LUNITA on-line 29-8
Buoni propositi
Abbassare i toni converrebbe moltissimo ma poi ci imbattiamo negli insulti e nelle prese in giro a Baldoni morto. Perdiamo il filo del dialogo e ricominciamo da capo: dalla violenza, dalla volgarità, dal totale dominio informativo del Paese, dalla violazione della Costituzione italiana che ripudia la guerra, dal conflitto di interessi...
di Furio Colombo
E se non avessimo mai alzato la voce, giornalisti miti e cortesi che chiedono sommessamente al ministro Castelli perché tanta asprezza verso la sinistra, giornalisti che fanno finta di non accorgersi che Berlusconi dice a una signora «faccia da stronza» (troppo volgare), lasciano perdere la bandana (troppo ridicolo) e invece si pongono serie domande di politica estera sulla visita di Blair che dimostra il prestigio ritrovato dellItalia, recandosi in visita privata a Villa Certosa.
Se avessimo deciso, fin dal ritorno in edicola de Unitàche puoi parlare del conflitto di interessi una o due volte allanno, quando si presenta la giusta occasione, ma non tutti i giorni, perché, in fondo, il conflitto di interessi non interessa a nessuno, e a forza di ripetere corri il rischio di far fare al titolare di quel conflitto la figura del perseguitato?
Se la nostra mite linea editoriale fosse stata di commentare i telegiornali come se fossero veri, lasciare in pace Mimun e Mentana (che erano buoni amici), se avessimo scelto di raccontare con rispetto Porta a Porta, non mancando di ricordare che Bruno Vespa è un bravo professionista, e trascurando la noiosa pretesa di scorgere in ogni puntata di quellincredibile programma il lieto fine governativo e limpronta della zampata di regime?
Ecco, regime. Non è di cattivo gusto dire e ripetere questa parola solo perché Berlusconi, legittimamente eletto dagli italiani, si trova per dovere dufficio a controllare le Tv di Stato mentre, per un caso della vita, possiede una catena di televisioni private e quasi tutta la pubblicità del Paese?
Qualcuno dirà che è un regime quello in cui un uomo di sinistra, Enzo Baldoni, viene insultato anche quando la sua vita è in pericolo, e persino quando è morto, da quasi tutta la stampa di destra, e nessun giornale della grande stampa libera mostra di accorgersene. Al contrario, si sprecano gli articoli sul disfattismo, lignavia, e il filo-terrorismo della gente di sinistra, per non parlare della razza maledetta dei pacifisti. Ma insistere nel giudicare le scelte degli altri non giova al dialogo. Dunque lasciamo perdere gli insulti a Baldoni assassinato (Baldoni era un uomo di pace e dunque evidentemente meno italiano di altri morti) e andiamo a dialogare. Ci sarà qui un guastafeste che chiederà: dialogare su cosa?
Hanno già approvato riforme chiave che cambiano il futuro del Paese con lespediente del voto di fiducia, cioè un Parlamento con la bocca chiusa. Domanda sbagliata. Su che cosa dialogare si vedrà. Ma se accetti di farlo, il premio lo ricevi subito. Dire sì al dialogo, senza tanti distinguo, attira subito sguardi di interesse e di approvazione.
Ora, è vero che Berlusconi era imputato in un sacco di processi, che è stato brusco con i giudici, che il Parlamento ha fatto una legge apposta per fermare tutti i processi e addirittura in tempo per impedire alla Pm Boccassini di pronunciare la sua conclusiva arringa di accusa in uno dei processi a Milano, e ha affidato tutto ciò al presidente della Commissione giustizia della Camera che è anche avvocato personale del presidente del Consiglio. Ma è anche vero che lavvocato Pecorella è un giurista grande abbastanza da svolgere contemporaneamente due ruoli così delicati. Ed è altrettanto vero che i processi inseguivano questuomo da una vita, e che lui deve pur governare.
Per esempio, i nostri titoli sulla Bossi-Fini. Sono sempre stati giudicati esagerati. Da chi? Dalla Lega, prima di tutto. Ma anche da tanti altri, anche da sinistra.
Vi ricordate quando abbiamo espresso con irruenza il timore, anzi la predizione, che quella legge avrebbe scoraggiato i soccorsi in mare (pena limputazione di traffico di schiavi) per chi avesse portato in salvo dei mezzi morti, e dunque avrebbe favorito latteggiamento di non far caso ai naufraghi? Questo era prima dei 1.651 morti in mare davanti alle coste italiane. Una sensata obiezione potrebbe essere che i giornalisti fanno cronaca, non profezia. A tempo debito le notizie dei morti le hanno date tutti i giornali, le proteste contro il danno di quella legge è venuto con fermezza anche dalla Confindustria. Pisanu e Buttiglione, due importanti voci berlusconiane, hanno detto che la legge va rivista. La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali parti essenziali di quella legge. La Lega ha risposto in modo colorito. Ma, si sa, è la Lega, una organizzazione che esprime forti umori popolari.
Questo è solo un riassunto parziale delle intemperanze che ci vengono spesso rimproverate. Ma serve a farci riflettere su ciò che avremmo guadagnato, almeno personalmente, da una più cauta e avveduta conduzione delle nostre pagine.
Mettete su un tavolo un po di copie dellUnità e fate il gioco di abbassare i toni, per non cadere nella rissa, nellodio, nelle scomuniche.
Ecco alcuni titoli che ci avrebbero senza dubbio messo in miglior luce agli occhi di coloro che ci accusano di fare un giornale gridato:
«Berlusconi critica i giudici. Si apre il dibattito sulla separazione delle carriere». È stato quando il premier aveva detto che solo un mentecatto può fare il giudice.
«Berlusconi trova impropria la domanda di un cronista dellUnità». È stato quando Berlusconi ha detto a un nostro giovane giornalista alla sua prima esperienza di conferenza stampa: «Lei è un mestatore di professione. Io coi mestatori non parlo».
«A Berlusconi non piace il volto di una signora di Rimini che gli ha detto rudemente: Vai a casa». La storia è nota, ma ne ha parlato solo lUnità.
«Il ministro Calderoli chiede di tutelare i confini nazionali». È stato quando il già vicepresidente del Senato e attuale ministro delle Riforme ha detto: «La Costituzione non si applica agli stranieri. Gli stranieri vanno respinti in mare con luso della forza».
«Castelli ha dubbi sul ruolo della sinistra in Europa». È stato quando Castelli ha pronunciato le parole: «La sinistra europea che difende assassini e latitanti è una cultura aberrante che io combatto con ogni mezzo».
Ricordate Telekom-Serbia, una Commissione dinchiesta parlamentare inventata dalla maggioranza, sostenuta da pezzi da galera al solo scopo di accusare Prodi, Fassino, Dini, di avere incassato enormi tangenti, accusa ripetuta varie volte al giorno per 40 giorni da tutti i telegiornali pubblici e privati, fino a quando i pezzi da galera sono tornati in galera e la Commissione (organo istituzionale del Parlamento) è finita allo sbando senza che si aprisse una inchiesta sul suo comportamento certo fuori dalla legge?
Bene, un giorno uno degli illustri membri di maggioranza di quella commissione - per avvalorare la credibilità delle accuse inventate - ha elogiato uno dei falsari (poi prontamente arrestato e accusato di calunnia) con la frase immensamente telegenica: «Ha una memoria da Pico della Mirandola».
Potevamo pacatamente scrivere: «La Commissione Telekom-Serbia elogia la memoria del teste che accusa». Sarebbe stato un falso. Eppure in questo Paese, in questo periodo della storia italiana, saremmo stati apprezzati per pacatezza e senso della misura.
Noi questo vi possiamo dire. Ad ogni abbassamento di tono voi avreste notato una crescita, magari lenta ma netta, di credibilità, di rispetto verso il direttore e il condirettore dellUnità. Saremmo apparsi equilibrati, si sarebbe detto che meritiamo fiducia. Forse, un giorno saremmo stati persino invitati, accanto al direttore de Il Riformista, a rappresentare la sinistra italiana in televisione. Lo so che è azzardato pensare così in grande. Ma se ci mostrassimo talmente sereni e rispettosi del governo e della sua maggioranza, come escludere, una o due volte allanno, anche Porta a Porta? «Colombo, lei che sa stare in modo così equilibrato al di sopra delle parti, pur dirigendo il giornale che fu di Antonio Gramsci, pensa davvero che la Bossi-Fini sia una così cattiva legge?».
Ancora un passo, per esempio sorprendere lavversario con una dichiarazione pacata sul fatto che cè del buono anche nelle leggi e nelle riforme della maggioranza, che lItalia è di tutti, che si devono unire le forze per contrastare il declino, ed è quasi sicuro: a) il ritorno di inviti nelle buone case in cui si incontrano politici importanti e si ricevono avvertimenti utili; b) la citazione benevola sui giornali di governo; c) persino partecipazioni alla radio, soprattutto presso Aldo Forbice, a patto di essere pronti a sgridare lascoltatore fazioso che si permettesse di usare - in pieno prime time della Rai - la parola regime .
Daccordo, facendo un giornale così lasci le spalle scoperte al lavoro di opposizione svolto ogni giorno alla Camera e al Senato, lasci sola una quantità di gente che, guardando ogni sera i Tg di governo, prova limpulso di lasciar perdere tutto e di comprare solo il quotidiano sportivo. Lasci in pace lintera compagine mista di affari, di conflitto di interessi, e di governo. Smetti di essere ossessionato dai giornali stranieri e dal loro continuo scandalizzarsi per il caso Berlusconi (dopotutto denigrano lItalia). Ma torni ad affacciarti alla vita che, come tutti sanno, è televisione. Sei stimato, apprezzato, accolto, forse non come prima di fare lUnità, ma almeno in modo urbano. Dunque un beneficio cè, e non trascurabile. Ti cambia la vita. Ma cè di più.
A questo punto chi vorrà negare un po di pubblicità, anche quella delle grandi partecipate statali, che adesso stanno alla larga, alle civili e pacate pagine di questo giornale dai toni bassi?
Tutto ciò, forse, non gioverà al Paese, più zitto, più disciplinato, più in linea con le televisioni (che non sono i tratti più smaglianti di una democrazia se le televisioni le controlla uno solo). Ma spero di avere dimostrato che converrebbe moltissimo a noi, vita e reputazione. E ai conti del nostro giornale. Se non lo facciamo, dunque, diciamo la verità: è perché non ne siamo capaci. Noi arriviamo a un certo punto di pacatezza e poi ci imbattiamo negli insulti e nelle prese in giro a Baldoni morto. Perdiamo il filo del dialogo e ricominciamo da capo: dalla violenza, dalla volgarità, dal totale dominio informativo del Paese, dalla violazione della Costituzione italiana che ripudia la guerra, dal conflitto di interessi...
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NOTA -- Da giugno 2003 le MEDITAZIONI arretrate sono consultabili al sito www.bengodi.org/resistere-a-berlusca