due mesi ci sono le elezioni, che la par condicio non è ancora entrata in vigore. Ma un'invasione mediatica del genere non si era mai vista, dove vuole arrivare Berlusconi?
R - Il presidente del Consiglio usa la televisione come una protesi di se stesso. Si tratta di una modalità altamente disturbante: l'identificazione proiettiva. Consiste nel trasferire negli altri le sue parti peggiori e più irresponsabili, far in modo che gli altri si identifichino con queste parti. Ad esempio, non è Berlusconi che ha commesso reati perché le sue parti peggiori che li hanno commessi sono i magistrati. E ancora, non è lui che ha il conflitto di interessi ma è il povero Fassino. Non è lui ad essersi servito di leggi ad personam ma è Prodi. Non è il suo governo che ha fallito, ma il governo precedente che ha creato caos. Così via.
D - Più che di miracolo italiano si dovrebbe allora parlare di miraggio italiano.
R - Una premessa: l'identificazione proiettiva è molto diffusa. Ma alcune personalità disturbate vi ricorrono in maniera massiva. Tendono a pervertire le relazioni umane o a manipolarle usando questo tipo di modalità.
D - Quanto la televisione ha aiutato e aiuta Berlusconi?
R - La televisione è uno strumento straordinario, che proietta fuori dallo schermo. Così mortiferi diventano i comunisti (che in Italia non ci sono più), invece sono le sue parti peggiori ad essere mortifere. Altra modalità è la negazione, negare la realtà. Qualche esempio: non c'è stato nessuno scontro con il capo dello Stato, il conflitto di interessi non esiste, la politica mi ha fatto impoverire. Oppure: il presidente del Consiglio, per definizione, non dice bugie. E invece è tutto il contrario. Questo crea un'enorme confusione, Berlusconi cerca nella confusione di recuperare qualche voto.
D - Riuscirà il premier a recuperare qualche voto per sé e per la Casa delle libertà?
R - Questo tipo di strategia può funzionare con chi vuol farsi ingannare. Berlusconi si rivolge a loro, da lui stesso allontanati. Usa le parole in sostituzione di fatti che non ha. Come? Alterando in maniera caricaturale la realtà. Così, ad esempio, si autoidealizza e diventa il santino di se stesso. Grottesco, caricaturale appunto. Dice che ci libera dal male cioè dai comunisti che non ci sono, si propone come un figlio ideale che adora la madre, un padre premuroso che si dedica alla moglie e ai figli. Questa falsità mediatica corrisponde ad una perversità etica: una sindrome per cui il soggetto perverte la realtà. La manipola.
D - Dopo il presidente operaio, il presidente imprenditore, ecco il presidente manipolatore?
R - Una strategia studiata a tavolino, parola per parola, per manipolare la realtà. Perversità etica significa appunto manipolare la realtà in maniera che saltino anche le regole etiche. L'opposizione deve dire queste cose. Usare la tecnica della denuncia analitica perché i cittadini si rendano conto della perversione che sta mettendo il paese in uno stato di caos. Lo ripeto, la confusione è il risultato della perversità etica.
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APRILEONLINE 27-1
EDITORIALE
La paura di Berlusconi deve far paura a noi
Renzo Butazzi
La protervia (fino al limite del ricatto) con la quale Silvio Berlusconi ha chiesto una proroga della data di scioglimento delle Camere, più che l’ambizione di essere rieletto denuncia la terribile paura di non riuscirci. Si direbbe che, senza lo scudo della carica e di una maggioranza al suo servizio, tema che possano uscire dall’armadio altri scheletri o che quelli sepolti tornino a mostrare qualche osso.
Tanta paura è allarmante se pensiamo alle iniziative che potrebbe intraprendere per sfruttare la proroga e i mesi successivi nel modo più proficuo.
Oltre a far approvare la legge sull’inappellabilità, la modifica della par condicio e le altre leggi di maggiore interesse per i suoi cobelligeranti (non hanno mai avuto il rango di veri alleati) il premier potrebbe, per esempio, sfruttare meglio i servizi di intelligence. Dal suo punto di vista questi potrebbero essere accusati d’inefficienza, non avendo scoperto niente di penalmente rilevante nel comportamento dei DS.
Il fatto che ciò sia avvenuto perché magari i DS sono davvero “gente perbene”, non “scagiona” i servizi: tra i loro compiti tradizionali, infatti, c’è anche quello di inventare i fatti da scoprire.
Parlando di servizi che un capo del governo spregiudicato, terrorizzato e molto ricco potrebbe usare a suo beneficio, intendo riferirmi anche alle agenzie investigative e di sicurezza più o meno private, preesistenti o create per l’occasione con l’aiuto di ex-funzionari e agenti andati in pensione a tale scopo. Forse qualcuno ricorda il caso emblematico dell’ufficio Rei del Sifar e del suo ex-capo Renzo Rocca, che nel 1968 fece un certo scalpore.
Per rendere la situazione più losca va tenuto presente che il governo può sfruttare ancor meglio il lavoro delle barbe finte e dei servizi segreti “deviati” con le sue reti televisive e una Rai sulla quale ha ancora una forte influenza. In un momento così delicato l’uso dei due strumenti, accompagnato da una maggioranza sempre agli ordini, può mettere in seria difficoltà il processo democratico. Il presidente della Repubblica, per quanto si impegni, non è in grado di garantirne da solo il funzionamento corretto. Bisogna esserne consapevoli e stare molto attenti.
Non credo che dovremo temere iniziative cruente, ma piuttosto il proliferare di previsioni di attentati, sospetti, fughe di notizie, accuse e ricatti nascosti .Ogni dichiarazione e iniziativa del governo e dei suoi uomini in parlamento, anche se apparentemente ragionevole, dovrà essere valutata con grande diffidenza. Non dobbiamo temere di essere accusati di faziosità, allarmismo, dietrologia, perché il tempo a disposizione è poco. Accorgersi dopo che avevamo ragione non serve a niente.
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PESCATA SUL WEB 27-1
IL CAV. SCRIVE AGLI ELETTORI
Caro elettore, cara elettrice,
tutti dicono che c’è crisi ma grazie a questo governo, ora io sono il 25esimo uomo più ricco del mondo. Pensa, nel 2001 ero solo il 48esimo! La crisi è chiaramente una menzogna dei comunisti.
Ti chiedo il voto per altri 5 anni e così anche il nostro Paese potrà dire che un italiano è tra i primi 10 uomini più ricchi del pianeta.
Forza Italia! La forza di un sogno!
Silvio Berlusconi
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ITALIENI 27-1
La parola alla satira
Viva Zapatero!, documentario-pamphlet spiritoso e ribelle che prende di mira il primo ministro italiano Silvio Berlusconi, nasce dal bisogno di denunciare una situazione politica drammatica, come spiega la regista e interprete Sabina Guzzanti: "Berlusconi ha provocato dei danni notevoli al paese. Chi prenderà il suo posto dovrà abrogare una quantità enorme di leggi, ma non è detto che il centrosinistra sia disposto a farlo". Sabina Guzzanti esprime così il suo scetticismo, mostrando un'autonomia che le è costata cara sul lavoro. Ma nega di avere una "vocazione al martirio".
Le Vif, Belgio [in francese]
http://www.levif.be/CMArticles/ShowArticle.asp?articleID=1218§ionID=10
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MEDITAZIONE 27/1/06
MANIFESTO
EDITORIALE
Offensiva finale
GABRIELE POLO
Silvio Berlusconi ha ragione. Dice la verità quando afferma che il suo governo ha cambiato l'Italia. In peggio. E' pure vero che le tante leggi varate in questa legislatura non sono state solo pro domo sua: hanno trasformato la costituzione materiale del paese e la sinistra - che per troppo tempo ha puntato il dito principalmente sui conflitti d'interesse - se ne sta rendendo conto solo in queste ultime settimane. Forse. Il fatto è che c'è sempre stata una perfetta coincidenza tra gli interessi privati del premier e una cultura di destra liberista e populista. Che cos'è il berlusconismo se non l'incarnazione in un sol uomo di un'intera politica? Quel fiume che segna un'epoca e scava al punto da rendere popolare una legge che sancisce l'impunibilità dell'omicidio preventivo per chi sente minacciata la propria persona e la propria proprietà, che privatizza la pena di morte.
In cinque anni il governo di centrodestra ha sottoposto il lavoro al dominio del mercato (legge 30), privatizzato scuola e ricerca (Moratti), stravolto la Costituzione del `48 (devolution), portato il paese in guerra (Iraq), per non parlare di tutte le leggi un po' troppo semplicisticamente definite «ad personam» (informazione e giustizia), di quelle a uso della maggioranza (riforma elettorale) o delle forche caudine imposte agli immigrati, dello strame fatto ai danni dei beni comuni (dalle privatizzazioni energetiche alle grandi opere). Ha proprio ragione Silvio Berlusconi quando dice di aver lavorato molto. E a fondo.
Ora siamo al rush finale, con due settimane in più per concludere l'opera, presentarsi agli elettori con il pacchetto completo e poterlo agitare in tv o alla radio mentre si realizza. Una perfetta tattica di guerra: offensiva militare e propaganda, in simultanea. Martedì, per la felicità di An e Lega, è stata varata la legge che permette a chiunque di sparare impunemente per il solo fatto di percepire una minaccia: se poi la minaccia non c'era vaglielo a raccontare allo sparato, ma intanto la delega della sicurezza dallo stato al privato è compiuta. Ieri il fascistissimo Codice Rocco sui reati d'opinione è stato emendato ma solo per accontentare i leghisti a cui non piace il tricolore lasciando, invece, intatta la punibilità dei reati d'opinione associativi. Tra il plauso dei proibizionisti, - inasprita la legge Fini sulle droghe con l'equiparazione tra uno spinello e l'eroina. E per farlo in fretta si usa come un autobus un disegno di legge sulle Olimpiadi invernali, forse per l'affinità cromatica col bianco della neve. Nei prossimi giorni la valanga continuerà. Fino allo scioglimento delle camere, cercando di far contenti tutti i tasselli della maggioranza e per affascinare la parte più grigia dell'opinione pubblica. Fino al 9 aprile, quando - parola di Berlusconi - l'Italia che il cavaliere ha cambiato andrà al voto. Ma fino ad allora il veleno inquinerà le falde del paese. Per bonificarlo servirà un intervento radicale di cui non vediamo ancora traccia.
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Solo tre, anzi nessuna
"Sfido chiunque a citare un solo provvedimento del governo o della maggioranza che mi abbia favorito".
(Silvio Berlusconi, Il Giornale, 21 gennaio 2006).
"Nella sua replica al Parlamento europeo, Silvio Berlusconi ha risposto al deputato del Pse Baròn Crespo che gli aveva chiesto di non trasportare in Europa la sua attitudine a fare leggi "su misura". Berlusconi ha replicato ricordando che "sono solo tre" le leggi che in un qualche modo lo riguardano e "sono state la risposta parlamentare, con strumenti democratici, a chi approfitta del suo ruolo di funzionario pubblico per attaccare dal punto di vista giudiziario gli oppositori politici".
(Ansa, 2 luglio 2003).
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Prodi: "Berlusconi farà le telepromozioni"
Il leader dell'Ulivo: "Il premier in tv anche per vendere i tappeti"
ROMA - "Non si dice guerra dei nervi a un 'padano lento': si perde sempre". Il leader dell' Unione, Romano Prodi respinge nuovamente le critiche mossegli ieri dal premier che aveva parlato di "attacchi di panico" del Professore. "Forse non mi conoscono, io ho le pulsazioni basse, ho bisogno di scaldarmi un pò ma sono un maratoneta", ha aggiunto. Poi, sulle apparizioni di Berlusconi in Tv, aggiunge: "ormai va dappertutto, tra poco mi aspetto che vada a fare telepromozioni, venderà i tappeti", anche se, a suo dire, è una strategia che "finora ha risultati negativi".
Immediata la replica di Silvio Berlusconi che continua il suo tour de force mediatico. ''Quando lui va in televisione guadagna moltissimi voti. Ha una grande presenza televisiva, una grande chiarezza espositiva, un sorriso conquistatore, un profilo straordinario... Lo temo molto'' ironizza il premier.
Conflitto di interessi. "Non l' abbiamo fatta prima, la faremo dopo. Una legga che si ispira ai grandi Paesi democratici". Prodi ribadisce che il centrosinistra, una volta vinte le elezioni varerà una normativa sul conflitto di interessi.
Legge elettorale. "La legge elettorale attuale è destabilizzante per il Paese, non per il centrosinistra" afferma Prodi per il quale "va cambiata con una legge condivisa", perchè è importante "governare per un periodo intero, su questo non transigo". Secondo Prodi, comunque, l'attuale legge deve essere "rifomata ma con una larga maggioranza, si cercherà di trovarla, ma non per il maggioritario in sè, ma per la stabilità".
Ponte di Messina. Il ponte sullo stretto di Messina? "Può anche essere sexy, ma non è una priorità" dice Prodi.
Leggi ad partitum. "Siamo passati da leggi ad personam a leggi ad partitum. Le norme sul vilipendio alla bandiera per la Lega, per An la legittima difesa e la droga...". Prodi critica le leggi varate dalla maggioranza in questo scorcio di legislatura e si indigna per le norme sulla droga inserite in un testo per le Olimpiadi.
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CITAZIONE
Il problema della sicurezza c'è, ma affrontarlo con la pistola per ottenere qualche voto è vergognoso.
(Emanuele Macaluso, Il Riformista 27-1)
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L'UNITA' on-line 27-1
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«A nostro avviso esisterebbero tutti gli estremi di calunnia, che invece la Procura non ravvisa. Ma il resto del suo comunicato fornisce la prova che da parte del presidente del Consiglio c’è stata diffamazione aggravata, compiuta a mezzo della stampa, delle televisioni e anche a mezzo della Procura di Roma».
Eugenio Scalfari sull’archiviazione della denuncia su Unipol, la Repubblica 26 gennaio
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Sommari di I pag.
La Cassazione boccia il Governo Berlusconi
«Questa riforma pregiudicherà l'efficienza della magistratura e non ne accrescerà l’indipendenza». L’anno giudiziario si apre con la condanna senza appello della controriforma giudiziaria varata dal centrodestra. Una condanna pronunciata a nome di tutta la magistratura dal primo presidente della Corte di Cassazione, Nicola Marvulli. Ad essere sotto accusa sono tutte le leggi varate in questa legislatura, dalla ex Cirielli all'inappellabilità delle sentenze di assoluzione in primo grado.
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New York Times: in Italia impossibile evitare la faccia di Berlusconi
Il quotidiano americano ironizza sulla onnipresenza televisiva del primo ministro. «Ormai è impossibile evitare la faccia sorridente, fiduciosa e chirurgicamente liscia di Silvio Berlusconi», riferisce ironicamente il giornale, «sono giorni che quasi ogni notte il premier italiano compare sugli schermi della televisione...».
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CORSERA 27-1
PAROLE & POLITICA
“Ho un curriculum di studi rilevantissimo. Mi sono sempre nutrito di buone letture. Invece i miei avversari non sono quasi tutti neppure laureati.”
Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, durante un'intervista radiofonica
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STAMPA 27-1
Corsivo
Loro
Jena
Nel suo messaggio per il giorno della Memoria Berlusconi non ha nominato né i fascisti né i nazisti.
Non si sa mai, anche loro votano.
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CITAZIONE
Il giure al tempo di Berlusconi
È la maledizione già sperimentata dal popolo degli Incas, dove tutti i reati erano lo stesso reato (poiché tutti infrangevano la Legge), e tutti venivano puniti con la morte. È dunque il massimo dell'eguaglianza, che tuttavia genera la massima diseguaglianza. Ma tanto quest’effetto potrà cogliersi solo dopo le elezioni; oggi serve un annuncio, uno slogan da sventolare agli elettori. E tuttavia, coraggio. Se la legge è scritta in geroglifici; se offende il senso comune; allora sarà ben arduo farne applicazione. Vige qui infatti l'unica regola non scritta nella patria del (troppo) diritto scritto: regole sempre più arcigne, applicazioni sempre più indulgenti.
(Michele Ainis, Stampa 27-1)
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LIBERAZIONE 27-1
Berlusconi in tv: il Cavaliere inesistente
«Il premier manipola la realtà»
Intervista col neurofisiologo Mancia a cura di
Frida Nacinovich
Sotto il sorriso che cosa? Che si voglia o no, da un quarto di secolo gli italiani hanno a che fare con Silvio Berlusconi. Venticinque lunghissimi anni, con l'obiettivo di giornali e tv puntato di volta in volta sull'imprenditore edile, sul magnate delle televisioni, sul presidente del Milan, sul capo di un partito politico, sul leader dell'opposizione di centrodestra, sul premier italiano. Ma chi è, com'è davvero Silvio Berlusconi? Prova a rispondere un'autorità in materia, Mauro Mancia, neurofisiologo all'università di Milano e membro didatta della Società Psicoanalitica Italiana.
D - D'accordo che fra due mesi ci sono le elezioni, che la par condicio non è ancora entrata in vigore. Ma un'invasione mediatica del genere non si era mai vista, dove vuole arrivare Berlusconi?
R - Il presidente del Consiglio usa la televisione come una protesi di se stesso. Si tratta di una modalità altamente disturbante: l'identificazione proiettiva. Consiste nel trasferire negli altri le sue parti peggiori e più irresponsabili, far in modo che gli altri si identifichino con queste parti. Ad esempio, non è Berlusconi che ha commesso reati perché le sue parti peggiori che li hanno commessi sono i magistrati. E ancora, non è lui che ha il conflitto di interessi ma è il povero Fassino. Non è lui ad essersi servito di leggi ad personam ma è Prodi. Non è il suo governo che ha fallito, ma il governo precedente che ha creato caos. Così via.
D - Più che di miracolo italiano si dovrebbe allora parlare di miraggio italiano.
R - Una premessa: l'identificazione proiettiva è molto diffusa. Ma alcune personalità disturbate vi ricorrono in maniera massiva. Tendono a pervertire le relazioni umane o a manipolarle usando questo tipo di modalità.
D - Quanto la televisione ha aiutato e aiuta Berlusconi?
R - La televisione è uno strumento straordinario, che proietta fuori dallo schermo. Così mortiferi diventano i comunisti (che in Italia non ci sono più), invece sono le sue parti peggiori ad essere mortifere. Altra modalità è la negazione, negare la realtà. Qualche esempio: non c'è stato nessuno scontro con il capo dello Stato, il conflitto di interessi non esiste, la politica mi ha fatto impoverire. Oppure: il presidente del Consiglio, per definizione, non dice bugie. E invece è tutto il contrario. Questo crea un'enorme confusione, Berlusconi cerca nella confusione di recuperare qualche voto.
D - Riuscirà il premier a recuperare qualche voto per sé e per la Casa delle libertà?
R - Questo tipo di strategia può funzionare con chi vuol farsi ingannare. Berlusconi si rivolge a loro, da lui stesso allontanati. Usa le parole in sostituzione di fatti che non ha. Come? Alterando in maniera caricaturale la realtà. Così, ad esempio, si autoidealizza e diventa il santino di se stesso. Grottesco, caricaturale appunto. Dice che ci libera dal male cioè dai comunisti che non ci sono, si propone come un figlio ideale che adora la madre, un padre premuroso che si dedica alla moglie e ai figli. Questa falsità mediatica corrisponde ad una perversità etica: una sindrome per cui il soggetto perverte la realtà. La manipola.
D - Dopo il presidente operaio, il presidente imprenditore, ecco il presidente manipolatore?
R - Una strategia studiata a tavolino, parola per parola, per manipolare la realtà. Perversità etica significa appunto manipolare la realtà in maniera che saltino anche le regole etiche. L'opposizione deve dire queste cose. Usare la tecnica della denuncia analitica perché i cittadini si rendano conto della perversione che sta mettendo il paese in uno stato di caos. Lo ripeto, la confusione è il risultato della perversità etica.
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APRILEONLINE 27-1
EDITORIALE
La paura di Berlusconi deve far paura a noi
Renzo Butazzi
La protervia (fino al limite del ricatto) con la quale Silvio Berlusconi ha chiesto una proroga della data di scioglimento delle Camere, più che l’ambizione di essere rieletto denuncia la terribile paura di non riuscirci. Si direbbe che, senza lo scudo della carica e di una maggioranza al suo servizio, tema che possano uscire dall’armadio altri scheletri o che quelli sepolti tornino a mostrare qualche osso.
Tanta paura è allarmante se pensiamo alle iniziative che potrebbe intraprendere per sfruttare la proroga e i mesi successivi nel modo più proficuo.
Oltre a far approvare la legge sull’inappellabilità, la modifica della par condicio e le altre leggi di maggiore interesse per i suoi cobelligeranti (non hanno mai avuto il rango di veri alleati) il premier potrebbe, per esempio, sfruttare meglio i servizi di intelligence. Dal suo punto di vista questi potrebbero essere accusati d’inefficienza, non avendo scoperto niente di penalmente rilevante nel comportamento dei DS.
Il fatto che ciò sia avvenuto perché magari i DS sono davvero “gente perbene”, non “scagiona” i servizi: tra i loro compiti tradizionali, infatti, c’è anche quello di inventare i fatti da scoprire.
Parlando di servizi che un capo del governo spregiudicato, terrorizzato e molto ricco potrebbe usare a suo beneficio, intendo riferirmi anche alle agenzie investigative e di sicurezza più o meno private, preesistenti o create per l’occasione con l’aiuto di ex-funzionari e agenti andati in pensione a tale scopo. Forse qualcuno ricorda il caso emblematico dell’ufficio Rei del Sifar e del suo ex-capo Renzo Rocca, che nel 1968 fece un certo scalpore.
Per rendere la situazione più losca va tenuto presente che il governo può sfruttare ancor meglio il lavoro delle barbe finte e dei servizi segreti “deviati” con le sue reti televisive e una Rai sulla quale ha ancora una forte influenza. In un momento così delicato l’uso dei due strumenti, accompagnato da una maggioranza sempre agli ordini, può mettere in seria difficoltà il processo democratico. Il presidente della Repubblica, per quanto si impegni, non è in grado di garantirne da solo il funzionamento corretto. Bisogna esserne consapevoli e stare molto attenti.
Non credo che dovremo temere iniziative cruente, ma piuttosto il proliferare di previsioni di attentati, sospetti, fughe di notizie, accuse e ricatti nascosti .Ogni dichiarazione e iniziativa del governo e dei suoi uomini in parlamento, anche se apparentemente ragionevole, dovrà essere valutata con grande diffidenza. Non dobbiamo temere di essere accusati di faziosità, allarmismo, dietrologia, perché il tempo a disposizione è poco. Accorgersi dopo che avevamo ragione non serve a niente.
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PESCATA SUL WEB 27-1
IL CAV. SCRIVE AGLI ELETTORI
Caro elettore, cara elettrice,
tutti dicono che c’è crisi ma grazie a questo governo, ora io sono il 25esimo uomo più ricco del mondo. Pensa, nel 2001 ero solo il 48esimo! La crisi è chiaramente una menzogna dei comunisti.
Ti chiedo il voto per altri 5 anni e così anche il nostro Paese potrà dire che un italiano è tra i primi 10 uomini più ricchi del pianeta.
Forza Italia! La forza di un sogno!
Silvio Berlusconi
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ITALIENI 27-1
La parola alla satira
Viva Zapatero!, documentario-pamphlet spiritoso e ribelle che prende di mira il primo ministro italiano Silvio Berlusconi, nasce dal bisogno di denunciare una situazione politica drammatica, come spiega la regista e interprete Sabina Guzzanti: "Berlusconi ha provocato dei danni notevoli al paese. Chi prenderà il suo posto dovrà abrogare una quantità enorme di leggi, ma non è detto che il centrosinistra sia disposto a farlo". Sabina Guzzanti esprime così il suo scetticismo, mostrando un'autonomia che le è costata cara sul lavoro. Ma nega di avere una "vocazione al martirio".
Le Vif, Belgio [in francese]
http://www.levif.be/CMArticles/ShowArticle.asp?articleID=1218§ionID=10
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MEDITAZIONE 27/1/06
MANIFESTO
EDITORIALE
Offensiva finale
GABRIELE POLO
Silvio Berlusconi ha ragione. Dice la verità quando afferma che il suo governo ha cambiato l'Italia. In peggio. E' pure vero che le tante leggi varate in questa legislatura non sono state solo pro domo sua: hanno trasformato la costituzione materiale del paese e la sinistra - che per troppo tempo ha puntato il dito principalmente sui conflitti d'interesse - se ne sta rendendo conto solo in queste ultime settimane. Forse. Il fatto è che c'è sempre stata una perfetta coincidenza tra gli interessi privati del premier e una cultura di destra liberista e populista. Che cos'è il berlusconismo se non l'incarnazione in un sol uomo di un'intera politica? Quel fiume che segna un'epoca e scava al punto da rendere popolare una legge che sancisce l'impunibilità dell'omicidio preventivo per chi sente minacciata la propria persona e la propria proprietà, che privatizza la pena di morte.
In cinque anni il governo di centrodestra ha sottoposto il lavoro al dominio del mercato (legge 30), privatizzato scuola e ricerca (Moratti), stravolto la Costituzione del `48 (devolution), portato il paese in guerra (Iraq), per non parlare di tutte le leggi un po' troppo semplicisticamente definite «ad personam» (informazione e giustizia), di quelle a uso della maggioranza (riforma elettorale) o delle forche caudine imposte agli immigrati, dello strame fatto ai danni dei beni comuni (dalle privatizzazioni energetiche alle grandi opere). Ha proprio ragione Silvio Berlusconi quando dice di aver lavorato molto. E a fondo.
Ora siamo al rush finale, con due settimane in più per concludere l'opera, presentarsi agli elettori con il pacchetto completo e poterlo agitare in tv o alla radio mentre si realizza. Una perfetta tattica di guerra: offensiva militare e propaganda, in simultanea. Martedì, per la felicità di An e Lega, è stata varata la legge che permette a chiunque di sparare impunemente per il solo fatto di percepire una minaccia: se poi la minaccia non c'era vaglielo a raccontare allo sparato, ma intanto la delega della sicurezza dallo stato al privato è compiuta. Ieri il fascistissimo Codice Rocco sui reati d'opinione è stato emendato ma solo per accontentare i leghisti a cui non piace il tricolore lasciando, invece, intatta la punibilità dei reati d'opinione associativi. Tra il plauso dei proibizionisti, - inasprita la legge Fini sulle droghe con l'equiparazione tra uno spinello e l'eroina. E per farlo in fretta si usa come un autobus un disegno di legge sulle Olimpiadi invernali, forse per l'affinità cromatica col bianco della neve. Nei prossimi giorni la valanga continuerà. Fino allo scioglimento delle camere, cercando di far contenti tutti i tasselli della maggioranza e per affascinare la parte più grigia dell'opinione pubblica. Fino al 9 aprile, quando - parola di Berlusconi - l'Italia che il cavaliere ha cambiato andrà al voto. Ma fino ad allora il veleno inquinerà le falde del paese. Per bonificarlo servirà un intervento radicale di cui non vediamo ancora traccia.
giovedì, gennaio 26, 2006
MEDITAZIONE - 26/1/06
MANIFESTO
Berlusconi, l'uomo qualsiasi
Non conta il programma - Siamo su un piano di pura ripetizione, ridondanza, ipervisibilità - Destinatario è quell'elettorato indeciso, poco politicizzato e poco acculturato, che non ha idee precise, ma sceglie per istinto il candidato più familiare e premiato dai media
CARLO FRECCERO
Nell'epoca dei sondaggi si può avere, prima delle elezioni, una proiezione delle intenzioni di voto dell'elettorato. A differenza delle precedenti elezioni, e dopo i risultati deludenti delle regionali, Berlusconi si presenta oggi alle elezioni con un handicap di circa sei punti nei confronti del centro-sinistra. Ma, rispetto alle elezioni precedenti, c'è un'ulteriore differenza. Il fenomeno Berlusconi è stato portatore nel bene e nel male di un nuovo progetto e di un nuovo immaginario; oggi quel progetto è fallito e la sinistra rischia di vincere solo per gli errori dell'avversario, senza essere portatrice di un progetto proprio e alternativo. Inoltre, in questo periodo, la sinistra è sotto attacco mediatico: Berlusconi rivolge contro la sinistra, deturpandolo, il tema del conflitto di interessi. «Nel mio caso - dice - le mie proprietà sono sotto gli occhi dei tutti e non posso che operare rettamente. La sinistra finge di non avere interessi personali, ma è uguale alla destra e anche peggiore, dal momento che i suoi interessi vengono occultati». Pur avendo sempre sostenuto la politicizzazione della magistratura, accusato i giudici di comunismo e proclamato il suo garantismo, non ha esitato a recarsi dai magistrati per una testimonianza-denuncia, che non ha avuto conseguenze per la sinistra. Questa strategia non sembra, fino a oggi, aver prodotto danni rilevanti per la sinistra nei sondaggi, ma non si escludono colpi di scena. Inoltre il cambiamento della legge elettorale, dal maggioritario al proporzionale, suggerirebbe una campagna più basata sui programmi di partito che sul culto della personalità. Per questo gli alleati più forti di Berlusconi hanno auspicato una fine «dell'avanspettacolo». Ma inaspettatamente Berlusconi sembra voler fortemente personalizzare questa campagna elettorale.
Quando la sua immagine era vincente nell'immaginario collettivo, Berlusconi ha molto dosato le apparizioni televisive o meglio, ha trasformato le sue apparizioni in evento o in comizi privi di interlocutore. Per i duelli politici ha sempre delegato uomini di fiducia, come Bondi, Schifani, Vito che con il loro ossequioso rispetto aumentavano l'aura di credibilità del leader. Oggi Berlusconi porta avanti una campagna di esasperato presenzialismo e affronta in prima persona i dibattiti con l'opposizione. Recentemente ha anche dichiarato di voler rimandare lo scioglimento delle camere per allontanare nel tempo l'attuazione dell'odiata par condicio, la legge elettorale che disciplina l'uso del mezzo televisivo da parte dei rappresentanti dei partiti. Quale strategia si propone Berlusconi? Nella campagna precedente c'è stata l'idea del contratto sottoscritto in diretta con gli italiani. Veniva elencata e sottoscritta una serie di impegni. Gli elettori l'avrebbero a loro volta controfirmata con il voto. Berlusconi si impegnava a non ricandidarsi, se il programma fosse fallito. Dopo gli esiti poco brillanti del suo governo, Berlusconi non può più puntare su un programma a effetto. Spende quindi a piene mani l'ultima carta in suo possesso: la sua popolarità. O meglio, la sua riconoscibilità e visibilità. Anche se sempre meno amato dall'elettorato, Berlusconi rappresenta un brand di forte impatto sul mercato. Basti dire che una signora che aveva smarrito la memoria su se stessa e la famiglia è stata in grado di riconoscere un'unica persona: Berlusconi. Oggi Berlusconi sta occupando tutti gli spazi mediatici disponibili. Rischia di saturare l'elettorato. La sua strategia di oggi corrisponde alla campagna di affissioni con cui ha cercato di aggirare nelle scorse elezioni la par-condicio televisiva. In questo modo riprende lo stadio più basso della campagna elettorale: il volantinaggio che ci fa conoscere il nome e l'immagine del candidato. Non conta il programma o lo scenario simbolico che si vuole evocare. Siamo su un piano di pura ripetizione, ridondanza, ipervisibilità. Destinatario è quell'elettorato indeciso, poco politicizzato e poco acculturato, che non ha idee precise, ma sceglie per istinto il candidato più familiare e premiato dai media.
Una campagna come questa richiede costanza e tempi lunghi. Anche nei reality la personalità dei personaggi emerge puntata dopo puntata. Dopo essere stato carismatico, Berlusconi tende a farsi familiare e rassicurante. I suoi sfoghi in diretta ci confermano che è una vittima dei comunisti.
Berlusconi, l'uomo qualsiasi
Non conta il programma - Siamo su un piano di pura ripetizione, ridondanza, ipervisibilità - Destinatario è quell'elettorato indeciso, poco politicizzato e poco acculturato, che non ha idee precise, ma sceglie per istinto il candidato più familiare e premiato dai media
CARLO FRECCERO
Nell'epoca dei sondaggi si può avere, prima delle elezioni, una proiezione delle intenzioni di voto dell'elettorato. A differenza delle precedenti elezioni, e dopo i risultati deludenti delle regionali, Berlusconi si presenta oggi alle elezioni con un handicap di circa sei punti nei confronti del centro-sinistra. Ma, rispetto alle elezioni precedenti, c'è un'ulteriore differenza. Il fenomeno Berlusconi è stato portatore nel bene e nel male di un nuovo progetto e di un nuovo immaginario; oggi quel progetto è fallito e la sinistra rischia di vincere solo per gli errori dell'avversario, senza essere portatrice di un progetto proprio e alternativo. Inoltre, in questo periodo, la sinistra è sotto attacco mediatico: Berlusconi rivolge contro la sinistra, deturpandolo, il tema del conflitto di interessi. «Nel mio caso - dice - le mie proprietà sono sotto gli occhi dei tutti e non posso che operare rettamente. La sinistra finge di non avere interessi personali, ma è uguale alla destra e anche peggiore, dal momento che i suoi interessi vengono occultati». Pur avendo sempre sostenuto la politicizzazione della magistratura, accusato i giudici di comunismo e proclamato il suo garantismo, non ha esitato a recarsi dai magistrati per una testimonianza-denuncia, che non ha avuto conseguenze per la sinistra. Questa strategia non sembra, fino a oggi, aver prodotto danni rilevanti per la sinistra nei sondaggi, ma non si escludono colpi di scena. Inoltre il cambiamento della legge elettorale, dal maggioritario al proporzionale, suggerirebbe una campagna più basata sui programmi di partito che sul culto della personalità. Per questo gli alleati più forti di Berlusconi hanno auspicato una fine «dell'avanspettacolo». Ma inaspettatamente Berlusconi sembra voler fortemente personalizzare questa campagna elettorale.
Quando la sua immagine era vincente nell'immaginario collettivo, Berlusconi ha molto dosato le apparizioni televisive o meglio, ha trasformato le sue apparizioni in evento o in comizi privi di interlocutore. Per i duelli politici ha sempre delegato uomini di fiducia, come Bondi, Schifani, Vito che con il loro ossequioso rispetto aumentavano l'aura di credibilità del leader. Oggi Berlusconi porta avanti una campagna di esasperato presenzialismo e affronta in prima persona i dibattiti con l'opposizione. Recentemente ha anche dichiarato di voler rimandare lo scioglimento delle camere per allontanare nel tempo l'attuazione dell'odiata par condicio, la legge elettorale che disciplina l'uso del mezzo televisivo da parte dei rappresentanti dei partiti. Quale strategia si propone Berlusconi? Nella campagna precedente c'è stata l'idea del contratto sottoscritto in diretta con gli italiani. Veniva elencata e sottoscritta una serie di impegni. Gli elettori l'avrebbero a loro volta controfirmata con il voto. Berlusconi si impegnava a non ricandidarsi, se il programma fosse fallito. Dopo gli esiti poco brillanti del suo governo, Berlusconi non può più puntare su un programma a effetto. Spende quindi a piene mani l'ultima carta in suo possesso: la sua popolarità. O meglio, la sua riconoscibilità e visibilità. Anche se sempre meno amato dall'elettorato, Berlusconi rappresenta un brand di forte impatto sul mercato. Basti dire che una signora che aveva smarrito la memoria su se stessa e la famiglia è stata in grado di riconoscere un'unica persona: Berlusconi. Oggi Berlusconi sta occupando tutti gli spazi mediatici disponibili. Rischia di saturare l'elettorato. La sua strategia di oggi corrisponde alla campagna di affissioni con cui ha cercato di aggirare nelle scorse elezioni la par-condicio televisiva. In questo modo riprende lo stadio più basso della campagna elettorale: il volantinaggio che ci fa conoscere il nome e l'immagine del candidato. Non conta il programma o lo scenario simbolico che si vuole evocare. Siamo su un piano di pura ripetizione, ridondanza, ipervisibilità. Destinatario è quell'elettorato indeciso, poco politicizzato e poco acculturato, che non ha idee precise, ma sceglie per istinto il candidato più familiare e premiato dai media.
Una campagna come questa richiede costanza e tempi lunghi. Anche nei reality la personalità dei personaggi emerge puntata dopo puntata. Dopo essere stato carismatico, Berlusconi tende a farsi familiare e rassicurante. I suoi sfoghi in diretta ci confermano che è una vittima dei comunisti.
RESISTENZA - 26/1/06
REPUBBLICA on-line 26-1
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Solo Lui può
"Sono fantasie assolute, non abbiamo mai utilizzato i poteri dello Stato, come i servizi o altro, e neanche le tv per attaccare l'opposizione."
(Silvio Berlusconi a Porta a Porta, a proposito dell'accusa dei Ds e dell'Unità di un intervento dei servizi di sicurezza nelle fughe di notizie sulle telefonate del caso Unipol - Ansa, 20 gennaio 2005).
"Il vice coordinatore di Fi e componente del Copaco, Fabrizio Cicchitto, osserva: 'Massimo Brutti ha utilizzato il Copaco per calunniare e insultare il presidente del Consiglio e per svolgere in quella sede un'operazione di bassa propaganda elettorale poi trovando nel Corriere della Sera la cassa di risonanza mediatica. Mai in questi cinque anni il Copaco era stato utilizzato per un'operazione di killeraggio politico di così basso livello'. Secondo il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino, 'l'accusa mossa da Brutti ai servizi segreti italiani è gravissima..."
(Ansa, 20 gennaio 2006).
"Il ministro dell'Interno è fuori di sé per le accuse ai servizi segreti. Il dottor Letta è stato incaricato di prendere contatti con l'Avvocatura generale dello Stato. Io ho dato il via per quel che ci riguarda. Si tratta di un'accusa per cui un governo, se fosse vera, dovrebbe dimettersi. Ma non esiste per una cosa proprio inaccettabile e credo che sia assolutamente un dovere da parte dell'Avvocatura intervenire contro l'Unità."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 21 gennaio 2006).
"Mi piacerebbe eliminare i servizi segreti, perché in sette mesi in cui fui presidente del Consiglio ho avuto più informazioni da Novella 2000 che dai servizi segreti stessi... Rischio la vita se dico che mi piacerebbe eliminare i servizi segreti?"
(Silvio Berlusconi, Ansa, 19 maggio 2000).
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Berlusconi al Quirinale
Camere sciolte l'11 febbraio
Il capo dello Stato specifica: "Il 9 aprile si vota, data irrinunciabile e non rinviabile"
ROMA - Dopo un incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha convocato per l'11 febbraio i presidenti delle Camere. Dunque quella sarà la data in cui le Camere saranno sciolte.
Dopo 30 minuti di colloquio l'accordo, lungamente preparato dalle diplomazie dei due Palazzi, è stato "sottoscritto".
[Evidentemente, anche agli occhi del presidente della Repubblica, la «parola d'onore» del premier non basta. – L'UNITA' on-line 26-1, Sommario di I pag.]
Berlusconi dunque ottiene quell'allungamento fortemente voluto mentre il presidente della Repubblica conserva la data del 9 aprile che, in un'estrema forzatura, Berlusconi avrebbe voluto rinviare. Ma il capo dello Stato non ha ceduto e ancora oggi ha detto che "il 9 aprile è una data irrinunciabile, non rinviabile". E da Palazzo Chigi fanno sapere che l'11 febbraio è stato convocato il consiglio dei Ministri per il decreto di indizione delle elezioni del 9 e 10 aprile.
Dal Quirinale, intanto, in un comunicato si dice che il presidente della Repubblica ha constatato che il Parlamento ha risolto il problema della candidabilità dei sindaci e dei presidenti della Province, e anche di evitare il raddoppio delle firme da raccogliere per le liste che lo devono fare: problemi "che altrimenti potevano essere risolti con lo scioglimento delle Camere entro il 29 gennaio 2006".
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L'UNITA' on-line 26-1
Sommario di I pag.
Satyricon: condannata Mediaset
Raddoppio contro Berlusconi, anche lui condannato
Travaglio e Luttazzi non diffamarono
Il conflitto di interessi c'è e dirlo non è diffamazione. Dunque Daniele Luttazzi e Marco Travaglio vanno prosciolti mentre deve essere condannata Mediaset che li aveva citati. Un raddoppio di una sentenza contro Berlusconi, anche lui condannato. La vicenda risale alla trasmissione Satyricon: per quella trasmissione Luttazzi è stato escluso per cinque anni dalla Rai. A novembre del 2005, una prima sentenza aveva condannato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a rifondere le spese di giudizio in favore di Travaglio, Luttazzi.
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Niente programmi tv, Santoro fa paura
«L’editto bulgaro è ancora in vigore», denuncia Michele Santoro
Berlusconi ha inventato la par condicio «contra Santorum»: chi è stato parlamentare quest’anno non può condurre programmi in Rai in campagna elettorale. Il nuovo editto berlusconiano bandito dalla Vigilanza e subito imposto nel Cda della Rai ieri pomeriggio. Niente video per Santoro prima del voto; tornerà, chissà, «entro la primavera 2006» su RaiDue: questo il mandato che ieri sera il Cda ha affidato al direttore generale Meocci, all’unanimità, dopo un acceso dibattito e la «presa d’atto» dell’emendamento votato in commissione di Vigilanza dalla sola Cdl. Non prenderne atto è stato ritenuto «non opportuno» anche dal presidente Petruccioli.
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EDITORIALE
Triste barzelletta
di Antonio Padellaro
Un giorno, ha raccontato a Sky, l’Unità ha scritto che sono peggio di Saddam e la sera stessa qualcuno ha cercato di farmi fuori. Dopo averci propinato le più vecchie e insipide battute di questo mondo Berlusconi ha inventato un nuovo genere: la barzelletta triste. La storiella consiste nel fatto che nessuno su questo giornale lo ha mai paragonato all’ex dittatore iracheno, personaggio infame e sanguinario ma non privo di una sua tragica dignità. Sotto questo aspetto verrebbe da dire: via cavaliere, non si monti la testa.
Ma se mai un raffronto del genere ci fosse stato, pensate all’assurdo di un qualcuno che legge l’Unità e subito organizza l’attentato al premier come se dovesse programmare il cinema. Triste, e anche umiliante essere costretti a replicare a questa nuova buffonata. Che l’uomo sia del tutto incapace di articolare concetti seri, valutazioni argomentate, rilievi fondati, lo hanno capito tutti. Così come è diventato un fastidioso rumore di fondo quel suo straparlare televisivo, mai interrotto, in cui mescola i simpatici quadretti familiari ai cento milioni di morti nei gulag staliniani (dei quali ci ha indicato come complici).
Noi, però, non faremo l’errore di sottovalutare l’uomo delle barzellette perché sappiamo che dietro le ripetute provocazioni e le incredibili sparate c’è del metodo. Se ci ha preso di mira denunciandoci per gravi reati, accusandoci di oscure manovre (con il rischio che qualche sconsiderato gli dia retta) a qualcosa d’altro sta sicuramente pensando. L’uomo è potentissimo, si sta giocando la partita decisiva ed è capace di tutto. Perciò, stiamo con gli occhi aperti.
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CITAZIONI
Berlusconi – schizofrenico, bugiardo o solo furbo?
A Berlusconi non piace andare in tv. Lo ha detto in tv. Nel corso di una maratona tv che lo sta portando in tv da settimane almeno una volta al giorno, democraticamente spartito fra appuntamenti grandi e piccoli, sociali, culturali, di varietà e politica. Bisogno di chiarimenti? Prima spiegazione possibile – benevola: la sua è una personalità divisa – l’affermazione è la prova che in lui convivono due distinti uomini, uno dei quali spesso non si accorge di quello che fa l’altro. Quella cui abbiamo assistito ieri è dunque la confessione involontaria di un leader stressato, disperato, che non controlla più quello che dice. Seconda spiegazione possibile – meno benevola: il premier è un grande bugiardo, ma così bugiardo che ha perso l’istinto a far collimare varie versioni. Terza spiegazione - seria. Il premier è un genio. Soprattutto un genio della tv. Un genio del combattimento mediatico. E’ il bacio della telecamera che cambia in principe il ranocchio. E’ il qui e ora della esistenza.
(Lucia Annunziata, Stampa 26-1)
-=oOo=-
Suggerimento disinteressato e gratuito al dott. Berlusconi
La smetta di andare in tv. Finché se ne stava zitto, le banche e le barche della sinistra erano la prima notizia dei telegiornali, la gente pensava alle magagne dei ds e i sondaggi davano il governo in recupero. Da quando ha ricominciato a inondare l’etere parlando di Milan da Biscardi, di traffico a Isoradio e di ex fidanzate e comunisti corrotti da tutte le parti, la gente è tornata a pensare a lei e, di conseguenza, la sinistra ha riguadagnato voti. In una delle sue ultime esondazioni dialettiche, ha finalmente ammesso che Cary Grant era più bello. Ora le serve un ulteriore scatto di umiltà per prendere atto che gli elettori non la percepiscono più come pimpante «homo novus» ma come un vecchio e noioso democristiano. E i vecchi e noiosi democristiani i voti li hanno sempre presi facendosi vedere in giro il meno possibile.
(Massimo Gramellini, Ibidem)
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IL RIFORMISTA 26-1
Corsivo
Il vizio antico del cavalier Berlusconi
Em.ma
Marco Travaglio ha pubblicato sull’Unità stralci di una sentenza della Corte di Appello di Venezia emessa il 22 ottobre 1990 (attenzione alla data) con la quale Silvio Berlusconi veniva amnistiato dal reato di falsa testimonianza. I documenti sono documenti, e il fatto che li pubblichi Travaglio non ne cambia il senso, se non si sposano tutti i commenti che il giornalista fa. In questo caso, i fatti sono inequivocabili: il Cavaliere querelò i giornalisti che scrissero sulla sua appartenenza alla P2, e il Tribunale li assolse per avere detto il vero, con un verdetto che non conosciamo. Si ricorse in Corte di Appello, la sentenza della quale così recita: «Berlusconi ha dichiarato il falso (con) dichiarazioni menzognere ... e ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza. Ma il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia». Ho richiamato l’attenzione sulla data perché il mio amico Giuliano Ferrara continua a dire - anche in polemica con me - che solo da quando Berlusconi è sceso in campo e governa da Palazzo Chigi, la magistratura lo «perseguita» e lo considera bugiardo e violatore della legge. Non è così: il vizio è antico.
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APRILEONLINE 26-1
Una bugia al giorno
Berlusconi imputato
"Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da quello della pura amicizia!" (29- 11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al Parlamento ben due decreti ad personam, i "decreti Berlusconi", per salvare le televisioni dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai magistrati) perché trasmettevano illegalmente su tutto il territorio nazionale. La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione del reato di finanziamento illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore "All Iberian", ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi, tra il 1990 e il 1992, ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha lasciato la vita politica.
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La smentita del giorno
I Pm sconfessano Berlusconi
Il Premier a Porta a Porta nel confronto con Fausto Bertinotti: "Sono a conoscenza di incontri che esponenti della sinistra hanno avuto per convincere alcuni soci Bnl a vendere le loro quote all'Unipol: informerò i giudici".
"Nessuna pressione. I fatti denunciati dal premier non hanno alcuna rilevanza penale. Non è emerso che i colloqui di Massimo D'Alema, di Walter Veltroni, di Romano Prodi, di Francesco Rutelli con il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, abbiano riguardato la cessione ad Unipol del pacchetto azionario in mano al gruppo assicurativo". Per la Procura di Roma, il caso è chiuso.
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Ipse dixit
Eia eia Alalà... ovvero l'alleato di Silvio
"Fascismo male assoluto? E' una sciocchezza piramidale. Non può essere male assoluto qualcosa che godeva del consenso che aveva, come il fascismo".
"Il fascismo resta un giacimento di esperienze positive nella società civile, cui attingere quando serve".
"La demografia è il cardine di tutto. Bisogna fare bambini. E alle donne occorre chiedere di tornare a casa a fare le mamme, però pagarle come quelle che scelgono di lavorare".
Pino Rauti, neo alleato di Silvio Berlusconi
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LIBERAZIONE 26-1
Titolo
I Savoia scelgono: stanno col premier
«Lo ammiriamo per la determinazione»
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Sommario di I pag.
Berlusconi ai militari: soldi e carriera
Il governo agli sgoccioli ci prova fino alla fine, cercando canali preferenziali e consenso tra le Forze armate e di polizia. Le opposizioni: tentativo maldestro e pasticciato, ennesima prova di analfabetismo istituzionale.
CARTA CANTA
di Marco Travaglio
Solo Lui può
"Sono fantasie assolute, non abbiamo mai utilizzato i poteri dello Stato, come i servizi o altro, e neanche le tv per attaccare l'opposizione."
(Silvio Berlusconi a Porta a Porta, a proposito dell'accusa dei Ds e dell'Unità di un intervento dei servizi di sicurezza nelle fughe di notizie sulle telefonate del caso Unipol - Ansa, 20 gennaio 2005).
"Il vice coordinatore di Fi e componente del Copaco, Fabrizio Cicchitto, osserva: 'Massimo Brutti ha utilizzato il Copaco per calunniare e insultare il presidente del Consiglio e per svolgere in quella sede un'operazione di bassa propaganda elettorale poi trovando nel Corriere della Sera la cassa di risonanza mediatica. Mai in questi cinque anni il Copaco era stato utilizzato per un'operazione di killeraggio politico di così basso livello'. Secondo il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino, 'l'accusa mossa da Brutti ai servizi segreti italiani è gravissima..."
(Ansa, 20 gennaio 2006).
"Il ministro dell'Interno è fuori di sé per le accuse ai servizi segreti. Il dottor Letta è stato incaricato di prendere contatti con l'Avvocatura generale dello Stato. Io ho dato il via per quel che ci riguarda. Si tratta di un'accusa per cui un governo, se fosse vera, dovrebbe dimettersi. Ma non esiste per una cosa proprio inaccettabile e credo che sia assolutamente un dovere da parte dell'Avvocatura intervenire contro l'Unità."
(Silvio Berlusconi, Ansa, 21 gennaio 2006).
"Mi piacerebbe eliminare i servizi segreti, perché in sette mesi in cui fui presidente del Consiglio ho avuto più informazioni da Novella 2000 che dai servizi segreti stessi... Rischio la vita se dico che mi piacerebbe eliminare i servizi segreti?"
(Silvio Berlusconi, Ansa, 19 maggio 2000).
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Berlusconi al Quirinale
Camere sciolte l'11 febbraio
Il capo dello Stato specifica: "Il 9 aprile si vota, data irrinunciabile e non rinviabile"
ROMA - Dopo un incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha convocato per l'11 febbraio i presidenti delle Camere. Dunque quella sarà la data in cui le Camere saranno sciolte.
Dopo 30 minuti di colloquio l'accordo, lungamente preparato dalle diplomazie dei due Palazzi, è stato "sottoscritto".
[Evidentemente, anche agli occhi del presidente della Repubblica, la «parola d'onore» del premier non basta. – L'UNITA' on-line 26-1, Sommario di I pag.]
Berlusconi dunque ottiene quell'allungamento fortemente voluto mentre il presidente della Repubblica conserva la data del 9 aprile che, in un'estrema forzatura, Berlusconi avrebbe voluto rinviare. Ma il capo dello Stato non ha ceduto e ancora oggi ha detto che "il 9 aprile è una data irrinunciabile, non rinviabile". E da Palazzo Chigi fanno sapere che l'11 febbraio è stato convocato il consiglio dei Ministri per il decreto di indizione delle elezioni del 9 e 10 aprile.
Dal Quirinale, intanto, in un comunicato si dice che il presidente della Repubblica ha constatato che il Parlamento ha risolto il problema della candidabilità dei sindaci e dei presidenti della Province, e anche di evitare il raddoppio delle firme da raccogliere per le liste che lo devono fare: problemi "che altrimenti potevano essere risolti con lo scioglimento delle Camere entro il 29 gennaio 2006".
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L'UNITA' on-line 26-1
Sommario di I pag.
Satyricon: condannata Mediaset
Raddoppio contro Berlusconi, anche lui condannato
Travaglio e Luttazzi non diffamarono
Il conflitto di interessi c'è e dirlo non è diffamazione. Dunque Daniele Luttazzi e Marco Travaglio vanno prosciolti mentre deve essere condannata Mediaset che li aveva citati. Un raddoppio di una sentenza contro Berlusconi, anche lui condannato. La vicenda risale alla trasmissione Satyricon: per quella trasmissione Luttazzi è stato escluso per cinque anni dalla Rai. A novembre del 2005, una prima sentenza aveva condannato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a rifondere le spese di giudizio in favore di Travaglio, Luttazzi.
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Niente programmi tv, Santoro fa paura
«L’editto bulgaro è ancora in vigore», denuncia Michele Santoro
Berlusconi ha inventato la par condicio «contra Santorum»: chi è stato parlamentare quest’anno non può condurre programmi in Rai in campagna elettorale. Il nuovo editto berlusconiano bandito dalla Vigilanza e subito imposto nel Cda della Rai ieri pomeriggio. Niente video per Santoro prima del voto; tornerà, chissà, «entro la primavera 2006» su RaiDue: questo il mandato che ieri sera il Cda ha affidato al direttore generale Meocci, all’unanimità, dopo un acceso dibattito e la «presa d’atto» dell’emendamento votato in commissione di Vigilanza dalla sola Cdl. Non prenderne atto è stato ritenuto «non opportuno» anche dal presidente Petruccioli.
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EDITORIALE
Triste barzelletta
di Antonio Padellaro
Un giorno, ha raccontato a Sky, l’Unità ha scritto che sono peggio di Saddam e la sera stessa qualcuno ha cercato di farmi fuori. Dopo averci propinato le più vecchie e insipide battute di questo mondo Berlusconi ha inventato un nuovo genere: la barzelletta triste. La storiella consiste nel fatto che nessuno su questo giornale lo ha mai paragonato all’ex dittatore iracheno, personaggio infame e sanguinario ma non privo di una sua tragica dignità. Sotto questo aspetto verrebbe da dire: via cavaliere, non si monti la testa.
Ma se mai un raffronto del genere ci fosse stato, pensate all’assurdo di un qualcuno che legge l’Unità e subito organizza l’attentato al premier come se dovesse programmare il cinema. Triste, e anche umiliante essere costretti a replicare a questa nuova buffonata. Che l’uomo sia del tutto incapace di articolare concetti seri, valutazioni argomentate, rilievi fondati, lo hanno capito tutti. Così come è diventato un fastidioso rumore di fondo quel suo straparlare televisivo, mai interrotto, in cui mescola i simpatici quadretti familiari ai cento milioni di morti nei gulag staliniani (dei quali ci ha indicato come complici).
Noi, però, non faremo l’errore di sottovalutare l’uomo delle barzellette perché sappiamo che dietro le ripetute provocazioni e le incredibili sparate c’è del metodo. Se ci ha preso di mira denunciandoci per gravi reati, accusandoci di oscure manovre (con il rischio che qualche sconsiderato gli dia retta) a qualcosa d’altro sta sicuramente pensando. L’uomo è potentissimo, si sta giocando la partita decisiva ed è capace di tutto. Perciò, stiamo con gli occhi aperti.
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CITAZIONI
Berlusconi – schizofrenico, bugiardo o solo furbo?
A Berlusconi non piace andare in tv. Lo ha detto in tv. Nel corso di una maratona tv che lo sta portando in tv da settimane almeno una volta al giorno, democraticamente spartito fra appuntamenti grandi e piccoli, sociali, culturali, di varietà e politica. Bisogno di chiarimenti? Prima spiegazione possibile – benevola: la sua è una personalità divisa – l’affermazione è la prova che in lui convivono due distinti uomini, uno dei quali spesso non si accorge di quello che fa l’altro. Quella cui abbiamo assistito ieri è dunque la confessione involontaria di un leader stressato, disperato, che non controlla più quello che dice. Seconda spiegazione possibile – meno benevola: il premier è un grande bugiardo, ma così bugiardo che ha perso l’istinto a far collimare varie versioni. Terza spiegazione - seria. Il premier è un genio. Soprattutto un genio della tv. Un genio del combattimento mediatico. E’ il bacio della telecamera che cambia in principe il ranocchio. E’ il qui e ora della esistenza.
(Lucia Annunziata, Stampa 26-1)
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Suggerimento disinteressato e gratuito al dott. Berlusconi
La smetta di andare in tv. Finché se ne stava zitto, le banche e le barche della sinistra erano la prima notizia dei telegiornali, la gente pensava alle magagne dei ds e i sondaggi davano il governo in recupero. Da quando ha ricominciato a inondare l’etere parlando di Milan da Biscardi, di traffico a Isoradio e di ex fidanzate e comunisti corrotti da tutte le parti, la gente è tornata a pensare a lei e, di conseguenza, la sinistra ha riguadagnato voti. In una delle sue ultime esondazioni dialettiche, ha finalmente ammesso che Cary Grant era più bello. Ora le serve un ulteriore scatto di umiltà per prendere atto che gli elettori non la percepiscono più come pimpante «homo novus» ma come un vecchio e noioso democristiano. E i vecchi e noiosi democristiani i voti li hanno sempre presi facendosi vedere in giro il meno possibile.
(Massimo Gramellini, Ibidem)
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IL RIFORMISTA 26-1
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Il vizio antico del cavalier Berlusconi
Em.ma
Marco Travaglio ha pubblicato sull’Unità stralci di una sentenza della Corte di Appello di Venezia emessa il 22 ottobre 1990 (attenzione alla data) con la quale Silvio Berlusconi veniva amnistiato dal reato di falsa testimonianza. I documenti sono documenti, e il fatto che li pubblichi Travaglio non ne cambia il senso, se non si sposano tutti i commenti che il giornalista fa. In questo caso, i fatti sono inequivocabili: il Cavaliere querelò i giornalisti che scrissero sulla sua appartenenza alla P2, e il Tribunale li assolse per avere detto il vero, con un verdetto che non conosciamo. Si ricorse in Corte di Appello, la sentenza della quale così recita: «Berlusconi ha dichiarato il falso (con) dichiarazioni menzognere ... e ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza. Ma il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia». Ho richiamato l’attenzione sulla data perché il mio amico Giuliano Ferrara continua a dire - anche in polemica con me - che solo da quando Berlusconi è sceso in campo e governa da Palazzo Chigi, la magistratura lo «perseguita» e lo considera bugiardo e violatore della legge. Non è così: il vizio è antico.
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APRILEONLINE 26-1
Una bugia al giorno
Berlusconi imputato
"Sono pronto a lasciare la guida del Polo, la Camera e la vita politica se verrà dimostrato un rapporto mio o della Fininvest o di una società del gruppo col signor Bettino Craxi, diverso da quello della pura amicizia!" (29- 11-95). Craxi è colui che nel 1984 impose con il suo governo al Parlamento ben due decreti ad personam, i "decreti Berlusconi", per salvare le televisioni dell'amico finite sotto inchiesta (e minacciate di sequestro dai magistrati) perché trasmettevano illegalmente su tutto il territorio nazionale. La Corte di Cassazione, confermando la prescrizione del reato di finanziamento illecito nel processo sulla società berlusconiana off-shore "All Iberian", ha ritenuto dimostrato che Berlusconi versò illegalmente a Craxi, tra il 1990 e il 1992, ben 21 miliardi estero su estero. Ma Berlusconi non ha lasciato la vita politica.
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La smentita del giorno
I Pm sconfessano Berlusconi
Il Premier a Porta a Porta nel confronto con Fausto Bertinotti: "Sono a conoscenza di incontri che esponenti della sinistra hanno avuto per convincere alcuni soci Bnl a vendere le loro quote all'Unipol: informerò i giudici".
"Nessuna pressione. I fatti denunciati dal premier non hanno alcuna rilevanza penale. Non è emerso che i colloqui di Massimo D'Alema, di Walter Veltroni, di Romano Prodi, di Francesco Rutelli con il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, abbiano riguardato la cessione ad Unipol del pacchetto azionario in mano al gruppo assicurativo". Per la Procura di Roma, il caso è chiuso.
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Ipse dixit
Eia eia Alalà... ovvero l'alleato di Silvio
"Fascismo male assoluto? E' una sciocchezza piramidale. Non può essere male assoluto qualcosa che godeva del consenso che aveva, come il fascismo".
"Il fascismo resta un giacimento di esperienze positive nella società civile, cui attingere quando serve".
"La demografia è il cardine di tutto. Bisogna fare bambini. E alle donne occorre chiedere di tornare a casa a fare le mamme, però pagarle come quelle che scelgono di lavorare".
Pino Rauti, neo alleato di Silvio Berlusconi
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LIBERAZIONE 26-1
Titolo
I Savoia scelgono: stanno col premier
«Lo ammiriamo per la determinazione»
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Sommario di I pag.
Berlusconi ai militari: soldi e carriera
Il governo agli sgoccioli ci prova fino alla fine, cercando canali preferenziali e consenso tra le Forze armate e di polizia. Le opposizioni: tentativo maldestro e pasticciato, ennesima prova di analfabetismo istituzionale.
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